CAPITOLO 6

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Niccolò guarda nuovamente il fascicolo pieno di foto del luogo del crimine da cui era stata rubata la collana. So gratta la leggera barba sul volto mentre osserva attentamente quelle foto. La cosa che complica le indagini è il fatto che non ci siano segni di effrazione. Niccolò è sicuro che ad aver rubato la collana debba essere stato qualcuno interno alla scuola. Qualcuno che sapeva perfettamente quando la struttura sarebbe stata vuota e conosceva telecamere e antifurti. Era fondamentale per lui sapere l'indirizzo del ragazzo che doveva occuparsi delle telecamere e aveva chiesto ai suoi di rintracciarlo. Ricordava perfettamente che Baby si era proposta di fornirglielo, ma non poteva aspettare la ragazza che avrebbe rivisto sicuramente quel giorno stesso a scuola. Doveva interrogare in fretta il ragazzo. Era arrivato preso in ufficio quella mattina dopo una notte tormentata. Non era riuscito a dormire bene quella notte a causa di sogni angoscianti e la cosa che lo aveva disturbato è che nel sogno c'era anche lei, Baby. Il problema è che continuava a sognarla in un incidente stradale, schiacciata da una macchina e non riusciva a togliersi quel sogno dalla testa. Infatti si passa una mano sugli occhi, cercando di concentrarsi quando sente qualcuno bussare alla porta.
Cerca di reprimere uno sbadiglio mentre «Avanti!» esclama, chiudendo il fascicolo e poggiandolo sulla scrivania. Guarda verso la porta e a fare la sua entrata è proprio il suo capo, il Commissario Gervasi. Per un attimo Niccolò sente i palmi delle mani sudati e una leggera ansia lo investe. Non sa perché, ha paura che il suo capo sia venuto a rimproverarlo per aver avuto un incontro con la figlia. Questo solo per un attimo, prima di vedere il sorriso cordiale dell'uomo e rilassarsi. Si alza subito in piedi e «Buongiorno Commissario!» saluta mentre l'uomo chiude la porta alle sue spalle e sorride, facendogli un cenno con la mano.
«Buongiorno Ispettore. Si sieda pure, non c'è bisogno di tutta questa formalità» - e detto questo anche lui prende posto sulla sedia di fornire a Niccolò. Quest'ultimo fa come detto e, ritto e composto, poggia gli occhi sul Commissario. Nota che ha la barba leggermente più incolta, ma finge di non accorgersi di nulla e non fa domande, aspettando che sia l'uomo a parlare.
«Allora, novità sul caso?».
Niccolò annuisce e allunga al Commissario il fascicolo che stava osservando poco prima.
«Sì. Stiamo ancora aspettando i risultati delle impronte rilevate grazie al fosforo. Per ora non abbiamo trovato segni di effrazione sulla serratura della teca, ciò ci porta a dedurre che il ladro conoscesse perfettamente come fosse fatta la teca, sicuramente una persona interna che doveva sapere quando la scuola si sarebbe svuotata per compiere il furto».
«Quindi dobbiamo mettere sotto torchio alunni e corpo insegnate, preside e vice preside» commenta il Commissario passando in rassegna le foto.
Niccolò annuisce.
«Infatti ho già fatto piantonare la scuola. Inoltre abbiamo scoperto che il ragazzo che doveva occuparsi dell'accensione delle telecamere non è venuto quel giorno».
«Sappiamo il nome?».
«Sì, Stefano Matteucci. Abbiamo reperito il suo indirizzo. Fra un'ora andrò ad interrogarlo».
«Benissimo» afferma il Commissario, spostando lo sguardo dalle foto a Niccolò che proprio in qualche momento tenta malamente di nascondere uno sbadiglio.
Il Commissario sfocia in una risatina.
«Notte di fuoco?» domanda divertito a bruciapelo, attirando l'attenzione di Niccolò che scuote la testa e si passa una mano fra i capelli mentre «Magari. No no, nottataccia direi».
«Da quanto è che non va in ferie Ispettore?» è la domanda seguente che coglie Niccolò alla sprovvista.
Infatti corruccia le sopracciglia e ci pensa, «Mh, due mesi?».
«Cinque, ho controllato ieri i fascicoli di tutti i dipendenti».
Niccolò guarda il capo negli occhi.
«Che cosa sta cercando di dirmi?».
Il Commissario passa una mano sul mento e «Che forse bisognerebbe staccare ogni tanto da tutti questi furti e omicidi. Lei è uno tosto Ispettore, altrimenti non sarebbe giunto fin qua, ma anche i più tosti hanno bisogno di una pausa» spiega con tono paterno il Commissario. Niccolò lo guarda con gratitudine perché sa che anche se si danno ancora del lei, entrambi si considerano un po' come padre e figlio dato le miriadi di casi risolti insieme. E visto che solo il Commissario sapeva il vero motivo di quella cicatrice sotto l'occhio che per Niccolò era una condanna silenziosa.
Niccolò allora sospira e «Va bene, risolto questo furto vedrò se prendere delle ferie».
«Due settimane libere, l'ho già stabilito io. E non accetto un no. Ha bisogno di riposarsi».
Niccolò sorride davanti all'autorità dell'uomo che sembra non voler sentire ragioni e gli viene in mente Baby che si è comportata con lui allo stesso modo. Ecco da chi ha ripreso quella ragazza!
Sorride e annuisce, arrendevole.
«Va bene» accetta allora vedendo il Commissario sorridere a sua volta e alzarsi per avviarsi verso l'uscita.
Prima di farlo però si gira versò Niccolò che si è alzato a sua volta, accompagnandolo alla porta.
«Ah Ispettore, volevo anche dirle anche un'altra cosa. Sicuramente saprà che nella scuola in cui stiamo indagando c'è mia figlia,» inizia grattandosi la testa e Niccolò si irrigidisce, mettendosi sull'attenti, ma mantenendo uno sguardo impassibile mentre il Commissario continua, «Ecco, mia figlia è un po' particolare. Ha questa capacità di mettersi nei guai. Inoltre adora i gialli e ha questo impulso di voler risolvere i casi che mi ritrovo per le mani. Insomma, tutto questo discorso per dirle che potrebbe chiederle di partecipare alle indagini o potrebbe intromettersi e ritrovarsela intorno. Quindi se dovesse venire a chiederle di darle informazioni o addirittura di aiutarla nelle indagini, lei rifiuti, va bene? Anzi, cerchi di tenersi alla larga da lei. Le parli solo quando necessario per le indagini. Conosco mia figlia, si caccerebbe nei guai» termina il discorso il Commissario, guardando fiducioso Niccolò.
Quest'ultimo cerca di mantenere la calma, ma in realtà sente i battiti del cuore accelerare. Cosa poteva rispondergli? Aveva praticamente violato tutto ciò che il Commissario gli aveva appena detto, ma non poteva di certo dirglielo. Avrebbe risolto la situazione per conto suo, tenendo alla larga quella ragazza.
Così si schiarisce la gola e «Va bene Commissario, non si preoccupi».
«Oh, ma io non mi preoccupo. Le ho detto questo solo per sicurezza, so che lei e mia figlia probabilmente non vi sarete nemmeno ancora incontrati!» scherza il Commissario convinto della sua affermazione e ridendo di gusto, a differenza di Niccolò che cerca anche lui di sorridere con spontaneità mentre dentro di sé si maledice per ciò che aveva fatto.
«No no, mai visti» mente spudoratamente Niccolò mentre la scena di lui e Baby al bar, il giorno prima, occupa la sua mente.
«Bene, chiarito questo direi che posso andare» afferma il Commissario aprendo la porta sotto il sorriso tirato di Niccolò.
«Arrivederla» saluta l'Ispettore.
«Ah no, aspetta,» si volta però subito dopo il Commissario e Niccolò si irrigidisce. Teme che il Commissario abbia letto la bugia dai suoi occhi.
«Sì?» domanda cercando di tentennare il meno possibile.
«Che idea geniale quella di usare il fosforo per trovare le impronte! È un trucco che non vedevo da anni. Chi è il genio che ha avuto questa idea?» domanda entusiasta il Commissario.
Niccolò sente il cuore battere all'impazzata. E ora che gli dice? Non può mica dirgli che è stata sua figlia ad avere quell'idea, così tira fuori il primo nome che gli viene in mente.
«L'Agente Cassio!» esclama frettolosamente in risposata, unendo le mani sudate dietro la schiena.
Il Commissario mette su un gran sorriso.
«Il ragazzetto quello moro?».
Niccolò annuisce.
«Bene. Giovane, ma ben preparato. Potrei dargli una bella promozione!» esclama il Commissario, uscendo dalla porta dopo aver salutato Niccolò.
Quest'ultimo lo vede sparire lungo il corridoio e si chiude la porta alle spalle, per poi sospirare rumorosamente. L'aveva scampata, ma l'aveva fatta grossa questa volta! Si è immischiato in qualcosa in cui non dove immischiarsi. E poi aveva mentito al suo capo quando tra loro c'era sempre stata trasparenza su tutto ciò che riguardasse il lavoro!
Oggi doveva assolutamente risolvere il problema con la ragazza. Doveva togliersela di torno, anche se sapeva sarebbe stato difficile.
Guarda l'orologio e si accorge che è il momento di andare ad interrogare Stefano Matteucci.
Mentre afferra la giacca della divisa poggiata sullo schienale della sedia girevole, pensa che quello ad essersi cacciato nei guai è lui.
C'è una sola cosa positiva: aveva fatto ottenere ad Adriano una bella promozione.




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