Ti facevo pena

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Mi sveglio con un terribile mal di testa, come se fosse una novità, e mi accorgo di essermi addormentata sul divano tanto ero stanca.
Accendo il telefono: sono solo le sei. Mi farò una doccia prima di uscire dato che ho tempo.
L'acqua bollente sulla pelle di prima mattina è la sensazione più rilassante del mondo.

Indosso la felpa nuova ed esco, magari tirerò su il morale a Peter facendogli vedere che ho apprezzato il regalo.

Ci incontriamo come di consuetudine fuori da scuola « Diana saltiamo scuola? » mi chiede,
« perché, vuoi? »
« ieri non ti ho elogiata nemmeno un po' per ciò che hai fatto, ho voglia di passare del tempo con te »
« ma ci possiamo vedere tutto il pomeriggio »
« mmmh... va bene »

In classe si inizia a parlare della gita di marzo a Washington, la capitale, e per il resto la giornata scolastica passa velocemente.

Ora ho solo voglia di stare con lui. « dove andiamo? » gli chiedo impaziente.
« dove vuoi, sei tu l'eroina qui » mi esalta con una punta di sarcasmo.
« ma smettila- » "bastardo" aggiungerei «- dai vuoi venire da me? »
« avrei voluto fare qualcosa di speciale per questo evento però... » rimugina.
« del tipo? »
« non so, pensavo lo sapessi tu... »
Lo guardo in modo interrogativo, forse non vuole venire da me per un motivo?
Trovato! Non vuole fare sesso perché non può spogliarsi, ha quella grande ferita e se la vedessi sarebbe fin troppo ovvio collegare le due identità. Stando a casa da soli sarebbe un'opzione fin troppo probabile se non si ha niente da fare.
« Se vuoi possiamo giocare a scacchi » gli suggerisco,
« sarebbe questo il tuo modo per festeggiare? » mi chiede confuso,
« Sí, andiamo al parco e giochiamo a scacchi o a scopa, come preferisci »
« sei vecchia dentro Diana! »
« guarda che se dici così non ti porto al Bingo venerdì! » lo minaccio scherzosamente.

Si mette a ridere e improvvisamente prende il mio volto tra le mani e mi bacia, rimango sorpresa per poi ricambiare il bacio « mi baci perché ti ho detto che non ti avrei portato al bingo? » gli chiedo sorridendo.
« può darsi... » .

Mi prende la mano « ora andiamo! Passiamo da casa tua, prendi la scacchiera e le carte e poi ci mettiamo su delle panchine al parco! »
« Sí ma non devi essere così entusiasta adesso... » mormoro.

Sbuffa tirandomi a sé, chissà perché è così contento oggi...

Passiamo un meraviglioso pomeriggio giocando a carte e guardando i bambini rincorrersi, seppur faccia freddo e tiri il vento non sono mai stata meglio, Peter è sempre stato dolce e fantastico ma oggi è come se fosse di più, come se stesse superando i suoi limiti. Non sta facendo cose eroiche come fa quando indossa la tuta ma è semplicemente se stesso al quadrato.

Mi accompagna a casa « Beh, allora a domani, ah! in realtà-» lo interrompo « Stai a cena con me!» . Mi guarda un po' sorpreso e dopo una piccola pausa risponde « va bene, solo perché quando mi guardi così non so resisterti »

Saliamo in casa e scongelo qualche surgelato « Bastoncini Findus! Ti vanno bene? » gli chiedo con la scatola in mano.                                                                                                                                                            « Se è il meglio che offre la casa li mangerò, ma almeno quindici me ne devi fare!»                               « Mi svuoterai il congelatore così » mugugno per poi metterli tutti nel forno.

Corro in camera a mettermi qualcosa di più comodo, levarsi i jeans è un sollievo. Mi siedo in braccio a lui e gli dò un bacio, mi prende per i fianchi, ma le sue mani sono incerte, come se avesse paura, se non dovesse farlo. « Tutto ok? Non mi vuoi toccare? » gli chiedo un po' perplessa, « N-no, è che... ecco...»  abbassa lo sguardo. Mi sposto immediatamente « S-scusami, n-non ti volevo costringere » faccio qualche passo indietro seguita da un senso di vergogna pauroso. « Diana » mi chiama serio « io e te dobbiamo parlare, questa volta sul serio »

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