CAPITOLO 28

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Niccolò era immediatamente accorso sulla scena del crimine ed aveva potuto constatare con i suoi occhi l'orrore del corpo di Brandini diviso a metà. Ora capiva perfettamente il disgusto nelle parole di Adriano. Era terrificante e vomitevole assistere ad una visione del genere. Il bacino e le gambe di Brandini erano martoriate, piene di lividi e percosse. Il sangue era rappreso intorno alla metà del corpo. L'altra metà era stata portata via, ma nessuno sapeva dove e degli agenti stavano perlustrando la zona circostante. Il medico legale aveva informato Niccolò che l'uomo fosse stato prima ucciso e poi tranciato in due e la morte era avvenuta circa un'ora e mezza prima. Era stato ritrovato da alcuni vicini nell'abitazione della professoressa di italiano di Baby, anche lei catturata insieme al gioielliere e attualmente chiusi in una delle macchine della polizia.
«Il corpo dev'essere stato diviso in due con una motosega dati i segni della lama di quest'ultima sulla pelle del cadavere,» spiega il medico legale, inginocchiato accanto al cadavere e indicando con la mano avvolta nei guanti di lattice i segni della motosega; Niccolò, tappandosi il naso per la puzza e con sguardo serio, cercando di reprimere il disgusto, si avvicina per osservare meglio, «E chi è stato deve aver avuto un aiutante. Se vede infatti, l'uomo è stato aggredito,» riprende a spiegare il medico legale, lanciando una veloce occhiata ad un Niccolò attentissimo affianco a lui, per poi tornare a guardare il cadavere, «Le scarpe sono rovinate quindi deve aver tentato di difendersi ed essendo molto robusto qualcuno deve averlo trattenuto per le braccia mentre un'altra persona lo uccideva e poi lo affettava».
Niccolo annuisce, corrucciando le sopracciglia mentre Elisa continua a fotografare le prove e il cadavere di Chicco Brandini, lanciando varie occhiate a Niccolò.
Quest'ultimo sospira e guarda il medico mentre «Quindi lei pensa che si sia trattato di un omicidio in coppia?».
Il medico legale annuisce con convinzione, «Sì. Quest'uomo è davvero robusto e non è possibile che possa essere stato ucciso da una persona sola,» - poi guarda Niccolò e «A meno che questa persona non sia della sua stessa stazza. Comunque dopo l'autopsia sapremo chiarificare meglio questo punto» aggiunge sfilando i guanti in lattice. Niccolò annuisce concentrato, con una mano sotto al mento. Non sa perché, ma sospetta che forse le stesse persone che hanno rubato il cadavere di Stefano Matteucci possano aver ucciso Brandini.
Poi fa schioccare la lingua e guarda il medico legale, sorridendogli con cortesia e stringendogli la mano.
«Bene. La ringrazio per il suo lavoro. Attenderemo l'autopsia. Arrivederci».
Il medico lo saluta a sua volta e Niccolò si volta per raggiungere la macchina in cui sono detenuti i due fuggitivi. Mentre cammina continua a riflettere e non si accorge che ad affiancarglisi è proprio Elisa.
«Scommetto che hai già tante ipotesi in mente» sentenzia la ragazza con tono incuriosito e Niccolò si ferma e si volta a guardarla. È carina con l'ombretto viola, ma il rossetto rosso è esagerato a suo parere. Non gli dà peso però - non sta a lui giudicare come si vestono o truccano i suoi agenti - e sospira.
«Sì, in realtà sì» confessa ed Elisa lo guarda con un sorrisino divertito mentre «Bene. E quali sarebbero?» domanda furba. Niccolò inarca un sopracciglio e poi scuote la testa.
«Lo sai che finché non sono sicuro non posso metterti al corrente».
«Però puoi mettere al corrente altre persone che non fanno questo lavoro, giusto?» lo attacca acidamente Elisa, palesemente risentita per la risposta negativa di Niccolò. Quest'ultimo a quell'attacco indietreggia di un passo e la guarda contrariato. Ha capito perfettamente di chi Elisa stia parlando anche se non l'ha nominata direttamente. Di Baby. Quando quel nome gli sovviene alla mente sente il cuore perdere un battito e si guarda velocemente intorno, ma le sue speranze si disgregano quando non la vede. Quanto gli manca... però poi scuote la testa se torna ad affrontare lo sguardo infastidito di Elisa. La fissa senza timore e va dritto al punto.
«Non ti permettere di parlarmi così. E poi sono affari miei con chi parlo e con chi no. Ricordati chi è il capo qui» la ammonisce, ma Elisa ridacchia arida e lo guarda con disprezzo.
«Certo, tu puoi scoparti le ragazzine nell'orario di lavoro, ma io devo stare zitta quando faccio domande per cercare di fare il mio di lavoro?».
Niccolò, sconvolto, si guarda intorno dopo quelle parole e constata che nessuno abbia sentito nulla. Poi si volta furente verso Elisa e le lancia uno sguardo di fuoco.
«Si può sapere che problemi hai Elisa? Tieni chiusa quella boccaccia!».
La ragazza spalanca la bocca e lo guarda scuotendo la testa.
«Ah, adesso la mia sarebbe una boccaccia! Però quanto quando andavamo a letto insieme non la pensavi così! Quando ti s-» - ma Niccolò le poggia una mano sulla bocca per farla tacere ed Elisa smette di parlare per poi liberarsi dalla presa di Niccolò ed indietreggiare. Quest'ultimo la guarda come se non la riconoscesse.
«Ma che hai?! Sei impazzita?».
Elisa scuote la testa e lo guarda minacciosa.
«No! Non sono impazzita! Solo che da quando c'è quella non mi guardi più! Prima andavamo a letto insieme e invece adesso è come se non ti importasse di me! Mi hai sempre detto di non volere una relazione sincera e ora ne stai per avere una con quella brutta-».
«Tu come lo sai?» la interrompe Niccolò, sconvolto. Se nella centrale si dovesse sapere di lui e Baby sarebbe la fine. Preferirebbe che il Commissario lo sapesse da lui e Baby di una possibile loro relazione, anche se, riflette amareggiato, dopo gli ultimi eventi non sa nemmeno se ce ne sarà più una.
Elisa ride derisoria.
«Le voci corrono, capo» ribatte sottolineando in tono dispregiativo l'ultima parola e Niccolò si porta una mano sugli occhi, sospirando. Poi la guarda.
«Va bene, anche fosse non sono affari tuoi. E sì, da quando c'è Baby non ti guardo più e sì, avevo sempre detto che non avrei voluto una storia seria, ma poi è-» - si interrompe per trattenere le lacrime nel ripensare alla ragazza di cui è innamorato, «È arrivata lei! E, non so come perché mi ha sempre fatto uscire di testa e ogni volta la cacciavo via, quindi davvero non so come, mi ha fatto innamorare!» - guarda Elisa negli occhi con serietà, «Non l'ho scelto io, non l'ho voluto io quindi smettila di fare queste sceneggiate di gelosia e datti un contegno sul posto di lavoro o sarò costretto a prendere provvedimenti» - e le ultime parole arrivano minacciose alle orecchie di Elisa che «Prima o poi giustizia viene fatta per tutti» ribatte con tono duro, ma capisce che Niccolò non la sta davvero ascoltando. Niccolò è innamorato di un'altra e lei non può farci nulla. Così lo guarda un'altra volta, delusa, poi si volta e si allontana, raggiungendo gli altri colleghi mentre Niccolò sospira e la fissa. Gli dispiace vederla così, ma non è colpa sua se un uragano di ragazza l'aveva fatto innamorare e cambiare sotto molti punti di vista.
«Capo stanno portando i sospettati in centrale così può interrogarli» interviene la voce di Adriano trascinando Niccolò fuori dai suoi pensieri.
Quest'ultimo scuote la testa e nota Adriano guardarlo in modo comprensivo. Sa che la situazione della mattina era giunta a tutti in centrale ed Adriano era stato davvero delicato nel non chiedergli nulla, ma Niccolò sapeva che prima o poi avrebbero dovuto affrontare l'argomento. Quella però non era la sede giusta: erano sul luogo di un delitto e doveva smettere di pensare a Baby - per quanto fosse difficile. Basta mischiare vita privata e lavoro! Fosse stato facile però!
Così scuote la testa e si volta verso Adriano, guardandolo con serietà. Annuisce e si strofina le mani.
«Bene. Io e te li seguiremo in macchina e li interrogheremo in centrale. Qualcuno di loro ha già parlato?» domanda Niccolò assumendo nuovamente le vesti di Ispettore. Adriano capisce che Niccolò sta cercando di fare di tutto per separare vita privata e lavoro e lui fa altrettanto. Infatti raddrizza la schiena e guarda Niccolò, scuotendo la testa.
«No, né la professoressa né il gioielliere sono intenti a parlare. Non vogliono dire nulla».
«In centrale parleranno» sentenzia serio Niccolò.
Adriano annuisce, poi «Per ora sappiamo che la metà del corpo di Brandini è stato trovato nell'appartamento della professoressa, quindi potrebbe essere stata lei ad ucciderlo, come con Stefano?».
Niccolò lo guarda immerso nei pensieri.
«Il medico legale ha detto che l'uomo è stato ucciso da due persone: una lo teneva fermo e l'altro lo uccideva e poi lo hanno tranciato in due».
Adriano corruccia le sopracciglia.
«Okay, allora può darsi che una di queste due persone sia la professoressa, altrimenti che motivo ha la metà del corpo di Brandini di trovarsi nell'appartamento della donna?».
Niccolò lo guarda e passa una mano sul mento sbarbato, «Oppure può darsi che sia stato ucciso in un altro posto poi diviso a metà e portato in due posti diversi. Una parte qui e l'altra, be', da scoprire. Anche perché sulla metà del corpo di Brandini sono stati trovati segni di colluttazione e quindi probabilmente ci deve essere stata una lotta fra gli assassini e la vittima, ma nell'appartamento della professoressa dove è stato trovato il cadavere non ci sono oggetti rotti o segni di lotta. L'appartamento è stato abbandonato da parecchio quindi l'omicidio non può essere avvenuto qui» spiega con chiarezza Niccolò, guardando Adriano che annuisce a quelle interessanti riflessioni, guardando a terra pensieroso. Dopo alcuni secondi di silenzio, Adriano torna a guardare Niccolò.
«Quindi supponiamo che l'omicidio sia avvenuto in un'altra luogo, dove? E mettiamo anche che sia stato fatto in coppia e una delle due persone sia la professoressa dato che la metà del cadavere è stato ritrovato nel suo appartamento, chi è l'altra persona?».
Niccolò fa spallucce perché ancora non hanno tutti i dati per risalire alle incognite. Allora poggia anche lui lo sguardo in quello di Adriano.
«Credo che le stesse due persone che hanno rubato il cadavere di Stefano Matteucci siano le stesse che hanno ucciso Brandini».
«E secondo lei queste due persone potrebbero essere il gioielliere e la professoressa?».
A quella domanda di Adriano Niccolò scuote la testa e Adriano lo guarda sempre più interessato.
«No,» afferma Niccolò con sicurezza, «Di sicuro il gioielliere centra, ma non credo sia stato lui. Brandini era robusto e per trattenerlo e farlo uccidere ci voleva qualcuno di forte. Così come non credo che la professoressa centri con i due omicidi. Abbiamo detto che chi ha squartato Stefano è stato un professionista, qualcuno che conosce il corpo umano, che ci lavora, che ha studiato».
«Un chirurgo?» domanda Adriano e Niccolò sospira.
«Sì, o giù di lì. Qualcuno che conosce l'anatomia. Anche Brandini è stato diviso in due, ma non in un punto a caso. Come ha detto il medico legale, lo hanno trattenuto per il collo, fatto svenire, pugnalato e poi diviso a metà e per tenere fermo Brandini ci vuole qualcuno di robusto, qualcuno che conosca tecniche di combattimento o che sia addestrato e che sappia come mettere k.o. qualcun altro. Quindi non credo che la professoressa e il gioielliere centrino qualcosa. O meglio sì, di certo sanno degli omicidi e magari chi li ha commessi, ma credo che stiano coprendo qualcuno. E il fatto che metà del cadavere sia stata ritrovata nella casa della professoressa non significa nulla perché ce l'hanno sicuramente portata dopo  averlo ucciso».
Adriano corruccia le sopracciglia e poi gli occhi gli si illuminano, «Aspetti! Si ricorda l'uomo delle pulizie, quello che ci aveva mentito sull'orario?» - Niccolò annuisce e inizia anche lui a capire mentre Adriano riprende il suo ragionamento a voce alta, «Si ricorda che stazza aveva? Era bello possente e Ba- la figlia del Commissario Gervasi, be', ex figlia...» inizia a farfugliare Adriano perché non sa come parlare di Baby senza ferire Niccolò. Quest'ultimo però lo guarda e muove la mano per minimizzare il tutto.
«Adriano puoi chiamarla con il suo nome. Siamo sul luogo di un delitto: io sono un Ispettore e Baby una testimone quindi non farti problemi a nominarla» lo rassicura, ma mentre pronuncia quelle parole sente lo stomaco chiudersi. La sua Baby, chissà dove sarà ora... Adriano sa perfettamente che non è tutto apposto e per questo poggia una mano sulla spalla di Niccolò. Conforto. Quest'ultimo guarda la mano di Adriano e poi Adriano stesso. Si era creato davvero un bel rapporto tra loro e nel proprio cuore Niccolò sapeva quando avesse bisogno del sostegno di un amico, anche se ad Adriano non lo aveva detto a parole. Adriano però conosceva perfettamente Niccolò e vedere che quest'ultimo non scaccia via la sua mano dalla propria spalla è come una piccola confessione di amicizia. Niccolò gli sorride leggermente per poi tornare serio e concertato, per non perdere il filo logico del discorso e Adriano fa lo stesso, unendo le mani tra loro e riprende, «Dicevo: l'uomo ha una stazza enorme e Baby ci ha detto di averlo visto nelle vesti di agente dell'FBI. L'uomo ci ha mentito sull'orario di lavoro e corrisponde alla descrizione di uno dei due possibili assassini».
«Quindi tu pensi che lui possa aver aggredito Brandini, averlo tenuto fermo e messo k.o., aiutato poi da qualcun altro che lo avrebbe tranciato in due?».
Adriano annuisce, «Ora resta solo da capire se-», ma si interrompe. Niccolò lo guarda e sospira continuando la frase per lui.
«Se mio fratello centri qualcosa» ammette ed Adriano asserisce dispiaciuto.
A quella frase Adriano si passa una mano nei capelli per poi rimettere in testa il cappello della divisa. Niccolò sposta lo sguardo perché sente due occhi penetrarlo e infatti sono quelli di Elisa che sta terminando di fotografare l'appartamento della professoressa. Niccolò si lascia andare ad un sospiro perché aveva detto ad Elisa che non poteva metterla al corrente delle proprie ipotesi, ma lo stava facendo con Adriano. Che poteva farci se di Adriano, pur lavorando con lui da meno tempo di Elisa, si fidava di più? Tanto una volta tornati in centrale avrebbe messo tutti al corrente delle ipotesi. Ora però aveva bisogno di parlare con qualcuno che fosse più di un collega, ma un amico e Adriano era proprio quello.
Infatti torna a guardarlo e vede il suo agente sorridergli, per poi annuire.
«Le sue ipotesi sono possibilissime Ispettore, rimane solo da capire il movente. Perché uccidere Brandini? Per lo stesso motivo di Stefano?».
Niccolò guarda Adriano e scuote la testa.
«Abbiamo supposto che Stefano Matteucci avesse ingoiato la collana o almeno una parte consistente e che per questo sia stato squartato, ma perché Brandini allora è stato proprio diviso in due?,» - Niccolò, con una mano sotto al mento, scuote la testa, «No. Io credo che Braidni sia stato vittima di un'esecuzione».
«Una vendetta?».
Niccolò annuisce, «Forse voleva parlare e lo hanno fatto fuori».
«Può essere. Ma non sappiamo ancora chi ci sia a capo di tutto questo. Abbiamo detto che sia Stefano Matteucci, sia Brandini, sia il gioielliere hanno ricevuto una chiamata anonima per entrare a far parte della truffa. Forse anche la professoressa ne ha ricevuta una. Ma chi è questa persona anonima?».
Niccolò scuote la testa e alza le spalle.
«Non lo so. La chiamata è avvenuta da una cabina telefonica di Latina e tuttora due agenti sono lì a piantonarla giorno e notte, ma nessuno si è presentato» spiega Niccolò.
«In effetti,» aggiunge Adriano, «al giorno d'oggi con i cellulari nessuno usa più le cabine telefoniche. Anzi che ancora esistono! Quindi deve essere stato qualcuno che non aveva il cellulare in quel momento o che non lo aveva proprio» riflette Adriano e Niccolò lo guarda dritto negli occhi per poi annuire sempre più vigorosamente.
«Hai ragione. Magari qualcuno che aveva il cellulare rotto o che non lo aveva perché gli era stato sequestrato o non poteva usarlo. Gabriele!» chiama allora Niccolò e il ragazzo accorre subito. Niccolò lancia un sorriso ad Adriano che sorride a sua volta perché forse la sua riflessione ha dato una svolta alle indagini.
«Ai comandi Ispettore!» asserisce la voce di Gabriele.
Niccolò lo guarda serio «Allora chiama i due agenti piantonati a Latina e dì loro di cercare negli archivi della polizia di Latina tutte le persone prive di un cellulare sotto sequestro e che quindi il giorno del furto della collana non potevano usarlo. Poi manda altri due agenti ad interrogare tutti i commessi dei negozio di telefonia e a farsi dare i nomi di tutti i proprietari che hanno portato il loro cellulare ad aggiustare nel giorno del furto. Tutto chiaro?».
Gabriele asserisce.
«Chiarissimo capo!» - e fa subito dietro front, andando immediatamente a riferire gli ordini.
Adriano guarda Niccolò che fa lo stesso.
«Pensi che ce la faranno? Potrebbe essere chiunque. Magari anche una persona che non si è portata il cellulare per sbaglio o che, sapendo che la polizia è in grado di rintracciare le telefonate, ha preferito usare la cabina telefonica».
Niccolò inspira e sta volta è lui a poggiare una mano sulla spalla di Adriano.
«So che sembra una ricerca impossibile, ma se non cominciamo mai rimarremo fermi allo stesso punto. Intanto proviamoci. E poi abbiamo acciuffato la professoressa e il gioielliere, magari se li faremo parlare ci aiuteranno a restringere il campo».
Adriano sorride e annuisce.
«È bello vedere che non si arrende mai capo» si complimenta Adriano e Niccolò gli sorride intenerito.
«Mai arrendersi, sopratutto in questo lavoro».
Adriano annuisce per poi sorridere comprensivo mentre, «Però vedo che ti sei arreso in altri ambiti della vita» - e questa volta passa al 'tu' perché quello davanti a lui non è solo l'Ispettore Moriconi, ma è anche - e sopratutto - il suo amico Niccolò. Quest'ultimo sospira e non si arrabbia con Adriano per aver toccato quel tasto dolente; al contrario lo guarda stringendogli la spalla.
«Purtroppo questa volta non potevo far altro che arrendermi».
Adriano scuote la testa, «E invece no. Io penso che l'amore sia un po' come il nostro lavoro: è fatto di alti e bassi, di problemi, di misteri irrisolti, di sparatorie... si fa per dire» ridacchia, «Nell'amore spesso si seguono delle tracce, degli indizi che l'altra persona ci lascia e che noi dobbiamo interpretare per capire se è possibile stare con questa persona e se questa persona ci vuole al suo fianco. A volte questi indizi sono più chiari, altre volte no. E poi ci sono punti morti, momenti in cui si arriva ad un vicolo cieco e ci si vuole fermare, ma come hai detto tu Niccolò, in questo lavoro non ci si arrende mai. E così si inizia ad a inseguire un'altra pista. Così come anche l'amore spesso è fatto di inseguimenti e come in un caso poliziesco si devono attuare altri metodi di approcci, così anche nell'amore c'è bisogno di cambiare quel tanto che basta per stare vicino all'altra persona. Perché nel nostro lavoro c'è sempre un compagno al nostro fianco con cui condividiamo ipotesi, pensieri e anche successi. Così nell'amore; l'amore si vive in due e spesso bisogna cambiare per far sì che tutto funzioni».
Questa volta è Niccolò che dopo quelle parole si passa una mano tra i capelli, scombinandoli involontariamente. È a bocca aperta per la descrizione che Adriano ha fatto dell'amore, con la metafora del lavoro di polizia. E si accorge che quello che ha detto è verissimo. Baby gli aveva lanciato tanti indizi che lui spesso non aveva voluto cogliere o che aveva ignorato. Poi, quando aveva quasi risolto il caso, ecco che un nuovo impedimento si era frapposto e adesso gli sembrava che tutto fosse un vicolo cieco. Ma come aveva detto Adriano: doveva semplicemente seguire un'altra pista e cambiare metodo di approccio. Il problema era però se quel nuovo metodo di approccio avrebbe funzionato. Sarebbe riuscito a riconquistare la donna che ama? E se invece facendo così l'avesse persa per sempre?
Infatti sospira e guarda a terra sotto lo sguardo comprensivo di Adriano che sapeva di aver fatto centro con quelle parole.
«E se invece cambiassi nel modo sbagliato e la allontanassi e basta? Come faccio a saperlo?».
Adriano scuote la testa e lo guarda inarcando un sopracciglio; sulle labbra un sorriso dolce.
«Me l'hai detto tu prima Niccolò: se non tentiamo non lo sapremo mai,» - gli stringe la spalla e lo guarda con speranza, «Tenta» lo incita Adriano e Niccolò gli sorride con tutta la propria sincerità, non riuscendo a non abbracciarlo come Adriano aveva abbracciato lui qualche sera prima.
Poi lo guarda e sorride, «Certo che erano proprio bello tutto quel paragone tra amore e il lavoro di poliziotto. Mai pensato di fare il poeta?» domanda divertito Niccolò per stemperare la tensione. Adriano scoppia a ridere.
«In effetti al liceo avevo intenzione di darmi alla scrittura, ma poi il brivido dell'avventura mi ha spinto ad andare in Accademia».
Niccolò ridacchia dandogli delle pacche sulla spalla.
«Secondo me avresti fatto successo» commenta poi sentendo le sirene di polizia avvicinarsi. Infatti il momento di allegria viene interrotto quando due macchine dell'FBI parcheggiano vicino all'abitazione e da una scende scende proprio Valerio con i suoi occhiali da sole scuri e il cartellino di riconoscimento.
«A proposito di tuo fratello, pensi che l'uomo di cui sospettiamo, quello delle pulizie, sia stato mandato da tuo fratello per spiarci e rubare il cadavere?» si azzarda a chiedere Adriano, avendo notato lo sguardo di Niccolò incupirsi all'arrivo del fratello. Quest'ultimo si schiarisce la gola e inspira.
Poi, «Non lo so,» risponde con lo sguardo puntato su suo fratello, «Ma lo scopriremo ora» aggiunge, avviandosi poi a passo spedito verso Valerio. Quest'ultimo sta ordinando a due dei suoi agenti di portare il cadavere nella sede dell'FBI.
«Il caso appartiene anche a noi!» urla mentre i suoi agenti ubbidiscono, sottraendo il cadavere agli agenti di Niccolò.
«Eccoti di nuovo qua a rubarmi il lavoro! Ammettilo, quanto ti diverte tutto questo?» sbotta Niccolò arrivato ad un passo da suo fratello. Adriano è alle sue spalle mentre cerca di riprendere respiro perché stare dietro ad un Niccolò infuriato non era per niente facile. Valerio a quelle parole si gira con un sorrisetto divertito e allarga le braccia, togliendo gli occhi e fingendo di essere sorpreso.
«Oh, ma guarda chi c'è! Hai paura che sia io a risolvere il caso e tu non riceva il premio dal tuo capo?» lo sbeffeggia Valerio e Niccolò stringe i pugni, chiudendo gli occhi per cercare di mantenere la calma. Vorrebbe spazzare via quel sorriso irritante dal volto del fratello. Gli occhi di Valerio sono sempre pieni di quel disprezzo ogni volta che guardano Niccolò, ma sta volta quest'ultimo non ha intenzione di tacere. Infatti, «Dovremmo lavorare insieme, collaborare in questo caso e invece non fai altro che sottrarmi il lavoro!» lo attacca Niccolò.
A quelle parole il volto di Valerio si trasforma in una maschera di rabbia e avanza di un passo verso suo fratello.
«Ah davvero? Lavorare insieme? Io e te? Eppure pensavo che lavorassi da solo da quando sei anni fa hai sparato a Lorenzo senza aspettarmi! Eppure ero sul volo di ritorno, potevi attendere e lo avremmo fatto insieme!» - e quella frase così cattiva colpisce Niccolò dritto al petto. Sa che Valerio si nasconde dietro l'ironia tagliente quando soffre, ma quella frase era stata esagerata. Adriano spalanca la bocca e rimane imbambolato a guardare i due. Gli agenti intorno fingono di non sentire e portano a termine i loro compiti. Niccolò chiude gli occhi e cerca di scacciare le immagini di Lorenzo. Sente dolore al cuore, un grandissimo dolore, ma questa volta invece di stare in silenzio alza lo sguardo in quello duro e arrabbiato di Valerio. Questa volta affianco ai sensi di colpa, ci sono le parole di Baby a dargli forza.
«Non è colpa tua», «Sai invece io cosa ho visto? Un eroe che ha deciso di sacrificare suo fratello per salvare altre vite», «Devi ricordare Lorenzo per le cose belle». Tutte le frasi che Baby gli aveva sussurrato dopo che lui le aveva raccontato il dramma. E sì, i sensi di colpa sono sempre lì presenti, ma quel giorno non accetta gli attacchi di suo fratello. Non sta in silenzio a subire. Infatti lo fissa con tanta rabbia, tanta quanta ce ne è negli occhi di Valerio.
Gli punta un dito contro il petto mentre «Ogni volta, da quel giorno non fai altro che rinfacciarmelo, ma non ne hai il diritto. Tu non sai com'è andata!» grida in preda alla rabbia e al risentimento Niccolò.
«Non me ne frega un cazzo di come sia andata! Ti avevo affidato nostro fratello e quando sono arrivato era morto ammazzato perché tu,» - e lo spintona, facendo quasi cadere Niccolò che però riacquista subito l'equilibrio e stringe i pugni, «tu gli avevi sparato!».
A quelle parole Adriano rimane senza fiato. Niccolò aveva ucciso suo fratello? Come era stato possibile? Anche se non sapeva della situazione, poteva giurare che Niccolò lo avesse fatto per un buon motivo e forse un giorno gliene avrebbe anche parlato.
Niccolò allora scuote la testa, «L'ho fatto perché c'erano in ballo altre vite».
«E valevano più di quella di Lorenzo? Eh?!» grida Valerio e Niccolò può giurare di vedere delle lacrime affiorare negli occhi del fratello, occhi stracolmi di dolore, come i suoi nel pensare a Lorenzo. Valerio però non lascia andare le lacrime e deglutisce per scacciarle. Niccolò sospira, la rabbia scema lentamente nel vedere il dolore negli occhi del fratello.
Poi lo guarda con rammarico, «Se solo mi avessi lasciato spiegare avremmo potuto affrontarlo insieme invece che farci la guerra per tutti questi anni».
Valerio però scuote la testa.
«Non c'è nulla da spiegare Niccolò. L'hai ammazzato. Non mi importa come, quando, perché, l'hai ammazzato e nessuno lo riporterà mai indietro. Quindi smettila di fare la vittima e occupati del tuo lavoro» sentenzia Valerio scuotendo la testa. Niccolò però legge negli occhi del fratello del dubbio, quasi come fosse dubbioso e per un attimo rivede il Valerio a cui era tanto legato prima che succedesse la tragedia. Rivede per una frazione di secondo gli occhi di quel fratello a cui ancora voleva bene. Perché c'era una piccola parte di Valerio, una parte nascosta, che avrebbe voluto abbracciare Niccolò e sfogarsi dal dolore represso per tutti quelli anni. Ma quella parte era appunto troppo piccola per sovrastare la catasta di disprezzo che lo sopprimeva.
Infatti dopo quelle parole è pronto a voltarsi, ma Niccolò lo richiama, capendo quanto sia impossibile parlare con lui di Lorenzo e di rappacificazione e così ritorna nelle vesti di Ispettore.
«Hai mandato tu un tuo agente fra i nostri?».
Valerio interrompe la sua chiamata e si volta contrariato mentre Niccolò fa cenno ad Adriano di avvicinarsi e mostrare a Valerio la foto dell'uomo in questione. Valerio rimane a bocca aperta quando lo vede e tenta invano di nascondere la sua sorpresa, ma  a Niccolò non sfugge niente e quando Valerio tenta di divagare, Niccolò lo blocca.
«Valerio devo saperlo. Quest'uomo potrebbe aver rubato il cadavere di Stefano e ucciso sia lui che Brandini. Baby lo ha visto una volta accanto alla teca con la collana falsa. È uno dei tuoi?».
Valerio si trova con le spalle al muro e per quanto non voglia collaborare con il fratello, non può mentire perché Niccolò, purtroppo, è un ottimo osservatore.
Così deglutisce e annuisce, rispondendo riluttante.
«Sì, era uno dei miei agenti, ma due anni fa lo mandai in una clinica di riabilitazione a Latina, dopo che si ubriacò per la centesima volta e mandò all'ospedale uno dei nostri agenti più giovani. Da quel giorno abbiamo sempre saputo che fosse lì. Non sapevo che fosse uscito e che fosse in giro».
«Si è messo a lavorare nella sede dell'FBI dove lavori come uomo delle pulizie. Possibile che non vi siate accorti fosse lui?».
Valerio scuote la testa, «Non abbiamo nessun uomo delle pulizie, solo donne» commenta allora e Niccolò spalanca la bocca.
«Ciò significa che è un infiltrato e ci ha mentito fin dall'inizio» constata Niccolò e Valerio lo guarda con disapprovazione.
«Pensi che nessuno dei miei uomini si sarebbe accorto della presenza di un estraneo? Forse tu sei abituato ad agenti di secondo categoria,» - e lancia uno sguardo di disapprovazione ad Adriano - che a sua volta lo guarda in cagnesco - e poi torna a guardare suo fratello Niccolò, «ma i miei sono agenti addestrati e stai certo che se ne sarebbero accorti» ribatte piccato Valerio, nel momento in cui gli squilla il cellulare e, lanciando un'occhiata sdegnata a suo fratello e ad Adriano, «Ora vado dato che io ho del vero lavoro da sbrigare» si congeda allontanandosi in fretta e furia.
«Mr. Simpatia!» sbotta allora Adriano senza controllarsi, riferendosi a Valerio. Niccolò fa spallucce.
«La simpatia non è mai stata il suo forte» commenta voltandosi poi a guardare Adriano. Quest'ultimo ancora rimugina sulla discussione di Valerio e Niccolò e la morte di Lorenzo, ma la tiene per sé perché è una cosa talmente delicata che sta a Niccolò decidere se parlarne. L'Ispettore Moriconi sa che Adriano ha sentito tutto e capito tutto, ma spera che non faccia domande. In realtà Adriano fa una domanda subito dopo, ma Niccolò sospira di sollievo quando si accorge che non riguarda affatto Lorenzo.
«Pensi che Valerio abbia detto la verità sull'uomo?».
Niccolò sospira e guarda seriamente l'altro.
«Mio fratello è tante cose, ma non è un bugiardo. Quindi sì, ha detto la verità. Quando gli abbiamo fatto vedere la foto è rimasto sinceramente sorpreso. Sono sicuro che davvero non se lo aspettasse e credo proprio che lui non centri nulla con tutta questa storia» - per fortuna! Avrebbe voluto aggiungere. Ci mancava solo il fratello invischiato in un caso di furto e doppio omicidio.
Adriano annuisce.
«Però non ci ha detto come è possibile secondo lui che l'uomo sia uscito dalla clinica per alcolisti».
Niccolò sogghigna, «Già è tanto che ci abbia detto qualcosa su quell'uomo!».
«Ripensandoci, se davvero quell'uomo è un infiltrato, come hanno fatto gli agenti della sede a non accorgersene?» - è la lecita domanda di Adriano alla quale Niccolò, con una mano sotto al mento nel tentativo di riflettere, risponde con un'altra domanda.
«E se anche gli agenti dell'FBI fossero complici?».
Adirano sobbalza.
«Pensi che nella sede di tuo fratello ci siano agenti corrotti?».
Niccolò si ritrova ad annuire a quella domanda quando Adriano sussulta.
«Aspetta!» esclama richiamando subito l'attenzione di Niccolò e dandogli ormai solo del 'tu', cosa che a Niccolò non dispiace affatto, «Ti ricordi quando ci siamo-» - abbassa la voce e si guarda furtivamente intorno, «Ci siamo infiltrati nella sede dell'FBI?» - Niccolò annuisce e anche lui si accerta che nessuno abbia sentito, «Be',» riprende Adriano, «C'erano due uomini che volevano entrare a tutti i costi in obitorio, come se-» - ma Niccolò lo interrompe, «Come se cercassero qualcosa lì dentro!» - gli occhi gli si illuminano e Adriano annuisce con vigore.
«Esatto! Quindi lì da qualche parte potrebbe esserci-».
«La collana!» termina nuovamente Niccolò e Adriano annuisce divertito mentre «È bello questo fatto che termini le mie frasi» ridacchia e Niccolò lo guarda soprappensiero con un leggero sorriso.
«Sì scusa, è un vizio che ho preso da Baby» - e solo dopo aver pronunciato quel nome sente lo stomaco chiudersi. Si chiede cosa stia facendo Baby e non sa come mai, ma sente proprio il bisogno di raccontarle tutto. Lui! Lui che per tanto tempo l'aveva allontanata e aveva cercato di tenerla fuori da tutto - senza successo per la testardaggine e la caparbietà della ragazza - ora l'avrebbe voluta là al suo fianco a ipotizzare, come tante volte aveva fatto. E sorride per un secondo quando ripensa alla frase di Baby: «Saremmo un'ottima coppia io e te!». In quel momento Baby parlava di coppia in ambito lavorativo ed ora Niccolò si ritrova ad ammettere che sì, sarebbero stati una bellissima coppia in ambito lavorativo, ma anche amoroso. Sospira. Come è possibile che gli manchi così tanto quella tempesta di ragazza?
Sospira un'ennesima volta, guardando Adriano che nuovamente ha capito tutto, ma rispetta i tempi e il silenzio di Niccolò, cosa che quest'ultimo apprezza moltissimo. Scuote la testa mentre Adriano domanda, cambiando discorso, «Quindi come ci muoviamo?».
Niccolò si lecca le labbra e lo guarda in serietà.
«La nostra è solo un'ipotesi, non sappiamo se la collana sia veramente nell'obitorio nella sede dove lavora mio fratello e di certo non possiamo infiltrarci,» - poi si accorge della frase che ha detto e guarda Adriano che ha un sorriso divertito in volto, infatti «Una seconda volta, non possiamo infiltrarci una seconda volta,» precisa Niccolò ed Adriano annuisce cercando di tornare serio, ma rivivendo con la mente quei momenti surreali, «Quindi per ora aspettiamo. Quando avremo altre prove allora avvertiremo mio fratello. Adesso torniamo in centrale per interrogare i sospettati e per quanto riguarda l'autopsia, sarà di nuovo tra le mani di mio fratello, quindi cercherò di parlarci per farla ricevere anche a noi».
Adriano, attento, annuisce.
«Quindi adesso dobbiamo aspettare i risultati dell'autopsia sul cadavere di Brandini che ci confermino che sia stato ucciso da due persone. Ne frattempo stiamo cercando la persona anonima che ha fatto le chiamate dalla cabina telefonica di Latina,» riepiloga Adriano sotto i segni d'assenso di Niccolò, «E stiamo cercando anche quest'uomo misterioso, ex agente dellFBI che tuo fratello dice sia scappato dalla clinica per alcolisti, giusto?».
«Giusto».
Adriano sospira, «Wow, quante cose».
«Già,» mormora Niccolò capendo la preoccupazione di Adriano, «Dobbiamo rimanere concentrati per non perderci nulla. Ora torniamo alla centrale».




In centrale Niccolò non conclude nessun interrogatorio. Né la professoressa né il gioielliere vogliono parlare e chiedono addirittura un avvocato che lo difenda. Dopo tre ore di minacce per farli parlare, Niccolò si prende un momento di pausa, uscendo dalla sala interrogatori e lasciando i due interrogati con Elisa e Adriano. Il Commissario Gervasi non si era fatto sentire, ma Niccolò non lo biasimava affatto dopo ciò che gli era successo.
Si reca nel proprio ufficio e nella strada prende una bottiglietta d'acqua frizzante alla macchinetta automatica. Entra nel suo ufficio, si siede alla scrivania e sospira. L'occhio gli cade immediatamente su un foglio che Niccolò afferra con uno scatto della mano. Lo apre e sente mancare un battito quando lo legge.
'Che causalità che Baby Gervasi abbia trovato quel test di paternità proprio il giorno dopo la vostra bella nottata d'amore. Già, proprio una casualità...
Gliel'ho detto Ispettore Moriconi: deve lasciar perdere altrimenti le si ritorcerà tutto contro ed ora sia lei che la povera Baby state soffrendo. Oh, quando mi dispiace.
Lasci perdere finché è ancora in tempo, altrimenti le cose peggioreranno.
Si ricordi: prima o poi giustizia viene fatta per tutti.
Saluti caro Ispettore!'.
Di nuovo una minaccia, di nuovo scritta al computer. Quindi era colpa di questa persona se il test di paternità si trovava proprio in quel cassetto. E come faceva quella persona a sapere tutte quelle cose? Niccolò accartoccia il foglio e in un impeto di rabbia con un lancio lo scaglia contro la parete di fronte a sé. Chi è? Chi è che non vuole vederlo felice? Forse la stessa persona che ha organizzato il furto. Sì, ma chi? Niccolò vuole scoprirlo, deve farlo. Non può farsi abbattere da delle minacce. Deve proteggere Baby però perché l'anonimo ha minacciato di fare del male anche a lei. E allora decide che farà tutto in silenzio, condividerà informazioni con meno persone possibili perché se quelle minacce sono vere, rischiano grosso tutti quanti ed è sempre più convinto che ci sia qualcuno a lui vicino che lo abbia tradito.
Fa il giro della divano, raccoglie il foglio e lo rilegge. 
'Lasci perdere finché è ancora in tempo, altrimenti le cose peggioreranno.
Si ricordi: prima o poi giustizia viene fatta per tutti.
Saluti caro Ispettore!'.
Inspira arrabbiato e frustrato mentre rilegge quelle poche righe maligne. Non riesce a capire, eppure più le rilegge, più quelle ultime parole gli suonano famigliari. Dove le ha sentite?
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Dove le avrà sentite?🤔
Il mistero si infittisce!😬❣️
Voi vi siete fatt* delle idee?🤍
Come sempre grazie di cuore a voi che seguite la storia! Spero che vi stia piacendo...🌟💚
Un bacio grande💜

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