you can see it in my face so i wear my hood

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"Perché ti ostini ad essere tanto orgoglioso?", dico sospirando: "Comportarti così non ti porterà ad un cazzo. Cosa speri di ottenere?".
Gustav mi guarda, restando impalato in mezzo alla stanza, si morde il labbro e scuote la testa: "Ce l'ho io una domanda per te, Bianca. Perché Axel è venuto qui, sotto casa tua? Cosa si aspettava di trovare?".
Istintivamente, muovo di scatto il collo all'indietro e sollevo le sopracciglia in un'espressione di marcato scetticismo: "Che cosa vuoi insinuare?".
"Ti sto solo chiedendo perché ti stava aspettando qui fuori", chiarisce, sbiascinado un po' per colpa della pillola di Xan che si è calato prima di iniziare questa discussione.

"E io che cazzo ne so!", sbotto, strabuzzando gli occhi: "Io non c'entro niente in questa storia! Non ci provare neanche a darmi la colpa".
Gus scuote la testa con estrema tranquillità: "Sto dicendo solo che una persona normale non si presenterebbe sotto casa della propria ex, che tra l'altro vive insieme al suo nuovo ragazzo, e per di più dopo tutte le stronzate che sono successe... a meno che non abbia un motivo valido".
Lo fisso incredula, con la bocca aperta: "Pensi che gli abbia chiesto io di venire qui?"
"Dimmelo tu", risponde secco.
"Tu sei completamente impazzito!", alzo la voce e mi avvicino a lui con una certa aggressività: "Da quando ti ho raccontato di quello stupido bacio, sei andato fuori di testa: sei sempre sospettoso, ti incazzi per nulla e sei tornato a buttare giù pillole come se fossero Tic-Tac. Devi darti una calmata, in generale: smettila di comportarti come un bambino".

Gus mi guarda, socchiudendo leggermente gli occhi, infastidito dalla luce che sta entrando dalla finestra e che gli colpisce un lato del viso.
"Dovrei essere tranquillo con il tuo ex che continua a gironzolarti attorno?", domanda ironico. Poi alza leggermente il tono: "Cazzo, se l'hai mollato per rimetterti con me, perché adesso che si sta rifacendo vivo non dovresti lasciarmi per tornare con lui? Dammi una ragione per cui non dovrei pensare che potresti rifare la stessa cosa un'altra volta, ma a parti inverse".

Le sue parole mi colpiscono come un pugno in pieno visto, non mi aspettavo se ne uscisse con cosa del genere: "Come diavolo ti permetti ad insinuare una cosa del genere? Sei uno stronzo".
Mi volto di scatto e torno in salotto, chiudendo con forza la porta della stanza e facendola sbattere violentemente, lasciando così Gus lì impalato. Recupero le sigarette che tengo in borsa ed esco sul balcone a fumare, con le mani che mi tremano per la rabbia. Sono talmente nervosa che aspiro il fumo con tanta avidità da finire la paglia in pochi tiri, così me ne accendo subito un'altra nel disperato tentativo di calmarmi un po': mi sfogo strappando un'aletta del pacchetto e distruggendo in mille pezzi la carta, la riduco in brandelli finissimi che faccio cadere sul pavimento come se fossero coriandoli.

Non riesco a credere che Gus pensi questo di me. Per chi cazzo mi ha preso? Se ho lasciato Axel per lui, un motivo c'è: non l'ho fatto di certo perché mi diverto a cambiare ragazzo o a stravolgere radicalmente la mia vita appena ne ho l'occasione. Ma soprattutto, da che pulpito si permette di rinfacciarmi questa cosa? Considerando tutto quello che mi aveva fatto in passato, non è per niente nella posizione di pensare di me "e se lo rifacesse?". Nonostante avesse tradito più volte la mia fiducia, avevo sempre messo da parte un po' del mio orgoglio per perdonarlo e far pace con i miei sentimenti, ma non avevo mai usato i suoi tradimenti per giustificare le mie insicurezze. Posso capire che si senta in qualche modo minacciato da Axel, ma odio il fatto che stia dubitando di me, che mi reputi una sorta di bandiera in balia del vento, come se non avessi una mia volontà ma mi lasciassi trascinare da ciò che vogliono le altre persone. Non me ne frega un cazzo se il mio ex è ancora innamorato di me, come può dubitare di questo e farsi tante paranoie a riguardo, fino al punto da reputarlo un avversario da allontanare a qualsiasi costo, anche con le cattive maniere?

Rientro in casa richiudendo la portafinestra in maniera decisamente poco fine e vado a recuperare una felpa. Il rumore dei serramenti che sbattono attira Gus nella zona giorno, che fa capolino dalla camera da letto e mi guarda zitto, mentre mi infilo le scarpe.

"Che stai facendo?", mi chiede.
In tutta risposta, io lo fulmino con gli occhi: "Esco".
"Dove vai?", domanda, avvicinandosi a me in maniera decisamente goffa: lo Xanax gli è salito di brutto, si vede palesemente che sta cercando di lottare e imporsi per restare cosciente e presente a se stesso.
"Ti ho detto che esco".
"No", dice afferrandomi il polso, ma la sua presa è decisamente molle, senza energia: "Stiamo discutendo, non puoi andartene adesso. Dobbiamo smetterla di andarcene ogni volta che siamo incazzati".
"Non stiamo affatto parlando", lo correggo, strattonandomi il braccio per liberarlo dalla sua presa inconsistente: "Tu non sei nelle condizioni per farlo: sei completamente in in botta".
"Sto bene invece, non sono fatto", cerca di difendersi ma risulta piuttosto ridicolo, non so per quale ragione quella pillola lo abbia ridotto in questo stato pietoso nel giro di così poco tempo.

"Okay, vuoi che resti qui? Allora chiama Axel". Tolgo dalla tasca dei jeans il cellulare e glielo porgo, allungando il braccio nella sua direzione: "Scusati con lui e fai in modo che ritiri quella cazzo di denuncia".
Lui fissa l'iPhone senza rispondere per secondi che mi sembrano interminabili: mi sembra quasi di sentire il rumore degli ingranaggi del suo cervello muoversi, ma ho come l'impressione che non stiano lavorando nel verso corretto.
Ad un tratto, Gus afferra il telefono e se lo rigira tra le mani: traccia il profilo del display con il dito e lo fissa pensieroso, finché alla fine decide di restituirmelo: "No, ti ho già detto che non lo faccio".
Gli strappo il cellulare dalle mani con un gesto rabbioso, poi prendo le chiavi poggiate sul ripiano: "Vado da Beth, ci sto per qualche giorno", annuncio senza nemmeno averci pensato: "Anzi, resto da lei finché non ti decidi a chiamare Axel per sistemare la questione".

Approfitto del fatto che lo Xanax lo stia rallentando parecchio nei movimenti e sguscio fuori casa, sbattendo la porta. Sono talmente furiosa per tutta la situazione, che in realtà non mi va di vedere nemmeno Elizabeth: voglio solo stare sola e camminare finché mi reggono le gambe, allontanarmi da tutto quanto, nell'illusione di poter fuggire dai problemi.

Vago a passo spedito e senza meta, percorro stradine secondarie in modo da venire a contatto con meno gente possibile. Voglio solo essere invisibile, non voglio essere vista da nessuno: tengo il cappuccio sollevato e la testa bassa, così da nascondere le lacrime che mi stanno rigando il viso, sporcandomi le guance con linee tremolanti di mascara.

The last thing  I wanna do - parte 2 // LIL PEEPDove le storie prendono vita. Scoprilo ora