Fino All'ultimo Respiro

24. Tappati quella fogna, Johson

                              Alice

Tre mesi.
Tre mesi che io e Blake stavamo assieme, due mesi in cui il nostro rapporto era nettamente migliorato.
Due mesi.
Due mesi da quando a casa sua ebbi una crisi respiratoria per via di uno di quei dannati diffusori per ambienti, due mesi in cui leggevo nel suo sguardo sempre più voglia di scoprire qualcosa che sapeva gli stessi nascondendo.
I sensi di colpa si facevano man mano sempre più pesanti da gestire, e così anche la paura che potesse venirlo a scoprire da qualcun altro. Inoltre da settimane ricevevo sempre più frequentemente telefonate anonime, messaggi ed altro, magari spesso insignificanti, ma mi mettevano un'ansia terribile.

Mentirei se dicessi di non aver mai voluto mentirgli, sarei falsa se lo dicessi, ma speravo che per noi non ci sarebbe stato molto futuro, o almeno lo speravo per lui. Ci misi mesi per dire della mia malattia a Noah ed Allison, solo perché non volevo leggere nei loro occhi la compassione, la pietà. Da quando poi lo vennero a sapere loro e la squadra di pallavolo la voce si sparse, e proprio per questo decisi di dare tutta me stessa durante le partite. Volevo far capire di non essere "la ragazza con l'asma", ma essere riconosciuta come "l'unica ragazza della squadra di pallavolo".
Ma a Blake non nascosi ciò per paura che provasse pietà per me, o almeno non del tutto per quello. Sapevo che stare con me sapendo dell'asma avrebbe peggiorato le cose tra noi: probabilmente si sarebbe sentito costretto a starmi accanto, ad accudirmi e a prendersi cura di me, ed io volevo fargli capire che non avevo bisogno di quello, ma solamente di lui.

In quegli ultimi giorni le cose tra noi erano molto migliorate, tanto che iniziai ad essere spaventata dalle emozioni e sensazioni che si facevano largo in me quando stavo con lui. Ormai quel ragazzo dalle iridi verdi era entrato nella mia vita da cinque mesi, stravolgendo i piani che avevo programmato per terminare il liceo. Mancava sempre meno al diploma, e dire che eravamo già a febbraio sottoposti a decine di test era dir poco.

<<Ali mi stai ascoltando?>> disse Allison agitando una mano davanti al mio volto.
<<Oh ehm si, dicevi?>> chiesi risvegliandomi dal mio stato di trance.
<<Alice che succede? È da un po' ormai che sei strana, si può capire cosa ti prende?>> chiese Noah seduto accanto a lei.
Avevamo deciso di passare il pomeriggio assieme siccome era da molto che non lo facevamo. Da quando io ed Allison ci eravamo fidanzate parlavamo specialmente da telefono, e lo stesso valeva per Noah che nelle ultime settimane aveva conosciuto una ragazza conosciuta proprio nel locale dove eravamo in quel momento.
<<Nulla tranquilli>>
<<Alice, cosa succede?>> chiese Noah con tono più deciso.
Sbuffai buttandomi con la schiena sul sedile del divanetto su cui ero seduta, e dopo aver preso un grande respiro sganciai la bomba.
<<Devo dire a Blake la verità, sapere di stargli mentendo ancora mi fa star male>> dissi strofinandosi il viso con le mani prima di sorseggiare un po' della cioccolata calda che avevo ordinato.
<<Prendilo da parte e diglielo, no?>> disse Allison indifferente.
<<Se fosse così semplice già lo avrei fatto non credi?>> risposi alzando gli occhi al cielo.
<<Cosa possiamo fare per aiutarti?>> chiese questa volta Noah allontanando la sua tazza di caffè da davanti a lui.
<<Non lo so, non ne ho la più pallida idea...>> dissi rassegnata.

<<Bonsoir!>> disse Blake facendo irruzione nella nostra conversazione e spaventandomi per il mancato preavviso.
<<Santo cielo Blake, ma vuoi avvertire?!>> chiesi io con una mano sul petto.
<<Non lo farà mai, lui è fatto così>> disse questa volta Lucas sedendosi a capotavola tra Allison e Blake.
<<Infondo so che mi adori anche così, ammettilo>> mi disse lui avvicinandosi a me.
<<E fai bene a saperlo>> dissi facendogli la linguaccia.
<<Ragazzi vado un secondo in bagno>> dissi alzandomi.
<<Vengo anch'io!>> disse Allison alzandosi a sua volta e accompagnandomi.