"Si è fatto tardi, credo sia ora di tornare a casa: domani lavoro", gli dico, guardando l'ora sul display del telefono e ignorando tutte le notifiche di Axel. Gus mi guarda senza dire niente, mentre mi alzo dal divano e vado recuperare la borsa che avevo abbandonato distrattamente su una sedia quando Tracy mi aveva fatta accomodare.
Con le mie cose in mano, mi avvio verso la porta, ma mi accorgo che Peep non mi sta accompagnando ad uscire, quindi glielo faccio notare: "Mi fai andare via così?".
"Scusami, è che non vorrei proprio farti andare via", ammette, con un sorriso timido. Dopodiché si alza e mi raggiunge davanti alla porta, posizionandosi proprio davanti a me. Mi fissa dritto negli occhi, mettendomi decisamente in imbarazzo, ma non sembra importargli."Beh, sono stata contenta di averti rivisto. Alla prossima, allora", gli sorrido e appoggio una mano sulla maniglia.
"Aspetta, Bianca", mi blocca lui, prima che possa aprire l'uscio e sgattaiolare via alla svelta per evitare l'imbarazzo di decidere come salutarci: "Ci fumiamo una sigaretta insieme, prima?", propone.
Annuisco e lui toglie dalla tasca un pacchetto ridotto decisamente male: è tutto accartocciato e credo che le sue paglie stiamo chiedendo pietà, da lì dentro.Usciamo e ci sediamo sui gradini del patio, mentre la luce della luna filtra pallidamente attraverso le foglie dell'albero nel giardino dei vicini. Non si sente alcun rumore, è un quartiere piuttosto tranquillo e le luci delle case intorno sono quasi tutte spente. Gus mi offre una delle sue sigarette, insieme mi allunga anche l'accendino e iniziamo così a fumare in silenzio, godendoci la brezza calda che ci accarezza la pelle.
"Sono felice di aver avuto la possibilità di trascorrere ancora del tempo con te", dice a bassa voce.
"Anche io, te l'ho detto", gli sorrido, un po' confusa dall'atmosfera quasi solenne che si è creata.
Lui lascia cadere la testa all'indietro, la reclina facendola penzolare mollemente e fissando il cielo sopra le nostre teste, mentre sbuffa fuori una nuvola di fumo bianco: "Mi sembra di essere pazzo"."Che intendi?", aggrotto le sopracciglia e mi volto con il busto nella sua direzione, colta totalmente alla sprovvista dalla sua affermazione piuttosto criptica.
Al che, lui si rimette composto e continua a fumare con i gomiti appoggiati sulle sue ginocchia: "Quello che c'era tra di noi oggi... L'ho sentito solo io?". Si interrompe per qualche secondo, forse per rimettere in ordine le parole nella sua testa in modo da potersi esprimere al meglio: "Mentre parlavamo sulla spiaggia o qui in casa, non lo so, percepivo questa strana sensazione, come se il tempo si fosse fermato e noi fossimo sempre... i vecchi noi"."No, non sei pazzo" ammetto, con la voce dolce: "Ho perso il conto delle volte in cui ho pensato la stessa identica cosa".
Sposta lo sguardo su di me, portandosi tra le labbra la sigaretta, ormai ridotta a poco più di un mozzicone, e fa un sorriso quasi imbarazzato: "Ho come l'impressione che, anche se abbiamo preso strade diverse, ci siamo mossi comunque nella stessa direzione".Resto ad ascoltarlo immobile, mentre la mia paglia mi si consuma tra le dita. Ho un nodo un gola e mi sento come se qualcuno stia cercando di strapparmi l'intestino a mani nude.
"Credi che significhi qualcosa il fatto che siamo qui seduti a parlare dopo quattro anni?", mi chiede all'improvviso, dandomi un ulteriore scossone. Sono certa che sia una domanda retorica e che lui abbia una sua personale risposta, ma abbia bisogno di sentire anche la mia versione.
"Credo servisse ad entrambi chiarire certe cose, però...", spengo la sigaretta sugli scalini e mi schiarisco la voce: "Però forse è solo questo il motivo. Non lo so, Gus, cosa vorresti che ti dicessi? Ho comunque un ragazzo e tu sei pur sempre l'ex che mi ha spezzato il cuore: cosa ti aspetti da me?".Lui gioca nervosamente con il bracciale troppo largo che ha al polso, mentre mi ascolta in silenzio: "So che stai con qualcuno e so che non sono nella posizione di pretendere nulla. Scusami, fingi che tutta quest'ultima conversazione non sia mai esistita".
"No, invece è avvenuta". In uno slancio che sorprende anche me, gli prendo la mano e lui sussulta leggermente: "Gus, ci siamo rivisti ieri sera dopo quattro anni. Mi sembra tutto assurdo e faccio fatica a credere che sia reale. Non ho ancora avuto il tempo di realizzare che tu sei davvero tornato a Los Angeles e, per quanto ne so, potrei svegliarmi domani e rendermi conto che è stato tutto solo un sogno: non ho risposte da darti al momento".Tiene gli occhi fissi sulle nostre mani che si sfiorano senza dire niente, vorrei tanto sapere a cosa sta pensando ora. Il mio, di cervello, è talmente incasinato in questo momento che forse sapere cosa passa nella testa di Gus mi aiuterebbe a scacciare alcuni pensieri. Da quando l'ho rivisto al locale, non ho ancora avuto dieci minuti di solitudine in cui poter realizzare quello che è effettivamente successo: mi rendo conto di essere sconvolta, ma solo in senso positivo, mi sembra di stare bene e non so se questo benessere sia effettivo oppure se è solo un inganno della mia mente, che sta cercando momentaneamente di proteggermi da un imminente crollo.
Gus stringe la mia mano con più forza e intreccia le sue dita alle mie, la solleva e l'avvicina alle sue labbra, stampandomi un bacio sul dorso che mi fa tremare le ossa; poi lascia la presa e si accende un'altra sigaretta, senza proferire parola. Tenendo la paglia tra le labbra, solleva leggermente il sedere da terra e si toglie dalla tasca retrostante dei pantaloni un vecchio portafoglio nero praticamente distrutto, con gli angoli tutti consumanti. Lo guardo mentre estrae qualcosa, a causa del buio non riesco a capire bene cosa sia: inizialmente penso sia banalmente una banconota, ma mi accorgo che si tratta invece di un biglietto o qualcosa del genere.
"L'ho conservato per tutto questo tempo", mi dice, porgendomelo per farmelo vedere meglio: "Questa é la prova che non è tutta un'illusione. Bianca, non è un sogno, io sono qui per davvero".
Prendo tra le mani quel foglietto stropicciato e ripiegato più volte su se stesso, lo spiego facendo attenzione a non strapparlo e, quando realizzo di cosa si tratta, sento il cuore accelerare i battiti in maniera quasi preoccupante.
"Ero tornato da poco da Londra e ti avevo portato alcuni regali, ma tu eri preoccupatissima perchè dicevi che erano troppo costosi e che non saresti mai riuscita a ricambiare con qualcosa dello stesso valore", inizia a ricordare: "Allora nei giorni seguenti avevi iniziato a disseminare bigliettini carini in giro per casa prima di andare al lavoro, era il tuo modo per sdebitarti. Questo qui in particolare l'avevi appicciato allo specchio del bagno, me lo ricordo ancora, e non te l'ho mai detto, ma mi ha commosso al punto da decidere di tenerlo sempre con me".
Mentre lo ascolto raccontare quell'aneddoto con le lacrime agli occhi, mi rigiro quel foglio tra le mani, accarezzando la carta ruvida con il pollice. A ripensarci mi sembra ieri, ricordo ancora alla perfezione l'impegno che ci avevo messo per scrivere qualcosa di carino. Ricordo anche che quella sera, quando ero tornata dal lavoro, non avevo neanche fatto in tempo ad entrare in casa che Gustav era corso alla porta d'ingresso, abbracciandomi talmente forte da farmi mancare il respiro. Eravamo rimasti stretti così per almeno due minuti in silenzio, poi lui mi aveva stampato un bacio sulle labbra: non aveva proferito parola, ma avevo capito che quel gesto era motivato dal bigliettino che gli avevo fatto trovare quella stessa mattina. Ripensandoci ora, mi sembra di poter percepire ancora sulla mia pelle la stretta di quella sera, il modo in cui le sue braccia mi cingevano con dolcezza e allo stesso tempo con decisione.
"
Anche se la vita ci allontanerà, so che non saremo mai distanti,
perché porto sempre una piccola parte di te nel mio cuore ovunque io vada.
E quel pezzo di te che custodisco, è la parte migliore di me:
Ti prometto che ne avrò per sempre cura e lo proteggerò in eterno, con forza e amore.
- Ti amo -
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SPAZIO AUTRICE:
raga sorpresa, oggi doppio aggiornamento per voi :)
sono particolarmente ispirata, quindi sto già abbozzando i prossimi capitoli eheh
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The last thing I wanna do - parte 2 // LIL PEEP
Teen FictionSono ormai passati anni dalla decisione di Gus di andarsene senza lasciare traccia di sé in modo da non poter essere rintracciato: nessuno sa più nulla di lui. La vita di Bianca va avanti finché, ad una festa, l'incontro con una vecchia conoscenza n...