Alice's pov
<<Beh ragazzi, cosa pensate a proposito della scelta di Catherine?>> chiese la professoressa di letteratura rivolgendosi alla protagonista di Cime Tempestose.
<<Cosa si può pensare se non il fatto che lei sia stata codarda? Insomma, tu non ami una persona ma sostieni che visto che è di buona compagnia allora possa essere l'uomo adatto a te, pensiero poi rinforzato dal fatto che era ricco. È un atteggiamento stupido e senza valide motivazioni>> disse un ragazzo in fondo all'aula.
<<Non è così Stewart>> disse con voce piatta Blake seduto -come sempre- accanto a me.
<<Perché sostiene che la sua idea sia sbagliata Johnson?>> chiese curiosa la professoressa.
<<Semplice, perché loro non hanno mai avuto l'opportunità di poter sperare di stare insieme, e quando vorresti lottare per qualcosa che già sai che non accadrà è normale che smetti di farlo. Lei ha deciso di sposarlo perché si era arresa all'idea di avere accanto Heathcliff, ed è normale che una persona scelga di rifarsi una vita quando sa di non poter mai arrivare all'irraggiungibile. Ad un certo punto le persone si arrendono, è umano farlo, e spesso la stanchezza che questo porta tende a farci prendere decisioni sbagliate, ma non bisogna fargliene una colpa>>
Mi girai verso di lui e notai la calma più totale sul suo volto, e lì mi resi conto di quanto potesse essere bello. Il suo profilo era perfetto, e quel filo di barba ancora non fatta lo faceva sembrare poco più grande di quanto fosse in realtà.
<<Entrambe ottime osservazioni, ma non me ne voglia il signorino Stewart penso che il parere di Johnson sia più profondo, più curato, mi trovo d'accordo con lei>> disse guardandolo.
<<La ringrazio>>Finita l'ora ci stavamo dirigendo verso la sua macchina, mi aveva proposto di andare a mangiare insieme e accettai volentieri, a patto che massimo alle quattro sarei tornata a casa. Avevo l'ennesima visita quel giorno, ed ero leggermente preoccupata visto il fatto che pochi giorni prima avevo avuto un attacco improvviso, ma decisi di non pensarci e di aspettare la visita con tranquillità.
<<Piccoletta, a cosa pensi?>> mi chiese Blake mentre guidava.
<<Nulla di che, manca ancora molto? Ho una fame assurda!>> dissi io e vidi apparire sul suo volto quelle splendide fossette, era bellissimo dannazione.
<<Tu sei assurda lasciatelo dire, e comunque siamo arrivati>> disse entrando in un parcheggio e vidi un ristorante italiano dall'ambiente molto sereno.
<<Un ristorante italiano? Seriamente?>> chiesi io guardandolo subito dopo esserci parcheggiati.
<<Perché, non ti piace? Se vuoi possiamo->>
<<Assolutamente, io amo il cibo italiano! Dai sbrigati!>> aggiunsi scendendo dall'auto, per poi entrare nel ristorante seguita da lui che rideva di gusto. Quando ci andammo a sedere e dicemmo al cameriere i nostri ordini vidi Blake sbuffare sonoramente appoggiando la testa sulla propria mano.
<<Che succede Blake?>> chiesi io interrompendo il silenzio tra di noi.
<<E lo chiedi pure? Quel tizio ti stava mangiando con gli occhi, stava tentando la mia poca pazienza>>
<<Geloso Johnson?>> chiesi io divertita.
<<Tanto piccola Brown>> disse con voce estremamente seria. In quel momento rimasi sorpresa, mai nessuno era stato geloso di me, e mi faceva sentire protetta. Gli sorrisi imbarazzata e arrivò il cameriere giusto in tempo, e appena appoggiò il mio piatto ci mise accanto un bigliettino e notai subito la mascella di Blake irrigidirsi.
<<Buon pranzo>> disse intento ad andare, ma Blake lo chiamò indietro.
<<Caro amico mio, questa merda non le serve>> disse strappando il bigliettino con su scritto il numero, per poi prendermi la mano ed intrecciarla alla sua. Lo sguardo del povero cameriere era un mix tra imbarazzo e dispiacere, mentre il mio era solamente caratterizzato dallo stupore.
<<Oh, scusatemi>> disse prima di sparire definitivamente dalla nostra visuale.
<<Perché hai fatto così?>> chiesi a Blake separando la mano dalla sua.
<<Mi ha dato fastidio e l'ho fatto, ora mangiamo per favore>> rispose lui in modo scontroso.
In quel momento mi frullarono per la testa tantissime domande, ma decisi di lasciar perdere e di parlargliene in un secondo momento.<<Blake, te lo richiedo, perché hai fatto così prima?>> gli chiesi mentre passeggiavamo nel parco.
<<Alice per favore, non mi va di parlarne>>
<<Blake>> dissi fermandomi di colpo e guardandolo in faccia <<Spiegami perché ti sei comportato in quel modo>>. Si fermò di scatto tenendo lo sguardo basso, per poi fare un lungo respiro ed iniziare a parlare.
<<Ali, mi ha dato fastidio te l'ho già detto. Non so spiegarti il perché ma mi ha infastidito sia il suo sguardo che il gesto che ha fatto, e perciò mi sono. comportato così, mi dispiace>> disse a testa bassa, e nonostante tutto decisi di lasciar perdere e di abbracciarlo.
<<Che non succeda più, va bene?>>
<<Non posso prometterti nulla, ma ci proverò>> disse sospirando accarezzandomi i capelli. Sentirlo così vicino a me mi fece provare tante emozioni assieme. Lo conoscevo solamente da due mesi e mezzo, eppure spesso sentivo un'intesa unica, come se lo conoscessi da tempo, come se potesse essere qualcosa in più rispetto ad un semplice amico quale era. Ad interrompere il momento fu il mio cellulare, a cui dovetti rispondere controvoglia quando ci separammo.
<<Mamma ciao, dimmi tutto...>>
<<Alice dove sei? Mancano dieci minuti alle quattro e ancora non sei a casa, faremo tardi aspettandoti!>>
Guardai l'ora incredula e notai che effettivamente aveva ragione, e dovetti esporre l'idea più sbagliata che mi venne in mente in quel momento.
<<Mamma voi iniziate a partire ok? Mi accompagna Blake, sono ancora con lui. Ora partiamo e ci vediamo lì ok?>>
<<Va bene tesoro, ma sbrigatevi per favore!>>
<<Si mamma, ciao!>>
Riagganciai subito e chiesi a Blake di accompagnarmi lì senza spiegargli il perché ci dovessi andare, non volevo farlo. Raccontargli dell'asma avrebbe significato vedere sul suo viso uno sguardo pieno di compassione e non volevo che ciò accadesse.
Arrivati a destinazione giusto in tempo salutai Blake sperando che non avesse fatto domande.
<<Blake ti ringrazio davvero tanto, più tardi in caso ti scrivo ok?>>chiesi scendendo di corsa dall'auto seguita da lui.
<<Va bene Ali, ci sentiamo dopo allora >> disse bloccandomi ed abbassando lo sguardo sui miei occhi, e le stesse sensazioni di prima si rifecero vive in me. Quelle iridi verdi così profonde, così immense da perderti al solo guardarle, eppure guardandole riuscivo a coglierne l'essenza e l'immensità, ed è strano dire che mi sentivo a casa?
<<Si Blake, ci sentiamo più tardi >> dissi ancora scossa da quelle sensazioni.
<<A dopo piccoletta, grazie per tutto>> disse prendendomi il viso con una mano e posandomi un leggero bacio sulla guancia. Rabbrividii a quel contatto voluto da lui, e ancora sotto shock lo salutai indietreggiando verso l'entrata dello studio medico.Dall'esterno non sembrava tale nonostante l'imponenza della struttura, e le vetrate poste sulla sala d'aspetto lasciavano intravedere ben poco.
Si vedeva la confusione sul suo volto quando guardò l'edificio, ma per fortuna non mi fece domande e mi lasciò andare.
Quando arrivai dentro lo studio vi trovai i miei genitori che parlavano con il mio medico, e poco dopo entrai a fare la visita.<<Signori, Alice...>> disse il dottor Jensen una volta aver finito di analizzare i vari risultati delle analisi.
<<Ha finito di controllare il tutto?>> chiese mia madre.
<<Si, e sono felice di dirvi che l'asma sta tornando ad un livello meno pericoloso rispetto a quelli degli ultimi anni, la situazione sta migliorando notevolmente>>
Tirai un sospiro di sollievo, e finalmente stavo tornando alla normalità. Dopo cinque lunghi anni un cui le medicine si erano moltiplicate, in cui dovevo aver paura di un possibile peggioramento improvviso, finalmente stavo tornando a respirare.angolo autrice
buongiorno a tutti! come state?
spero che questo capitolo vi piaccia, e qui analizzeremo un po' i pensieri di Alice, vi sta piacendo la storia?
come al solito vi invito a lasciare una stellina laddove vi sia piaciuto il capitolo, al prossimo aggiornamento!💕
-sharon

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Fino All'ultimo Respiro
Romance«Perché quando nasci, cresci ed impari a vivere non dando per scontato nulla, impari che nulla conta di più che riuscire a farcela da sola» Nulla si deve dare per scontato, e lei lo sa bene. Lo sa chi, ora dopo ora, inala quell'aria per tutti sconta...