CAPITOLO 26

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'Sono andato già al lavoro. Per la colazione chiedi ad Adriano (sperando che non ci abbia sentiti ieri notte altrimenti sarà molto imbarazzante). A dopo amore.
P.s. Sei bellissima quando dormi'.
Queste erano le parole scritte sul bigliettino che Baby aveva trovato sotto al cuscino una volta svegliatasi. Aveva sorriso nel leggerlo e il cuore aveva svolazzato nella gabbia toracica nel leggere come l'aveva chiamata: amore. Così aveva chiuso gli occhi e si era stretta il bigliettino al cuore, sorridendo in modo ebete, innamorata. Allora era corsa in bagno a darsi una sciacquata e a fare pipì. Erano le sette e un quarto e doveva vedersi con Bella alle otto meno dieci, quindi doveva sbrigarsi se non voleva perdere l'autobus per arrivare a casa della migliore amica.
Quando era entrata in cucina non aveva fatto caso ad Adriano che stava mettendo su il caffè. Baby era andata dritta verso il frigorifero ed era saltata in aria quando Adriano le aveva dato il buongiorno. Baby non sapeva perché, ma era arrossita dalla testa ai piedi e Adriano era scoppiato a ridere perché non aveva detto nulla, l'aveva solo guardata! Baby però aveva perfettamente intuito il contenuto di quello sguardo che Adriano aveva accompagnato poi con una battutina.
«Fuoco e fiamme ieri sera eh? Devo dire a Niccolò che finché resto qua dovrà far insonorizzare la mia stanza!».
Poi era scoppiato a ridere mentre Baby si guardava intorno imbarazzata. Adriano poi le si era avvicinato e l'aveva rincuorata dicendole che non doveva affatto preoccuparsi ed era contentissimo che avessero concluso qualcosa perché si vedeva chiaramente l'attrazione - e da qualche tempo anche l'amore - che univa Baby e Niccolò. Baby allora aveva sentito l'imbarazzo scemare e, mentre sorseggiava una tazza di caffè e latte, si era lasciata andare con Adriano, raccontandogli tutto. Adriano era davvero un ascoltatore ideale e una persona con cui si poteva parlare benissimo e di tutto. Ascoltava, faceva battute mai volgari o esagerate e nei momenti giusti. Più ci parlava, più Baby avrebbe voluto continuare per tutta la mattinata. Ovviamente, raccontandogli della sera prima, aveva omesso la parte della morte di Lorenzo e tutto ciò che lo riguardava, ma si era aperta con Adriano, raccontandogli la parte in cui lei e Niccolò si erano confessati, implicitamente, il loro amore.
«Prima o poi ti dirà che ti ama. O magari l'ha già fatto mentre dormivi!» scherza Adriano, ma è serio quando rassicura Baby sul fatto che prima o poi Niccolò si sarebbe dichiarato apertamente.
«Tu dici? Perché io sento davvero di voler costruire na vita con lui» bofonchia Baby con leggera insicurezza, facendo roteare il cucchiaino dentro la tazza piena fino a metà.
Adriano la guarda e sorride teneramente nella direzione della ragazza.
«Ma certo Baby, assolutamente. Lavoro per Niccolò da cinque anni e posso assicurarti che è una persona molto pacata quando si tratta di decisioni importanti. E in questo caso credo proprio che questa sia importantissima. Quando sarà il momento succederà,» la rassicura il ragazzo e Baby annuisce, guardandolo con gratitudine. Adriano ha ragione: Niccolò ha bisogno di tempo, ma già le aveva dimostrato che poteva esserci qualcosa facendo l'amore con lei la sera preveniente, no? Poi il ragazzo guarda Baby e sorride, «E poi sta riflettendo bene se mettersi con te dato che lo trascini sempre nei guai!» aggiunge concitato Adriano e Baby ridacchia, bevendo un altro sorso di cappuccino.
«Hai ragione,» afferma divertita la ragazza, «lo faccio impazzire. Niccolò è davvero paziente con me! A volte non mi sopporto da sola!».
A quell'affermazione Adriano strabuzza gli occhi e inarca un sopracciglio, schiarendosi la gola.
«Ehm, scusa? Solo Niccolò è paziente con te? E io che dovrei dire? Ti sei scordata delle volte che sei entrata in centrale e ho rischiato di fare a botte con te per impedirti di entrare?».
«Senza riuscirci» aggiunge Baby scoppiando ridere davanti al tono divertito e di giocoso rimprovero di Adriano. Ovvio che non si è scordata di tutte quelle volte che Adriano tentava di fermarla e lei, cocciuta, voleva oltrepassarlo a tutti i costi. Infatti allunga una mano per stringere quella di Adriano che la guarda dolcemente.
«Hai ragione Adriano, se Niccolò è paziente, tu sei proprio un santo!» - e a quelle parole anche Adriano ride, stringendo la mano di Baby e accarezzandone il dorso. Si perdono in chiacchiere e battute altri minuti fin quando il cellulare di Adriano vibra e quest'ultimo distoglie lo sguardo da quello di Baby per vedere chi sia. È un messaggio di sua madre. Quando lo legge lo sguardo si incupisce e il sorriso di spegne. Tutto ciò non passa inosservato allo sguardo di Baby che, mentre Adriano spegne lo schermo del cellulare e lo ripone in tasca, va a posare la tazza vuota nel lavabo.
«Tutto bene?» domanda poi, poggiandosi con il sedere contro il bordo del lavabo ed incrociando le braccia. Da quella posizione vede le spalle di Adriano afflosciarsi e il ragazzo sospira.
«Vorrei dirti di sì, ma sarebbe una bugia colossale. No, non va bene. Mi ha scritto mia madre per dirmi che devo finire di prendere la mia roba da casa e che se non vado entro la fine della settimana dà tutto in beneficenza alla chiesa» confessa il ragazzo con tono disarmato e tremolante. Baby sente come cerchi di lottare per non abbattersi, ma è difficile non farlo. Le si stringe il cuore nel sentirlo così. Adriano non le ha mai raccontato perché stesse da Niccolò, ma Baby non è stupida e lo ha ipotizzato. Adriano è gay e probabilmente la madre lo avrà cacciato di casa e l'unico da cui poteva stare era Niccolò.
Ora la cucina è silenziosa e Baby non riesce a sopportare questo desolato silenzio e così si mette dritta e raggiunge Adriano, affiancandolo e poggiandogli una mano sopra la spalla. Prende una sedia e si siede accanto al ragazzo che ha lo sguardo fisso sul tavolino in legno scuro e le mani che stringono prepotentemente la tazza vuota.
«Adriano...».
«Non voglio alcun tipo di compassione Baby» - il tono è freddo. Baby scuote la testa e gli afferra una mano.
«Non è compassione la mia. Voglio solo aiutarti a parlare e a sfogarti se ne hai bisogno».
A quelle parole Adriano alza lo sguardo ferito negli occhi di Baby e quest'ultima sente lo stomaco stringersi nel vedere il dolore che quel ragazzo, sempre così allegro, nasconde dietro quelle iridi marroni.
«Sì ne ho bisogno. Ne ho davvero bisogno» - e in quelle parole confessate con così tanta sincerità da parte di Adriano, Baby percepisci un tono supplicante e allo stesso tempo grato per ciò che lei gli stava offrendo: la possibilità di parlare per la prima volta per davvero.
Baby lo guarda con dolcezza e gli accarezza una guancia, per poi afferrargli le mani e stringergliele.
Rischia di fare tardi con Bella, ma ora Adriano è la priorità.
E così il ragazzo, a tratti guardando lei e a tratti guardando il tavolino, racconta di quando aveva iniziato a provare attrazione sessuale per ambo i sessi per poi capire di essere attratto prettamente dagli uomini. Suo padre, che lo era venuto a scoprire tramite un commento di Adriano durante un film al cinema, non aveva creato problemi, ma sua madre sì. Una volta saputo che il figlio fosse gay, lo aveva costretto ad andare addirittura dal prete a confessarsi, come fosse un peccato. E per un po' di tempo Adriano aveva creduto di essere sbagliato, poi però grazie ad alcuni amici del quartiere e a suo padre, si era reso conto che andava bene così com'era. Dopo quella confessione però, con sua madre parlava raramente, fino a che, il giorno prima, lo aveva definitivamente cacciato di casa. La cosa che più faceva male ad Adriano era che sua madre si vergognava, davanti alle amiche dello yoga, di ammettere di avere un figlio gay e aveva addirittura pensato di disconoscerlo. Ad ogni parola tremolante di Adriano, Baby sente un sasso sul cuore. È terribile crescere in questo modo; crescere con una madre, la persona che più ti ama al mondo, che non ti accetta e che vuole cambiarti, facendoti credere che tu sia diverso e quindi sbagliato. Baby stringe ancora di più la mano di Adriano quando quest'ultimo racconta della separazione dei genitori. Il padre si era trasferito a Milano a vivere ed aveva messo su una nuova famiglia. Lui, però, voleva continuare gli studi a Roma e per questo era rimasto a casa con la madre che non gli permetteva mai di portare un amico a casa, nemmeno per studiare.
Da quando si erano divorziati i genitori, suo padre lo chiamava ogni tanto e gli ripeteva di farsi coraggio, ma non era lo stesso che averlo in casa.
«Da quando ho iniziato a vivere solo con mia madre ho sempre dovuto essere diverso da quello che sono. Non mi permetteva di comprare smalti per le unghie o di farmi crescere i capelli come volevo io. E solo perché credeva che io fossi malato e che avessi solo bisogno di tempo per guarire. Guarire? Guarire da cosa? Sono gay cazzo! Non dipende da me e non me ne vergogno. Non me ne sono mai vergognato. Eppure adesso che sono fuori di casa mi chiedo se forse sia stato io ad aver sbagliato qualcosa. Forse sono davvero sbagliato come dice lei?» - e nel porre questa domanda Adriano guarda Baby e quest'ultima legge nello sguardo del ragazzo tanta paura e una marea di dubbi.
Baby però scuote la testa e lo guarda dritto negli occhi con fare sicuro. Stringe ancora di più le mani di Adriano.
«Non dirlo neanche per scherzo. Tu non sei affatto sbagliato e non ha mai sbagliato nulla. Hai semplicemente sempre voluto essere te stesso, cosa c'è di sbagliato in questo?».
«Sì, ma essere me stesso a cosa mi ha portato? Ad essere cacciato di casa e non avere più una madre,» - sospira, «Forse avrei dovuto assecondare un po' anche le sue ragioni».
Baby è completamente in disaccordo e sa perfettamente che nemmeno Adriano è d'accordo con quello che sta dicendo, ma è spaventato. Così corruccia le sopracciglia e «Assecondare tua madre? Una donna che non ha fatto altro che farti sentire sbagliato per tutta la vita?».
Adriano alza gli occhi dubbiosi in quelli di Baby.
«Ma è mia mamma...».
Baby scuote la testa.
«Ciò non significa che abbia ragione,» - Adriano abbassa lo sguardo e Baby sospira perché non le piace vedere quel ragazzo sempre tanto su di giri, così affranto solo perché è sempre stato costretto a reprimere sé stesso. Così inspira e riprende con sicurezza, «Senti Adriano, non ci conosciamo da moltissimo, ma ho già capito come sei fatto. Sei forte e quello che sta parlando ora non sei tu. Torna in te. Mi hai detto che non ti sei mai vergognato di essere gay ed è giustissimo! Non ti devi vergognare di essere gay perché non c'è nessun problema! Come non c'è un problema ad essere lesbica o trans o quello che vuoi! La cosa più bella che ci sia a questo mondo è essere te stesso. Ti piace mettere lo smalto? Cazzo, mettitelo! Vuoi avere i capelli lunghi e fucsia, fallo! Non c'è nulla di sbagliato in questo!» esclama Baby trasportata dal discorse ed Adriano la guarda ammirato, con gli occhi luminosi e un po' di speranza in più. Baby gli sorride, «Non c'è e non ci sarà mai nulla di sbagliato nel voler essere sé stessi» conclude Baby con un gran sorriso di incoraggiamento rivolto al ragazzo seduto di fronte a lei. Quest'ultimo lentamente raddrizza le spalle e respira profondamente. Poi la guarda e ridacchia.
«Cacchio, che bel discorso. Se tu fossi stata un ragazzo ti avrei già baciato!» scherza Adriano stemperando un po' la situazione e Baby si lascia andare ad una risata donandoci una pacca sulla spalla.
«Scemo!» lo sbeffeggia lei, per poi tornare seria quando Adriano fa lo stesso e la guarda dritta negli occhi.
«Non è mai stato semplice essere gay e avere la donna più importante della tua vita contro, come non è facile vivere al giorno d'oggi ed essere gay, quasi fosse un fardello da portare sulle spalle. Però lo hai detto tu stessa: non me ne sono mai vergognato e mai me ne vergognerò,» - le stringe la mano ed entrambi hanno gli occhi lucidi, «Perché non c'è nulla di cui vergognarsi nell'essere sé stessi. Anche se non sempre è facile» mormora il ragazzo prima di avvinghiarsi a Baby ed abbracciarla. Quest'ultima sorride, fiera del ragionamento di Adriano e ricambia l'abbraccio, stringendolo forte tra le sue braccia e gli lascia un bacio sulla spalla.
«È bello aver trovato una nuova amica,» le mormora Adriano nell'abbraccio e Baby sussulta e sorride con gli occhi lucidi per quella bellissima frase. Mentre sciolgono l'abbraccio, «Sei stata l'unica ad avermi ascoltato senza traccia di giudizio nella voce e nello sguardo. Ne avevo bisogno» confessa Adriano e Baby gli accarezza delicatamente una guancia mentre «Non ti giudicherò mai perché non c'è nulla da giudicare Adriano. Vai bene così come sei. Anche se non è facile vivere in una società chiusa come quella di oggi, devi essere fiero di te stesso perché non hai nulla che non vada. Nulla. E se tua madre non lo capisce mi dispiace, ma è lei a prendersi un figlio meraviglioso».
Adriano ridacchia emozionato e si asciuga una lacrima.
«Aò però pure te che me fai piagne de prima mattina!» scherza lui smorzando l'atmosfera e Baby scoppia a ridere per la capacità di quel ragazzo di saper affrontare i problemi e sopratutto la forza che ha dentro quel corpo da ragazzo.
Il telefono di Baby squilla proprio in quel momento ricordandole che è in un clamoroso ritardo. Infatti scatta subito in piedi.
«Cazzo! È tardi!» sbotta con le mani tra i capelli. Adriano la guarda e ride.
«Visto che mi hai fatto da psicologia mi sembra giusto ricambiare. Dammi il tempo di vestirmi e ti do un passaggio io».
Baby a quella riposta lo guarda con occhi sognanti e lo abbraccia di getto.
«Sei fantastico Adrià! Grazie grazie grazie!» esclama contenta lei, per poi allontanarsi di poco sotto le risate di Adriano che la guarda con un sorrisetto divertito e «Ribadisco: menomale che sono gay altrimenti se ci avesse visto Niccolò a quest'ora sarei in carcere».
Baby scoppia a ridere.
«Esagerato!» lo prende in giro, uscendo dalla cucina ridendo. Poi però si ferma e ritorna sui suoi passi, affacciandosi nella cucina dove Adriano sta lavando velocemente le tazze con cui hanno fatto colazione. Baby si corruccia e Adriano la guarda.
«Aspetta un attimo,» comincia la ragazza, «ma se tu sei gay e vivi con Niccolò sono io che mi dovrei preoccupare!» esclama poi Baby con un finto sguardo preoccupato che fa ridere di cuore Adriano.
«Se devo dirti la verità Niccolò è davvero un uomo attraente, ma non fa per me. E poi è il mio capo e preferirei evitare scene imbarazzanti sul lavoro».
Baby ridacchia e annuisce.
«Hai ragione. Quindi non c'hai mai fatto neanche un pensierino?» lo stuzzica Baby con sguardo furbetto. Adriano per tutta risposta le lancia addosso degli schizzi d'acqua che Baby evita con un urletto mentre «Fammi un'altra domanda del genere e ti scordi il passaggio a scuola!» la minaccia buffamente Adriano mentre Baby gli fa una linguaccia e corre in bagno a lavarsi per bene.



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