CAPITOLO 4

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«Allora, secondo le informazioni che hai fornito, ieri sera eri di turno al ristorante "Il Sonaglio", giusto?».
«Sì».
«Bene. E qualcuno può confermarlo?».
«Sì, il mio datore di lavoro. Ieri abbiamo lavorato insieme dato che è stata una serata scarsa di clienti».
Niccolò annuisce alla risposta del ragazzo, guardandolo attentamente, seduto sulla sedia del preside. Lo sguardo del ragazzo è sicuro e non tentenna neanche un attimo nel dare le risposte che Niccolò richiede. Allora Niccolò batte una mano sulla scrivania e poggia la lista con le informazioni che aveva richiesto, alzandosi e stringendo la mano al ragazzo che con un sorriso sereno e sicuro si alza, ricambiando la stretta. Niccolò continua per tutto il tempo a guardarlo negli occhi. È una propria prerogativa. Mentre interroga i sospettati c'è sempre qualcosa nei loro movimenti e nei loro sguardi che li tradisce, ma questa volta nel ragazzo non trova nulla di compromettente, così «Prego, può andare» lo congeda, poi fa un cenno ad Adriano affianco a lui e «Cassio, accompagna il ragazzo all'uscita» ordina ed Adriano annuisce e sorride gentilmente al ragazzo, indicandogli l'uscita e Niccolò sente lo stesso Adriano che «Dove hai preso questa maglietta? È fighissima!» chiede al ragazzo e non può non lasciarsi sfuggire un sorrisetto. Adriano è ancora molto giovane e spesso perde la propria professionalità, ma a Niccolò non dà fastidio perché nonostante la giovane età, è uno tra i migliori agenti che abbia. Ed è quello per il quale prova quasi un affetto paterno, vedendolo così piccolo e spesso sperduto.
Quando i due escono dalla stanza, Niccolò si volta verso Gabriele ed Elisa.
«Bene, ne abbiamo interrogati una cinquantina, tutti con alibi confermati, giusto?».
I due agenti annuiscono in risposta e Niccolò si toglie il cappello della divisa e passa una mano tra i capelli scompigliati. Guarda in basso, ma con la coda dell'occhio vede Elisa sorridere con le guance arrossate e sa perfettamente perché. Quando avevano le loro avventure notturne, lei impazziva nello scompigliargli i capelli, dicendo che fosse morbidi e profumati ed evidentemente deve esserselo ricordata proprio in quel momento. Anche sta volta Niccolò decide di fingere di non aver visto nulla e per un attimo, guardandola di sottecchi, si chiede che cosa l'abbia fermato dall'intraprendere una relazione con quella ragazza. Bella, in gamba, ironica, che cosa aveva che non andava? Ma Niccolò sapeva che il problema non lo aveva lei, ma lui. Allora sospira, rimettendo in testa il cappello e allungandosi a prendere la lista.
Guarda l'orologio appeso al muro.
«Abbiamo tempo di interrogare un'altra persona prima che io torni di là a vedere se hanno scoperto altro» afferma, leggendo i nomi sulla lista e passando gli occhi su quelli cancellati perché già interrogati.
«Chi vado a chiamare?» domanda Gabriele e Niccolò alza una mano per fargli capire che sta cercando di capire chi sia il prossimo e, senza che possa contenerlo, non appena legge quel nome sorride divertito, quasi come se il mondo gli remasse contro e sbuffa.
Baby Gervasi.
No, non ha intenzione di interrogarla. Forse è un comportamento infantile e lui deve mantenere professionalità e distacco sul lavoro, ma quella ragazza lo aveva estenuato e voleva evitare di vederla nuovamente quel giorno. Quella ragazza si è fatta idee troppe strane per i suoi gusti. Non può semplicemente venire lì e pretendere di intromettersi nelle indagini. Niccolò l'aveva trovato un comportamento fastidioso, ma d'altro canto non aveva potuto non ammirare la sua forza d'animo e la sua caparbietà nel voler aiutare, anche se gli aveva dato del vecchio. A quel ricordo ridacchia leggermente e Gabriele ed Elisa corrucciano le sopracciglia.
«Capo?» domanda Gabriele per cercare di attirare la sua attenzione e Niccolò nell'immediato si dà dello scemo per aver riso senza motivo - anche se in realtà il motivo lo sapeva eccome - e si schiarisce la gola, mettendosi diritto e fissando i due agenti negli occhi, recuperando quel cipiglio severo che lo contraddistingueva sul posto di lavoro - e non solo.
«Sì, chiamate...» - cerca allora un altro nome distante da quello della ragazza perché non la interrogherà quel giorno, magari quello dopo, ma per oggi ne ha avuto abbastanza, così legge il primo nome non cancellato sulla lista e «Chiamate Lombardi, Bella Lombardi» sentenzia, senza sapere di aver scelto la persona più vicina alla ragazza che voleva evitare.




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