Bende e cerotti

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Mi lancio sul terrazzo senza fiato ed entro dalla finestra che avevo lasciato aperta.

Dling dling

È il campanello, possibile che sia già qui?
« arrivo! » urlo mentre mi levo la tuta e metto su lenti e parrucca abbandonate sulla scrivania.

Tiro un calcio alla tuta per buttarla in un angolo e corro verso lo spioncino della porta « chi è? » chiedo, come se non lo sapessi già.

« sono Peter »
« mmmh... ok ti apro » devo ricordarmi di essere un po' rancorosa, in fondo è come se mi avesse lasciata a cenare da sola per andare da sua zia.

Apro la porta e lo vedo nascosto dietro ad un mazzo di fiori e una scatola di cioccolatini « scusami » dice con gli occhi socchiusi porgendomi i fiori.

Prendo il mazzo « lascia stare, entra su »

Si blocca sulla porta « Oh, ma ti ho colto in un momento sbagliato? Stavi per entrare in doccia per caso? » mi chiede squadrandomi.

Guardo in basso, non ci posso credere, sono in intimo! Andando di fretta mi sono dimenticata di infilarmi una maglietta!

« Oh no! È che... cavolo! » mormoro « mi stavo cambiando e poi hai suonato e mi sono dimenticata »

« quindi avresti aperto così a chiunque? » continua a fissarmi ,« in pratica... sì. » rispondo imbarazzata.

« ora mi metto qualcosa aspetta » corro in camera e mi infilo la prima maglietta che trovo e dei pantaloni della tuta.

« dovrò tenerti d'occhio se apri così agli sconosciuti o il corriere Amazon potrebbe farsi un'impressione anche troppo bella su di te » mi dice appena torno in sala avvicinandosi e cingendomi la vita con le mani.

« come posso farmi perdonare? » mi dice dandomi un bacio, gli appoggio una mano sul braccio che ritrae subito.
« tutto ok? » gli chiedo aggrottando le sopracciglia, sposto lo sguardo sul suo bicipite coperto dal maglione.
Sbarra gli occhi « Ehm.. niente, sisi è tutto ok » si riavvicina continuando a baciarmi ma mi sposto. « Levati il maglione » gli ordino.
« okok vuoi subito passare al sodo eh? » ammicca, « dai non fare lo scemo » gli prendo i lembi del maglione invitandolo a toglierselo.

« ah! Fai piano! » esclama, mentre gli faccio passare il maglione sopra la testa. Sbuffo e lancio il maglione a terra.
Osservo il suo braccio sanguinante « Ma cosa ti sei fatto?!?! » gli prendo anche l'altro polso e osservo vari taglietti.
Fuori al buio non mi ero accorta fosse ferito.

Non mi risponde, lo guardo negli occhi ma sposta lo sguardo.
Frettolosamente gli alzo la maglietta che si lascia togliere.
È ricoperto di graffi e ferite, niente di profondo, ma tantissimi.
Mi porto la mano alla bocca che è spalancata, i miei occhi diventano lucidi « Peter, cosa, come, oddio » sussurro per poi bloccarmi incapace di formulare una frase di senso compiuto.

Faccio un grande respiro « vado a prenderti del disinfettante, siediti » e scappo in bagno.

Mi appoggio al lavandino per cercare di abbassare il fastidioso rumore del mio battito cardiaco che rimbomba nella mia testa. Lui ridotto così, che finge che vada tutto bene, mi ricorda quella sera al magazzino con quei delinquenti.

« Diana calmati. Riprenditi, ora devi aiutarlo e assumere un atteggiamento risoluto, tu non sai niente e devi credere a ciò che ti dice » ripeto tra me e me.

Apro l'armadietto sotto al lavandino e prendo disinfettante, cotone, bende e cerotti. Torno velocemente da lui.

È in piedi che mi aspetta « ti ho detto di sederti » gli ripeto, « ti sporcherei il divano » .

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