CAPITOLO 23

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«Sicuro?».
«Sicuro».
La porta si apre e per non destare sospetti Baby lascia immediatamente la mano di Niccolò e si distanziano leggermente, rimanendo sempre l'uno affianco all'altra.
Tre uomini dell'FBI fanno la loro entrata frettolosa nella stanza. I due a lato si fermano accanto alla porta mentre il terzo avanza, dirigendosi verso Baby e Niccolò.
Il suo sguardo è serio, poco amichevole e anche il tono non è da meno. Niccolò si chiede se ci sia qualcuno col volto simpatico e la voglia di scherzare in quella sede dove tutti sembrano arrabbiati col resto del mondo senza un motivo.
«Cosa succede qui?» domanda seccamente l'uomo a braccia conserte, pretendendo una risposta nell'immediato.
Niccolò con lo sguardo più freddo e serio possibile fissa l'uomo negli occhi e «Stavo portando via la ragazza» risponde in tono altrettanto secco.
L'altro si stranisce e avanza di un passo nella direzione di Niccolò. Quest'ultimo mantiene il sangue freddo perché sa che anche una sola mossa sbagliata può farlo finire in guai seri. Sostiene lo sguardo minaccioso dell'uomo e cerca di non voltarsi a guardare Baby che immagina sia davvero preoccupata. La sente solo sussultare per un attimo.
«Non ti ho mai visto qui. Posso sapere il tuo nome?».
Niccolò cerca di controllarsi dopo quella domanda e pensa il più in fretta possibile.
Poi, «Geronimo Salemi» sputa fuori con un'ostentata sicurezza e vede l'uomo davanti a sé riflettere per poi girarsi verso uno dei due uomini all'entrata e «Agente Moreno, vada nel database di ricerca e controlli che quest'uomo dica la verità,» ordina con tono burbero. Poi si gira verso Niccolò con un sorrisino irritante e, fissandolo negli occhi, «Sa', abbiamo saputo che c'è stata un'infrazione e non vorremmo avere brutte sorprese».
Niccolò può sentire Baby sospirare e lui deglutisce con difficoltà. La situazione si fa sempre più difficile, ma non può cedere. Ha la vita di Baby tra le mani e non commetterà di nuovo lo stesso errore.
Così stringe i pugni e mette su lo sguardo più saccente che possa fare. Sorride divertito e «Già, allora dato che c'è stata un'intrusione, perché non mi lascia portare via questa ragazza così che possiamo rimetterci alla ricerca? O vuole per caso farci perdere tempo per magari è lei l'intruso?» lo stuzzica Niccolò, puntandogli addirittura un dito contro petto. Sul volto dell'uomo si forma un'espressione incredula e adirata. Infatti, «Senti pivello del cazzo, non pensare di parlarmi così! E ora vattene prima che ti faccia pentire di essere stato mandato qui!» gli grida contro l'uomo, prendendo Niccolò per la spalla e spingendolo verso la pronta. Quest'ultimo sorride tra sé e sé, soddisfatto. Ha rischiato un bel pugno in faccia, ma almeno è riuscito a passare. Infatti Baby lo affianca subito dopo e sotto lo sguardo dell'uomo adirato escono dalla stanza, allontanandosi velocemente. Proprio in quel momento però l'agente che era stato mandato a verificare l'identità di Niccolò, torna correndo verso di loro mentre «Capo! Non esiste nessun Geronimo Salemi nel database!» esclama, attirando l'attenzione degli uomini nella stanza. A quel punto l'uomo che aveva importunato Niccolò e Baby esce fuori di corsa e «Prendeteli!» ordina gridando.
Niccolò allora guarda Baby che a sua volta guarda Niccolò. Uno sguardo che basta ad intendersi.
Poi «Baby,» la richiama Niccolò, «corri!» grida ed entrambi iniziano la loro corsa contro gli uomini. Tre agenti li stanno inseguendo e Niccolò li può sentire chiaramente intimargli di fermarsi, ma Baby e Niccolò procedono ripercorrendo al contrario la strada che Adriano e l'Ispettore avevano fatto all'andata. Niccolò afferra la mano di Baby perché glielo aveva detto: non l'avrebbe lasciata andare.
«Di qua! Di qua!» esclama Niccolò tirando Baby per un braccio e facendola svoltare a destra. I loro passi rimbombano per i corridoi e Niccolò sa che se non si sbrigano presto avranno tutta la centrale alle calcagna.
«A destra! Poi a sinistra!».
«Fermatevi o spariamo!» sentono gridare dietro di loro e Baby guarda terrorizzata Niccolò.
«Hanno detto che ci sparano!».
Niccolò la guarda rallentando leggermente e cerca di tranquillizzarla.
«Tranquilla, lo dicono solo per spaventarci, non lo faranno mai!».
E non appena Niccolò termina la frase, una serie di proiettili colpiscono il terreno sotto i loro piedi. Baby grida e Niccolò impreca.
«Cazzo! Sparano sul serio!» sbotta Niccolò con il fiatone. Così tira Baby per il braccio e la costringe a correre davanti a lui. Se qualcuno deve essere colpito da un proiettile, non sarà Baby. Si prenderebbe addirittura un proiettile per lei? Sì, lo farebbe eccome.
«Ci siamo quasi!» esclama Niccolò con le gambe stanche e sentendo i proiettili aumentare. Non sa se non li stanno colpendo perché non possono o perché sono negati come cecchini.
«Sono troppi! Dobbiamo seminarli!» esclama Baby e sta volta è lei a prendere la decisione. Infatti subito svolta l'angolo e adocchia la prima porta aperta, afferrando Niccolò per un polso e trascinandolo dentro.
Subito chiudono la porta e i loro respiri affannati si condensano nella stanza. È piccola, fredda e abbastanza buia. Entrambi si fermano ad ascoltare il rumore dei passi degli agenti che li stanno inseguendo e la voce di uno di loro che ordina di trovarli immediatamente.
«Aspettiamo che si allontanino e corriamo subito fuori» mormora allora Baby, allontanandosi leggermente della porta e guardando Niccolò che, calmando il respiro, fa un sorrisino divertito.
«Ci stai prendendo gusto dare ordini, eh?».
A quelle parole anche Baby si lascia andare divertita.
Gli fa un occhiolino mentre «Mi sto preparando per quando anche io diventerò Ispettrice» ribatte, scatenando l'ilarità di Niccolò. Baby indietreggia ancora di un passo, divertita, sbattendo il gomito contro qualcosa di duro.
«Aio!» si lamenta a bassa voce e si volta per vedere cosa fosse. In quel momento Niccolò trova l'interruttore e, accendendo la luce, scoprono che Baby ha sbattuto contro il manico di una scopa perché si trovano... in uno sgabuzzino!
Niccolò allora non può fare a meno di scoppiare a ridere.
«È la seconda volta che mia trascini dentro uno sgabuzzino. Mi dovrei preoccupare?» la sbeffeggia e Baby lo guarda alzando gli occhi al cielo con divertimento. Poi inarca un sopracciglio e «Be', non mi sembra che l'ultima volta in uno sgabuzzino ti sia andata male, no?» lo stuzzica lei e Niccolò sorride, alzano le mani in segno di resa.
«Oh no, per niente! Anzi, per quanto mi piacerebbe fare un bis, purtroppo questo non è lo sgabuzzino adatto. Sento silenzio, penso che possiamo andare» mormora, scambiando con Baby uno sguardo d'intesa che fa capire ad entrambi quanto si desiderino. Baby allora annuisce, assumendo un portamento serio e osserva Niccolò aprire la porta e darle l'ok. Subito escono e a passo veloce Baby segue Niccolò. Pochi minuti dopo imboccano un corridoio lungo e Niccolò si volta a sorridere a Baby perché lo riconosce. La porta infatti è a pochi metri da loro e a Niccolò sembra di vedere la luce già, se non fosse per i due poliziotti che si piazzano davanti all'entrata.
«Cazzo!» sbotta Niccolò e Baby si ferma di getto, terrorizzata. Niccolò si volta e vede i poliziotti che li inseguivano avvicinarsi. Li hanno ritrovato! Poi si rigira. È questione di pochi secondi. Così afferra il polso di Baby e la costringe a guardarlo.
«Ehi, mi serve che tu sia coraggiosa ora, ok?».
Baby annuisce spaurita, ma la fiducia che legge negli occhi di Niccolò la fa risollevare e il suo sguardo si fa più sicuro, «Quello a destra tenterà di afferrarti, tu abbassati e colpiscilo con il teaser, poi scappa subito! Io penso a quello a sinistra!» le spiega e Baby annuisce. Hanno pochissimo tempo. E agiscono subito. Baby fa come Niccolò le ha detto. L'uomo tenta di prenderla, ma Baby lo elettrizza con una potentissima scarica del proprio teaser e l'uomo grida per il dolore alla gamba, accasciandosi.
Niccolò si occupa dell'altro.
«Fatti avanti bestione!» esclama e si lancia su di lui, puntandogli il teaser al petto. Peccato però che si sia scordato che il suo teaser era scarico. Infatti, «Oh cazzo» mormora quando l'uomo davanti a lui lo afferra per il collo e lo solleva da terra.
Sente l'aria mancare, poi quella voce.
«Ehi idiota! Lascialo stare!».
L'uomo si gira a quelle parole e Niccolò vede Baby scagliare un pugno in pieno volto all'uomo che per proteggersi lascia andare Niccolò che torna con i piedi per terra.
«Cazzo che male!» esclama Baby dopo aver sganciato quel pugno e scuotendo la mano che stava iniziando già a gonfiarsi.
Niccolò allora assesta un calcio in pancia all'uomo che cade stremato a terra. Poi spalanca la pronta.
«Via via via! Corri!» esclama con l'adrenalina in circolo. È rimasto spiazzato dal gesto di Baby. Finalmente fuori vedono ad aspettarli Adriano che ha già messo in moto la macchina ed è affacciato al finestrino con gli occhi terrorizzati e spalancati. Gesticola mentre «Dai dai dai veloci cazzo!» grida incitando Baby e Niccolò a salire in macchina. Questi ultimi ci sono quasi. Parte un altro proiettile sparato dagli agenti dell'FBI che li stanno inseguendo. Niccolò spaventato dal rumore spinge Baby in auto per proteggerla e fa appena in tempo a chiudere lo sportello che Adriano parte con uno stridio di ruote.
Sono salvi. Gli agenti hanno smesso di seguirli.
Nell'auto c'è silenzio e si sentono solo i respiri affannati di Niccolò e Baby. Quest'ultima di massaggia la mano e Niccolò la guarda.
Anche Baby si gira lentamente verso di lui, ma fa una faccia terrorizzata e si avvicina a Niccolò.
«Ti hanno sparato!» grida e Adriano spalanca gli occhi guardando i due ragazzi dallo specchietto retrovisore.
Niccolò guarda dove la mano di Baby sta indicando e vede sul braccio destro del sangue impregnato nella giacca della divisa. Immediatamente la toglie perché non sente dolore e poi espira rilassandosi.
«È superficiale per fortuna, nulla di che».
Non si pente di quella ferita perché se l'è fatta per aver salvato Baby e averla fatta salire in macchina per prima. Quest'ultima rilassa lo sguardo e si tranquillizza lentamente, forse consapevole anche lei del gesto di Niccolò. Si guardano entrambi. Niccolò si allunga per afferrare la cassetta del pronto soccorso nella tasca del sedile posteriore e la apre. Poi guarda Baby, tutto in silenzio. La ragazza fa una smorfia di dolore e accarezza di nuovo la mano leggermente violacea per il pugno. Niccolò la guarda e scuote la testa, addolcito mentre le afferra delicatamente la mano e la osserva.
«Guarda qua. Ti sembrava il caso di prenderlo a pugni quello là?».
Baby si morde il labbro e poi sorride leggermente.
«Ehi! Tu ti sei quasi preso un proiettile nel braccio per me e io non posso ricambiare con un pugno all'uomo che ti stava strangolando?» ribatte subito lei e Niccolò non riesce a trattenere un sorriso mentre inizia a fasciare la mano di Baby.
Già, si era quasi preso un proiettile per lei. Che cosa gli stava succedendo? Stava cambiando. Da quando faceva queste cose? Da quando aveva smesso di fingere che le persone non gli imporrassero.
«Avresti potuto rompertela» risponde però Niccolò, fingendo di non aver sentito la risposta di Baby. Quest'ultima alza gli occhi al cielo e poggia l'altra sua mano su quella di Niccolò. Quest'ultimo alza di scatto la testa e Baby gli sorride.
«Invece di fare il duro, potresti semplicemente ringraziarmi e dirmi che sono stata bravissima?».
Niccolò spalanca gli occhi e lo stesso fa Adriano. Infatti è quest'ultimo a parlare.
«Bravissima? Sì! Bravissima a farci quasi uccidere! Mi serviranno venti sedute dallo psicologo per riprendermi da quello che è successo oggi!».
Baby ridacchia e alza ancora gli occhi al cielo.
«Va bene va bene, avete ragione, scusate. Ma almeno abbiamo ottenuto ciò che volevamo!».
«Sì, spera solo che ne sia valsa la pena!».
«Se è per aiutare mio padre a risolvere questo caso ne varrà sempre la pena» mormora Baby, quasi come se non volesse farlo sentire a nessuno. Niccolò la guarda e sente il cuore stringersi. Baby ancora non sa nulla. Ed è stata coraggiosissima. Certo, hanno rischiato la vita, ma è stato bello vedere come non si sia tirata indietro. Dopo aver fasciato la mano di Baby e averle sorriso, passa a medicare il proprio graffio - per fortuna non troppo profondo - mentre riflette su tutto ciò che avevano passato. Di nuovo in macchina c'è silenzio, come se ognuno dovesse elaborare ciò che era appena accaduto. Avevano raggirato l'FBI ed erano riusciti a fuggire senza essere riconosciuti. Poi sobbalza e sgrana gli occhi, smettendo di tamponare la ferita.
«Cazzo! Le telecamere!» sbotta, attirando l'attenzione degli altri due ragazzi in macchina, «Quando io e Baby siamo scappati ci hanno ripresi! E avranno ripreso anche la targa! Cazzo di nuovo!» esclama Niccolò e Baby sgrana gli occhi.
«Siamo finiti!» sbotta Baby, ma in quel momento Adriano allunga una mano per cercare qualcosa nel cruscotto per poi lanciarla sul sedile tra Niccolò e Baby. Quest'ultima l'afferra e se la rigira fra le mani. È una piccola scheda, una specie di SIM.
«È la memoria di tutte le telecamere. L'ho sottratta mente tornavo, per scrupolo. Non c'è problema ora. Come se non fossimo mai stati lì».
A quelle parole Baby e Niccolò esultano e si illuminano gli occhi ad entrambi.
«Grande agente Cassio!» esclama Niccolò dandogli una bella pacca sulla spalla e tornando a prendersi cura della propria ferita, ora rasserenato. Anche Baby saltella sul posto e poi per la felicità lascia un bel bacio sulla guancia di Adriano, felice di essere sani e salvi.
Quest'ultimo ridacchia per il bacio e «Per fortuna sono gay, altrimenti Niccolò mi avrebbe già licenziato!» lo prende in giro e Niccolò alza gli occhi al cielo, dandogli una spintarella, ma senza distoglierlo dalla guida. Tutti e tre sorridono ora più sereni e Adriano è soddisfatto di ciò che ha compiuto.
Una bella promozione se la merita proprio!



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