Fai come vuoi

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I giorni passano velocemente, la temperatura scende gradualmente sotto lo zero e in un battibaleno é quasi Natale.

Sembrerà strano ma non odio il Natale, neanche lo amo, sia chiaro, le feste mettono sempre un po' di tristezza per chi le passa in solitudine, insomma mi sta indifferenze.
É un giorno come gli altri.

Tra me e Peter le cose vanno bene, non saprei se definirci ufficialmente una coppia, distogliamo ancora lo sguardo quando l'altro ci sta guardando.

Nello stesso tempo io e Spiderman non ci siamo più rivolti la parola, sono stata più attenta a fare colpi meno importanti e ho come l'idea che ogni tanto me li faccia passare appositamente.

Sono abbastanza serena, ovviamente non dimentico ciò che ho fatto, non c'è notte che non ci pensi, ma ci sono dei momenti nella giornata in cui mi dimentico di essere una triste criminale e mi abbandono all'idea di essere una normale adolescente mano nella mano con un ragazzo stupendo.

« Diana... Diana » é Peter, « sisisi, scusami, ero assorta nei miei pensieri» rispondo tornando alla realtà.
« ti stavo dicendo che il 23 ci sarà una festa in discoteca e vorrei che venissi, tutto qua » ripete imbarazzato, « in discoteca? » la mia voce suona come un lamento, « daiiii, ti divertirai, ci sono io! »
« sai che roba » rispondo alzando le sopracciglia, si avvicina e mi tira su di peso, come é solito a fare, mi carica a testa in giù sulla sua spalla.
« Mettimi giù! Non é possibile che risolvi tutte le situazioni così!!! » dico con le braccia a penzoloni, « sino ad ora ha sempre funzionato, non vedo perché dovrei smettere »
« perché a me non piace! »
« pff, sai che roba »
« e non imitarmi! »
« gni gni gni ».

Non vedo praticamente niente a parte la sua schiena, cerco di spostarmi, mi sta portando verso una fermata dell'autobus.
Che starà mai pensando?

« daii, mettimi giù, i libri dentro lo zaino si rovineranno e poi é imbarazzante girare così »
« ma se hai lo zaino vuoto »
« maledizione! » dico tra me e me.

Mi mette giù ugualmente « ora però sei stanco eh » lo provoco.
Mi si riavvicina sollevandomi « scherzavo scherzavo! » ride e mi prende in braccio.
Attorciglio le gambe intorno al suo ventre « dove mi vuoi portare? » chiedo, « vedrai » .

Saliamo sul primo autobus che arriva, Peter timbra i biglietti e ci sediamo in fondo.
« dai dimmi dove mi porti » cerco di persuaderlo, « assolutamente no, aspetta, tra un paio di fermate scendiamo »
Sbuffo mandando gli occhi al cielo, mi abbraccia e mi fa sedere in braccio a lui.

« é la nostra. » pronuncia
Scendiamo.

Mi si gela il sangue nelle vene.
So dove siamo, conosco questo posto. É il vecchio magazzino del nostro primo incontro. Mi ha riconosciuta e si vuole vendicare? Perché portarmi qui? Avrebbe potuto farlo d'ovunque.

Mi impunto, non riesco a spostarmi di un centimetro dalla fermata.
« Cosa ti prende Diana? » mi chiede con sguardo innocente, é impossibile che finga così bene.
« C-Cosa ci facciamo qui? Perché mi hai portata in un vecchio magazzino? Tra l'altro che é stato rapinato di recente »
« Ti ho detto che vedrai » mi prende la mano, « no. Non voglio vedere niente, Peter potrebbe essersi stanziato qui qualche tossicomane o che ne so... » cerco qualunque escamotage, anche se sono quasi certa che abbia scoperto la mia identità.

Tuttavia, sembra di no, non capisco, ora siamo soli, perché non me lo dice... ?

« Ascolta, ti devo mostrare una cosa, cioè non devo, voglio... »
« cosa? »
« devo fartela vedere »
« Peter, ti ho già detto che non mi fido ad andare in un posto del genere, ripeto: ci potrebbe essere cattiva gente »
« si, lo so, ma non c'è problema »
Inizio ad arrabbiarmi, mi sono calata così tanto nella parte di una ragazza comune che quasi dimentico i suoi superpoteri e ovviamente i miei.
« Peter! Siamo solo due ragazzi! Lo capisci?!?! »
« É relativo a questo ciò che ti volevo mostrare appunto, se solo mi ascoltassi! »
« Ti ascolto, ma non in un magazzino abbandonato. »
« fa come vuoi, se non mi vuoi seguire resta qua o torna a casa »
« é quello che farò. »

Ci guardiamo negli occhi, é la prima volta che litighiamo e so di essere in torto però non voglio andare lì, effettivamente ci potrebbe essere qualcuno e sarei costretta a usare i miei poteri.
Non posso permetterlo.

Si volta e si incammina verso il magazzino.
Lo guardo mentre se ne va.
In pochi minuti la giornata é diventata orribile.

Mi appoggio alla pensilina e aspetto il prossimo autobus. Sinceramente, non so neanche perché c'è ancora una fermata qui in mezzo al nulla...

...

La serata passa in modo insopportabile, lui é il mio pensiero fisso e soprattutto come sta.
Anche la cotoletta non sembra invitante con il pensiero di lui in qualche brutta situazione.
L'ho lasciato andare, e se qualcuno gli avesse fatto del male? Non me lo potrei perdonare...
Devo farlo.
Indosso la tuta e mi dirigo verso il magazzino, sbircerò solo, questa é l'ultima volta che vado in suo soccorso.

La prossima se la caverà da solo, anche se in fondo so che andrò comunque.

Mi nascondo dietro ad una colonna, il pavimento é ancora a pezzi, reduce della mia ultima visita.
In lontananza vedo un fuoco, ma non Peter.

Chissà dov'é.

« pss pss, cosa ci fai qui? » sento un sussurro, mi giro ma non c'è nessuno.
Guardo oltre alla colonna ma niente.
Una ragnatela mi intrappola e mi porta in alto, Spiderman é a testa in giù sul soffitto « ascolta, vedi di non intralciarmi »

Sul mio volto compare un sorriso naturale, menomale che sta bene.
Torno subito seria, non dovevo sorridere, ora sarò sospetta.
« sei così felice di vedermi? » mi tiene sospesa in aria per un braccio, « può darsi, ora mettimi giù, inizi a farmi male »
Senza preavviso molla la presa e riesco solo all'ultimo ad attutire la caduta.
Questo ragazzo riesce a far cambiare il mio umore nel giro di pochi secondi, Spiderman é veramente insopportabile, presuntuoso e pieno di sé.
Salta e arriva a terra di fianco a me « non sei più tanto agile » mi prende in giro, « maledetto, ti ammazzo » allungo il braccio per toccarglielo ma é già dall'altra parte della sala.

Lo raggiungo silenziosamente « sei prevedibile » mi sussurra all'orecchio e si avvicina, sempre nascosto, al fuoco.
Bastardo, quanto vorrei prenderlo a schiaffi. Si é allenato, é molto più veloce di me e ha capito come combatto, gli é bastato poco per prevedere i miei movimenti.
Devo allenarmi di più. 

Gli corro dietro « cosa pensi di fare? » gli chiedo curiosa, « cosa interessa a te? ».
Ovviamente la gentilezza é una qualità sopravvalutata per lui.

« potrei darti fastidio se non me lo dici, su dai, non volevo passare alle minacce »
« minacce? Mi fai quasi ridere, quei due tipi, li vedi? »
Mi sporgo verso di lui, é di fianco a me e siamo coperti dalla colonna.
Annuisco.
« li seguo da un po', hanno qualcosa che non va »
« del tipo? »
« non devo dirlo a te, non mi aiuteresti, anzi »
« smettila e dimmelo sennò faccio rumore »
« uff, come fai a convincermi così velocemente lo sai solo tu... »
Mi si scalda il cuore quando dice queste cose, anche se sono apparentemente banali, é tanto che non ci parliamo, in questi abiti, e sapere che conto qualcosa é carino.
«... comunque, hai presente le strane armi che si vedono ultimamente? Ho qualche sospetto su di loro » la questione si fa più seria, quelle armi hanno cercato di uccidermi due volte e una lui, per quanto ne so, forse anche di più.

« per quale motivo due persone che hanno la capacità di creare certe armi dovrebbero nascondersi qui? »
« per non farsi riconoscere, per disperdere le indagini riguardo al loro conto, non saprei »

Si volta verso di me « io vado, tu fa come vuoi»

É la seconda volta che sento questa frase oggi, gli afferro la mano « sono con te » dico ferma.
Annuisce e mi stringe la mano.

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