Gustav torna a casa dopo un paio d'ore dal mio messaggio, vagamente ubriaco. Spalanca la porta e decide di annunciare il suo rientro in grande stile: "Guess who's back, back again? Daddy's back, tell a friend". Canticchia la famigerata melodia di Eminem muovendo la testa a ritmo, con un ghigno sul volto e ancheggiando, facendo però una piccola modifica alle parole e rendendo il testo un po' più autoreferenziale: il tatuaggio sul suo sterno è abbastanza emblematico di quanto si diverta ad auto-definirsi 'daddy'.
Tempismo poco azzeccato.
"Gus, devo parlarti". Lo accolgo in cucina con la faccia seria, mentre stringo tra le mani, nascoste nella tasca della felpa, il test di gravidanza ancora inscatolato.
"E' successo qualcosa, baby?". Il suo entusiasmo si smorza un po' vedendomi con quell'espressione da funerale stampata in volto.
Io scuoto la testa: "No, mi serve solo che tu sia abbastanza lucido".
Lui aggrotta le sopracciglia, confuso, mentre prende una lattina di birra dal frigorifero: "Ho bevuto un po' di Henny con i ragazzi mentre ero in studio, ma niente di che. Non sono fatto né ubriaco, giuro".Tengo la testa bassa e mi mordo il labbro alla ricerca di un po' di coraggio, ma è difficile per me spiegare ad alta voce quello che sta succedendo in questo momento.
"Hey, è tutto okay?", mi domanda, avvicinandosi a me e massaggiandomi le spalle: "Bi, qualunque cosa sia non ti devi preoccupare. Non devi avere paura di dirmi nulla, io sono qui per te".
"Lo so", mormoro con un filo di voce. Sospiro e sento le mani di Gus abbandonare la mia schiena, poi lo guardo sistemarsi sulla sedia di fronte a me e aprire la lattina.
"Allora, che c'è?", ripete con un sorriso rassicurante, sorseggiando un po' di birra.Lo guardo dritto negli occhi e mi mordicchio l'interno delle guance per il nervosismo, l'ansia mi sta letteralmente uccidendo. Non riesco a ricordare un singolo discorso tra tutti quelli che avevo goffamente provato davanti allo specchio, così decido di restare zitta e far parlare i fatti. Estraggo dalla tasca della felpa il test di gravidanza e lo poggio sul tavolo, tenendo lo sguardo fisso su Gus per vedere la sua reazione.
All'inizio guarda confuso la confezione di cartone fucsia senza capire, ma quando realizza di cosa si tratta spalanca gli occhi in un'espressione spiritata. Fortunatamente ho estratto il "pacco bomba" dalla tasca prima che bevesse un altro sorso, perché credo che altrimenti avrebbe sputato tutto quanto o si sarebbe ingozzato. Si copre la bocca con la mano e abbandona la lattina sul tavolo, poi balbetta: "Bianca, perchè hai un... è uno scherzo?".
Sembra quasi che un tir lo abbia investito in pieno, ha il viso pallido e continua a spostare ripetutamente lo sguardo su di me e poi sul test, senza sapere cosa fare o cosa dire. Si prende la testa tra le mani e fa scorrere le dita tra i capelli morbidi: "Sei...?", farfuglia, in stato di shock.
"Non lo so ancora", gli spiego, cercando di mantenermi calma: "Però ho un ritardo".
"Cazzo...". Lui si lascia cadere all'indietro, poggiando le scapole sullo schienale della sedia mentre mi fissa incredulo: "Di quanto?".
"Un paio di settimane".
"Hai avuto qualche sintomo?", domanda confuso.
Io scuoto la testa: "A parte l'assenza del ciclo, no".
Gus sbuffa e si gratta una tempia: "Credi che...? Cioè, siamo sempre stati attenti, vero?".
"Non ne ho idea", sbuffo, rigirandomi nervosamente la scatola in cartone tra le dita.Ho l'impressione che stia avendo una sorta di piccolo attacco di panico, perchè respira con affanno e il suo viso è bianco come un lenzuolo.
"Gustav". Mi allungo sul tavolo verso di lui e gli afferro una mano, guardandolo dritto negli occhi: "Ti senti bene?", gli domando con dolcezza.
Lui non mi risponde, socchiude leggermente le labbra ma, proprio mentre mi sembra stia per dire qualcosa, spalanca gli occhi e si alza di scatto dalla sedia, liberando la mano dalla mia presa. Lo sento correre verso il bagno e distinguo chiaramente il suono la porta sbattere: non faccio nemmeno in tempo a chiedermi che cazzo gli sia preso, che il rumore di alcuni colpi di tosse invadono l'appartamento, per poi trasformarsi alla svelta in conati di vomito.Lascio la cucina per avvicinarmi al bagno, decido però di restare fuori: mi appoggio con le spalle al muro e gli chiedo nuovamente se è tutto okay. In tutta risposta sento il rumore della carta igienica che viene srotolata, seguita dallo sciacquone del wc e infine dallo scroscio dell'acqua che impatta sul lavandino. Dopo qualche minuto, Peep esce dal bagno, passandosi una mano sul viso: "Scusa, l'Hennessy è risalito all'improvviso. Non avrei dovuto bere a stomaco vuoto".
So che non è appena corso a sbrattare nel cesso a causa dell'alcol, sono ben consapevole che la causa di questa reazione è in realtà l'ansia. Capisco alla perfezione cosa sta provando, non c'era alcun bisogno di nascondersi dietro ai liquori.
Lui mi cinge le spalle con un braccio e mi guida verso il salotto.
"Stai meglio?", domando con delicatezza.
Annuisce mentre ci sediamo sul divano. Tiene gli occhi su di me e il suo sguardo è talmente intenso che mi sembra mi stia trapassando da una parte all'altra. Restiamo zitti per un po', ci limitiamo a fissarci senza muovere neanche un singolo muscolo."Gus, dobbiamo toglierci il dubbio". Le mie parole sferzano il silenzio assoluto che si è creato in casa, l'aria è talmente pesante che potrebbe essere tagliata con la lama di un coltello.
"Sì", annuisce, prendendomi una mano.
"Ho una paura fottuta", ammetto, abbassando lo sguardo e fissando le nostre mani intrecciate: "E' per questo che volevo ci fossi anche tu durante il test, non me la sono sentita di farlo da sola".
Gus sorride nervosamente e cerca di alleggerire un po' la tensione: "Però non posso pisciare al posto suo sullo stick, eh!"Scuoto la testa con un ghigno sul viso, il fatto che riesca a sdrammatizzare anche questo tipo di situazioni e farci dell'ironia spicciola mi dà una mano a rilassarmi. Mi alzo dal divano e vado a riprendere la confezione abbandonata sul tavolo della cucina, poi mi avvio verso il bagno con le mani che mi tremano.
"Aspetta". Gus si alza dal divano con un balzo e mi raggiunge, mettendosi esattamente davanti a me. Ho talmente paura che non riesco nemmeno a guardarlo negli occhi, tengo la testa bassa e fisso il pavimento.
"Bianca". Con una voce sorprendentemente calma e profonda, mi poggia l'indice sotto al mento e fa una leggera pressione, in modo da farmi sollevare il capo. Manteniamo il contatto visivo per qualche secondo, poi aggiunge: "Va tutto bene".Sento lo stomaco contorcersi e le lacrime velarmi lo sguardo, così lo abbraccio stretto. I nostri corpi aderiscono perfettamente e riesco a distinguere il suono del suo cuore che batte veloce nel suo petto, come se avesse appena finito di correre una maratona.
"Ti amo", mi sussurra stampandomi un bacio sulla testa, mentre mi tiene stretta a sé: "Non devi avere paura, la affrontiamo insieme in questa cosa, okay? Non sei sola".
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The last thing I wanna do - parte 2 // LIL PEEP
Teen FictionSono ormai passati anni dalla decisione di Gus di andarsene senza lasciare traccia di sé in modo da non poter essere rintracciato: nessuno sa più nulla di lui. La vita di Bianca va avanti finché, ad una festa, l'incontro con una vecchia conoscenza n...