CAPITOLO 11

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Mentre chiude la porta alle sue palle, Baby poggia le chiavi di casa sul piccolo mobile di legno all'ingresso e sospira mentre si libera della borsa a tracolla. Il viaggio di ritorno in macchina è stato per lo più silenzioso, se non per il fatto che Baby avesse acceso la musica e canticchiato per schiarire la mente. Ognuno di loro era impegnato a pensare a qualcosa, ma Baby era certa che stessero riflettendo tutti sulla stessa cosa: la serata. Ancora non riusciva a credere di essersi ritrovata in una vera e propria missione sotto copertura, almeno non fino a quando aveva sentito il rumore dello sparo. Davvero, doveva essere grata ad Adriano per averle salvato la vita. Anche se era giovane e sembrava molto più docile di quanto non fosse, quel ragazzo aveva carattere e Baby non aveva potuto evitare di notare come Bella lo guardasse affascinata per tutto quel coraggio mostrato. Aveva però evitato di fare battutine all'amica perché sapeva di averla messa in grande pericolo e per questo già stava pensando a un modo per scusarsi con lei. Sapeva che Bella le avrebbe riservato una grande ramanzina, ma se la meritava. Però questo non toglieva il fatto che ancora sentisse scorrere dentro di sé l'adrenalina, mischiata alla paura. Di paura, infatti, ne aveva avuta tanta, soprattutto quando aveva visto Chicco Brandini e i due ragazzoni avanzare minacciosi verso di loro. Quella paura che, senza sapere perché, si era calmata quando aveva sentito Niccolò stringerle il polso e posare i suoi occhi marroni in quelli di lei. In quel momento Baby, guardando negli occhi di Niccolò, aveva sentito una parte della paura scemare via. Non lo avrebbe mai ammesso in faccia a Niccolò, ma si fidava di lui, sentiva che Niccolò l'avrebbe protetta ad ogni costo. Forse solo perché era la figlia del suo capo e non vuole problemi, aveva pensato lei, però quando ritornava con la mente allo sguardo che Niccolò le aveva rivolto, la pensava diversamente. Niccolò l'avrebbe protetta in qualsiasi caso, lo sapeva. Era il suo lavoro in fin dei conti. Per un attimo aveva provato del senso di colpa perché si era cacciata in un guaio e temeva di aver messo a rischio il lavoro e la vita di Niccolò, Adriano e la sua migliore amica. E, come detto, aveva avuto davvero paura perché aveva capito quando potesse essere pericoloso quel lavoro. Poi però la paura era stata sostituita da adrenalina. Nonostante il pericolo, non se ne sarebbe stata in panchina o ferma a guardare, ma, al contrario, ora aveva la motivazione giusta per continuare ad intromettersi nelle indagini, sempre senza farsi scoprire da suo padre.
Ed è proprio mentre pensa a lui che avanza verso la sua stanza, ma guardando verso il salotto, vede la luce accesa e sente in lontananza la voce di suo padre. Guarda l'orologio che ha al polso e si accorge che sono le due del mattino. È davvero tardi e probabilmente suo padre le farà una ramanzina perché è rimasto sveglio fino a quell'ora per aspettarla. Così fa un gran respiro, toglie le scarpe e apre la porta del salone.
Suo padre è seduto sul bracciolo del divano mentre fa zapping in televisione, col volume al minimo mentre «È andata in discoteca, tornerà e sarà stanca. Ci risentiamo più in là, è tardi, va' a dormire. Buonanotte» - e detto questo termina la chiamata mentre Baby, incrociando le braccia e corrucciando le sopracciglia, si palesa e «Con chi parlavi papà?» domanda curiosa, avanzando di qualche passo verso il divano. Suo padre sobbalza e si gira di scatto, scendendo dal bracciolo del divano e inserendo il telefono nella tasca della tuta che usa come pigiama.
«Amore, ciao» la saluta avvicinandosi a lei e accarezzandole una guancia. Baby chiude gli occhi e sorride al tocco del padre che «Sai che ore sono?» le domanda poi con tono leggermente severo.
Baby allora alza gli occhi al cielo e si morde il labbro inferiore.
«Papà, non cambiare discorso e rispondi alla mia domanda. Con chi parlavi?».
Suo padre sospira e «Nessuno» risponde abbassando lo sguardo a terra mentre Baby solleva il suo al cielo.
«Papà, sono la figlia di un poliziotto, credi che un 'nessuno' basti per accontentarmi? Voglio sapere con chi parli perché stavi parlando di me» si impunta Baby.
Suo padre allora sospira pesantemente e indietreggia, passandosi una mano sul volto stanco. Baby nota ora che ha delle terribili occhiaie profonde e le si stringe il cuore nel pensare che lui sia stato sveglio fino ad adesso ad aspettarla e lei gli sta anche nascondendo ciò che sta facendo, ovvero indagando sul caso riguardo al quale il padre le aveva esplicitamente chiesto di non intromettersi. Allora pensa che forse, dato che lei sta mentendo a suo padre, anche lui non sia costretto a dirle con chi stesse parlando, ma prima che Baby possa dirgli che può anche non dirglielo, «Era tua madre al telefono» risponde il Commissario Gervasi, lasciando la figlia di stucco.
Baby sente un miscuglio di emozioni accavallarsi nello stomaco mentre lancia uno sguardo al calendario e si accorge che quel weekend sua madre sarebbe finalmente venuta a trovarla. Così, per un attimo si sente e felice e guarda suo padre con gli occhi sgranati.
«Davvero? Era la mamma?» domanda incredula e il padre annuisce, ma vuole aggiungere altro quando «Ora che ci penso doveva venire questo weekend! Quindi perché ti ha chiamato? Ti ha detto a che ora arriva l'aereo a Roma? Ti ha detto dove alloggerà? Verrà a stare da noi? Ma ha portato anche-» - ma suo padre le si avvicina e le afferra le braccia con le mani, bloccando quel fiume di parole.
«Tesoro, la mamma non verrà» confessa con tono talmente dispiaciuto che Baby per un attimo pensa possa scoppiare a piangere.
Quest'ultima rimane di stucco davanti a quelle parole, sente la gola secca e gli occhi le pizzicano. Tutte le belle emozioni provate per un attimo vengono surclassate dal senso di rabbia e tristezza. Così tira su col naso e guarda suo padre.
«Ho sbagliato weekend? Era il prossimo?» tenta allora Baby disperata, sperando di essersi sbagliata, ma il padre a malincuore scuote la testa.
«No tesoro, non hai sbagliato. Tua mamma non può venire, ha altri impegni purtroppo» - e a quelle parole Baby distoglie lo sguardo da quello del padre e bruscamente indietreggia, tirando su col naso e cercando di trattenere le lacrime. Odia che ogni volta che si parli di sua madre lei non riesca mai ad evitare di piangere.
«Certo, ha sempre di meglio da fare che stare con sua figlia!» sbotta, dando un calcio al muro, ma del dolore non le importa. Il padre avanza di un passo mentre «Baby» cerca di richiamarla, per farsi guardare, ma Baby fugge lo sguardo del padre e si allontana verso la porta del salone.
«No papà, niente Baby! Da quando ha la sua nuova famiglia non ha più tempo per noi, per me! Cos'è, non significo più niente per lei?!» sbraita Baby, iniziando a piangere, senza poterlo controllare.
Il padre decide di non avvicinarsi troppo a lei, la conosce, sa che potrebbe scappare e non vuole spaventarla. Così sospira, perché non sa cosa dirle. Quando si parla di sua madre, Baby non riesce a rimanere lucida.
«Mi dispiace amore».
«Tu sai dire solo mi dispiace, ogni volta che parliamo di lei. Perché non posso sentirla? Perché non mi chiama mai? Eh? Cosa le ho fatto papà? Cosa le ho fatto di male? Io vorrei solo avere una mamma come tutti quanti» singhiozza Baby e a quelle parole il Commissario Gervasi si lascia scappare un singhiozzo. Ha lo sguardo perso e Baby può leggere negli occhi del padre un senso di colpa immenso. Baby pensa che quel senso di colpa del padre sia dovuto al fatto che non crede di essere abbastanza per lei, ma non è così. Sua madre l'aveva lasciata cinque anni fa e da allora suo padre l'aveva dovuta tirare su da solo e Baby questo lo aveva sempre apprezzato. Amava suo padre con tutta l'anima, ma voleva anche sapere che cosa avesse fatto di male perché sua madre la lasciasse per un'altra famiglia; perché non la chiamasse mai; perché non le facesse sapere nulla di lei; perché l'avesse cancellata dalla sua vita.
Le lacrime sul volto di Baby si sono calmate e si sente davvero in colpa a vedere suo padre così abbattuto, così gli si avvicina e di getto lo abbraccia, lasciando sfogare il proprio pianto sulla spalla dell'uomo.
Il padre le accarezza i capelli e le lascia un bacio sul collo.
«Amore mio, mi dispiace davvero» singhiozza il padre. Baby stringe gli occhi e sorride leggermente, accarezzando la schiena dell'uomo.
«Non è colpa tua papà, scusami tu. È che quando so che chiama te per sapere di me quando potrebbe chiamarmi di persona, non ragiono più».
A quale parole il Commissario Gervasi avverte un'ennesima stretta al cuore e accarezza nuovamente i capelli profumati di sua figlia. Inghiotte il groppo in gola e «Magari tua madre non è qui, ma sai che ti ama immensamente».
«Già, ma le parole non bastano e non potrò mai perdonarle tutto il dolore che mi sta causando con la sua assenza. Non le perdonerò mai di aver scelto un'altra famiglia e aver abbandonato noi» afferma con la voce roca per il pianto appena finito mentre scioglie l'abbraccio con il padre.
Quest'ultimo le prende il volto fra le mani ed annuisce, asciugandole una lacrima.
«Non posso dirti io cosa provare o no, ma posso dirti di non rimanere arrabbiata per sempre. L'odio non fa mai bene».
A quelle parole Baby annuisce, incamerando il consiglio, ma ripetendo dentro di sé quanto odiasse la donna che l'aveva messa al mondo e poi lasciata. Poggia una mano su quella di suo padre e poi si allunga per lasciargli un bacio sulla guancia.
Poi stiracchia un sorriso.
«Dovremmo fare più spesso queste chiacchierate padre figlia» commenta Baby e il Commissario Gervasi ridacchia, passandosi una mano sulla barba.
«Sono d'accordo, ma possibilmente senza pianti e non alle due del mattino,» ribatte l'uomo e Baby sorride. Le fa piacere vedere suo padre spiritoso anche in una situazione del genere. Questo lato del suo carattere lo aveva ripreso da lui.
«Ora penso che andrò a dormire. Buonanotte papà».
«Anche io, visto che tu domani non hai scuola mentre io ho del lavoro da sbrigare e un caso importantissimo da risolvere» commenta ad alta voce il Commissario Gervasi, spegnendo la TV per poi guardare sua figlia e «Buonanotte amore» sussurrarle mentre Baby indietreggia per raggiungere la sua camera. Mentre si spoglia sorride, perché il padre non sa che anche lei domani ha un caso da risolvere, lo stesso caso del padre.
E mentre Baby, dopo essersi lavata i denti e struccata, si infila nel piccolo letto pieno di cuscini, anche il Commissario Gervasi infila il soffice pigiama di seta che usa solo per dormire e, mentre si infila sotto le coperte, vede lo schermo del telefono illuminarsi. Vorrebbe ignorarlo, ma si ricorda di dover mettere in carica il telefono, così, mentre mette il cellulare in carica, lancia uno sguardo allo schermo e vede un messaggio che gli fa gelare il sangue.
'Voglio vedere mia figlia e non ti lascerò in pace finché non accadrà. Sono passati cinque anni e ho il diritto di vederla.
Quindi è arrivato il momento di dirle la verità. Se non lo farai tu, lo farò io. Fammi sapere.
Buonanotte Diego".
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Verità...?🤔🤔💝
Grazie a tutti/e voi che leggete!
Un bacio grande!💚

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