CAPITOLO 32

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«Tieni».
Baby afferra il bicchiere tenendo lo sguardo puntato sul pavimento.
«Attenta che scotta» aggiunge l'uomo, prendendo posto sulla sedia accanto a quella di Baby. Quest'ultima non sente nemmeno le dita che bruciano tanto è il dolore che le offusca la mente. Si limita a stringere il bicchiere di tè fra le mani e ad osservare apatica il fumo che esce dalla bevanda bollente. Il tè delle macchinette dell'ospedale non è il massimo della bontà, ma Valerio non sapeva che altro prenderle da bere dato che di acqua né avevano bevuta entrambi abbastanza e di caffè pure. Avevano passato la notte svegli mentre i medici operavano Niccolò e adesso, alle cinque e cinque del mattino erano seduti fuori dalla sala operatoria, immersi nel via vai dei medici che sembrava solo ora essere scemato. Infatti adesso la sala d'attesa era semi vuota e l'unico rumore che rimbombava era il piede di Valerio che batteva a terra. I medici avevano detto loro di non poter ancora vedere Niccolò perché le condizioni del ragazzo non erano stabili. Baby aveva avuto quasi un mancamento nel sentire quelle parole ed aveva fissato le porte della sala operatoria come si guarda qualcosa di tanto bramato. Non era convinta di poter riuscire a reggere un'altra valanga di dolore. Sembrava un'odissea infinita. Non riusciva a vedere la luce in fondo al tunnel perché ogni volta che credeva che la situazione potesse migliorare, Niccolò le dava motivo di credere che si sbagliasse, che non c'era speranza. Baby però non voleva arrendersi. Era stanca, provata dagli eventi, dormiva poco e male e piangeva in continuazione. Nonostante questo, però, una parte di lei rimaneva strenuamente aggrappata a quella promessa che Niccolò le aveva fatto: 'Non ti lascio' le aveva detto lui e Baby continuava a crederci, a sperarci, a ripetersi quelle tre parole ininterrottamente nella testa, cercando di scacciare via il buio della paura che la trascinava nella perdita di speranza. Beve un sorso di tè fissando il pavimento bianco e azzurro dell'ospedale. Dalla parte di Valerio arriva un sospiro. Poi delle parole che rompono il silenzio desolato.
«Non ho mai odiato Niccolò, mai. Non so perché lui lo credesse, ma non l'ho mai fatto».
A quelle parole Baby batte le palpebre più volte velocemente e tira su la testa, guardando Valerio, senza alcun cenno espressivo particolare sul volto. Il dolore per Niccolò sembra averla prosciugata di tutte le altre emozioni.
Si appoggia mollemente contro lo schienale della sedia e guarda Valerio mentre, «È stato costretto ad uccidere vostro fratello e da quel giorno tu non gli hai più rivolto la parole e lo hai lasciato solo, è normale che creda che lo odi».
Valerio sogghigna e scuote la testa, bevendo l'ultimo sorso del suo tè.
«L'odio è un sentimento troppo grande, troppo brutto,» sentenzia, sollevando i propri occhi in quelli di Baby che ora sembra scorgere un nuovo Valerio, un Valerio pentito, «Un sentimento davvero orribile da provare, sopratutto verso un fratello e io non ho mai voluto abbandonarmi all'odio. Sì, l'ho disprezzato, quasi l'avrei voluto prendere a botte quando ho visto cosa aveva fatto, ma non sopporterei l'idea che-» - Baby si meraviglia quando vede gli occhi di Valerio farsi lucidi e un singhiozzo interrompere le sue parole; l'uomo si asciuga in fretta una lacrima e scosta lo sguardo da quello di Baby, quasi come se fosse scottato nel mostrare la propria debolezza e riprende, «Non sopporterei l'idea che Niccolò morisse pensando che suo fratello lo odi perché non è così. Io non odio Niccolò».
«E glielo dirai perché lui non morirà» sentenzia Baby freddamente, facendo rovesciare qualche goccia di tè sul pavimento, fissando con sicurezza gli occhi di Valerio. Non sa da dove quella sicurezza sia venuta fuori, ma nel sentire le parole di Valerio e nello scorgere gli occhi dell'uomo pregni di dolore, ha sentito una scarica di adrenalina avvampare in lei e ha dovuto marcare quella parole, quasi la sua fosse una sorta di ribellione alle condizioni tragiche di Niccolò. Ora è Valerio ad abbassare lo sguardo sul pavimento mentre annuisce fievolmente.
«Sì,» - si passa stancamente una mano sugli occhi, «sì, Niccolò ce la farà, ma se non-».
Baby batte un piede a terra e si alza di scatto.
«Non c'è nessun 'ma' Valerio. Ce la farà punto e basta».
Le mani le tremano, gli occhi sono lucidi e le labbra martiriate dai denti. Ha paura. Valerio allora la guarda con occhi spenti. Si passa una mano tra i capelli, nervosamente e Baby in cuor suo sorride perché è lo stesso gesto che ha visto fare migliaia di volte a Niccolò.
«Tu ne sei sicura?» domanda dubbioso e spaventato Valerio, «Perché dopo gli ultimi avvenimenti sto iniziando a pensare che-».
«Me l'ha promesso. Me l'ha promesso» ripete Baby cercando di nascondere il tremolio della voce, sotto lo sguardo attento di Valerio che poi sospira ansiosamente e, strizzando gli occhi, «Hai ragione. Hai ragione, ce la farà» mormora poi, alzandosi per andare a buttare il bicchiere vuoto del tè mentre Baby si risiede ed ingurgita nervosamente due sorsi del suo. Di nuovo lancia uno sguardo alle porte dietro cui è nascosto Niccolò. Chiude gli occhi per fermare il pianto. Quanto le manca? Da impazzire. Perché non si sveglia? Perché non si alza da quel letto e non apre quella maledetta porta? Perché? Perché non torna da lei?
«Signorina tutto bene? Vuole un panno per asciugarsi?».
A quella domanda Baby si riscuote. Non si era nemmeno accorta dell'infermiere che si è arrestato davanti a lei. Lo guarda stralunata.
«Eh?».
Non capisce fin quando l'infermiere non le indica la chiazza di tè per terra e i pantaloni della tua zuppi; il bicchiere accartocciato fra le mani bagnate del liquido della bevanda. Non si era accorta che nell'impeto dei suoi pensieri aveva rovesciato il tè a terra, stritolando il bicchiere fra le mani.
Così si alza di scatto e indietreggia con la bocca aperta. Guarda l'infermiere con sguardo impaurito tanto che l'uomo premurosamente le si avvicina per cercare di darle una mano, ma Baby indietreggia.
«Io- io- scusi!» balbetta prima di correre via e raggiungere il bagno. Non appena è entrata si chiude dentro, lanciando il bicchiere nel secchio dietro la porta e fiondandosi sui lavandini. Chiude gli occhi con le mani poggiate sul lavabo centrale. I capelli sono spettinati, la maglietta e i pantaloni macchiati di tè, ma l'unica cosa che le importa è Niccolò. È arrabbiata; è arrabbiata perché non può fare niente e questa impotenza la manda fuori di testa. Sente montare la rabbia tanto che alza lo sguardo verso lo specchio e fa l'unica cosa di cui sente di avere bisogno: grida. Grida allo specchio, insulta sé stessa e poi Niccolò.
«Vaffanculo! Vaffanculo a me e ai mie sentimenti di merda e vaffanculo a te Niccolò! Vaffanculo a te e all'amore che provo per te! Perché ti amo! Ti amo cazzo ed ecco come mi ritrovo!» - e adesso le grida non sono più sole, ma accompagnate da veloci pugni contro lo specchio e contro la parete al suo fianco. Le mani le fanno male e le grida adesso iniziano a diventare anche grida di dolore. Le nocche sono rosse e forse alcune si sono anche spaccate. Ma la rabbia offusca il dolore, le offusca la mente: il volto è rosso, i denti digrignati, le mani strette prendono a pugni lo specchio e si sfogano della rabbia e il dolore repressi. I capelli le vanno davanti al viso, facendola sudare.
«Vaffanculo! Vaffanculo! Vaffanculo!» grida esausta tanto che non sente nemmeno la porta del bagno aprirsi e due mani afferrarla per le spalle e tirarla indietro. Baby riconosce subito Adriano dal profumo che indossa. E per la seconda volta è lui che viene a salvarla da sé stessa, dal suo dolore. È Adriano a regalarle un po' di pace, abbracciandola senza fare domande. Baby infatti percepisce il dolore alle mani e si getta fra le braccia di Adriano, piangendo a dirotto.
Adriano la stringe forte e le lascia tanti baci fra i capelli, permettendole di piangere sul suo petto.
«Non si sveglia Adriano, non si sveglia e io non ce la faccio più!» sbraita Baby con la voce attutita dalle labbra premute sulla felpa verde di Adriano. Quest'ultimo le passa una mano sulla guancia.
«Dagli tempo. Niccolò non è mai stato un uomo facile, anche a lavoro prima di darci una notizia importante ci faceva aspettare settimane!» cerca di sdrammatizzare Adriano mentre i singhiozzi di Baby lentamente si calmano.
«Davvero?» domanda quest'ultima tirando su col naso e passandosi la manica della maglietta sotto gli occhi. Adriano, vedendola più calma, annuisce.
«Sì! Una volta ci disse che nella centrale avrebbero messo una macchinetta degli snack solo tre settimane dopo che l'avevano installata!» racconta Adriano accarezzando la guancia di Baby e guardandola negli occhi con un leggero sorriso. Quest'ultima ridacchia e scuote la testa. Vede negli occhi di Adriano tutto il dolore che sta divorando anche lui e vorrebbe davvero chiedergli come faccia ad essere così forte, ma l'unica cosa che riesce a fare è abbracciarlo forte e ringraziarlo perché lui è sempre lì, lì per lei, lì per tenerla in piedi nonostante anche lui stia soffrendo come non mai.
Lo abbraccia fortissimo, senza parlare ed Adriano sa che questo abbraccio è un ringraziamento, è un incoraggiamento, è un 'ti voglio un'immensità di bene amico mio'.
Passano tre minuti ed Adriano riesce anche a far sciacquare le mani a Baby, constatando che abbia solo ammaccato lo specchio e che le nocche sono solo un po' sbucciate.
«Ora prendi pure a pugni lo specchio? Cos'è, il tuo piano? Farti male per farti mandare in sala operatoria accanto a Niccolò?» sdrammatizza Adriano tirando fuori dalla tasca alcuni cerotti che aveva sgraffignato alla reception dell'ospedale.
A quella parole lo sguardo di Baby si illumina e la ragazza raddrizza la schiena, ma Adriano la intercetta subito e scuote la testa.
«No, non ci pensare neanche. La mia era solo una battuta» la ferma immediatamente lui e Baby sbuffa con leggero sconforto mentre Adriano le medica le ferite.
«Comunque,» riprende poi lui, apponendo l'ultimo cerotto sulla nocca di Baby ed attirando su di sé lo sguardo della ragazza, «Ero venuto per portarti questo» - e mentre le parla, tira fuori dalla tasca della felpa un piccolo quaderno che Baby afferra corrucciando le sopracciglia.
La copertina è marrone e molto usurata e Baby la accarezza mentre legge il nome apposto su un'etichetta.
Niccolo Moriconi - Diario di un poliziotto.
Baby sussulta e gli occhi le si fanno lucidi. Li alza di scatto in quelli di Adriano che la guarda consapevole e sospira.
«L'ho trovato nella sua stanza. Sapevo che Niccolò tenesse un quaderno dove scrive tutto ciò che gli accade, ma non so se ci siano cose anche su di te. Quindi...».
«Non è violazione della privacy?».
Adriano scuote la testa.
«Baby, sono un agente di polizia e credi che non sappia cosa sia e cosa non sia la violazione della privacy? No, non lo è perché so che se c'è qualcuno che deve tenere questo quaderno durante l'assenza di Niccolò sei tu. Non voglio che i poliziotti lo trovino e-».
A quella parole Baby corruccia le labbra e lo sguardo si incupisce.
«I poliziotti? Quali poliziotti? E perché dovrebbero trovarlo loro? Cosa-?» domanda Baby che sente il cuore accelerare di un battito davanti alla faccia desolata di Adriano che indietreggia leggermente e passa una mano sugli occhi stanchi.
«Non volevo dirtelo, hai già abbastanza cose a cui pensare».
Baby scuote la testa e stringe al petto il quadernino.
«Adriano per favore» sembra supplicarlo lei e quest'ultimo la guarda contrito per poi incrociare le braccia, davanti agli occhi interrogativi di Baby.
«Sei diventata come Niccolò, non ti si può nascondere nulla» sdrammatizza Adriano passandosi una mano sulla nuca per poi schiarirsi la gola davanti alla faccia rimasta seria di Baby, «Comunque,» - Adriano fissa Baby e inspira, «Stanno perquisendo l'appartamento di Niccolò».
Baby sgrana gli occhi.
«Cosa? Chi? Perché? Perché stanno-».
«Gli agenti dell'FBI. Ti ricordi quando- quando ci siamo introdotti nella sede dell'FBI?».
Baby annuisce e sente il cuore a mille.
«Tu avevi rubato il chip delle telecamere però? Vero?».
Adriano annuisce.
«Sì, sì lo avevo fatto, ma non so come sono riusciti a scoprire che siamo stati lì. Forse di ogni chip fanno una copia. Fatto sta che sanno che siamo stati lì».
Baby si sente mancare e il suo sguardo è vuoto. Poi, «È colpa mia,» mormora in trance mentre Adriano scuote la testa, «È colpa mia cazzo! Sono io che vi ho trascinati lì! Sono io che-».
«Basta!» la ferma Adriano e Baby lo guarda stralunata. Adriano la prende per le spalle e Baby stringe il quadernino fra le mani ancor di più, «Smettila di fare così! Non importa di chi sia stata la colpa ora! Sì, sicuramente potevi evitare di farti venire in mente quell'idea malsana, ma alla fine è servita per districare il caso. Ora importa solo che non trovino le foto che Niccolò ha scattato col telefonino quel giorno» la riscuote Adriano, forse un po' bruscamente, ma è ciò di cui Baby aveva bisogno. Infatti quest'ultima sbatte più volte le palpebre e tossisce con ancora il cuore a mille e il senso di colpa che vaga nel suo cuore.
«E le hanno trovate?».
Adriano scuote la testa, «Ancora no. Quando sono entrati in casa di Niccolò non hanno fatto in tempo ad accendere le luci che li avevo già cacciati fuori perché non avevano un mandato. Ma adesso torneranno di sicuro con un mandato e non avrò più scuse per mandarli via» spiega concitato e preoccupato Adriano.
«In quanti sanno di questa nostra infiltrazione?».
«Per ora solo pochi elementi l'FBI che non ha informato il Commissario Gervasi né nessun altro al di fuori della loro società. Hanno bisogno di ulteriori prove prima di divulgare la notizia che diventerà uno scandalo».
Baby sente le lacrime riaffiorare davanti alle parole sempre più tristi di Adriano.
«Che cosa-» - deglutisce con difficoltà mentre i suoi grandi occhi preoccupati si poggiano in quelli del ragazzo, «Che cosa succederebbe se la cosa si venisse a sapere?» domanda ansiosa e addolorata.
Adriano sospira e la guarda cupamente.
«Io non potrei più ricevere promozioni, tu verresti accusata di violazione del codice penale e sottoposta a processo e Niccolò...».
«Niccolò?» lo incalza Baby, quasi come se la pena che le spetterebbe ora non le importasse affatto.
Adriano sospira e la guarda, «E Niccolò perderebbe il lavoro. Sarebbe radiato dalle forze dell'ordine e non potrebbe più prendere servizio da nessun altra parte» confessa Adriano, colpendo Baby dritta al cuore con quelle parole. No, non è possibile! Non può succedere! Non può permettere che Niccolò perda il lavoro perché Baby ha visto quanto Niccolò ami ciò che fa. Ed ora rischia di vedersi portare via tutto per colpa sua! Tutte le volte che lui le aveva detto di non osare troppo, di lasciar perdere e lei non lo aveva mai ascoltato! Adesso stava pagando il conto per ciò che aveva fatto, ma non era giusto che anche Niccolò pagasse. Si schiarisce la gola cercando di mantenere la lucidità e non scoppiare a piangere.
«Non possiamo permetterlo. Non possono farvi questo per colpa mia».
Adriano la guarda intenerito e dolorante.
«Invece possono...» ribatte in tono desolato il ragazzo e Baby adesso lo vede per quello che è: un ragazzo di poco più di vent'anni che rischia di vedere Andre in fumo una possibile carriera. Baby non lo accetta. Lei ha combinato questo casino e lei deve trovare il modo di risolverlo.
Così raddrizza la schiena e poggia una mano sulla spalla di Adriano che la guarda senza molta speranza.
«Non lo permetto Adriano. Hai detto che stanno cercando le foto stampate che Nicoclo ha scattato col suo telefonino, giusto?».
Adriano, serio e attento, annuisce, «Sì».
«Bene,» - asserisce Baby, «perché ricordo perfettamente di aver visto Niccolò metterle nel cassetto del mobile sotto la TV. Riusciresti a prenderle?».
Adriano deglutisce strabuzzando gli occhi.
«Mi stai chiedendo di rubare delle prove all'FBI?».
Baby batte il piede nervosamente a terra.
«Tecnicamente quelle foto sono di Niccolò, quindi le staresti rubando a lui... ma è solo per salvarci!» spiega concitata Baby, giustificandosi davanti allo sguardo incredulo dell'altro. Quest'ultimo sospira e la guarda. Poi, inaspettatamente sorride e le lascia un bacio sulla guancia, «Sei un genio Baby! Niccolò deve prenderti in squadra quando sarà tutto finito!» esclama il ragazzo e Baby si lascia andare ad un sospiro di sollievo. Si passa una mano tra i capelli, «Sì certo, sempre se non saremo noi quelli che finiranno in prigione. Sai che stiamo volando altre clausole del codice penale?».
Adriano ridacchia, «Mi sa che a volte ti dimentichi chi tra noi due è il poliziotto!» - poi le sorride e le lascia una carezza sulla guancia, «Certo che lo so, ma mi fido di te» le sussurra e Baby sente il cuore scaldarsi.
«Anche se ti ricordo che se siamo in questa situazione è perché hai avuto la brillante idea di infiltrarti in una sede segreta!» le ricorda giocosamente Adriano, ma Baby sente un colpo al cuore nel pensare che per la sua voglia di fare la poliziotta sta facendo rischiare il lavoro a due delle persone a cui vuole più bene. Adriano se ne accorge e la abbraccia.
«Tranquilla,» - le accarezza la schiena, «andrà tutto bene perché ormai siamo una squadra».
Baby chiude gli occhi e annuisce.
«Una bellissima squadra che presto riavrà il suo capo».
Adriano sospira e annuisce, condividendo con Baby la speranza che Niccolò si risvegli presto.
«Ora però c'è solo il problema dei video delle telecamere. Se l'FBI ha quelli può ancora incriminarci» riflette Adriano guardando Baby negli occhi.
Quest'ultima annuisce, ma poi un fievole sorriso le solca le labbra.
«Ma noi abbiamo un uomo dall'interno» sentenzia e Adriano corruccia le sopracciglia per poi «Valerio!» spalancare la bocca; inarca un sopracciglio mentre «Peccato che lui e Niccolò non si possano vedere e se dovesse scoprire che siamo anche stati nella sua sede sarebbe il primo a darci in pasto ai giudici».
«A quello ci penso io» afferma Baby con sicurezza sotto lo sguardo curioso di Adriano che «A volte non so se mi sembri più pazza o intelligente».
«Forse entrambe» ribatte Baby e tutti e due ridacchiano. Per un attimo si sentono leggeri, quasi come se non fossero in un bagno d'ospedale ad attendere che Niccolò si svegli dal coma mentre pianificano un furto che potrebbe costargli la galera. No. Per un attimo sono due amici che scherzano. E basta.
Poi però la realtà piomba loro addosso perché delle voci vengono dal corridoio e Baby si accorge che deve sbrigarsi se vuole parlare con Valerio.
Così guarda Adriano e poi il quadernino che lui le ha dato. Accarezza quel nome: Niccolò Moriconi. Il nome dell'uomo che ama.
«Sono sicuro che ti sarà d'aiuto» le mormora lui riferendosi al contenuto del quadernino. Baby annuisce e sospira. Poi abbraccia di nuovo Adriano e gli lascia un bacio sulla guancia.
«Allora rimaniamo d'accordo così per il piano?» domanda lei ad Adriano che le sposta una ciocca di capelli dal viso - gesto che a Baby ricorda Niccolò e le volte che lui lo aveva fatto e per questo un altro colpo al cuore la fa sospirare.
Adriano allora annuisce e «Certo capo!» ribatte scherzosamente, facendo sbucare un sorriso anche sul volto di Baby. Quest'ultima gli lascia una pacca divertita sulla spalla e si avvia verso la porta del bagno quando «Baby» la richiama Adriano e quest'ultima si gira fissando gli occhi ora un po' più luminosi del ragazzo.
«Stai per dirmi che ci hai ripensato, che sono una pazza e che dovrei lasciar perdere?» cerca di sdrammatizzare Baby, temendo però che davvero Adriano abbia cambiato idea. Quest'ultimo ridacchia e scuote la testa per poi guardarla con un sorriso fiero.
«In realtà stavo per dirti che Niccolò sarebbe fiero, davvero fiero di te. Perché, come lui, non smetti mai di lottare e non ti arrendi mai, neanche quando tutto sembra andare a rotoli. E anche che se lui fosse qui ti direbbe che sei una pazza e che dovresti lasciar perdere, ma in cuor suo Niccolò lo sa che sei in grado di fare tutto ciò che pianifichi perché lui si è sempre fidato di te, altrimenti non avrebbe mai accettato di seguirti nelle tue folli missioni suicide».
E se Baby non aveva pianto fino a quel momento, dopo quelle parole le lacrime non era proprio riuscita a trattenerle. Perché si rendeva sempre più conto di quanto Niccolò le mancasse in ogni singolo istante, in ogni più piccolo gesto. Perché aveva bisogno di lui al suo fianco per essere felice.
———
Eccoli tornati!😁
Baby non se lo aspettava... le cose sembrano complicarsi...🙁🤷🏻‍♀️
A voi i commenti se ne avete!💓
Nel prossimo capitolo ci saranno molti ricordi...💛
Un bacione e grazie davvero a tutt* voi che leggete!💜

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