cocaine in your bitch brain

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Non è neanche l'una quando inserisco le chiavi nella toppa: Gus sembra decisamente sorpreso di vedermi rincasare così presto, nonostante l'avessi avvertito che non avrei fatto l'alba.
"Hey", mi saluta, sollevandosi leggermente con la schiena dal divano: è ancora praticamente nella stessa posizione in cui l'ho lasciato ore fa; l'unica differenza è la tv spenta. Sta fumando un joint, decisamente rilassato e sdraiato parecchio scomposto, con le gambe buttate sullo schienale del divano e la testa sul bordo della seduta, quasi a ciondoloni nel vuoto. 

Vado in cucina e inizio a cercare qualche snack e una birra, ma non trovo altro se non un misero sacchetto di patatine, per altro già iniziato.

"Com'è andata?", mi chiede Gus, espirando una nuvola di fumo, mentre mi guarda muovermi con fare agitato nell'open space, tra i fornelli e il salotto.
Io mi limito a sollevare le spalle: "Solito".
Mento, ma sono certa che sia evidente che sia successo qualcosa perché non riesco a stare ferma e sono piuttosto elusiva, infatti Peep se ne rende conto subito.
"Sicura? Mi sembri agitata".

Io mi blocco immediatamente a fissarlo da lontano, resto zitta senza il coraggio di raccontargli dell'incontro con Axel e soprattutto di come si era concluso: quel coglione mi aveva baciata.
"Sto bene", mugugno.

Mi avvicino a Gus e mi siedo sul divano accanto a lui, rimanendo sempre in silenzio e con lo sguardo perso nel vuoto davanti a me. Continuo a ripensare a quell'idiota del mio ex, che cazzo gli è saltato in mente per gettarmisi addosso e infilarmi la lingua in bocca? Non ho avuto le palle di raccontarlo nemmeno a Beth, le ho detto solo che si era scusato e che ci eravamo chiariti pacificamente.

Ma ora come faccio a dirlo al mio ragazzo? Dopo aver superato un momento pesante, abbiamo ritrovato un certo equilibrio e le cose stanno andando alla grande tra noi, dopo il viaggio a New York. Sono più che certa che raccontare questa cazzata rovinerebbe tutto, in un modo o nell'altro. Gli scenari più plausibili nella mia testa, infatti, sono due: nel primo, Gus non esiterebbe a rimettere al proprio posto Ax; mentre, nel secondo, finiremmo per litigare di brutto perché non avrei dovuto dare modo al mio ex di riavvicinarsi a me. Credo che lui contesterebbe con forza non tanto il bacio in sé, del quale non ho oggettivamente colpa, quanto il fatto che non avrei mai dovuto dare la possibilità di spiegarsi ad una persona che potenzialmente avrebbe potuto anche farmi del male.

"Baby, anche un cieco si renderebbe conto che c'è qualcosa che non va. Non farmi preoccupare, dai, parlarmi". Lui prova a spronarmi, ma al momento non so davvero se vale la pena raccontargli di Axel, anzi, ora come ora non voglio nemmeno pensare a quel deficiente. Sono troppo incazzata con lui, vorrei tornare indietro nel tempo e dare ascolto ad Elizabeth: se non gli avessi dato l'occasione di appartarci per parlare, oppure se non gli avessi rivelato che probabilmente senza Gus la nostra relazione sarebbe continuata su toni sempre più seri... se solo mi fossi fatta i cazzi miei, forse non mi troverei in questa situazione.

"Hey, senti...", mi volto verso Gus e lo guardo mentre si porta la canna tra le labbra: "Che ne dici se ci facciamo qualche riga di coca insieme?".

In realtà stavo pensando a questa cosa da un po', mi ha sempre intrigato, ma non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo. Lui continua a cercare di evitare il più possibile di farsi in mia presenza, anche se non so bene perché si senta inibito; mentre io non tocco mai niente in settimana: mi lascio andare solo quando esco il weekend e vado a qualche festa particolare. Non c'è mai stata finora un'occasione "giusta" per proporglielo, ma stasera vorrei solo staccare il cervello, e fare questa stupidaggine potrebbe aiutarmi non poco. Forse riesco a scacciare dalla mia testa la cazzata di Axel solo facendo un'altra cazzata.

In tutta risposta, Gus si ingozza con il fumo e inizia a tossire, tanto che sul mio viso compare una piccola smorfia divertita.
"Cosa?", mi domanda con gli occhi fuori dalle orbite, mettendosi a sedere dritto e composto sul divano per prestare la massima attenzione.
"Mi va", dico, con il tono più tranquillo possibile per cercare di mascherare la tensione: "Non ci siamo mai sballati insieme, a parte con l'erba intendo. Sarebbe una novità".

Lui continua a guardarmi, palesemente shoccato, devo averlo colto decisamente alla sprovvista: "Bianca, è... è uno scherzo?".
"No", rispondo con decisione: "Mi sta scendendo la botta e mi piacerebbe farmi ancora un po', tutto qui. Se non vuoi, va bene lo stesso: non è un problema, pensavo andasse anche a te".

Lui resta zitto per un po', penso stia valutando il da farsi. Non credevo di suscitare una reazione così sconcertata, in realtà ero convinta che la mia si sarebbe rivelata più che altro una domanda retorica, dalla risposta scontata. Ma a quanto pare ho commesso un errore di valutazione.

"Non lo so", borbotta con uno sbuffo, mentre spegne la canna nel posacenere che ormai è un cimitero di mozziconi e cenere grigia: "Non fraintendermi, vorrei farlo. Anzi, in verità con qualcun altro non mi tirerei affatto indietro, mi conosci... ma con te non posso".
"Che significa?", domando confusa.
"Lo so per esperienza che certe linee non vanno superate", mi spiega, senza nemmeno guardarmi: "Farsi insieme è bello, Bianca: ci ho basato un'intera relazione, una volta. Sniffare con la propria tipa è mille volte meglio che farlo con gli amici o da solo: sesso e coca è un mix decisamente piacevole. Ma il problema è esattamente questo: è così coinvolgente, che poi tutto si riduce solo a sniffare, scopare e litigare, in un loop infinito. Non voglio che tra noi diventi così, Bianca".

"D'accordo", mormoro, alzandomi dal divano per dirigermi in camera da letto: "Dimenticati di quello che ho detto, okay? È stata solo una stronzata".
Peep mi segue in stanza e mi guarda prendere una pillola dal fondo di un cassetto, senza battere ciglio: resta appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto, muto come un pesce.

"Che ti succede?", mi domanda dopo un po', sospirando nel vedermi inghiottire una delle sue pasticche di ossicodone.
"Voglio solo stordirmi un po', rilassarmi e andare a dormire", dico, sollevando le spalle e fingendomi tranquilla.
"Per quale motivo ti dovresti rilassare? Tu non prendi mai le pillole. Per non parlare di quello che mi hai chiesto poco fa. Vuoi dirmi perché cazzo ti stai comportando in questo modo così strano?". Si avvicina e si siede sul bordo del letto, accanto a me. E' palese che sia scocciato dalla mia mancanza di comunicazione, ma allo stesso tempo si vede che ne è turbato.

"Gus, possiamo parlarne domani? Sono un po' fatta ora, dormiamoci sopra".
"Fanculo", borbotta, alzandosi di scatto e posizionandosi davanti a me, puntandomi un dito contro: "Cazzo, sono preoccupato perché è evidente che sia successo qualcosa a quella festa. Sto pensando alle cose peggiori nella mia testa, non ne hai neanche idea. Non sarebbe più facile per tutti se parlassi e basta?".

Faccio un respiro profondo e socchiudo gli occhi. So che ha ragione, ma non mi sento nelle condizioni per affrontare l'argomento adesso: "No", taglio corto decisa, stropicciandomi gli occhi.
Gus mi guarda e scuote la testa: "Allora vaffanculo", borbotta, uscendo con fare incazzato dalla camera da letto.

The last thing  I wanna do - parte 2 // LIL PEEPDove le storie prendono vita. Scoprilo ora