9. fidati di me

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                        Blake's pov
Era arrivato il giorno della partita, e molti degli alunni della nostra scuola erano venuti alla Pacific School per fare il tifo alla squadra. Stavo contando fino ad un miliardo per evitare di spaccare il muso ai poveri rammolliti della scuola che commentavano Alice per quanto fosse formidabile e maledettamente bella, ed effettivamente era così. Era vestita con la canotta della scuola ed i pantaloncini classici da pallavolo, e in più aveva i lunghi capelli neri raccolti in una coda alta che le risaltavano i dolci lineamenti del viso, era di una bellezza disarmante.

La partita era quasi giunta al termine e il vantaggio della nostra squadra era di poco, sarebbe bastata una minima distrazione per pareggiare o addirittura passare in svantaggio. Ero concentrato nel vedere Alice, posizionata al centro del campo con una mano sul petto, aveva difficoltà a respirare. Vidi avvicinarsi al campo il coach mettendo in pausa la partita per poi passare qualcosa ad Alice nascondendola, e poco dopo si tolse dal campo facendo cenno di poter riiniziare.

Il clima era molto teso in campo, lo si percepiva dalle espressioni della squadra, ma poco dopo finì tutto.
La Pacific tirò la palla, Alice la ricevette passandola ad un ragazzo sottorete che la passò a sua volta ad un'altro membro della squadra posizionato lateralmente, che con una schiacciata la passò all'altro campo, il quale rispose male mandandola completamente fuori. L'arbitro fece il fischio finale segnando definitivamente la fine della partita, e la nostra scuola esultò immediatamente iniziando a lodare la squadra, che si abbracciò festeggiando la vittoria prima di fare il saluto finale ed essere uscita dal campo.

<<Piccoletta! Sei stata fantastica!>>
Lei interruppe la sua conversazione con alcuni ragazzi della scuola girandosi verso di me, per poi sorridermi con il suo splendido sorriso.
<<Blake! Son contenta dell'esito della partita>> disse appena la raggiunsi e poco dopo mi abbracciò. Ogni volta che lo faceva qualcosa in me si smuoveva, non ero abituato a delle dimostrazioni d'affetto simili ma con lei mi ci stavo abituando. Ora che la conoscevo un po' di più avevo capito che tipo di ragazza era, e non potevo non pensare che probabilmente era la ragazza migliore che avessi mai conosciuto. Aveva la testa sulle spalle nonostante era la figlia di uno dei proprietari di Pub con più incassi qui, aveva delle vere ambizioni e ci metteva tutta sé stessa nel raggiungerle, e soprattutto era sincera. All'apparenza forte come una roccia, a tratti quasi apatica verso il mondo, ma sincera e ingenua come una bimba. Per questo la chiamavo "piccoletta", perché il suo essere bassina rispetto a me, il suo modo di vestire largo coprendo le sue curve o il fatto che si sciogliesse con una sola carezza la rendevano una piccola bimba, ed ero pazzo di ciò.
<<Piccoletta mi dovrai insegnare a giocare penso, sei veramente formidabile!>>
Vidi il sorriso nascerle sul volto e le guance leggermente arrossarsi, e senza rendermene conto le presi il viso tra le mani e le diedi un leggero bacio sulla guancia, quasi a sfiorargliele rimanendo poi alcuni secondi così. La sentii sorpresa dal mio gesto inaspettato, e lo ero anche io, eppure con lei mi uscii del tutto spontaneo, sembrò un gesto del tutto normale, e quando mi separai già sentivo che mi mancava il contatto con la sua pelle.
<<Lo farò con piacere>> rispose semplicemente lei, rivolgendomi come sempre il suo meraviglioso sorriso.

Eravamo appena arrivati davanti casa sua, mi ero offerto di riaccompagnarla a casa e non fui l'unico a propormi.

<<Alice, hai bisogno di un passaggio?>>
Oh no, ecco di nuovo il rompipalle, ma non ha di meglio da fare?
<<Hey Michael, in realtà...>>
<<In realtà non le serve, già ha accettato il mio di invito>> dissi interrompendola e rivolgendo un sorriso falso a lui.
<<Vai a casa con questo?>> le chiese lui squadrandomi dalla testa ai piedi.
<<Michael, "questo" ha un nome ed è Blake e si, torno a casa con lui>> disse lei con un tono di voce freddo, piatto, privo di qualsiasi possibile emozione.
<<Attenta a stare con persone che non conosci Alice, fidati piuttosto di chi ti circonda da molto più tempo>>
<<Non conta da quanto tempo conosci qualcuno Michael, e se ancora non l'hai capito dovresti darti una svegliata. Blake andiamo?>> rispose con un tono ancor peggiore rispetto a quello di poco prima per poi guardarmi negli occhi, e per la prima volta non riconobbi la piccola Alice che conoscevo, ma un'Alice completamente estranea, i cui occhi non facevano trapelare alcuna emozione. Rabbrividii quando le sue dolci iridi marroni si immersero nelle mie senza trasmettermi nulla, e non potei che prenderla sotto braccio ed uscire dalla Pacific School.

<<Grazie per avermi accompagnata Blake, vuoi rimanere a cena?>> mi chiese lei guardandomi negli occhi, e dopo un lungo viaggio in silenzio riconobbi la mia piccola Alice. La mia? Ma che cosa sto pensando?!
<<Non voglio essere di troppo piccoletta, dico davvero...>> risposi io titubante. In realtà avrei pagato oro per passare ancora un po' di tempo assieme a lei, ma davvero avevo paura di poter essere di troppo in casa sua.
<<Blake, sono seria stai tranquillo. I miei saranno felici di rivederti e ugualmente Jason>>
<<Allora va bene, ne sarò lieto!>>

Uscimmo dalla mia macchina e lei suonò il campanello mentre io le ero dietro con il suo borsone sulla spalla. Aveva insistito per tenerselo da sola ma non accettai nemmeno per un secondo.
Quando si aprì la porta Meredith ci accolse con un sorriso, e poco dopo averle chiesto se sarei potuto rimanere a cena ci sedemmo tutti assieme a tavola.
<<Blake, dopo il liceo cosa vorrai fare?>> chiese il padre di Alice, David.
<<Ho fatto domanda di ammissione al college prendendo i corsi di filosofia e letteratura, poi se sarò ammesso vedrò meglio quali corsi fare. Dopo il college vorrei entrare a far parte dell'editoria e per questo voglio incentrare gli studi su quello>>
<<Che bello! Io mi sono laureata in lettere e filosofia, eppure mi sono ritrovata circondata da un marito ed un figlio che si occupano di locali notturni ed una figlia amante della legge, non mi spiego ancora come!>> disse Meredith iniziando a ridere, e Jason che le era seduto accanto iniziò a fingersi offeso nei confronti della madre che gli fece tornare il sorriso con la semplice frase "sei un tesoro anche così".

Finita la cena aiutai Alice a sparecchiare e a lavare i piatti, e poco dopo aver terminato ci avviammo verso il piano di sopra.
<<Qual'è la tua stanza?>> chiesi io mentre andavamo verso il piccolo balcone.
<<Oh è quella porta lì, ma nulla di speciale...>>
<<Voglio vederla! Perfavore>> le chiesi facendole una faccia da cucciolo a cui non seppe dire di no.
<<Va bene, però aspetta due secondi che sistemo una cosa, appena ho fatto ti faccio entrare>> disse lei poco prima di svanire dentro la sua stanza e tutto ciò mi fece insospettire, ma decisi comunque di non farmi influenzare da
queste paranoie inutili.

<<Blake, entra!>>
Raggiunsi la porta in legno bianco ed abbassai la maniglia per poi entrare nella stanza. Mi meravigliai dell'ordine che regnava, e si vedeva che era persistente e che non aveva sistemato il tutto in quei pochi minuti. C'era un letto matrimoniale al centro della stanza, nella parete di fronte c'era un piccolo armadio con accanto una scrivania nera con vari libri poggiati sopra in maniera ordinata. Sopra alla scrivania c'erano delle mensole e dei quadri, che ritraevano Alice assieme alla sua famiglia o ai suoi due amici, o altre ancora in cui c'era lei durante alcune partite a pallavolo.

<<È molto bella>> dissi guardandomi intorno e camminando in giro per la stanza.
<<Mi fa piacere che ti piaccia, è un mio piccolo rifugio...>>
Mi girai verso di lei e la vidi leggermente tesa, sapevo che mi nascondeva qualcosa ma non avevo la minima idea di cosa potesse turbarla in quel modo.
<<Alice...>> dissi avvicinandomi a lei che era seduta sul piccolo davanzale della finestra.
<<Si?...>>
Mi avvicinai ancora a lei, e sentii di nuovo le stesse sensazioni di quel pomeriggio. I nostri volti erano separati da pochi centimetri, e mentre le accarezzavo una guancia le dissi una frase, senza pensare minimamente a cosa avrebbe portato.

<<Alice, parlane con me. Dai libero sfogo alle tue paure, ci sono io con te. Posso aiutarti ma solo se tu me lo permetterai. Fidati di me Alice, non avere paura.>>

Angolo autrice
ciao ragazzi! ecco a voi il nuovo capitolo e spero vivamente vi piaccia. sappiate solo che dopo questo capitolo accadrà qualcosa, ma non vi anticipo se sarà bella o brutta. come al solito vi chiedo di lasciare una stellina o un commento laddove vogliate darmi dei consigli.
a presto!
-sharon

Fino All'ultimo Respiro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora