CAPITOLO 18

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Quella domenica per Baby era stata un'impresa studiare. Ogni volta che si metteva sui libri ripensava a tutto quello che le era accaduto nei giorni precedenti. Incredibile come in poco più di una settima la sua vita fosse stata stravolta. Era coinvolta - per sua decisione - in un caso di furto ed ora anche di omicidio e senza che suo padre lo sapesse; aveva partecipato ad una missione sotto copertura, aveva ritrovato un cadavere nel giardino della sua migliore amica ed era andata a letto con l'Ispettore che la laborava per suo padre. Ed era proprio su di lui che i pensieri si concentravano la maggior parte del tempo. Baby continuava a rivivere con la mente tutto ciò che avevano fatto quella sera, i baci che Niccolò le aveva regalato, la delicatezza e la rudezza unite insieme con cui l'aveva posseduta. E ripensandoci, non c'era nulla di quella sera che non le fosse piaciuto. Non si era pentita di essere andata a letto con Niccolò e lo avrebbe rifatto perché, prima di tutto Niccolò era davvero bravo e poi perché per una volta si era dedicata a sé stessa, a ciò che voleva veramente. Aveva sempre messo gli altri davanti a sé, ma quella sera no. E ne era stata contenta. Alla fine con Niccolò era solo sesso e, come le aveva detto Bella, perché non divertirsi un po'? In fin dei conti ha diciotto anni, non è questa l'età giusta per fare follie? L'unica cosa che la rendeva triste era il senso di colpa quando pensava a suo padre che non sapeva nulla di tutto quello. Però poi si diceva che non stava facendo nulla di male; andare a letto con Niccolò non significava interferire con il lavoro di suo padre. È vero, aveva promesso all'uomo che non si sarebbe intromessa nel caso, ma continuava a ripetersi che lo faceva per suo padre, per aiutarlo a risolvere quel mistero infernale il prima possibile. E così riusciva in parte a scacciare il senso di colpa, ma sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dirlo a suo padre, sempre sperando che non fosse venuto a scoprirlo da solo. Non si era nemmeno sentita con Bella quella domenica. Aveva staccato il cellulare per studiare e, nel caso suo padre avesse voluto chiamarla, poteva farlo sul telefono di casa. La sua mente continuava a vagare per quel mistero, a mettere insieme i pezzi, ma da quando era uscita da casa di Niccolò non aveva scoperto nulla di che. Il braccialetto giallo lo aveva riposto nel bagno insieme al resto della bigotteria, perché era troppo pesante da indossare. Solo verso le cinque di pomeriggio, con una bella tazza di tè tra le mani, era riuscita ad imporsi di sgomberare la mente da quei pensieri incasinati - sopratutto da quelli che vertevano su un Ispettore nudo e pieno di tatuaggi che la baciava - e si era messa a studiare per la verifica di matematica e per l'interrogazione di italiano, perché sapeva perfettamente che il giorno dopo sarebbe stata chiamata alla cattedra.



Suo padre quella mattina si era svegliato davvero presto: alle cinque era già vestito e le aveva lasciato la colazione pronta e un bacio sulla fronte prima di andare in ufficio. Così Baby aveva preso l'autobus e aveva scritto a Bella che si sarebbero viste direttamente in classe - dato che quest'ultima era sempre solita arrivare al suono preciso della campanella.
«Dici che oggi la professoressa ci chiama?» sente domandare Baby mentre percorre la piccola salita che la porta direttamente davanti al cancello della scuola. Le due ragazze che camminano affianco a lei sono due delle sue classe di classe - una delle quella era arrivata solo all'inizio dello scorso anno - e con le quali Baby chiacchierava saltuariamente. Allora sorride leggermente nel sentirle parlare e sistema meglio la borsa a tracolla piena di libri mentre «State tranquille, quella chiama me oggi» risponde di getto, intromettendosi nella conversazione e le altre sue ragazze si voltano subito verso di lei. Baby alza gli occhi al cielo come a dire 'Che ci volete fare?' e le due ragazze ridacchiano, affiancandosi a lei per l'ultimo tratto di salita. Baby chiede loro conferma sugli argomenti che doveva preparare per l'interrogazione e le ragazza le tranquillizzano. È sempre andata bene a scuola, ma in quell'ultimo periodo non le andava molto di studiare e se in più ci si metteva pure quel mistero che la intrigava e le sottraeva tutta la concentrazione, alla scuola nemmeno ci pensava più! Però, a discapito di tutto, si sentiva pronta per quell'interrogazione, nonostante la leggera ansia che la stava accompagnando.
«Ci vediamo fra poco in classe, vado da Roberto! Tu Francè?».
«Vengo con te. A dopo Baby! Dai che andrà bene!».
«Grazie ragazze! A dopo!».
Così si salutano. Le due ragazze raggiungono un ragazzo della 5ºB, il fidanzato di una delle due mentre Baby si dirige direttamente dentro la scuola per poter entrare prima in classe e ripassare. Peccato però che qualcuno non voglia proprio darle pace perché non appena entra nel cortile della scuola vede una folla di ragazzi ammassati. Non capisce cosa succeda e intercetta tra questi Romina, la bidella.
«Ragazzi state indietro, sta arrivando la polizia!» grida quest'ultima sbracciandosi, ma la folla continua ad aumentare. Baby sussulta. La polizia? E perché? Così a gomitate e spintoni si fa spazio tra la folla per vedere cosa tutti stiano guardando e quando i suoi occhi si posano sopra ciò che ha attirato l'attenzione di tutti, sente di dover vomitare tutti cereali e il caffellatte di quella mattina.
«O mio Dio» riesce solo a sussurrare. La bocca spalancata e le mani a coprirla. Percepisce brividi di terrore lungo la schiena e il sangue gelarsi. Le sembra di rivivere le stesse scena del giorno prima, quando aveva trovato il cadavere di Stefano nel cortile di casa di Bella. E adesso nel cortile della scuola c'è il cadavere di Stefano Matteucci, con il ventre completamente squarciato e gli organi interni riversati fuori. Il sangue imbratta il prato del cortile e molti ragazzi si allontanano con lo stomaco in subbuglio. Alcune ragazze piangono ed altri gridano per la paura. Si inizia a creare il putiferio fin quando anche il preside e la vice preside raggiungono il cortile. Baby non riesce a guardarli in faccia. Per quanto le faccia schifo, non riesce a spostare gli occhi dal cadavere di Stefano. Chi può aver fatto una cosa così crudele? Sente le sirene della polizia in lontananza anche si avvicinano. Poi una voce, «Ragazzi e ragazze per favore state indietro e raggiungerete le vostre aule! Lasciate lavorare gli agenti di polizia!» esclama una voce maschile roca e potente. Non è né quella di Niccolò né quella di suo padre. Baby sente due ragazzi sbatterle contro mentre indietreggiano e vengono allontananti. Lei si risveglia solo quando sente la mano di un uomo afferrarle delicatamente il braccio e scuoterla. Sobbalza e posa i propri occhi spaventati in quelli dell'uomo. Sbatte più volte le palpebre per riprendersi mentre «Signorina per favore indietreggi, liberi la zona» la invita cordialmente l'uomo senza però sfoggiare alcun sorriso, con professionalità. È per un attimo quell'uomo le ricorda Niccolò e infatti si guarda intorno a scatti, cercandolo, ma ancora non lo vede. Sente però le sirene della polizia farsi più vicine e spera con tutto il cuore che sia lui e che arrivi presto. Così indietreggia, senza riuscire a spiccicare parola mentre la folla di alunni si dirada. Alcuni tornano a casa, altri corrono in classe, altri ancora chiamano i genitori, terrorizzati. Baby ripensa a quando aveva trovato il corpo di Stefano nel cortile di Bella ed ora se lo ritrova là. La sta perseguitando? Non lo sa, ma sente le gambe deboli ed è costretta ad appoggiarsi ad una colonna nel cortile anteriore della scuola, per non cadere. Bella non è ancora arrivata e da una parte Baby è sollevata perché si è risparmiata quella vista disgustosa.
«Numerate le prove, chiamate il 118 e voglio una squadra di uomini che controllino i video delle telecamere per sapere chi è entrato ed uscito da qui. Il medico legale sta arrivando. Forza, al lavoro!».
Le grida dell'uomo portano Baby a guardarlo. È lo stesso che aveva parlato prima ed ora si era voltato a discutere con il preside e la vice preside della scuola. Baby non riesce a vederlo bene in volto, ma riconosce subito la scritta che porta sulla divisa: FBI.
Cerca di fare mente locale per ricordare dove avesse visto quella scritta prima e subito ricorda: quando era andata di nascosto a vedere se la collana a scuola fosse falsa, c'era un uomo con la stessa divisa a scrutarla. Però, guardando bene l'uomo di adesso, non le sembra lo stesso della volta scorsa. Non fa in tempo però a rifletterci su perché ormai sente le sirene della polizia nelle orecchie. Il giardino è pieno di uomini dell'FBI ai quali si aggiungono ora gli uomini della polizia di Roma che subito raggiungono il cadavere mentre gli agenti dell'FBI già iniziano a numerare le prove. Baby si volta e da una delle macchine vede scendere suo padre e... Niccolò!
Tira un sospiro di sollievo e riesce anche a sorridere fievolmente e ad alzare una mano. I due uomini la intercettano subito e corrono verso di lei. Suo padre non la fa nemmeno parlare che la abbraccia. Le accarezza i capelli e «Amore mio, mi hanno detto che c'è un cadavere».
«È lo stesso che avevo trovato nel giardino di Bella,» confessa subito Baby con sguardo preoccupato mentre suo padre le afferra il volto e la guarda cercando di tranquillizzarla, «solo che è ridotto molto peggio» spiega lei e suo padre annuisce, per poi guardare gli agenti che si muovono intorno al cadavere. Poi torna a guardare sua figlia e «Stai bene? Vuoi tornare a casa? Se vuoi posso farti una-» - ma Baby scuote la testa e poggia le proprie mani su quelle del padre mentre «No papà, va tutto bene. E poi non voglio recuperare il compito di matematica ne saltare l'interrogazione di italiano quindi resto».
«Sicura?» le domanda il Commissario scrutando attentamente negli occhi della figlia. Quest'ultima annuisce e l'uomo si meraviglia nel notare che non vi è nemmeno una punta di esitazione negli occhi scuri di Baby e per questo annuisce e con sguardo orgoglioso «Non sai quanto ti amo Baby. Nessun caso che io abbia mai risolto mi ha mai reso orgoglioso come fai tu ogni giorno. Sappi però che se avessi bisogno di parlare-».
«Posso contare su di te. Lo so papà» termina Baby con un piccolo sorriso riconoscente mentre si chiede come possa quantificare l'amore che prova per suo padre, la sua roccia in tutti i suoi anni di vita. Quest'ultimo le accarezza la guancia mentre «Vai e prendi 'sto bel voto che è tutto meritato!».
Baby annuisce e scoppia a ridere mentre «È davvero bello fare questi discorsi commoventi padre-figlia davanti al cadavere di un tizio squartato» commenta lei tra le risate. A volte pensa di essere bipolare: prima è pietrificata dalla paura e dopo due minuti è là che ride e ci scherza su. O forse è solo il modo contorto del suo cervello di metabolizzare ciò che sta succedendo.
Suo padre la guarda sorridendo divertito e fiero di lei, della forza esplosiva che quella ragazza ha dentro di sé e che lui è riuscito a trasmetterle e le lascia un bacio sulla fronte prima di allontanarsi e raggiungere il preside e la vice preside per fare il punto della situazione. In quel momento arriva il medico legale che si avvia subito verso il cadavere dissanguante. Baby segue il suo percorso prima di «Tutto bene?» sentirsi domandare e si accorge che accanto a lei c'è Niccolò. Sobbalza e lo guarda, stupita.
«Oh, non ti avevo visto! Sei rimasto qua accanto tutto il tempo?».
«A sentire te e tuo padre farvi discorsi smielati?» la sbeffeggia Niccolò e Baby nota come il suo sguardo sia duro e il tono tagliente, ma non è rivolto a lei. Infatti Niccolò sembra concentrato a guardarsi intorno con sguardo per niente tranquillizzante, «No comunque,» riprende a parlare lui, «stavo parlando al telefono con il medico legale, cercando di spiegargli l'urgenza,» chiarifica, poi a braccia conserte e sguardo serio guarda Baby, inarcando un sopracciglio, «Comunque devi smetterla di rispondere ad una domanda con un'altra domanda» lo rimprovera Niccolò con tono duro. Baby lo fissa e sa che dovrebbe sentirsi offesa da quel rimprovero banale, ma in quel momento è intenta a fissare le labbra corrucciate di Niccolò e le trova particolarmente invitanti. L'Ispettore non sembra accorgersene però, perché, con lo sguardo fisso sul via vai di agenti intorno al cadavere, «Quindi? Tutto bene?» domanda poi nuovamente e Baby si riscuote.
«È divertente il fatto che prima mi sfotti e poi mi chiedi se sto bene» lo rimbecca divertita lei e non può fare a meno di trovare dolce il modo in cui Niccolò sembri preoccuparsi per lei, nonostante appaia immerso in altri pensieri, poi «Be', considerando il fatto che sono due giorni di seguito che trovo cadaveri in giro e che meno di tre giorni fa ho rischiato di farmi sparare da un mio ex fidanzato, sì, sto bene» risponde ironica lei. In effetti sente ormai la paura essere svanita, ma evita di guardare il cadavere sventrato di Stefano poco distante da lei. Sa però che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con ciò che stava passando, anche se ora sembrava che il suo corpo e la sua mente non ne stessero risentendo esageratamente. Lancia un'occhiata verso suo padre per vedere se la stesse guardando - dato che farsi vedere a parlare con Niccolò non è l'idea migliore - ma lo vede intento ad un'animata conversazione con il preside, sotto lo sguardo attento e preoccupato della vice preside.
Niccolò sbuffa e «Sappi che se avrai una crisi di nervi per tutto questo casino in cui tu stessa ti sei cacciata, l'unica cosa che ti dirò sarà: te l'avevo detto» commenta Niccolò con fare leggermente più divertito e Baby non resiste e gli dà una spinta.
«Guarda che non ho scelto io di trovare cadaveri nei cortili!» sbotta lei piccata e Niccolò le lancia un'occhiata storta mentre «Sì, ma sei tu che hai deciso di intrometterti nel caso senza il consenso di nessuno» le ricorda lui con tono ora aspro. Baby allora alza gli occhi al cielo e «Pensavo avessimo superato la fase del 'Ti sbatto in faccia che tu non sei una poliziotta e non puoi prendere parte alle indagini'» sbuffa lei.
«Io non ho mai detto che l'avessimo superata» ribatte Niccolò e a Baby sembra di sentire una punta di acidità nel tono. Infatti, «Qualcuno si è alzato dalla parte sbagliata del letto oggi, eh?» ribatte irriverente e leggermente infastidita. Pensava che con Niccolò stesse nascendo un'amicizia - con benefici, certo - ma comunque un'amicizia. Ed ora perché è così antipatico? Però poi alza lo sguardo in quello di Niccolò e vede quest'ultimo con le mani chiuse a pugno lungo i fianchi. Lo sguardo di Niccolò è freddo e puntato davanti a sé e allora Baby capisce che Niccolò non ce l'ha con lei, ma c'è qualcosa che lo turba. 
Così, controllando che suo padre non la veda, poggia una mano sul braccio di Niccolò mentre «C'è qualche problema per caso?» domanda guardandolo per poi seguire la traiettoria dello sguardo di Niccolò che inspira e «Sì, lui» afferma a denti stretti proprio nel momento in cui Baby si accorge cosa Niccolò stia guardando. La stessa persona che sta venendo verso di loro ovvero l'uomo dell'FBI che prima aveva dato ordini. Ora che Baby lo vede in faccia nota qualcosa di famigliare. L'uomo infatti sorride e Baby vede che sta proprio puntando Niccolò, infatti «Ma guarda un po' chi si rivede!» esclama l'uomo, scavalcando il cadavere e venendo verso di loro. Baby guarda Niccolò che, al contrario del sorriso divertito e anche derisorio che l'uomo ha suo volto, è arrabbiato nero.
«Lo consoci?» domanda allora Baby, dato che non sta capendo nulla. Così anche Niccolò decide di incamminarsi verso l'uomo, ma prima sospira e strizza gli occhi e, sempre guardando dritto davanti a sé, «Sì,» annuisce rispondendo a Baby, «È mio fratello» - e detto questo sorpassa Baby e avanza verso l'uomo. Quest'ultima rimane di sasso e spalanca gli occhi, fissando i due uomini ora uno fermo davanti all'altro. Cosa? Il fratello di Niccolò? Le sembra assurdo perché da come Niccolò lo guardava sembrava volesse farlo fuori. Però, guardando bene l'uomo, si rende conto che in effetti si assomigliano moltissimo, sopratutto quando anche l'uomo in questione si porta una mano fra i capelli, gesto che Baby aveva visto fare a Niccolò centinaia di volte. Guarda l'orologio e si accorge che fra cinque minuti sarebbe cominciata la lezione. La sua parte razionale le stava dicendo di andare in classe, ripassare Leopardi prima dell'interrogazione e lasciar perdere. Peccato però che Baby non avesse mai seguito la sua parte razione e non lo avrebbe fatto di certo ora! Così tiene d'occhio nuovamente suo padre che è troppo impegnato a parlare con il medico legale e l'Agente Cassio per occuparsi del resto. E così in pochi minuti raggiunge i due uomini, affiancando Niccolò. I due però sono troppo presi a parlare per accorgersi di lei.
«Ecco qua il mio caro fratellino! Hai fatto morire qualcun altro in questi tre anni che sono stato lontano?» - è la battuta con cui l'uomo saluta Niccolò. Baby legge il nome sulla divisa: Valerio Moriconi. Poi guarda Niccolò e sente mancarle la terra sotto i piedi quando vede gli occhi di Niccolò pieni di dolore. Non capisce. Perché Valerio aveva fatto quella battuta orribile? Perché Niccolò avrebbe dovuto far morire qualcuno? E perché percepiva tanto astio tra i due fratelli? Valerio continua a mantenere un sorriso sfacciato e gli occhi sembrano pieni di odio represso e questo non sfugge a Baby. Niccolò invece tiene i pugni chiude e sembra star cercando di non cedere alla provocazione. Intorno a loro gli agenti dell'FBI mischiati a quelli della polizia di Roma continuano a fare il loro lavoro.
«Che cazzo ci fai qua Valerio?» domanda secco Niccolò con rabbia, puntando gli occhi feriti e arrabbiati in quelli del fratello. Quest'ultimo sorride ironico e «Nulla, avevo nostalgia della liceo e sono venuto a fare un salto qui,» lo prende in giro Valerio, ma Niccolò non cede e rimane fermo, con lo sguardo sprezzante fisso in quello del fratello. Baby può vedere le nocche di Niccolò farsi bianche per quanto sta stringendo i pugni, ma non vuole intromettersi tra i due, anche se sta soffrendo nel vedere il dolore negli occhi di Niccolò - ma dolore per cosa? - e così li guarda in silenzio. Entrambi sono troppo presi dalla conversazione per notarla.
«Ti farebbe bene tornare un po' al liceo, lì sì che era una brava persona. Crescendo sei diventato un vero stronzo» gli sputa contro Niccolò senza rimorso e Baby può vedere gli occhi di Valerio essere attraversati da una scintilla di malignità e divertimento. Poi però scoppia a ridere esageratamente e «Eccolo il Niccolò che conosco! Sei sempre stato quello dalla battuta tagliente. Posso dirlo che mi sei mancato?».
«Tu no,» lo fredda seccamente Niccolò, «ora dimmi perché sei qui».
Valerio si passa una mano sugli occhi e con un braccio indica il via vai intorno a loro.
«Dato che la Silver Neckless non è ancora stata trovata e in più si è aggiunto un caso di omicidio, il governo inglese ha chiesto l'intervento dell'FBI».
«Non serve. Abbiamo tutto sotto controllo» afferma Niccolò sputando fiamme dagli occhi.
Valerio lo guarda divertito e annuisce derisorio mentre indica con il pollice alle sue spalle.
«Oh sì fratellino certo, certo che avete tutto sotto controllo. C'è solo un cadavere squartato nel giardino di uno dei licei più prestigiosi di Roma, perché preoccuparsi?» - e queste parole sono talmente derisorie che Baby sente la rabbia crescere e vorrebbe tanto riprendere lei, ma Niccolò la precede.
«Questo non significa che il caso passerà a voi» sbotta l'Ispettore. Valerio annuisce e «Infatti nessuna ha mai detto questo. Collaboreremo. Noi dell'FBI vi forniremo le nostre spettacolari capacità di investigatori, i nostri migliori uomini e i nostri mezzi mentre voi...» si interrompe allungando l'ultima parola e fingendo di pensare, poi guarda Niccolò con derisione e «E voi il vostro caffè. Sai, in America lo fanno da schifo, quindi un po' di caffè italiano non guasterebbe» lo prende in giro divertito e Niccolò digrigna i denti. Proprio in quel momenti suona la campanella e Baby sobbalza. Quell'uomo è antipatico e vorrebbe dirgliene quattro, ma proprio in quel momento vede suo padre salutare il medico legale e dirigersi verso Niccolò. C'è un attimo di silenzio tra loro e Valerio viene richiamato dai due dei suoi uomini e se ne va senza neanche salutare, ma con un sorriso divertito sul volto. Baby guarda Niccolò e si chiede perché non abbia risposto a quelle provocazioni orribili. È disorientata e non riesce a trattenersi quando «Ma che bastardo! So che è tuo fratello, ma si è comportato malissimo. Perché non gli hai risposto?».
«Perché ha ragione» risponde di getto Niccolò, fissando l'erba davanti a sé. Baby scuote la testa e sgrana gli occhi.
«No invece! Ti ha trattato come si tratterebbe un-».
«Omicida?» termina per lei Niccolò, guardandola con gli occhi squarciati dal dolore. Baby sente lo stomaco chiudersi davanti a quello sguardo. Che cosa sta succedendo? Perché Niccolò la sta guardando così? Cos'è tutto quel dolore che legge negli occhi dell'uomo?
Baby deglutisce con difficoltà quando sente la voce di suo padre che la fa sobbalzare e «Baby che ci fai ancora qui?» le domanda severamente. Baby sobbalza e si riscuote, guardando suo padre spaurita. L'uomo la fissa severamente e Baby non sa che dire. Per fortuna però «Mi scusi Commissario, ho trattenuto io sua figlia. Dato che è stata lei a trovare il cadavere di Matteucci la volta scorsa, volevo avere delle informazioni. Mi scusi,» interviene con sicurezza Niccolò. Poi guarda Baby e quest'ultima cerca negli occhi di lui qualche traccia di quel dolore che aveva visto fino a pochi secondi prima, ma sembra essere svanito. Come fa a nasconderlo così bene?, «Ora puoi andare. Grazie delle informazioni,» mente Niccolò fingendo che non fosse successo niente e Baby lo guarda spaesata. Niccolò muove lo sguardo perché cercare di farle capire di dover andare, che il Commissario li sta guardando e così Baby si schiarisce la gola e regge il gioco all'Ispettore.
«Sì, è vero. Ora però vado. A dopo papà. Arrivederci Ispettore Moriconi» saluta lei cordialmente e in due secondi gira e i tacchi e si avvia verso l'entrata, portandosi dietro mille dubbi e mille domande. Perché Niccolò si era fatto trattare così? Perché c'era astio tra i due fratelli? Perché il cadavere di Stefano era a scuola ed era squartato? Ma sopratutto: perché Niccolò sembrava star soffrendo come non mai?
Mentre sale le scale di corsa spera che la professoressa non sia già arrivata. E allora cerca di concentrarsi su Leopardi, di ripassare qualcosa, ma l'unica cosa che le torna in mente è come Niccolò l'avesse coperta con suo padre.
Era la seconda volta che la tirava fuori dai guai.



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