CAPITOLO 21

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«La mia carriera è finita, distrutta. Da oggi in poi sarò un Ispettore licenziato. Mi toglieranno tutti i gradi, finirò sotto a un ponte a chiedere l'elemosina e morirò da solo!» sbotta tutto d'un tratto Niccolò con il pollice che sbatte nervosamente sul volante dell'auto e i denti che tormentano le labbra. Lui ed Adriano sono nella macchina, davanti al ferramenta, in attesa che Baby finisca di comprare il necessario per il piano. Niccolò è sempre meno convinto di ciò che stiano facendo. Perché si è fatto coinvolgere? Perché non si è imposto per impedire tutto quello? Lui è l'adulto della situazione e invece che farsi valere, si è lasciato trascinare in una missione suicida da una ragazzina del liceo - una ragazzina molto attraente e cocciuta - e uno dei suoi più giovani agenti - che tra l'altro quel pomeriggio si era trasferito a casa sua, ma ancora non gli aveva spiegato il motivo per intero.
Adriano allora, nei sedili posteriori, al sentire quello sfogo del proprio capo, avanza e infila il volto tra i poggiatesta dei sedili anteriori. Anche lui è agitato, però si fida ciecamente di Niccolò. Non ha idea del perché il suo capo esiti tanto. O meglio, lo sa: stanno facendo qualcosa di proibito. Però Niccolò gli sembra davvero troppo agitato ed in più aveva notato lo sguardo del proprio capo scurirsi quando aveva accettato la missione, come se gli fosse tornato in mente qualcosa di spiacevole e lo aveva visto sfiorarsi la cicatrice. Adriano non aveva idea di come se la fosse fatta, ma, nonostante la curiosità, non aveva mai fatto domande. Di certo non era qualcosa di positivo e immaginava che Niccolò non volesse riportare a galla ricordi spiacevoli.
Così si schiarisce la gola e guarda gli Niccolò attraverso lo specchietto retrovisore mentre «Non la faccia così tragica...» tenta di rincuorarlo Adriano, ma ottiene solo l'effetto opposto. Niccolò infatti incrocia lo sguardo del suo agente nello specchietto retrovisore e stralunato «Come posso stare calmo?» gli chiede nervosamente, «Stiamo praticamente andando incontro a morte certa!».
Adriano però non si arrende.
«Magari non andrà così male come pensa».
«No infatti, hai ragione. Andrà peggio!».
«Provi a guardare il lato positivo» insiste allora Adriano, fissando lo sguardo di Niccolò. Quest'ultimo spalanca gli occhi per poi sbattere le mani contro il volante.
«Non c'è un lato positivo Adriano! Non c'è!» esclama per poi girarsi verso Adriano, in preda al panico, «Dimmi dove trovi il lato positivo in una missione suicida secondo la quale dobbiamo incontrarci in una base poliziesca proibita per rubare e sottolineo rubare, l'autopsia di un morto squartato! Non c'è un lato positivo!».
Niccolò è agitatissimo e sta anche iniziando a sudare. Adriano guarda preoccupato il volto rosso di Niccolò e, con sguardo preoccupato, «Capo sta- sta sudando. Va tutto bene?».
«No!» esclama Niccolò continuando ad agitarsi sul sedile, «Non va tutto bene! Non va per niente bene! Cazzo, sono anche ipocondriaco! Te l'ho mai detto che sono ipocondriaco?» farfuglia Niccolò, aprendo nervosamente il cruscotto della macchina alla ricerca di qualcosa.
«No» risponde subito Adriano, agitandosi nel vedere il capo così nervoso.
«Bene!» sbotta Niccolò, «Ora lo sai! Sono ipocondriaco cazzo e tutto questo non mi fa bene e- Dove cazzo ho messo la macchinetta della pressione?!» grida chiudendo di scatto lo sportello del cruscotto e gettandosi contro lo schienale della sedia mentre apre il finestrino. Adriano non sa che fare, non ha mai visto Niccolò così agitato e... in preda alle emozioni! È sempre stato abituazio al capo calmo e pacato che sapeva mantenere freddezza e autocontrollo. Adesso quel Niccolò gli sembra tutt'altra persona. Così, «Capo, intendenla macchinetta bianca sulla mensola rossa in cucina?» domanda e vede Niccolò mettersi le mani nei capelli.
«Cazzo! L'ho lasciata a casa. Diamine!» - dà un pugno al volante, «Devo comprarne un'altra! Anzi altre otto così le metto in ogni posto che frequento!» farnetica in preda all'ansia. Non capisce cosa gli stia succedendo. Sa solo che il cuore batte forte e quella missione è un suicidio.
Adriano si sistema meglio sul bordo del sedile posteriore e inspira.
«Okay capo, se la missione la agita così tanto può sempre interromperla».
Niccolò si volta di scatto verso di lui, una mano fra i capelli, agitato.
«No, non posso invece! Perché quella ragazza lì,» - e lancia un'occhiata al negozio di ferramenta in cui si trova Baby, «è testarda e non si arrenderebbe, anche a costo di andare da sola. E io non posso lasciarla andare da sola perché si metterebbe nei guai e quindi le dovrei andare dietro perché rischia di farsi uccidere ed ecco che la missione sarebbe ancora in piedi!» si sfoga Niccolò tutto d'un fiato per poi poggiarsi nuovamente contro lo schienale del sedile e fissare dritto davanti a sé. Sono le quattro di pomeriggio e Roma è affollata.
«Eh, per amore si fa di tutto» commenta allora Adriano spontaneamente. Quella parole fanno rizzare Niccolò che si volta e torna a guardarlo confuso e piccato.
«Cosa?».
Adriano non sembra volersi rimangiare quello che ha detto, anzi, si mostra ancora più sicuro mentre «Niccolò,» lo chiama, per la prima volta col suo nome e lo guarda con tranquillità, «si vede che la sua preoccupazione è dettata dall'amore per quella ragazza. La stai proteggendo come farebbe una persona che ne ama un'altra».
Niccolò scuote la testa con sguardo incredulo a quella spiegazione e si agita sul sedile.
«La sto proteggendo perché è mio dovere in quanto poliziotto e perché ti ricordo che suo padre è il capo del nostro dipartimento e l'ha affidata a me. Sai cosa mi farebbe se sapesse che la figlia è in pericolo?».
Adriano ridacchia e annuisce.
«Lo so perché la sta proteggendo, ma non lo fa solo per queste motivazioni. Certo, se Baby si facesse male o il Commissario scoprisse qualcosa di tutto questo faremmo entrambi una brutta fine».
«Terribile» commenta Niccolò pensieroso.
«Sì, terribile, ma se lo lasci dire da qualcuno che vi guarda al di fuori come faccio io. C'è altro dietro i suoi gesti Capo».
«Altro? Non penso proprio».
Adriano ridacchia davanti a quell'ostinazione, ma legge anche negli occhi di Niccolò tanta confusione.
Così sorride e «Sì, altro. C'è amore. Un amore che sta nascendo, ma che c'è».
Niccolò però sembra ostinato a voler negare e scuote vigorosamente la testa.
«Hai visto troppi film e ti sei fatto influenzare».
«Proprio perché ho visto tanti film posso dirlo con sicurezza!» esclama Adriano e Niccolò lo fissa senza sapere che dire, «Senta capo,» riprende poi Adriano con uno sguardo comprensivo, fissando Niccolò dritto negli occhi, «se veramente la volesse solo proteggere per dovere di poliziotto, non saremmo qui a quest'ora. Se veramente lei fosse interessato solo alla protezione di Baby, l'avrebbe rinchiusa in casa sua pur di non farle uscire mentre invece siamo qui perché lei la sta assecondando. E non è la prima volta dal modo in cui vi siete guardati tutto il tempo in casa. Non ho detto che lei sia innamorato, ma di sicuro non è solo dovere il suo, c'è altro, c'è amore dietro. Sta a lei capire cosa vuole farne di questo amore».
Quel discorso di Adriano aveva lasciato spiazzato Niccolò. Quest'ultimo infatti non sa che dire ed abbassa lo sguardo, perso nei suoi pensieri. Deglutisce e inspira, facendosi venire dei dubbi. Lui che era sempre stato sicuro di tutto, ora sta davvero avendo seriamente dei dubbi sui proprio sentimenti? Come è possibile che ci sia amore tra lui e Baby e lui non se ne sia accorto? O forse se ne è accorto, gli suggerisce il cervello, ma ha voluto sempre seppellire l'argomento e il sentimento. Gli torna in mente la mattina stessa quando aveva avuto quel rapporto sessuale con Baby nello sgabuzzino delle pulizie e c'era stato quell'attimo in cui entrambi si erano guardati, guardati per davvero negli occhi e Niccolò aveva letto più che semplice desiderio negli occhi della ragazza. Per un attimo si pente di aver litigato con lei quella stessa mattina, altrimenti magari avrebbero potuto affrontare l'argomento.
Poi però la sua parte razionale gli ricorda perché non si fosse mai legato sentimentalmente a nessuno: con il lavoro che faceva non era in grado di garantire la sicurezza delle persone che amava e non poteva permettersi di legare nuovamente con qualcuno e vivere e con la costante paura di metterlo in pericolo e magari perdere questa persona un giorno. Sapeva che non avrebbe retto un'altra perdita enorme. Suo fratello glielo aveva ricordato quella mattina stessa: Niccolò doveva rimanere da solo e deve continuare ad imporselo. L'unica cosa che poteva permettersi era semplice e banale sesso, senza implicazioni sentimentali. Non poteva permettersi di legarsi a qualcuno e doveva recidere quel baccello d'amore che stava nascendo per Baby - perché in cuor suo sapeva che stava nascendo, se già non era nato, qualcosa. Se veramente stava iniziando ad amarla e se veramente, come diceva sempre, voleva proteggerla, spinto sopratutto dall'amore, doveva evitare che quell'amore si trasformasse in qualcosa di più grande e lasciarla andare. Dopo quella missione doveva chiedere i rapporti con lei. Baby meritava di meglio di una persona incapace di amare e legarsi stabilmente con qualcuno. Niccolò non poteva essere l'uomo per lei. Così sospira e sente un leggero dolore al cuore nel pensare di diversi allontanare dalla ragazza. È così che ci si sente quando si inizia ad innamorarsi? Sente un strana sensazione allo stomaco quando sente in mente quella parola: innamorarsi. Incredibile, lui che aveva fatto di tutto in quegli anni per rimanere puro e per non legarsi affettivamente a nessuno - anche se sapeva che già quello con Adriano era molto più che rapporto professionale - era capitolato giù per colpa di una ragazza testarda che la maggior parte delle volte lo faceva uscire di senno. La stessa ragazza che aveva fatto emergere un nuovo Niccolò di cui tutti si erano accorti. Un Niccolò più attento ai sentimenti degli altri altri, un Niccolò più emotivo.
Un ennesimo sospiro rimbomba nell'abitacolo silenzioso della macchina. Niccolò guarda l'orologio e spera che Baby si sbrighi. Non vuole più pensare a tutto quello, ha bagno di liberarsi di quei pensieri. Deve ammettere a sé stesso di non poter essere abbastanza per lei, di non poterle garantire sicurezza e deve chiudere la questione.
Così, «Non so se hai ragione tu,» mente, rivolgendosi ad Adriano, poi però alza gli occhi su di lui e «ma qualsiasi cosa sia, finisce qui. Il lavoro che facciamo non ci consente di garantire alla persona che abbiamo accanto la sicurezza».
Adriano corruccia le sopracciglia, «Quindi non possiamo essere felici e innamorati? Questo mi sta dicendo?» domanda Adriano con sguardo preoccupato e tono quasi ferito. Niccolò si passa una mano sugli occhi ed è davvero dispiaciuto nel vedere Adriano in quello stato perché è giovane e pieno di amore da regalare. Ma, anche se la verità è brutta da accettare, è meglio che Adriano la scopra da lui piuttosto che nel modo in cui Niccolò ha scoperto quanto faccia male perdere chi si ha accanto, non poter proteggere chi si ama.
Così sospira mentre «Purtroppo è colpa del nostro lavoro. Siamo costantemente in allerta e quando ci leghiamo a qualcuno, quella persona sarà sempre presa di mira. Non sono al sicuro nemmeno i nostri familiari. E spesso esitiamo per loro e questo ci porta a perdere qualcuno o a morire noi stessi,» - Niccolò tira fuori quelle parole con una fatica immensa e deve fare respiri profondi per non crollare. Adriano lo guarda con gli occhi doloranti perché legge in quelli di Niccolò una grandissima tristezza e sa che il capo sta parlando per esperienza personale, «In questo lavoro,» riprende a fatica Niccolò, fissando Adriano dritto negli occhi scuri, «l'amore uccide più di un'arma da fuoco» sentenzia con tono solenne e abbattuto. Adriano deglutisce a fatica e vorrebbe chiedere a Niccolò che cosa lo abbia spinto a covare tutto quel dolore negli occhi e nella parole, ma capisce che il capo non gli risponderebbe perché già troppo distrutto e così sospira.
Trascorrono minuti interi in silenzio. Un silenzio carico di amarezza. Adriano non riesce a sopportarlo e così cerca di sdrammatizzare, perché è l'unica cosa che riesce a fare per uscire dalle situazioni difficili.
«Comunque perché ha deciso di fare questo lavoro in cui siamo costantemente sotto pressione se è ipocondrico?» domanda curiosamente e vede Niccolò alleggerire lo sguardo e distende il volto in un sorriso divertito, accennato.
«Già, bella domanda. Mi è sempre piaciuto il crimine in realtà. E poi non sono mai stato così ansioso per una missione. È da quando c'è-» si interrompe e fa fatica ad ammetterlo, ma «da quando c'è Baby. Lei mi fa smembrare così-».
«Umano?» domanda Adriano e Niccolò alza il proprio sguardo corrucciato e anche divertito su di lui.
«Sì» annuisce poi con consapevolezza.
«E menomale!» esclama Adriano, «In centrale a volte pensavamo che lei fosse finto. Sempre così impassibile e invece... anche l'Ispettore Moriconi prova delle emozioni! Incredibile, ma vero!».
A quell'esclamazione Niccolò non può non ridere e dà giocosamente una pacca sulla spalla ad Adriano mentre «Ah, è così eh? In centrale sparlate di me!».
«Ogni tanto!».
«E sentiamo, cosa dite?» domanda Niccolò curioso e divertito. L'ansia e la tristezza degli attimi prima scivolate via per il momento.
Adriano però alza le mani in segno di resa e finge di chiudere con una zip le labbra mentre «Segreti fra colleghi. Non posso parlare o mi mettono alla ghigliottina!».
Niccolò lo squadra male e «Ti abbasso lo stipendio se non me lo dici» lo minaccia scherzosamente.
Adriano grana gli occhi, però poi inarca le sopracciglia e «Ma non è Montez che fa gli stipendi?» ribatte ed entrambi scoppiano a ridere, più per la faccia buffa di Adriano che per le parole.
«Comunque,» sospira Adriano riprendendosi dalle risate, «quella ragazza le fa proprio bene Ispettore» commenta in tutta sincerità e Niccolò sospira a quelle parole. Proprio in quel momento lo sportello dalla parte del passeggero si apre e Baby entra come una furia, sedendosi sul sedile e sollevando la busta con dentro tutto l'occorrente.
«Tutto preso! Ci ho messo un po' perché in fila davanti a me c'era un signore sordo, ma ce l'ho fatta!» esclama contenta per poi poggiare la busta vicino ai propri piedi e voltarsi verso Niccolò ed Adriano, investiti da tutta quella parlantina e «Vi osservavo mentre ero in fila. Di cosa parlavate?» domanda curiosa con un gran sorriso. A quella domanda Adriano si mette composto e Niccolò ritorna con le mani sul volante, schiarendosi la gola. I due si guardano attraverso lo specchietto retrovisore e Niccolò prega Adriano di non dire niente.
Così, «Del meteo» risponde Niccolò, ma subito dopo «Del mare» risponde invece Adriano e Baby corruccia le sopracciglia, confusa. Così Niccolò guarda in prenda al panico Adriano che lo fissa come a scusarsi. Poi si schiarisce la gola e «Parlavamo del meteo del mare. Sai, risolto questo mistero pensavo di andare un po' al mare».
«Al mare?» domanda Baby, «A metà novembre?».
«E allora?» domanda Niccolò e Baby lo squadra male.
«No scusami fammi capire: tu sei ipocondrico e vai al mare a novembre?».
Niccolò sgrana gli occhi.
«Come fai a sapere che sono ipocondrico?».
Baby alza gli occhi al cielo.
«Ti ricordo che mio padre è il vostro capo e ogni tanto mi racconta qualcosa di voi».
«E di tutte le cose che poteva raccontarti di me, ti ha detto che sono ipocondrico?».
Baby ride di fronte alla faccia confusa di Niccolò e «No, quello l'ho scoperto leggendo il tuo fascicolo» risponde con tranquillità lei, mordendosi il labbro. Niccolò sgrana gli occhi e sta per risponderle, ma quando vede il labbro di Baby di nuovo imprigionato tra i denti e lo sguardo innocente di lei - quando innocente non lo è per niente - fa un respiro profondo per evitare che le scene nello sgabuzzino di quella mattina ritornino alla mente. Con quella ragazza nei paraggi per Niccolò diventa sempre più difficile controllarsi.
«Va bene, direi che ora sia meglio andare, abbiamo una missione lunga da compiere» li riporta alla realtà Adriano, mettendosi composto e inserendo la cintura.
Niccolò assottiglia lo sguardo rivolto ancora verso Baby.
«Poi dobbiamo fare un discorso sul tuo essere così impicciona».
«Non sono impicciona. Sono solo una brava agente».
«Tu non sei un agente».
«Questi lo dici tu. Ho anche il distintivo!» esclama fiera, mostrandomi a Niccolò. Quest'ultimo alza gli occhi al cielo.
«È falso e lo hai rubato a tuo padre».
«Sciocchezze» taglia corto Baby, mettendosi la cintura. Niccolò la guarda e non può non sospirare. Baby si accorge di quello sguardo e sorride vittoriosa mentre «Che c'è?» domanda.
Niccolò scuote la testa.
«Cosa devo fare con te?» domanda retoricamente, ma Baby ne approfitta per passarsi la lingua sulle labbra e vede gli occhi di Niccolò sgranarsi leggermente, apprezzando quel gesto e «Ci sono tante cose che potresti fare con me...» mormora sensualmente lei e Niccolò è costretto a distogliere lo sguardo per evitare brutte sorprese. Cavolo, quella ragazza sa come portarlo al limite!
«Scusate, ci sono anche io qua dietro e se evitaste allusioni sessuali varie in mia presenza ve ne sarei molto grato!» si intromette Adriano, a dir poco disgustato e Niccolò e Baby non resistono e scoppiano a ridere, mettendosi poi seduti composti.
Niccolò accende il motore, ingrana la prima e parte, immettendosi nel traffico. Purtroppo però quest'ultimo non sembra scorrere e passano cinque minuti buoni fermi nello stesso punto.
«Così non arriveremo mai» sbuffa tra sé e sé Niccolò. Baby si agita su sedile del passeggero finché «Metti la sirena» ordina allora lei, vedendo che il traffico non si sblocca.
Niccolò si volta a guardarla.
«Cosa?» domanda contrariato. Baby fa spallucce.
«Dico, metti la sirena così ci fanno passare».
«No!» sbotta Niccolò, «La sirena si usa per le emergenze».
«E questa è un'emergenza!» sbotta lei, indicando davanti a sé. Niccolò scuote la testa.
«No, è solo traffico. Non metterò la sirena».
«Va bene!» - Baby si getta con la schiena contro il sedile, «Rimarremo bloccati qui per ore senza concludere nulla!».
Niccolò scuote al testa, battendo il pollice contro il volante. Passano altri due minuti di silenzio e il traffico ancora non si muove. Allora fissa Baby con la coda dell'occhio e la vede a fissare davanti a sé, contrariata. Allora riflette: forse con la sirena potrebbero fare prima, ma significherebbe violate una regola del codice della polizia. Poi però sorride tra sé e sé: da quando conosceva Baby aveva violato non si sa quante regole! Per una in più non sarebbe successo niente, no? E di nuovo si ritrova a vacillare e ad assecondare l'idea folle della ragazza.
Così sospira e «Adriano prendi la sirena di scorta davanti a te e mettila sul tettino. Sbrighiamoci».
Al sentire quelle parole Adriano si attiva subito e Baby si volta con un sorriso gigantesco. Niccolò la guarda scuotendo la testa.
«Non fare quel sorriso».
«Lo sapevo che mi avresti dato retta alla fine! Ho sempre idee geniali!».
«Lo faccio solo perché altrimenti non ne usciamo più» ribatte subito Niccolò mentre Adriano posiziona la sirena sopra il tettino dell'auto, accendendola. Subito Niccolò fa manovra, salendo sul marciapiede, giustificato dalla sirena e aumenta la velocità, superando tutte le auto che lo guardano sbalordite e anche un po' invidiose.
Mentre guida Niccolò scuote la testa e guarda sconfitto Baby che a sua volta lo fissa e «Che c'è?» domanda nuovamente e Niccolò lascia scivolare un sorriso sulle proprie labbra mentre «Sei assurda» - 'Non riesco mai a dirti di no' vorrebbe aggiungere, ma se lo tiene per sé. Baby ride soddisfatta.
«Senza di me saresti perso» commenta soddisfatta.
«Ehi!» esclama allora Adriano dai sedili posteriori, offeso per non essere stato incluso.
«Giusto,» ride Baby, «senza di me e di Adriano saresti perso» - e a quelle parole tutti e tre scoppiano a ridere e Niccolò scuote la testa, divertito e consapevole della verità: sarebbe stata dura allontanarsi da Baby. Se ne accorgeva di più ogni secondo che passava.



«Okay, ci siamo. La macchina è nascosta dietro a questi alberi. Ripassiamo il piano: Baby distrarrà le guardie all'entrata mentre io e Adriano creeremo un cortocircuito che farà saltare la corrente e manderà in tilt le telecamere e gli allarmi. La sala di controllo è qui,» - Niccolò indica un punto all'estrema destra sulla mappa, sotto gli sguardi attenti di Adriano e Baby, «quindi dopo aver creato il cortocircuito tutti gli uomini andranno lì e abbandoneranno i corridoi. Abbiamo dieci minuti prima che tutto ricominci a funzionare. L'obitorio invece è qui,» - ed indica un altro punto sulla sinistra della mappa, «conoscendo mio fratello terrà il referto dell'autopsia insieme al cadavere. Ci dobbiamo vedere tutti davanti all'obitorio subito dopo il cortocircuito. Ognuno di noi ha un teaser carico. Io ho anche una pistola, ma non la userò perché dobbiamo essere invisibili».
«E se ci attaccano?» domanda Adriano, percependo molto di più la tensione ora che tutto il piano sta per mettersi in atto. Niccolò sospira.
«Vi difendete».
«Io ho fatto un anno di Karatè quando avevo dieci anni» commenta Baby e Niccolò annuisce, vedendola sicura di sé e si chiede come faccia non avere paura - anche se sa che anche lei ne ha, ma la nasconde bene.
«Quindi possiamo prenderli a calci e pugni?» chiede Adriano.
Niccolò annuisce, «Sì, se sarà necessario».
«Bene» annuisce l'agente Cassio e Niccolò ripiega la mappa poggiata sul cofano della macchina e la inserisce nella tasca della giacca.
«Okay,» si strofina le mani, «si entra in scena».
Baby sorride piena di adrenalina e stranamente lo fa anche Adriano, seppur con la giusta dose di preoccupazione.
«Andiamo alle postazioni» afferma Baby e Niccolò sorride nel sentirla parlare proprio come una vera poliziotta. Così la ragazza inizia ad avviarsi,ma Niccolò la afferra per il polso, facendola voltare. Lo sguardo che si lanciano è carico di preoccupazione, adrenalina e... amore. Niccolò se ne accorge in quel momento esatto. Non riesce a lasciarla andare, non prima di «Mi raccomando, stai attenta e cerca ti tornare sana e salva che devo riportati da tuo padre fra poche ore» averle mormorato, guardandola dritta negli occhi.
Baby deglutisce e addolcisce lo sguardo cogliendo Niccolò alla sprovvista. Infatti con uno scatto si avvicina al volto di lui e gli lascia un bacio sulle labbra. Veloce, leggero, ma che scombussola Niccolò da capo a piedi.
«Va bene capo, farò del mio meglio» sussurra poi lei a pochi centimetri dalle labbra di Niccolò per poi liberarsi della presa dell'uomo e recarsi verso gli agenti all'entrata per distrarli e dare il via al piano.
Niccolò rimane a bocca aperta. Che cos'era quel bacio? Si erano baciati altre volte e anche in modo più passionale, ma quel bacio breve e leggero aveva avuto un sapore diverso. Niccolò inspira e fissa dritto davanti a sé.
«Adrià,» richiama allora il suo agente accanto a lui che, al suo fianco, ha osservato tutta la scena, poi sospira e «Me sa che c'avevi ragione... me sto a innamorà!».
———
Niccolò lo ha capito e ammesso!😍
E adesso sta iniziando il piano!🤩
Adoro questo trio! Ce la faranno?🤔
Spero come al solito vi sia piaciuto!💚
Un bacio a tutti/e!🌸

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