CAPITOLO 8

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«Niente Ispettò, non ci fanno entrare. Secondo me sospettano che siamo poliziotti e in effetti ci stanno guardando molto male» - queste sono le parole di Adriano che rientra in macchina, chiudendo lo sportello. Niccolò ha lo sguardo fisso sui tre uomini all'entrata della discoteca, il gomito poggiato sul volante e il mento tra le mani, a riflettere.
«Non ci faranno mai entrare. Eppure la macchina che abbiamo è anonima. Una Panda Cross nera non desta sospetti, no?» domanda retoricamente Niccolò, cercando però la conferma di Adriano che volta verso il capo e con tono tentennante, «Infatti secondo me il problema non è la macchina» risponde.
Niccolò lo squadra e inarca un sopracciglio.
«E quale sarebbe allora?».
Adriano fa un sorriso tirato e «La divisa da poliziotto che lei ha addosso?» fa notare sotto forma di domanda per stemperare la tensione e cerca di far capire a Niccolò che così vestito non entrerà mai.
Quest'ultimo allora si impunta e «Non ho intenzione. di vestirmi come te, con queste camice colorate o questi pantaloni attillati! Se devo entrare entro con questa!» afferma per poi poggiarsi contro lo schienale del sedile e sbuffare, rimettendo una mano sul volante e l'altra tra i capelli. È un gesto che fa spesso quando è sotto pressione o infastidito.
Proprio in quel momento, improvvisamente, i due uomini sentono qualcuno bussare al finestrino del passeggero e si voltano verso il rumore.
Niccolò spera che siano i tre uomini che abbiano deciso di farli entrare, ma quando abbassa il finestrino e ved quei due occhi marroni, caparbi e luminosi, per poco non ha un mancamento. Lei è lì. Baby è lì. La stessa Baby con cui quella mattina aveva discusso. La stessa Baby alla quella aveva vietato di venire alla discoteca. Sente l'incredulità invaderlo tanto che «Cassio, la vedi anche tu o è un sogno?».
«No no Ispettò la vedo pure io. È la figlia del Commisario Gervasi, quella che mi ha fatto impazzire perché voleva parlare con lei. Me la ricordo bene!» esclama l'altro e Baby scoppia a ridere davanti allo sguardo incredulo di Niccolò che sta stringendi forte il volante per evitare di perdere la calma e sembra non crederci.
«Guardate che sono qua e vi sento. E scusa Adriano per come mi sono comportata, non volevo creati disturbo».
Adriano sorride nel vedere la cordialità di Baby e scuote la testa.
«Tranquilla, ne ho viste di peggio» scherza lui ed entrambi vengono coinvolti in una risatina. L'unico a non ridere e Niccolò che, voltandosi e fissando Baby negli occhi, «Che cosa ci fai qua? Ti avevo esplicitamente detto di non venire».
Baby si appoggia allo sportello dell'auto e lo guarda senza alcun timore, sfidandolo.
«E da quando tu decidi se posso andare o no in discoteca?» ribatte a tono Baby.
Niccolò stringe la presa sul volante e le nocche si fanno bianche e sempre guardandola, «Da quando so perché sei venuta in discoteca».
«Per ballare» risponde con nonchalance lei.
«Guardate che bel cielo stellato» si intromette Adriano che percepisce la tensione altissima tra i due e sente un leggero caldo. Entrambi lo fulminano e lui si scusa, tornando a stare in silenzio.
«Non credo proprio che tu sia qui per ballare,» continua poi Niccolò, «Non pensare di riuscire a prendermi per il culo».
Baby inarca un sopracciglio e scosta una ciocca di capelli dietro la spalla, poi «Non riuscirò a prenderti per il culo, ma almeno riuscirò ad entrare. A voi hanno detto di no, vero?» domanda Baby, lanciando un'occhiata saccente a Niccolò e poi guardando Adriano che le conferma ciò che lei ha appena detto. Niccolò sbuffa e si volta a guardare avanti a sé mentre «Sì ci hanno detto di no. Sarà per la macchina, desta sospetti» risponde infastidito. Baby ride di gusto.
«La macchina? Io dire di più la divisa che indossi».
Niccolò sbatte le mani sul volante e «Ma che diavolo di problemi avete tutti con la divisa? Sono un poliziotto, cosa dovrei indossare, il kilt?» sbotta Niccolò sedendosi composto sul sedile e alzando gli occhi al cielo.
Baby si tira su la maglietta fiorata che, se abbassata troppo, metteva in mostra il bel seno e si schiarisce la gola.
«Ti ho detto qual è il problema. Se Chicco vede che sei un poliziotto non ti fa entrare e se ti fa entrare, poi non ti fa più uscire».
«E allora che dovrei fare?».
«Come che dovresti fare? Ne abbiamo parlato a scuola. La copertura!» gli ricorda concitatamente Baby mentre Adriano passa lo sguardo dall'uno all'altra senza capire poi molto.
Niccolò scuote la testa.
«Io vestito da hippie non ci entro là dentro» si rifiuta Niccolò mettendo il broncio che Baby trova buffo e dolce al tempo stesso. Poi alza gli occhi al cielo e «Va bene, fai come vuoi. Entra pure vestito da poliziotto, ma se poi esci senza un braccio o con un occhio nero non dire che non ti avevo avvisato» risponde secca lei e subito dopo «Oppure lasci entrare me ed Adriano e lasci fare a noi».
A quelle parole Niccolò sobbalza sul sedile e fulmina Baby con lo sguardo e scuote vigorosamente la testa.
«No no no no no! Assolutamente no! Devo entrare anche io!».
Baby sorride e «Bene, allora togliti quella divisa».
«Non ho portato nessun vestito di ricambio».
Baby a quella risposta sorride e Niccolò inarca un sopracciglio, preoccupato di ciò che stia per dire. Baby si volta e «Bella! Vieni!» chiama a gran voce e la ragazza affretta il passo e raggiunge l'auto consegnando a Baby una busta che quest'ultima passa a Niccolò.
«Ciao a tutti!» esclama nel frattempo Bella, scostandosi dalla faccia una ciocca di capelli mossa dal leggero vento di quella sera. Adriano le sorride e la saluta. Niccolò è troppo concentrato sulla busta e sulle parole di Baby per farlo.
«Cos'è?» domanda l'Ispettore, aprendo la busta di plastica.
Baby alza gli occhi al cielo.
«Cosa potrà mai essere secondo te? Una bomba ad orologeria» lo prende in giro Baby sotto lo sguardo infastidito di Niccolò che la fa sorridere. Poi «Oggi pomeriggio sono passata a comprarti qualcosa. Immaginavo che non ti saresti mai vestito da "hippie",» dice scimmiottando la parola usata prima da Niccolò, «Così ti ho preso dei vestiti. Spero ti andranno bene perché sono andata ad occhio» spiega Baby mentre sistema la borsa a tracolla sulla spalla. Niccolò guarda con disgusto una camicia fiorata terrificante, che non metterebbe mai. Poi guarda Baby che sta aspettando una risposta e sorride leggermente. Anche se lei non dovrebbe essere lì, in un certo senso ha salvato la sua missione e si è anche preoccupata di compragli degli abiti per la copertura e Niccolò non può non ringraziarla. Sempre però nel suo modo freddo. Infatti, «Grazie. Spero che mi stiano altrimenti salta tutto. Ora se potete uscire dalla macchina mi cambierei».
Adriano scende subito e tutti e tre si allontanano.
Mentre Niccolò si cambia il più velocemente possibile, Bella, Baby e Adriano guardano le stelle, numerosissime quella sera.
«Hai ragione, questa sera c'è un cielo stellato bellissimo» afferma Baby, ricordandosi dell'affermazione di Adriano.
Quest'ultimo sorride, leggermente imbarazzato, sopratutto dallo sguardo di Bella che lo sta fissando e neanche troppo velatamente. Infatti Baby se ne accorge e dà una gomitata all'amica per farle capire di smetterla.
Adriano si schiarisce la gola e «Quindi voi sareste una specie di poliziotte?» domanda per fare conversazione.
Baby e Bella si guardano, soffocando una risata. Baby vorrebbe dire di sì, ma Bella la precede e «No» risponde subito.
Adriano annuisce, poi «E partecipate comunque ad una missione sotto copertura a cui dovrebbe partecipare solo la polizia?».
Sí».
«E non è violazione della legge?».
Baby e Bella annuiscono guardando per terra e «Già, credo proprio di sì,» mormora Bella, poi «Ma io ho provato a fermarla, ma non vuole sentire ragioni» tenta di spiegare ad Adriano, ma proprio in quel momento il rumore di una macchina che si chiude e dei passi che si avvicinano, li fanno voltare. Tutti e tre i ragazzi scoppiano a ridere, cercando di coprire le bocche con le mani, ma non gli riesce molto bene. Davanti a loro Niccolò, illuminato dalla potente luce di un lampione al neon, indossa dei pantaloni neri strettissimi e strappati sulle ginocchia, una camicia a fiori viola che fa a cazzotti con il nero tanto che «Ma che glieli hai scelti al buio i vestiti? Ha trecento colori diversi addosso!» scherza Bella dando di gomito a Baby che ancora ride sotto gli sguardi minacciosi di Niccolò.
«Ridete pure, io sta cazzata nemmeno la volevo fà» sbuffa Niccolò cercando di tirare il cavallo dei pantaloni, evidentemente troppo stretto.
Adriano smette di ridere e, cercando di rimanere serio, «Ispettò sta benissimo!» si complimenta.
«E allora perché ridi?» domanda fulmineo Niccolò.
«Perché non sono abituato a vederla vestito così. Ma le sta molto bene questo look!» esclama cercando di trattenere l'ennesima risata. Niccolò alza lo sguardo al cielo e «Cassio, taci per favore. È già imbarazzante così».
«Però con la taglia ci ho azzeccato!» esclama contenta Baby.
«Di taglia sì, di colori manco per niente. Sembra Arlecchino!» scoppia a ridere Bella prima che lo sguardo fulminante di Niccolò la faccia ritornare seria. Baby fa un passo avanti e attira l'attenzione di Niccolò.
«Non importa se non ti piaci vestito così, è solo una copertura. Ora possiamo entrare».
«Prima ho provato io a farci entrare, ma mi hanno detto di no. Cosa cambierebbe ora?».
Baby guarda Adriano e poi sorride, «Prima non avevate me» - e sorride vittoriosa dopo aver detto quelle parole.
Niccolò la guarda e nota una piccola voglia sul collo a forma di cuore. È chiara, ma sotto la luce del lampione si nota molto di più. Baby sembra intercettare lo sguardo di Niccolò perché porta una mano sopra la voglia, come a coprirla e Niccolò allora distoglie lo sguardo, incrociando quello imbarazzato di Baby. Non capisce perché. Forse quella voglia la mette a disagio? E perché?
Non sa rispondere a queste domande e non è questo il momento perché «Ora dobbiamo fingere di essere due coppie, va bene? Adriano e Bella voi andate avanti. Io e Niccolò vi seguiamo» - e nel dire questo Baby fa un occhiolino a Bella che dal canto suo alza gli occhi al cielo e le rivolge il dito medio.
«Perché dobbiamo fare coppia? Non basta fingere di essere amici?».
Baby scuote la testa.
«Chicco Brandini ha una sala speciale per le coppiette e di solito è lì dentro anche lui. Se vogliamo avvicinarlo dobbiamo fingere di essere una coppia» spiega esaustiva Baby e a quelle parole Adriano guarda Niccolò.
«Ispettò io aspetto un vostro ordine».
Tutti gli occhi sono puntati su Niccolò che guarda Baby che incrocia le braccia e gli lancia uno sguardo di intesa e gli fa notare che stanno perdendo tempo prezioso. Niccolò allora guarda Adriano e «Va bene. Vai avanti con lei, noi vi raggiungiamo. Mi raccomando, teniamoci aggiornati» - Adriano annuisce a quelle parole e poi guarda Bella e le sorride con leggera timidezza. Le afferra una mano e la stringe nella sua. Quest'ultima sorride e «Tranquillo, sarò una fantastica finta ragazza!» esclama lei mentre si avviano verso l'entrata, iniziando a ridere e a chiacchierare, entrando perfettamente nella parte.
Baby li segue con lo sguardo, quando «E quindi mi tocca stare in coppia con te» soggiunge Niccolò, facendo voltare Baby verso di lui. Alza gli occhi al cielo, »Sí, sei pure capito bene!».
«Che te lo dico a fa!» sbuffa lui, cercando di allargare il pantaloni. Baby ride per le smorfie che fa e «Forse sono un po' stretti, vero?» domanda ridacchiando. Niccolò la guarda e «Un po'? Non mi sento più le gambe» risponde ironico facendo risuonare la risata di Baby per tutto il parcheggio semi vuoto. Mentre sistema il colletto della camicia fiorata guarda per davvero come sia vestita la ragazza. Solo ora nota i jeans attillati e la maglietta abbastanza scollata che mette in risalto il petto. Niccolò è un Ispettore, ma è pur sempre un uomo con i suoi ormoni e le sue voglie, infatti non può non pensare che quella ragazza abbia un fisico niente male e che quella scollatura sia una delizia per lo sguardo. Tutto questo proprio nel momento in cui, «Quando hai finito di farmi la radiografia dimmelo che entriamo» lo stuzzica Baby, cogliendolo in fallo. Niccolò distoglie subito lo sguardo e si schiarisce la gola, usando l'argomento.
«Comunque sappi che non sono d'accordo col fatto che tu venga. Se ti dovesse succedere qualcosa non saprei che scusa inventarmi con tuo padre» ribadisce Niccolò avvicinandosi alla ragazza.
Baby scuote la testa.
«Tanto non mi succederà nulla» afferma sicura.
«Che ne sai?».
«Lo so perché ci sei tu a proteggermi» risponde e a quelle parole Niccolò sente il cuore accelerare i battiti. La guarda e le viene in mente il volto di lui. Sente il respiro mancare per un attimo prima che, «Tanto ti porti dietro la pistola, no? Mi proteggi tu, sei un poliziotto e mi fido di te, anche se sei insopportabile» continua Baby, notando poi lo sguardo perso di Niccolò.
Come fosse in trance, «Non posso proteggerti. Non posso proteggere nessuno» mormora Niccolò iniziando a preoccupare Baby che gli poggia una mano sulla spalla facendolo sobbalzare mentre «Niccolò che stai dicendo? Che hai? Tutto bene?».
Niccolò si riscuote subito e guarda la ragazza. Vede la preoccupazione nei suoi occhi e decide che non è il momento per le debolezze. Ha una missione da portare a termine. Così, «Sì sì, tutto bene» taglia corto, deglutendo tutte le angosce riaffiorate e afferra con sicurezza la mano di Baby, trascinandola poi verso l'entrata. È arrabbiato, non capisce come sia stato possibile. Quei ricordi non tornavano da anni ed ora la frase di quella ragazza l'aveva scombussolato. Scuote la testa per scacciare via quei pensieri e fa un respiro profondo, cercando di concentrarsi totalmente sulla missione. Baby, al suo fianco, non è tanto convita che vada tutto bene, ma non fa domande, anche perché è subito il loro turno di entrare.
«Allora sei pronto?».
Niccolò la guarda e «Dovrei chiederlo io a te. Sono io il poliziotto».
«Non sta sera. Sta sera sei un tizio vestito anni novanta che è anche il mio finto ragazzo».
«Tu piuttosto sei pronta? Ti vedo piuttosto in ansia».
«Beh un po' lo sono. Sai, non faccio queste cose tutti i gironi».
Niccolò allora si lascia andare ad un sorriso, percepissi la m musica in sottofondo e in un momento di gentilezza le stringe ancor di più la mano e guardandola, «Tranquilla, cercherò di essere un buon finto fidanzato!» mormora verso di lei, nel tentativo, ben riuscito, di rincuorarla.

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