Capitolo 28.

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Poteva toccarmi in un milione di modi. Decise di farlo nel modo più bello. Sfiorò la mia mente e nulla fu mai come prima. (Charles Bukowski) 

«Credevi davvero che non lo avrei capito?»

«Beh...»

Mi rivolse un'occhiata carica di rimprovero. «E a dirti la verità, mi sento offesa che abbiate deciso di tenerlo nascosto anche alla sottoscritta, che tanto per precisare, era stata l'unica a capirlo. Prima ancora di te, e di quell'idiota di mio fratello.» sbuffò, prendendo un sorso della sua tisana. «Dio, perché diamine ho deciso di farmi questa dannata tisana?! Fa schifo.» fece una smorfia disgustata, allontanando la tazza.

«Senti, Janel.» mi sporsi verso di lei, in modo che mi guardasse.

Eravamo sedute sul prato, a pochi metri dalla casa di Allison. Avevo deciso di affrontarla e dirle tutto, per filo e per segno.

Era il minimo che potessi fare.

Lei non era solo la sorella di Erik. Era in primis una mia amica, forse la mia più cara amica, ed era importante per me che le cose tra di noi andassero bene. Ed essere sincera con lei stava alla base di tutto.

«Non ho omesso quel che è successo per prenderti in giro, o perché mi piace mentire. Tu mi conosci, e questo lo sai bene.»

Mugugnò qualcosa, guardando dritta davanti a sé.

«È che con Erik è stato tutto così...improvviso. E forte, che avevo paura di immergermi troppo in questa cosa. Avevo paura che ammettendolo a qualcun altro, questo sarebbe diventato reale, reale sul serio. E sebbene già lo fosse, ero spaventata. Perché fin quando la cosa sarebbe rimasta tra me e lui, ero certa di potermi sabotare da sola, senza che qualcuno mi incoraggiasse a fare il contrario. Perché so che è così, ho la tendenza ad auto sabotarmi quando le cose prendono forma fuori dalla mia mente, nella vita reale. E so anche che tu, o chiunque altro, mi avreste fatto riflettere.»

Annuì. «Rispondi a questa domanda, Flor: hai intenzione di mandare tutto all'aria, con mio fratello?»

Capii che quella, non era una domanda da Janel, la mia amica.
Ma da Janel, la sorella maggiore di Erik.

Ripensai al momento in macchina, quella sera. Quando Noely e Tyler avevano messo le loro manine sulle nostre, e alle parole di mia figlia.

Pensai al sorriso di Erik, e a quanto mi sentissi bene al suo fianco. Al fatto che potessi essere completamente me stessa, senza veli e senza facciate. E che lui lo fosse con me, e che ne amassi ogni singola sfumatura.

E poi ripensai alla nostra complicità, ai nostri sguardi, alle parole non dette. E a tutto quello che avrei voluto vivere insieme a lui.

«No.» risposi. «L'unica cosa che voglio mandare all'aria, sono le mie stupide e assurde paure e paranoie. Il resto voglio viverlo. E voglio farlo insieme ad Erik. Noi due insieme.»

Vidi i suoi occhi diventare lucidi, mentre stringeva forte la tazza tra le mani. «Dannazione, Flor. Non puoi far commuovere in questo modo una donna incinta. Lo sanno tutti che diventiamo ipersensibili.»

La guardai scioccata, e lei annuì.

Ci abbracciamo, e pensai che se la vita era in grado di stravolgere tutti i piani, a volte anche noi potevamo stravolgere quello che la vita aveva in serbo per noi.

E quello, si chiama improvvisare. O più chiaramente, vivere.

Esattamente quello che mi avrebbe dato, un'ora dopo, suo fratello. Da vivere.

«Oggi i bambini mi hanno lasciato senza parole.» ammise Erik, guardandomi. «Non mi sarei mai aspettato quella reazione da parte loro. Non smettono mai di stupirmi.» scosse la testa, sorridendo.

Dalla tua parteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora