baby, you know i'm right

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Resto pietrificata ad ascoltare il flusso di coscienza di Gus, lo guardo dritto negli occhi mentre pronuncia ogni singola parola, ognuna delle quali si conficca nel mio cervello creando un casino allucinante.

"Sei solo un arrogante", balbetto, con eccessiva incertezza nella voce che mi fa apparire debole: "Ci siamo visti letteralmente un giorno dopo quattro anni di silenzio: non sai proprio un cazzo di me o di quel che provo".

Lui ignora totalmente il mio contrattacco decisamente inconsistente e affatto convincente, e riprendendo a parlare: "Nella lettera di addio ti avevo promesso che ti avrei amato sempre, in qualunque posto del mondo sarei stato; mentre tu, nel bigliettino che ti ho mostrato qualche sera fa, mi avevi scritto che ero parte del tuo cuore. Se nessuno dei due mentiva quando ha scritto quelle cose, ed io non l'ho fatto di certo, come può essersi spento tutto? Io non ci credo che quello che avevamo noi sia sparito nel nulla e che io non ti faccio più alcun effetto. Forse questo è ciò che succede alle persone normali quando chiudono una relazione, ma sai qual è il fatto? Noi non siamo mai stati come il resto della gente là fuori, non prendiamoci in giro, lo sappiamo entrambi che la nostra storia andava ben oltre le cazzate delle coppie che incontri per strada".

"Gus, smettila", scuoto blandamente la testa, mentre lo stomaco mi si sta contorcendo su se stesso nell'udire il discorso che ha appena fatto. Mi ha parlato letteralmente con il cuore in mano, ad un tratto ho temuto che scoppiasse a piangere per quanta passione ci stava mettendo.

"Guardami negli occhi e dimmi che sto dicendo stronzate", mi incalza lui, facendo per la prima volta un passo in avanti e varcando così la soglia del mio appartamento: "Se tutto quello che ti ho detto è falso ed è solo un film che ho in testa, abbi il coraggio di dirmelo. Guardami e ammetti che mi hai dimenticato, che questa settimana non hai mai pensato a me, che non hai sentito niente quando i nostri occhi si sono incrociati per la prima volta in quel locale... Dimmi che quello che senti è l'esatto contrario di quello che provo io e ti lascio in pace, te lo giuro".

Ad ogni sua parola io arretro man mano di un passo, con gli occhi inchiodati sul pavimento, mentre lui avanza verso di me: adesso abbiamo superato l'ingresso e siamo nel salotto. Mi guardo attorno un po' scossa: mai nella vita avrei immaginato di poterlo rivedere qui in casa, mi sembra di essermi teletrasportata a quattro anni fa, quando vederlo trafficare goffamente in cucina o sentirlo cantare sotto la doccia era la normalità.
Deglutisco nervosa senza riuscire a dire niente, mi limito a fissarlo mentre lui stesso mi guarda immobile. Perché quando sono sola cerco in ogni modo di convincermi che devo stare lontana da lui, se poi quando me lo ritrovo davanti mi sembra di essere su un altro pianeta?

"Gustav, come faccio a fidarmi di te?", gli domando con la voce tremante: "Come faccio a sapere che non finirà come l'ultima volta, che non prenderai un volo di sola andata per chissà dove?".
"Perché eravamo le persone giuste ma al momento sbagliato. Eravamo troppo giovani e troppo ingenui per gestire quello che stava accadendo. Soprattutto la mia vita all'epoca era un casino, non ho saputo gestire quello che stavo costruendo. Ma questa è l'occasione giusta per far funzionare le cose. Le droghe, la musica, le troie... non esiste più niente di tutto ciò che prima rappresentava un problema per noi. Adesso ci sono solo io, che ti sto chiedendo di non ignorarmi più".

Si avvicina a me e mi poggia una mano sul fianco con estrema delicatezza, tenendo costantemente gli occhi piantati nei miei. Fa una leggera pressione con le dita, costringendomi ad avvicinarmi fisicamente a lui: siamo a pochi centimetri di distanza e riesco a sentire il mio corpo tremare sotto al suo tocco. Mi sembra di non capire più un cazzo, sono totalmente annebbiata: la rabbia e l'esasperazione che provavo prima sono completamente svanite, sento solo il mio cuore battere prepotentemente dentro alla gabbia toracica.

Gus poggia la sua mano libera sul mio collo, facendo un piccolo passo in avanti che annulla definitivamente la distanza tra noi: istintivamente gli getto le braccia attorno alla vita e affondo il viso nella sua felpa, scoppiando in un pianto liberatorio. Fino ad una manciata di settimane fa, nemmeno ci pensavo più alla possibilità di poterlo stringere ancora una volta a me, mentre ora che il suo corpo aderisce alla perfezione al mio, mi sembra che i pezzi del mio cuore si stiano ricomponendo in automatico.
"Mi sei mancato così tanto", ammetto tra i singhiozzi, stringendo forte la stoffa della sua felpa tra le dita: "Non riuscivo neanche a respirare quando ci siamo incrociati al locale".
Gus mi accarezza la testa per tranquillizzarmi, così sollevo leggermente lo sguardo sul suo viso e mi accorgo che sta sorridendo. Quando si rende conto che lo sto fissando, si morde il labbro divertito: "Sapevo di avere ragione".

Lui piega leggermente all'indietro il busto e posiziona un dito sotto al mio mento, facendo una leggerissima pressione che mi costringe a sollevare il viso. Mi guarda dritto negli occhi con un'espressione seria, come se stesse aspettando un qualsiasi segnale da parte mia che gli dia il via libera, ma è troppo impaziente e, dopo qualche secondo, si fionda sulle mie labbra.

Non appena le nostre bocche si sfiorano, la mia mente va in totale blackout: non penso più a niente e mi lascio trasportare dal momento. Gli getto le braccia al collo mentre lui tiene dolcemente il mio viso tra le mani, ci baciamo come se volessimo cancellare gli ultimi quattro anni: siamo stati distanti per troppo ed ora allontanarci di qualche millimetro anche solo per riprendere fiato ci sembra non solo uno spreco di tempo inutile, ma anche una distanza infinita. 

Dio, avevo dimenticato quanto fosse buono il suo sapore e quanto bello fosse baciarlo.

The last thing  I wanna do - parte 2 // LIL PEEPDove le storie prendono vita. Scoprilo ora