CAPITOLO 35

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Baby non pensava fosse possibile e nemmeno Niccolò, ma invece era successo. Non appena Valerio entra nella stanza di Niccolò, non gli dà nemmeno il tempo di parlare che corre ad abbracciarlo, lasciando tutti spiazzati. Niccolò è senza parole e per lo shock non riesce a ricambiare l'abbraccio nei primi minuti. Baby per poco non ha un mancamento. Valerio è lì che maledice Niccolò per aver fatto spaventare tutti. È lì, ad abbracciare suo fratello. Baby trova quella scena talmente commovente che scoppia a piangere sulla spalla di Donna che la abbraccia e le accarezza i capelli, sorridendo addolcita. Anche Niccolò scoppia a piangere per quanto avesse cercato di trattenere le lacrime. Non riesce a credere che suo fratello sia lì e lo stia abbracciando. Che per caso si fosse ubriacato o avesse fatto uso di sostanze stupefacenti?
Non lo sa, ma ora vuole solo godersi quel gesto totalmente inaspettato. Anni passati tra rifiuti, litigi, silenzi dolorosi, cattiverie ed ora erano lì di nuovo l'uno fra le braccia dell'altro. Che Valerio stesse iniziando a perdonarlo? Che forse, avendo capito che ormai sono rimasti solo loro due, devono fare squadra per affrontare il dolore? Niccolò non lo sa, gli sembra di non sapere più nulla. Sa solo che gli era mancato suo fratello, gli era mancato tanto.



Tutti e due si guardano e Niccolò gioca con il braccialetto di riconoscimento legato al polso. C'è imbarazzo ed è strano. Fino a pochi minuti prima erano lì che si abbracciavano commossi ed ora un silenzio tombale e imbarazzato era calato fra i due. Niccolò non riesce a capire cosa stia passando per la testa di suo fratello. È seduto sulla sedia che fino a pochi attimi prima occupava Baby. È proprio pensando a lei Niccolò sospira: vorrebbe tanto averla accanto. Lei di certo saprebbe cosa dire e cosa fare, lo sa sempre. Invece Baby aveva deciso di lasciarlo da solo. Era giusto che dopo anni finalmente si confrontassero.
«Ti fa male? Lì dove ti hanno sparato» domanda allora di punto in bianco Valerio, stufo di quel silenzio. Niccolò alza di scatto la testa, lasciando perdere il braccialetto e guarda suo fratello. Odia questa sensazione che ha stando con lui da quando Lorenzo è morto: estraneità. È come se fossero due estranei che parlano e non due fratelli che sono cresciuti insieme e che ne hanno combinate di tutti i colori. Allora si schiarisce la gola, cercando di far cadere quella patina di tensione che percepisce e che lo infastidisce. Lo sguardo di Valerio, puntato su di lui, lo mette leggermente a disagio.
«No no. Cioè, se mi sposto o mi allungo per afferrare qualcosa, sento la pelle tirare e un pizzicore fastidioso, ma no, non mi fa male» spiega con tono concitato, per poi chiudere la bocca e sentire di nuovo tornare quel silenzio tombale. Valerio annuisce e Niccolò sente di star perdendo quel momento magico che era nato con quell'abbraccio inaspettato.
Valerio allora continua a battere il piede a terra e a giocare con le dita delle mani; le labbra corrucciate e i denti che le martirizzano. Poi si alza di scatto, battendo le mani sulle cosce ed attirando lo sguardo di Niccolò.
«Non si può andare avanti così» sentenzia di getto e Niccolò lo guarda senza capire. Valerio sospira, «Io e te. Non possiamo continuare così» continua poi, cercando di spiegarsi meglio. Poi si avvicina al letto di Niccolò e poggia le mani sulla testiera alla fine del lettino del fratello, guardandolo dritto negli occhi in un modo che Niccolò non riesce a decifrare, «Quindi ora ti dirò tutto. Voglio uscire da questa situazione perché per anni sono stato zitto, per anni ho covato tanto di quel rancore da aver paura di esserne divorato e non auguro a nessuno l'inferno che ho passato, quindi ora te lo voglio dire chiaro e tondo che-».
«Che mi odi» sentenzia Niccolò con tono desolato e gli occhi lucidi. Aveva percepito tutto il rancore di cui Valerio stava parlando rivolto verso di lui e così lo aveva preceduto nel terminare la frase. Ciò che non si aspetta però è la risatina divertita del fratello mentre scuote la testa. Lo sorprende tanto che alza la testa di scatto e guarda Valerio con aria spaesata. Quest'ultimo accoglie lo sguardo del fratello nel suo e solleva un angolo della bocca in un sorriso ironico.
«Sei sempre stato convinto di questo Niccolò, del fatto che io ti odiassi, ma non hai mai pensato che non è mai stato così e che l'unica persona che ho sempre odiato e incolpato per tutto ciò che è successo sono io. Semplicemente quando ti vedevo, riversavo la rabbia che avevo nei miei confronti su di te, gridandoti contro e attaccandoti,» - a quella parole Niccolò sente il cuore battere a mille e non riesce a dire una parola mentre ascolta suo fratello aprirsi con lui per la prima volta dopo anni; Valerio sembra pacato, ma Niccolò nota dell'emozione nella sua voce e lo lascia continuare, stando in silenzio e ascoltandolo con la gola secca. Valerio chiude gli occhi e prosegue con leggera fatica, «Sì, ti ho disprezzato quando ti ho visto lì, con la pistola fra le mani e sì, ti avrei volentieri preso a pugni in faccia e sì, ogni volta che ti guardo non posso fare a meno di ripensare a nostro fratello. All'inizio dicevo di volerti veder sparire dalla faccia della terra, ma non l'ho mai desiderato veramente perché per quanto mi avessi fatto del male uccidendo Lorenzo, sapevo che ormai eravamo rimasti solo noi due. Dopo la morte di Lorenzo, una ferita ancora fresca, sapevo che vederti ogni giorno mi avrebbe fatto male e il dolore non mi avrebbe dato pace e così ho deciso di allontanarmi. Ero arrabbiato e per questo ti ho evitato, respinto, trattato male, cacciato via. Con gli anni poi ho rimuginato così tanto su ciò che era successo da aver iniziato a credere che fosse solo un incubo, ma purtroppo non è stato così. E alla fine ho capito che tutta quella rabbia che ho sempre rivolto nei tuoi confronti era sì rivolta verso di te, perché tu gli avevi sparato, ma anche e sopratutto verso me stesso. Sono stato io ad essermi lasciato convincere da voi. Avrei dovuto usare il pugno di ferro e impedirvelo e invece ho lasciato correre ed ecco come è andata a finire».
Dopo  questa confessione Valerio sembra stremato e si getta a sedere stancamente sulla sedia, portandosi una mano sul viso. Niccolò ha le lacrime agli occhi ed è paralizzato. Non parlava con suo fratello in questo modo così sincero da anni. Era stato doloroso sentirsi ripetere di aver sparato a Lorenzo - nonostante fosse la verità - però adesso sapeva con certezza che ci sarebbe stata una possibilità di riappacificarsi con Valerio, anche se magari non sarebbero tornati al rapporto che avevano prima del terribile accaduto.
Niccolò deglutisce più volte con fatica e non riesce a dire nulla. Ha la bocca secca, ma non ha nemmeno la forza di afferrare il bicchiere accanto a lui.
«Credo di aver parlato troppo, vero? Erano anni che non parlavamo così» tenta allora di sdrammatizzare Valerio e Niccolò lo osserva mentre si alza per andare verso la grande finestra della stanza. Anche lui ha gli occhi lucidi e le mani che tremano leggermente.
Niccolò sospira, tira su col naso e si asciuga una lacrima impossibile da trattenere.
«Scusa,» riesce solo a dire, con voce rauca nel tentativo di trattenere le lacrime. Valerio si gira a guardarlo a braccia incrociate e una punta di tenerezza nello sguardo. Niccolò non riesce a guardarlo, fissa il lenzuolo da cui è coperto, «Scusa,» ripete, «Non te l'ho mai chiesto. Quanto ti ho visto lì, quel giorno, avevi tanta di quella rabbia negli occhi che ho pensato potessi spararmi. E ogni volta che mi guardi lo vedo quello sguardo che hai, vedo il dolore che ti ho inflitto quel giorno e che non se ne andrà più».
Silenzio nuovamente. Un singhiozzo tradisce Niccolò e Valerio avanza di un passo verso di lui.
«Siamo stato entrambi colpevoli della morte di Lorenzo. Ci ho messo anni per capirlo ed è un dolore con cui dovremo convivere con il resto della nostra vita. Però magari in due potrà essere più leggero» mormora Valerio guardandolo Niccolò dritto negli occhi e lasciandolo spiazzato. Quest'ultimo infatti ancora stenta a credere alle parole di suo fratello. È lì e gli sta dicendo che da adesso in poi avrebbero potuto affrontare tutto in due?
Inspira con forza e guarda Valerio senza parole.
Riesce solo a balbettare un «Tu stai- tu sei- tu-?» che fa ridacchiare Valerio che, dopo un gesto della mano, riprende a parlare.
«Non sarà tutto rosa e fiori, non so nemmeno se torneremo mai al rapporto di prima perché ogni volta che ti guardo rivedo lui, ma possiamo provarci. Sarà difficile per entrambi. Per anni sono stato arrabbiato con te e tu per anni hai creduto che ti odiassi. Però ci ho riflettuto: Lorenzo non avrebbe mai voluto questo ed ora che non c'è più, dopo quello che gli abbiamo fatto, in fondo glielo dobbiamo no?».
Niccolò annuisce ancora incredulo e con i brividi per l'emozione.
«Sì, lui vorrebbe vederci uniti. Anche se non potrà essere come prima, tentar non nuoce, giusto?».
Valerio riesce a smorzare un sorriso e Niccolò fa altrettanto. Poi il più grande ridacchia.
«Ti ricordi cosa ci diceva quando litigavamo e ci azzuffavamo?» domanda Valerio con un tono nostalgico che rende di nuovo lucidi gli occhi di Niccolò. Quest'ultimo ridacchia perso nei ricordi ed annuisce.
«Sì, ci diceva che sembravano due gorilla idioti».
Valerio scoppia a ridere, «Sì e poi tiravamo dentro anche lui e finivamo per farci il solletico».
A quel ricordo anche Niccolò scoppia a ridere ed ora la tensione tra i due sembra sparita.
Poi Niccolò sospira, «Chissà se pensa ancora che siamo due gorilla idioti».
«Tu di sicuro!» lo sbeffeggia Valerio e Niccolò gli scocca un'occhiataccia.
«Guarda che i gorilla sono massicci e qui quello più massiccio tra i due sei tu!» ribatte di tutto punto Niccolò, non credendo di starsi davvero prendendo giocosamente in giro con Valerio, quel fratello che pensava di aver ormai perduto.
Torna di nuovo il silenzio, ma questa volta è un silenzio rilassato e senza imbarazzo.
Valerio guarda fuori dalla finestra e lo stesso fa Niccolò che non riesce a trattenere una domanda.
«Volevi davvero rubarmi il caso della collana?» chiede a bruciapelo, temendo di aver offeso il fratello. Valerio però non si volta né si scompone. Fa spallucce.
«Sì. Nel senso che so quanto sia difficile seguire questi casi internazionali, quanto alta sia la pressione. Quindi un po' perché ero ancora arrabbiato e quindi volevo farti uno smacco, ma sopratutto perché-».
«Volevi alleggerirmi il lavoro» termina per lui Niccolò con un piccolo, impercettibile, sorriso.
Valerio ha lo stesso sorriso sul volto ed annuisce. Chiunque lo veda da lontano non potrebbe fare altro che pensare che siano fratelli, più simili di quanto entrambi pensino.
«Mamma mia, questi quindici minuti di conversazione mi hanno sfiancato più di tutti gli inseguimenti fatti finora» scherza - in parte - Valerio, camminando verso la porta della stanza.
Niccolò ridacchia mentre lo guarda pronto a salutarlo, ma Valerio si volta verso di lui non appena ha afferrato la maniglia della porta.
«C'è qualcuno qua che vorrebbe farti un saluto, dietro questa porta» afferma Valerio tenendo Niccolò sulle spine. Quest'ultimo corruccia le labbra e corruga la fronte, passandosi una mano fra i capelli che doveva assolutamente tagliare al più presto, ormai troppo lunghi.
«Chi-?» - ma non fa in tempo a chiederlo, che Valerio spalanca la porta e Niccolò rimane paralizzato. Deve reggersi al bordo del letto per non perdere l'equilibrio, nonostante sia seduto. Lì, davanti a lui, ci sono i suoi genitori.
Niccolò non riesce a crederci tanto che strizza più volte gli occhi, finché sua madre corre verso di lui, accarezzandogli la guancia e stringendolo in un abbraccio senza scampo. Niccolò non resiste più: tutte le lacrime che aveva trattenuto nella conversazione con Valerio, tutte le emozioni di quell'incontro, cambiamenti, discorsi, vengono alla ribalta, facendo scrociare le lacrime fuori dai suoi occhi e facendolo tremare con violenza contro il petto di tua madre.
Ha lo stesso profumo che Niccolò ricordava. È invecchiata sì, ha molte altre rughe rispetto a quelle che ricordava, ma è sempre bellissima e sopratutto ha sempre la stessa stretta. Niccolò si ritrova in quell'abbraccio, gli sembra di tornare bambino, quando aveva paura da piccolo e andava a rifugiarsi tra le braccia di sua madre e lei lo avvolgeva per tutta la notte. Suo padre, alle spalle della moglie, è un po' più freddo e Niccolò, aprendo gli occhi e guardandolo, legge nei suoi occhi il giudizio nei suoi confronti, ma poi anche lui viene ad abbracciare suo figlio, mettendo da parte il dolore che Niccolò sa che i entrambi i suoi genitori provano ogni giorno.
E così, insieme a Valerio, Niccolò parla con i suoi genitori. E non può crederci: per tutti questi anni hanno avuto paura di riavvicinarsi a loro figlio temendo di poter essere respinti. Anche loro sono rimasti lacerati dalla perdita di Lorenzo e per i primi anni non erano riusciti a ricontattare Niccolò perché vederlo significava ricordare Lorenzo e con la morte appena avvenuta sarebbe stato straziante per tutti. Però - e di nuovo Niccolò si ritrova spiazzato - i suoi genitori non l'hanno mai odiato. Suo padre è più freddo, Niccolò nota come sorrida a stento, ma quella freddezza non è sintomo di odio nei confronti di Niccolò perché sua madre glielo ha ripetuto tutto il tempo, «Noi saremo sempre i tuoi genitori Niccolò, la tua famiglia. E ti amiamo».
Niccolò non poteva credere di aver passato tutti quegli anni nel dolore, nella credenza che la sua famiglia lo volesse morto. Forse dopo la morte di Lorenzo era stato un bene per tutti stare lontani, ma Niccolò ora sentiva di aver trascorso gli ultimi anni a crogiolarsi in un dolore inutile, al quale avrebbe potuto porre fine parlando con la sua famiglia.
Lo vedeva che il rapporto che c'era tra loro si era spezzato e una volta che il vaso si rompe, come dice Ultimo, le crepe non possono essere aggiustate. Però almeno ci si poteva provare e vedere quanto sarebbe durato, giusto?
Non parlano di Lorenzo, ma Niccolò sa che tutti con la mente ritornano a lui più e più volte e quando sente sua madre invitarlo a cena da loro una di quelle sere, Niccolò percepisce il cuore scoppiargli e uscire fuori dal petto.
Quanto era cambiato in quei mesi? Era emotivo, era sensibile ed era riuscito anche a riappacificarsi in parte con la sua famiglia. E sapeva di chi fosse il merito: della stupenda ragazza che lo stava aspettando oltre la porta.
Valerio fa una battuta alla quale Niccolò non può non ridere mentre i loro genitori conversano con Donna, l'infermiera, che è appena entrata per monitorare le condizioni di Niccolò. Quest'ultimo allora si gira verso il fratello che sta scrivendo un messaggio al cellulare e posa su di lui uno sguardo colmo di gratitudine.
«Grazie per averli portati qua, per avermi permesso di riappacificarmi con loro» sospira con un sorriso.
Valerio allora alza lo sguardo su di lui proprio mentre si apre la porta della stanza.
«Non devi ringraziare me, io sono stato solo il mezzo, l'idea è stata della tua ragazza. È lei che ha contattato i nostri genitori e organizzato tutto» spiega Valerio proprio nel momento in cui Baby fa la sua entrata nella stanza, avvicinandosi con un sorriso gigantesco ed orgoglioso al lettino d'ospedale di Niccolò.
Niccolò spalanca gli occhi quando la vede, incredulo per l'ennesima volta in quella giornata così ricca di emozioni. Baby si avvicina e Niccolò non la lascia nemmeno parlare, baciandola con passione, non curandosi degli spettatori nella stanza. Baby ride tra i baci di Niccolò e si lascia abbracciare, ricambiando con tutto l'amore che possiede.
«Sei stata tu davvero? Come- perché?» domanda sconnessamente Niccolò. Baby gli accarezza una guancia e poi gli afferra il volto tra le mani, sussurrandogli sulle labbra.
«Hai detto che prima di perdonare te stesso avresti dovuto farti perdonare dalle persone a cui ha più fatto del male e so che ti stavi riferendo ai tuoi genitori. Quindi ho chiesto a Valerio di aiutarmi a contattarli e-» - ma Baby non riesce a terminare la frase perché Niccolò è talmente contento, fiero e innamorato di lei che la bacia nuovamente. Questo volta anche Donna lancia un fischio e applaude davanti a quel bacio, facendo ridere Niccolò e Baby mentre la mamma di Niccolò sorride e scuote la testa.
«Niccolò lasciala respirare povera ragazza, altrimenti sviene e dobbiamo mettere un lettino d'ospedale pure per lei!» lo prende in giro sua madre e tutti ridono mentre Niccolò finge di riflettere.
«Ma', ma lo sai che non è mica una brutta idea? Tanto ormai Baby ci vive in ospedale!» scherza Niccolò, scatenando l'ilarità di tutti e anche uno scappellotto da parte di Baby. Proprio in quel momento arriva anche Adriano che, senza preavviso, apre una bottiglia di spumante bagnando tuti i presenti e sopratutto Niccolò. E così Donna corre a prendere dei bicchieri per festeggiare il ritorno di Niccolò mentre Adriano si getta sul suo capo e amico, a stritolarlo tra le braccia per poi coinvolgere nell'abbraccio anche Baby, tutti appiccicosi a causa della champagne. Niccolò si ferma un attimo a guardare quella famiglia un po' stramba che ha. Una famiglia ancora un po' lacerata, ma che si sta ricostruendo e non potrebbe essere più felice di così. Sì, dopo anni è felice. E lo è grazie alla ragazza di cui è stato graziato, quella ragazza che ha sempre combattuto per lui, anche quando lui stesso si era arreso.
Mentre vede Baby chiacchierare con sua madre, beve un altro goccio di champagne, affiancato da Adriano che ha appena finito di aggiornarlo su cosa fosse successo nella centrale di polizia. Anche Adriano si accorge dove Niccolò stia guardando e sorride, bevendo direttamente dalla bottiglia di champagne.
«Quella ragazza è pazza di te. È stata qui ogni giorno e ogni notte, l'ho dovuta costringere io ad andare via dalla stanza. Non ti ha lasciato mai, ti ha seguito passo passo e non si è mai arresa. Hai bisogno di una persona del genere Niccolò. Sì, avrà fatto anche lei la sua buona dose di scemenze, ma lo ha sempre fatto a fin di bene, anche quando sembravano cose assurde. Non lasciartela scappare» mormora Adriano rivolto al ragazza di fianco a lui. Niccolò sente di essere completamente innamorato della ragazza che sta allenando e scherzando con sua madre.
Infatti scuote la testa e una lacrimare finisce fra le sue labbra.
«Non lo farò Adriano, non lo farò. Mi è stata data una seconda possibilità e voglio sfruttarla a pieno, finalmente l'ho capito. La vita è adesso e io voglio viverla» afferma sicuro lui, sorridendo orgoglioso.
Adriano annuisce e stringe la spalla di Niccolò. Aveva fatto grandissimi cambiamenti.
«La vita è adesso...» - ripete Adriano, poi inarca un sopracciglio voltandosi verso Niccolò, «Questa non è tua, vero?» domanda Adriano inarcando un sopracciglio.
Niccolò ridacchia.
«È di Claudio Baglioni».
«Infatti, mi sembrava strano che l'avessi partorita tu» lo sbeffeggia, beccandosi le spintarelle del suo capo, tra le tante risate.
Finalmente, dopo anni, Niccolò si sente in pace, tra le persone giuste.
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Ve lo sareste mai aspettata la sorpresa di Baby?😍
Le cose sembrano andar bene dopo tutto il dolore che hanno passato!
Spero che vi siano piaciuti anche questo capitolo!
Grazie sempre per il sostegno e buona domenica sera ⭐️💚

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