CAPITOLO 12

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«Lasciatemi andare. Non avete nessuna cazzo di prova che io sia coinvolto!» sbraita Chicco Brandini, sbattendo i polsi ammanettati sul tavolo di metallo.
Niccolò, mantenendo la sua calma surreale, passeggia avanti e indietro davanti al sospettato e guardandolo con superiorità, «E invece abbiamo una testimonianza di un ragazzo» risponde serio.
Chicco Brandini inarca un sopracciglio e si getta contro lo schienale della sedia, di metallo anche quella.
«E sentiamo, chi sarebbe?».
«Non siamo tenuti a dirlo. Questione di privacy e preservazione dell'incolumità del testimone» risponde Niccolò, sedendosi sulla sedia dalla parte opposta del tavolo metallico.
Chicco Brandini fa una risata sprezzante.
«Certo, incolumità e tutte quelle cazzate là. Comunque non potete tenermi in stato di fermo solo sulla base di una testimonianza orale di un coglione» sbotta schifato, sbattendo nuovamente le mani sul tavolo e guardando minacciosamente Niccolò. Quest'ultimo non si fa certo intimidire da due occhi arrabbiati e continua a mantenere quella calma innaturale che li contraddistingue da moltissimi suoi altri colleghi.
«Brandini, non deve di certo venire a insegnarmi il mio lavoro,» ribatte Niccolò, intrecciando le dita delle mani e appoggiandosi con i gomiti sul tavolino, «Infatti lei è qui anche per altre accuse».
A queste parole Chicco Brandini libera una risata sprezzante, ma Niccolò nota facilmente il sudore addensato sulle tempie, chiaro segno di stress e pressione difficile da reggere. Così sorride leggermente perché sa che quel suo modo pacato di interrogare i sospettati è strategico e li fa sempre cedere. Chicco Brandini deglutisce e non perde quell'espressione scocciata e saccente che lo accompagna da quando la sera prima era stato recluso nella centrale.
«Altre accuse, certo. Quante stronzate. Ma vediamo, quali sarebbero?».
Niccolò allora sorride divertito e apre la cartella marrone che ha sotto gli occhi, iniziando ad elencare.
«Spaccio, istigazione alla prostituzione, vendita di stupefacenti, produzione di droga nel retro del locale, vendita. Vuole che continui?».
A quelle parole Chicco Brandini sbianca. Niccolò sa di averlo smascherato e di averlo ormai in pugno. Brandini però sembra non voler ancora cedere tanto che «Per la droga non avete prove».
«E invece ieri, mentre mettevano sotto sequestro il locale abbiamo trovato venti chili di droga. Come mai la nasconde proprio nel retro del locale, sotto le assi di legno del pavimento?» domanda Niccolò alzandosi in piedi e camminando per la stanza, a braccia conserte e sguardo intenso rivolto al sospettato. A quelle parole Brandini si alza sulla sedia e guarda spaventato l'Ispettore.
«Come cazzo sapete della droga sotto il pavimento?» domanda incredulo. A quel punto Niccolò sorride, avvicinandosi ad un bottone rosso vicino alla porta che serve per poter parlare con le persone fuori dalla stanza degli interrogatori e «Non lo sapevamo. Ce lo ha confermato adesso lei. Grazie dell'aiuto! Se collabora potrà ricevere una riduzione della pena, sa?» lo sbeffeggia Niccolò lasciando Chicco Brandini a bocca aperta che bestemmia per essere stato tratto inganno.
«Cazzo! Voi della polizia siete proprio dei bastardi!» mormora l'uomo passandosi le mani nei capelli e scuotendo la testa affranto.
«Facciamo semplicemente il nostro lavoro» ribatte Niccolò e subito dopo ordina ad Elisa e Gabriele di recarsi nel locale di Brandini e sequestrare la droga sotto al pavimento, ora che Brandini aveva confermato che si trovasse proprio lì.
«Per la prostituzione non potete accusarmi. Tutte le ragazze nel mio locale erano maggiorenni e consenzienti» tenta disperatamente di difendersi l'uomo. Niccolò allora si siede all'angolo del tavolo, di fronte a Brandini e lo guarda con una mano sul mento.
«Infatti ti stiamo accusando di istigazione alla prostituzione» chiarisce Niccolò, ricevendo uno sguardo truce e spaventato da Brandini che «Che cazzo dice? Io non ho istigato nessuno!».
«Il nome Baby Gervasi le ricorda qualcosa?» domanda allora Niccolò strategicamente e vede le mani di Chicco chiudersi a pugno e l'uomo gettarsi contro lo schienale della sedia, lasciandosi andare ad una risata sfacciata.
«Ma certo, quella puttana ha parlato».
«Le parole!» sbotta Niccolò, percependo ribollire il sangue nelle vene nel sentire l'appellativo che quell'uomo ha affibbiato a Baby.
Brandini allora lo guarda con un sorriso saccente e sdegnato.
«Non l'ho mai costretta a fare niente, le ho solo detto che sarebbe stata perfetta se avesse voluto».
«E questa per la polizia è istigazione» chiarisce severo Niccolò mentre Brandini scuote la testa.
«Allora se accusate me, dovreste accusare anche lei di istigazione all'omicidio» sbotta l'uomo e Niccolò corruccia le sopracciglia.
«Che intende dire?».
«Che quella ragazza è impossibile! Mi faceva uscire di testa quel poco tempo che ci siamo frequentati. È ingestibile! Faceva sempre di testa sua e mi faceva venire voglia di ucciderla certe volte!» sbotta Brandini con il volto rosso e le mani chiuse a pugno, poi «Ma non le ho mai messo le mani addosso, nel caso se lo stesse chiedendo e fosse pronto ad accusarmi pure di violenza!» aggiunge sarcastico Brandini, gli occhi fissi sul metallo lucido del tavolino.
Niccolò fa tesoro di quelle confessioni mentre rimugina sulle parole di Brandini. Su una cosa non poteva dargli torto: Baby era ingestibile; voleva sempre fare di testa sua e se si metteva in testa una cosa doveva per forza portarla a termine. Niccolò non la conosceva da molto, ma aveva capito come fosse fatta dati gli ultimi avvenimenti, specie quelli di ieri quando si era impuntata per venire in discoteca ed aveva quasi finito per farsi ammazzare.
«Caratteri tosti come quelli di Baby ne nascono uno su un milione, ma ci vuole davvero una pazienza infinita per starle dietro» continua Brandini senza alcun motivo particolare, forse riflettendo ad alta voce e Niccolò si ritrova nuovamente a pensare a quanto fosse bella Baby la sera prima, a come si muoveva in discoteca, a come lo aveva guardato per dargli coraggio in una situazione disastrosa. La sua mente ritorna però sempre su quei baci che le aveva lasciato, sulla pelle del collo di lei che sapeva di miele e su come il suo corpo aveva reagito nel percepire il corpo di Baby così vicino al suo. Avrebbe sinceramente voluto baciarla, assaporare le labbra di Baby, quelle labbra che la ragazza leccava per inumidirle mentre ballava sensualmente.
«Non mi dica che Baby ha stregato anche lei» commenta ridacchiando Chicco Brandini, trascinando Niccolò fuori da quei pensieri impropri.
L'Ispettore scuote la testa e si solleva, facendo il giro del tavolo e «Non sono affari suoi e non siamo qui per parlare di questo» tenta di riprendere parola Niccolò, schiarendosi la gola e sedendosi nuovamente.
Brandini ridacchia divertito.
«Eh, quella ragazza sa il fatto suo-» - ma, «Ho detto che non siamo qui per parlare di questo. Se non la smette la accuso anche di aver importunato un agente della polizia» sentenzia Niccolò con tono minaccioso, per poi assottigliare lo sguardo e «Possiamo risalire a tutte le altre ragazze che ha coinvolto nel giro di prostituzione e mandarla in galera per più di trent'anni. Se invece collabora e mi dice perché si è visto con Stefano Matteucci potremmo parlare di sconto della pena».
Le parole di Niccolò colpiscono dritte nel segno, tanto che Brandini si allunga sul tavolo e sospira. Niccolò vede negli occhi di Brandini una piccola battaglia: parlare o non parlare? Alla fine però non c'è molto da decidere e Niccolò sa che Brandini farebbe di tutto per salvarsi la pelle. Conosce i tipi come lui, purtroppo.
Infatti si tocca per un attimo la cicatrice che lo riporta indietro di anni, che risveglia ricordi seppelliti ormai che non riaffiorano solo grazie alla voce di Chicco Brandini che, «E va bene,» sospira con tono burbero per poi fissare Niccolò negli occhi e «Ero venuto al liceo a fare una consegna».
Niccolò corruccia le sopracciglia.
«Che consegna?».
«Una collana, finta si intende».
Niccolò spalma gli occhi.
«Cosa? Una collana? Che tipo di collana?».
Brandini scuote la testa e «Non ne ho idea, io dovevo solo fare la consegna, ma credo fosse una collana importante, anche se finta, piena di finti diamanti. Non so altro».
Niccolò allora appunta tutto sul suo block notes mentre ripete le informazioni ad alta voce.
«Quindi la collana che si trova nella teca a scuola non è quella vera che è stata riconsegnata, ma è una copia,» ragiona Niccolò camminando a passo svelto per la stanza, sotto lo sguardo confuso e disinteressato di Brandini che però «Parla della collana che è stata rubata in quel liceo? Ho sentito qualcosa anche io».
Niccolò lo guarda e «Sì» annuisce sbrigativo, poi «Quindi significa che la vera collana è ancora in giro e potrebbe già essere sul mercato nero. Dobbiamo sbrigarci! Ci hanno depistato con un falso. Ma come è possibile che il gioielliere non si sia accorto che quella collana è un falso?».
Brandini fa spallucce, «Forse è coinvolto anche lui» riflette ad alta voce il sospettato, attirando l'attenzione di Niccolò che, «Hai ragione, potrebbe essere» commenta, poi, rivolto a Brandini, «Tu fa che parte stai?» domanda diffidente.
Brandini alza le mani in segno di resa e «Da nessuna parte Ispettò, ma se vojo ridurre la pena mejo se me metto dalla parte dei buoni».
Niccolò annuisce non prestando molta attenzione alle parole di Brandini mentre la sua mente già vaga per altre strade. Quindi la collana che hanno a scuola è un falso, il gioielliere potrebbe essere complice del furto. Continua a camminare avanti ed indietro, poi si ferma e guarda Brandini mentre «Chi ti ha detto di consegnare la falsa collana? Chi è il mandante?» domanda frettolosamente.
L'uomo alza le spalle e «Non ne ho idea».
Niccolò lo fulmina con lo sguardo, ma Brandini sembra sincero perché «Ispettò glielo giuro, nun so niente. Sono stato contattato da un numero sconosciuto e il pacco mi è arrivato a casa».
Niccolò annuisce e «Allora controlleremo il tuo telefono per risalire al mandante».
«Ispettò mi hanno chiamato da una cabina telefonica, nun penso possiate fà molto».
Niccolò gli lancia un'occhiata saccente e «Si fidi, la polizia ha i suoi metodi», poi si passa una mano fra i capelli e «Dobbiamo rinterrogare Stefano Matteucci e capire perché ci ha mentito. E così anche Bella Lombardi che era con lui, sempre che sappia qualcosa» riflette ad alta voce Niccolò per poi poggiare il bottone rosso e «Cassio prepara l'automobile, nel pomeriggio dobbiamo andare da Stefano Matteucci e chiama in centrale Bella Lombardi e il gioielliere» ordina Niccolò e lascia il bottone premuto in attesa della risposta di Adriano. A parlare però è una voce più dolce e sopratutto femminile che «Niccolò! Non puoi capire cosa ho scoperto, la collana è un falso!» e subito dopo ecco la voce di Adriano che «Capo mi scusi, ma è impossibile trattenerla!» arranca Adriano e Niccolò sente Baby sussurrare qualcosa ad Adriano.
Niccolò non riesce a crederci. È di nuovo là! Anche di sabato. Niccolò si passa una mano sugli occhi e vorrebbe anche chiederle che cosa ci facesse là, ma la risposta sarebbe scontata. Così, a discapito di tutta la situazione, si lascia scappare una piccola risatina e perché, ripensando alle parole di Brandini: quella ragazza era davvero cocciuta.
Così, senza rispondere, lascia andare il bottone rosso e si gira verso Brandini che «È Baby Gervasi quella?» domanda confuso e Niccolò lo guarda, annuendo mentre abbassa lo sguardo e raccoglie i fascicoli nella cartellina marrone. Brandini ridacchia, forse anche un po' amaramente e «Mi dispiace per lei Ispettore, ora che l'ha presa di mira se la ritroverà sempre intorno!» lo avverte Brandini e Niccolò lo ignora, ma riflette su quelle parole e a discapito di quanto ognuno potrebbe pensare, a Niccolò non dispiace più di tanto averla intorno. Teme solo che il Commissario Gervasi lo possa scoprire e creare un putiferio. Niccolò spera proprio che non succeda mentre nel frattempo si avvia verso la porta d'uscita. Brandini a quel punto si alza in piedi e «Non mi lascia andare?» domanda esterrefatto. Niccolò si volta verso di lui, fermo sull'uscio della porta e «La tratterremo finché non risolveremo la vicenda. Lei potrebbe tornarci utile» taglia corto Niccolò per poi uscire velocemente, ignorando le imprecazioni dell'uomo e dirigendosi verso il suo ufficio dove sa già chi troverà.



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