E' passata una settimana dal litigio con Axel: lui è sparito e non si è fatto ancora sentire. Ho represso un milione di volte l'impulso di scrivergli, mi sono tenuta occupata fumando qualche canna o tirando qualche riga, oppure, nei momenti in cui mi sentivo meno autodistruttiva del solito, uscivo a farmi mezz'ora di corsa. In questi giorni mi sono costretta anche ad ignorare tutte le chiamate e i messaggi di Gus che si sono fatti via via più insistenti, maledicendomi ad ogni nuova notifica per avergli lasciato il mio numero. Anche Beth ha tentato più volte di contattarmi, ma le ho detto che a tempo debito le avrei spiegato tutto, che ho solo bisogno di tempo per stare da sola: non ho davvero voglia di sentirmi dire "te l'avevo detto", voglio prima aspettare che le acque si calmino in un modo o nell'altro.
Mi sento una persona orribile per aver tenute nascoste tante cose al mio ragazzo e per aver pensato a Peep più di quanto volessi: in questo momento non voglio sentire né parlare con nessuno, sono in pieno mental breakdown perchè mi sembra che la mia vita stia cadendo a pezzi per l'ennesima volta ed io sono stanca di raccogliere le macerie.
Mentre sto pulendo ossessivamente ogni singola mattonella della cucina in piena botta da coca, il rumore stridulo del citofono sovrasta una vecchia canzone dei Sum41 che sto ascoltando a tutto volume. Controllo dallo spioncino e resto decisamente colpita nel trovarmi Gus fuori casa mia: questo sì che è uno shock, rivederlo negli stessi spazi che avevamo condiviso insieme è un vero colpo al cuore.
So di non poter fingere di non essere in casa dato che la musica che proviene dal mio appartamento è fin troppo alta: "Che ci fai qui?", gli chiedo bruscamente, senza aprirgli, mettendo contemporaneamente a tacere le casse bluetooth.
"Stai bene?", mi domanda lui a sua volta, con tono decisamente preoccupato: "Non hai mai risposto al telefono, che succede?".
"Che cazzo ci fai a casa mia?", ripeto, urlando con rabbia: deve essere impazzito per presentarsi con tanta nonchalance qui, considerato che, per quanto ne sa, potrebbe essere presente il mio fidanzato.
"Dimmi solo che stai bene e me ne vado", ribatte lui, mantenendo la calma.In tutta risposta, spalanco la porta, cogliendolo evidentemente di sorpresa: "Sto da dio, non vedi?", dico con tono acido, allargando le braccia e lasciandole ricadere mollemente lungo i fianchi.
Lui resta zitto e mi fissa con un'espressione strana sul viso, si vede chiaramente che è preoccupato per me: "Perché sei sparita, allora?", domanda con naturalezza.
Faccio un sospiro per cercare di recuperare un po' di calma, ma non funziona granché: "Perché hai incasinato la mia cazzo di vita. Ancora una volta".Gus non osa entrare in casa, resta fermo sullo zerbino mentre io cammino avanti e indietro nervosamente, lungo il corridoio dell'appartamento.
"Sei uno stronzo". Lo guardo da lontano, con le lacrime agli occhi: "Cazzo, non potevi restare in Olanda o dove cazzo ti trovavi? Perché sei tornato, porca troia?".
Lui resta immobile mentre gli urlo contro, senza mostrarsi particolarmente toccato dalle mie parole: "Bianca, sei tu che hai fatto di tutto per rivedermi. Questa volta non puoi prendertela con me".Sbuffo e lo fulmino con lo sguardo, infastidita dal suo eccesso di ragionevolezza, poi mi butto sul divano prendendomi la testa tra le mani come se Gus non fosse lì ad aspettare un qualsiasi segnale da parte mia che lo inviti ad entrare o ad andarsene.
"Bianca, per favore... vuoi parlarmi?". Con la coda dell'occhio vedo che si appoggia allo stipite della porta, senza però mai varcare la soglia.
In tutta risposta, io allungo il braccio verso il tavolino di vetro posto tra il televisore e il divano e prendo un piattino su cui c'è ancora un po' di droga. So che da lì Gus può vedermi, ma non me ne importa un cazzo in questo momento: so che farlo davanti a lui è da vera stronza visto che si è disintossicata, ma faccio comunque sparire la polvere chinandomici sopra con il viso, voglio solo smettere di sentirmi come mi sento."Non so che cosa ti prende, ma non fare così, ti prego", commenta, sempre restando fuori sul pianerottolo: "Parlami, ho fatto qualcosa di sbagliato? Credevo fossimo stati bene quella sera, ma poi sei sparita e hai ignorato tutti i miei messaggi".
"Axel vuole lasciarmi ed è colpa tua, cazzo", sbotto, alzandomi dal sofà e strofinandomi una mano sul viso. Lo raggiungo all'ingresso e mi posiziono davanti a lui, poi gli punto un dito contro il petto: "Sei riuscito a mettermi nei casini per l'ennesima volta, vaffanculo".
"Smettila di dire stronzate, non mi puoi incolpare se hai mandato a puttane la tua relazione. Io non ti ho obbligata a passare il tempo con me invece che con il tuo ragazzo".
Le sue parole mi colpiscono, so che ha ragione ma vorrei solo tirargli uno schiaffo in questo momento: odio il fatto che abbia avuto il coraggio di sbattermi in faccia la verità senza troppi fronzoli. Ma evidentemente non ne ha ancora abbastanza, perché calca ulteriormente la mano: "Non sono il capro espiatorio di tutta la merda che ti succede, assumiti le tue cazzo di responsabilità. E soprattutto chiediti perchè ti ostini ancora ad incolparmi dopo quattro anni".Non riesco a capire se sia arrabbiato con me per quello che gli ho detto o se sia solo esasperato per la situazione: "Che cazzo vuoi dire con quell'ultima frase?", gli chiedo confusa, incrociando le braccia al petto, senza riuscire a capire che cosa stia cercando di insinuare.
Gus fa un ghigno e si morde il labbro, fa un sospiro e poi inizia a parlare a raffica, come se si stesse liberando da un peso: "Voglio dire che forse hai paura di ammettere che provi ancora qualcosa per me dopo tutto questo tempo, quindi ti è più facile vedermi come la causa di tutti i tuoi mali. Me l'hai detto anche tu l'altra sera, in veranda: non sono pazzo, c'era qualcosa tra di noi mentre chiacchieravamo da Tracy e sulla spiaggia, era palese, e sappiamo entrambi che un'intesa del genere non ce l'avremo mai con nessun altro al mondo. Adesso puoi ignorarmi quanto vuoi, continua pure a non rispondere ai miei messaggi per un'altra settimana, ma io lo so che ho ragione, perchè sei stata tu quella che ha chiesto aiuto a Tracy per incontrarmi. Concentrati pure a salvare la tua relazione ed a riconquistare la fiducia del tuo ragazzo, perchè è a lui che hai pensato in questi giorni, vero? Sniffi tutti i pomeriggi non perchè odi il fatto che io sia nella tua testa, ma perchè sei preoccupata per il tuo fidanzato, dico bene? Sii onesta, non puoi fottere con me su certe cose perchè li conosco fin troppo bene certi meccanismi. Hai solo paura ad ammetterlo e posso capirlo, ma sono qui per dirti di smetterla di andare nel panico, cazzo, perchè non voglio farti del male: sono qui e ci resto, finché non ammetti che ti sono mancato e che mi pensi tutto il fottuto giorno".
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SPAZIO AUTRICE:
capitolo palesemente ispirato alla canzone "don't panic" che in teoria è unreleased ma è comunque su youtube. Se non la conoscete, vi consiglio caldamente di ascoltarla perchè è la vita :))))))
Ps: preparatevi al prossimo capitolo 🤓🤭
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The last thing I wanna do - parte 2 // LIL PEEP
Teen FictionSono ormai passati anni dalla decisione di Gus di andarsene senza lasciare traccia di sé in modo da non poter essere rintracciato: nessuno sa più nulla di lui. La vita di Bianca va avanti finché, ad una festa, l'incontro con una vecchia conoscenza n...