Blake's pov
Strano a dire, ma ero elettrizzato all'idea che poche ore dopo mi sarei ritrovato solo con Alice. Avevo avuto a che fare con tante, molte ragazze, eppure nessuna mi aveva mandato il tilt il cervello in questo modo. Quando ieri le chiesi di vederci nel pomeriggio stesso avevo visto il suo sguardo incupirsi, e ciò mi aveva destabilizzato totalmente. Come poteva una ragazza così costantemente sorridente provare l'esatto opposto in pochi secondi? Sapevo per certo di non sapere tutto su di lei, eppure ero consapevole di non sapere qualcosa d'importante su quella ragazza minuta dagli occhi scuri. In quel momento l'avevo vicino a me ma al contempo era distante anni luce, o almeno lo era la sua testa ed avevo riconosciuto sin da subito quelle sensazioni, erano le stesse che provavo io costantemente. Quando pensi che nascondere ciò che sei sia la cosa migliore per non rischiare di essere ferito ancora, e per questo innalzi muri indistruttibili davanti a te privandoti della possibilità di uscire allo scoperto, di mostrare al mondo chi sei, di iniziare a vivere. Era la cosa migliore da fare, lo sapevo perfettamente visto che dopo anni continuavo ad aumentare l'altezza di questi muri, eppure quando sentivo le sue dolci iridi marroni osservarmi da vicino sentivo che quei muri innalzati con fatica iniziavano a barcollare, e con loro anche la mia indifferenza verso il mondo. Da anni ormai sopravvivevo, provando sempre più indifferenza a ciò che la vita aveva in serbo per me, senza provare alcuna emozione in grado di mandarmi sulla giusta strada, eppure quando voltandomi incontravo la sua chioma nera che la contraddistingueva non riuscivo più a pensare che ciò che stavo facendo fosse la scelta giusta, e forse decidevo inconsapevolmente di far barcollare quei muri così essenziali per me.
<<Blake mi stai ascoltando?>>
Alzai lo sguardo verso il mio migliore amico colto in fragrante, non avevo sentito nemmeno una parola di ciò che mi stava dicendo, e solo ora mi ricordai che eravamo a lezione di matematica, lo notai quando mi imbattei con lo sguardo nella lavagna piena di calcoli illeggibili.
<<Sisi, certamente>>
<<Amico, che ti salta per la testa?>>
Ecco fatto, grande Blake.
<<Sto in ansia per dopo scuola>>
<<E perché?>>
<<Lucas te lo hanno mai detto che sei un'impiccione?>> chiesi sbuffando facendo sogghignare lui.
<<Dai Blake, sai che puoi dirmi tutto>>
<<Ho invitato Alice ad uscire, voglio portarla lì>> dico quasi in un sussurro.
<<Lì dove Blake?>> chiese lui curioso.
<<Al Lincoln Park Luc, voglio passare un pomeriggio tranquillo assieme a lei>>
<<E perché sei in ansia? Cosa ti tormenta ora?>>
Cosa mi tormentava? Beh, tante cose, ad esempio la paura di espormi troppo, la paura di poter sentire qualcosa di più grande di me, la paura di poter dare troppo senza rendermene conto. Infondo fino ad allora avevo donato all'esterno solo la parte fisica di me, ma la mia anima, il mio essere, la mia persona non era mai uscita dai muri altissimi e non voglio correre questo rischio che prende vita ogni volta che le sono accanto. E in me regnava la paura di ferirla, la paura di poter fare qualcosa che l'avesse potuta portare nel fondo del caos che rappresentava la mia vita, avevo paura che potesse soffrire se avesse iniziato a starmi accanto, non lo meritava.
<<Non lo so Lucas, ho solo paura...>>
<<So a cosa stai pensando Blake, non pensare al passato te ne prego, non meriti di rovinarti la vita tenendo davanti ai tuoi occhi le immagini del passato. Non sei il mostro che credi di essere Blake, e infondo lo sai anche tu>>
Lo guardai negli occhi riconoscendo che, anche questa volta, mi era accanto senza che io gli dicessi nulla.༄
Dire che in quel momento avevo l'ansia era un diminutivo, stavo letteralmente sprofondando nella paura, ma ciò non mi impedì di suonare quel campanello. Rimasi sorpreso quando arrivai davanti a casa sua: era una casa di medie dimensioni, con i rivestimenti esterni di color bianco che donava una certa serenità nel guardare da lontano l'abitazione, circondata poi da un giardino avente una fontana di medie dimensioni ma contornato da una siepe ben curata. Mi girai verso la mia macchina parcheggiata davanti l'ingresso del giardino quando sentii delle voci avvicinarsi alla porta.
<<Mamma vado io! No mamma non può essere già Jason, è partito solo un'ora fa! Sei impaziente, mica è Flash!>>
Risi di gusto nel constatare che quella ragazza minuta e all'apparenza calma era invece un vortice di energia incredibile, e quando sentii scattare la serratura della porta mi girai verso essa.
<<No mamma non è...>>
Tacque improvvisamente quando le sue dolci iridi marroni si scontrarono con le mie, e notai che nonostante il suo sguardo imbarazzato mi rivolse un sorriso sincero.
<<Hey...>> disse lei con il suo tono dolce.
<<Hey, sorpresa di vedermi?>> le risposi io sorridendole a mia volta, e sembrò aver capito cosa intendessi dire visto che scosse la testa con un sorriso smagliante sul suo piccolo viso.
<<Hai sentito?>> mi chiese nascondendosi il volto tra i capelli, e non potei che annuire ridendo lievemente.
<<Per filo e per segno piccoletta>>
<<Alice chi è?>> sentii la voce della madre dirigersi di fretta verso la porta e non appena constatò che ero io vidi un leggero velo di delusione, ma che subito dopo venne sostituito a della gioia nel vedermi.
<<Blake! Che bello vederti! Cosa ci fai tu qui?>> mi disse poco dopo avermi abbracciato calorosamente. Solo in quel momento notai la somiglianza caratteriale che aveva con sua figlia, emanavano gioia solo guardandole da lontano, e da vicino non poteva che crescere questa sensazione di felicità.
<<Sono venuto per sua figlia Meredith, la vorrei portare in un luogo che mi piace tanto e siccome sono un gentiluomo non potevo lasciarla venire lì da sola senza accompagnarla>> risposi io ridendo, gesto che ricambiò poi sua madre mentre Alice stava sorridendo portandosi una mano sul volto.
<<Vieni caro, entra per pochi minuti in casa e poi andrete dove volete>>
<<Ma mamma...>>
<<Fai silenzio tu, ho preparato un tiramisù squisito e privi Blake di assaggiarlo? Tirchia>> le disse lei scoppiando a ridere di gusto seguita da sua figlia, e mi persi in quel sorriso angelico.<<Dai entra, non è invitante mangiare il tiramisù in piedi davanti alla porta di casa>>
<<Con molto piacere madame>>
La vidi alzare gli occhi al cielo prima di sorridere e di andare insieme nella cucina. Se quella casa all'esterno era semplice ma bella, all'interno era ancora più particolare. Aveva un'arredamento semplice ma raffinato, con delle foto di famiglia o di due bambini da piccoli, la bambina era visibilmente Alice, ma accanto c'erano foto che ritraevano un bambino dagli occhioni azzurri presi sicuramente dal padre, Alice aveva un fratello.
<<Blake, ti basta così?>>
Mi girai verso Meredith che aveva posizionato una porzione di tiramisù su un piattino, e annuii convinto vedendo quella delizia, così poco dopo mi misi seduto sugli sgabelli attorno al bancone di marmo posizionato al centro della cucina.
<<Vi lascio da soli ragazzi, appena uscite chiamatemi che sono sopra a sistemare la stanza>> disse sempre lei prima di uscire dalla cucina, lasciando me e Alice soli.
<<Hai un fratello?>> le chiesi io senza giri di parole e notai il suo sguardo profondo incastonarsi perfettamente al mio, per poi vederla sorridermi affettuosamente.
<<Si, si chiama Jason ma non abita più qui con noi ma a Olympia per controllare la sede della catena di mio padre, oggi torna dopo tre mesi e resta per una settimana>>
<<Tuo padre ha una catena? E di cosa?>>
<<Si, ha una catena di locali notturni, il Vox, non so se hai mai sentito>>
Mi aveva seriamente chiesto se lo avevo mai sentito? Era uno dei pub che frequentavo di più da quando ero arrivato qui a Seattle, ma anche a New York era presente una sede ed era a dir poco grandiosa.
<<Certo che l'ho sentito, tuo padre seriamente è il fondatore?>>
<<Già, non tendo a parlarne perché se dovessi dirlo in giro sarei costretta a regalare ingressi gratuiti in giro per scuola, e non mi sembra motivo di vanto infondo no?>>
Avevo difronte la figlia di uno dei proprietari di pub più noti qui in america e per lei non era un motivo di vanto?
<<Piccoletta mi sorprendi sempre di più>> dissi sorridendole mentre addentavo il tiramisù che era a dir poco squisito.
Notai lei sorridermi, eppure per un attimo la vidi distante, ancora. Non sapevo cosa potevo aver detto di sbagliato, ma sapevo di aver toccato un tasto dolente per lei.
<<Ei, ho detto qualcosa di sbagliato?>>
<<No no tranquillo, davvero>>
La guardai negli occhi e ritrovai Alice, la risentii vicino e ciò mi fece comprendere che era sincera, che nonostante avessi detto qualcosa che l'aveva colpita non voleva farlo pesare.
<<Vieni qui?>> le chiesi allargando un braccio, e la notai inizialmente titubante, ma poco dopo venne verso di me e la strinsi forte. Io ero ancora seduto sullo sgabello con le braccia attorno alla sua vita, mentre lei era in piedi tra le mie gambe con le braccia attorno al mio collo. Ci conoscevamo solo da tre settimane, è vero, eppure mentre la tenevo stretta a me sentivo il dovere di proteggerla, a qualsiasi costo.
Sentivo della chimica tra noi, un filo rosso che mi portava a cercarla negli occhi delle altre e che allo stesso tempo mi metteva di fronte il fatto che ogni volta che passavo del tempo con loro sentivo in un certo senso malinconia, percepivo la sensazione di non essere completo e non riuscivo a capirne il motivo. Ma in quel momento che la tenevo stretta a me, respirando a pieni polmoni il suo profumo meraviglioso capace di mandarmi in tilt, sentivo il bisogno di tenerla lì ancora, e non volevo che tutto ciò terminasse prima ancora di abituarmi all'idea di averla accanto a me.
Sentivo il bisogno di lottare per lei, e non avrei ceduto di fronte a nulla.Angolo autrice
buongiorno! finalmente ho aggiornato, spero che vi sia piaciuto e al più presto aggiornerò, sopratutto perché ora inizierà un po' la parte interessante della storia, in cui scopriremo di più dei nostri protagonisti e chi lo sa, magari nasceranno nuovi amori. Volevo narrare il loro primo appuntamento in questo primo capitolo ma ahimè vi terrò un po' sulle spine, facendo sì che quel capitolo sia significativo come voglio che sia. ora vi lascio, già mi sono trattenuta molto.
come al solito vi chiedo di lasciare una stellina o dirmi cosa pensate della storia,
-sharon♡︎
STAI LEGGENDO
Fino All'ultimo Respiro
Romance«Perché quando nasci, cresci ed impari a vivere non dando per scontato nulla, impari che nulla conta di più che riuscire a farcela da sola» Nulla si deve dare per scontato, e lei lo sa bene. Lo sa chi, ora dopo ora, inala quell'aria per tutti sconta...