--> tw: suicidio <--
Restiamo abbracciati per minuti che mi sembrano infiniti, singhiozziamo entrambi aggrappandoci l'uno all'altra.
"E' tutto okay", bisbiglio per tranquillizzarlo, massaggiandogli dolcemente la schiena: "Va tutto bene".
Lui scuote la testa, tirando su con il naso: "No", mormora piano: "Le cose che mi hai detto... dio mio!" Si passa una mano sul viso con fare stanco, poi sbuffa: "Cazzo, stavo per rinunciare a tutto quanto".
"Ma invece non l'hai fatto, Gus. Sei tornato a L.A. e noi ci siamo incontrati di nuovo, siamo qui ed è tutto apposto".Si stacca dall'abbraccio e si asciuga le lacrime con il palmo della mano: "Non intendevo questo".
"Ti ascolto" replico con dolcezza, capendo immediatamente che ha ancora qualcosa dentro che ha bisogno di tirare fuori. Ha passato tanto tempo da solo, senza mai dire ad alta voce i suoi pensieri, ed ora che il vaso di pandora è stato aperto, credo che voglia urlare tutto ai quattro venti."Non c'è un modo facile per dirlo", balbetta, guardandosi attorno nervoso: "Voglio che tu lo sappia, però. Ho provato..."
Si blocca e si morde il labbro cercando la forza di parlare, ma è evidente che sia in difficoltà.
"Hey, sta tranquillo. Non devi dirmelo adesso, se non ti senti pronto a farlo", cerco di rassicurarlo anche se non ho la minima idea di cosa voglia confessarmi.
Lui scuote prontamente la testa: "No, è solo che non è semplice dirlo ad alta voce".
"Prenditi tutto il tempo che ti serve, io sono qui".
Faccio appena in tempo a pronunciare l'ultima sillaba, che Gus sputa il rospo."Ho tentato il suicidio".
Le parole che escono d'impeto dalle sue labbra mi congelano immediatamente, riesco solo a sgranare gli occhi. Non ho la lucidità di fare letteralmente nient'altro, lo fisso immobile in attesa che dica altro, qualsiasi altra cosa andrebbe bene per riempire il silenzio tombale che è calato nella stanza.
Gus mi guarda con le lacrime agli occhi, poi aggiunge con voce tremante, quasi giustificandosi: "Ne ho sempre parlato nelle canzoni che ho scritto, fin da quando ero ragazzino, ma era tipo un okay, la vita è una merda e voglio morire, detto con leggerezza. Hai presente, no? Ma c'è stato un giorno in cui... non lo so, Bianca, ci ho pensato per davvero".
Lo abbraccio di slancio senza parlare, non credo ci sia niente che possa dire in questo momento che risulti adatto. Lo stringo forte a me, riempiendomi i polmoni con il suo profumo.
"Avevo passato giorni, forse mesi, a sentirmi come sul fondo di una piscina: guardavo il cielo da sott'acqua, ma non avevo la minima voglia di darmi la spinta per mettere la testa fuori e respirare... e un giorno non ce l'ho fatta più. Ho preso una stanza in uno degli hotel più fighi di Parigi, ho mischiato un po' di pillole e le ho buttate giù con un po' di vodka presa dal minibar. Mi hanno trovato le signore delle pulizie, avevano chiamato il direttore per forzare la porta e fare irruzione, visto che non uscivo da lí da chissà quanto. Non ricordo niente, solo che sono stato in ospedale qualche giorno. Mi hanno fatto una lavanda gastrica e mi hanno buttato fuori alla svelta, fine della storia. Però, porca troia... ho realizzato che avevo toccato il punto più basso della mia vita, non avevo mai volontariamente esagerato al punto da sperare di creparci".
Mi sciolgo dall'abbraccio e gli poggio una mano sulla coscia sulla quale campeggia il tatuaggio che si era fatto da solo: "Promettimi solo che non rifarai mai più una cosa del genere".
Gus annuisce piano, ha un'aria stranamente calma che è in netto contrasto con ciò che mi ha appena raccontato: "Se quello che ti ho detto è troppo per te... se non te la senti, lo capisco".
Scuoto la testa e gli prendo il viso tra le mani, guardandolo dritto negli occhi: "Gus, togliti dalla testa questa assurda idea di essere la rovina della mia vita. Non lo sei, cazzo, non lo sei. E te lo ripeterò tutti i giorni, se è questo di cui hai bisogno per convincertene; perché io ti amo con tutto il mio cuore, hai capito? Perché dovrebbe farmi paura starti accanto? Voglio farlo, voglio esserci per te ogni volta che ne hai bisogno: non devi più cavartela da solo come hai fatto negli ultimi anni. Non posso immaginare quello che hai provato per tentare una cosa del genere, ma se dovesse succederti ancora di sentirti come quella volta... ti prego, devi dirmelo".Gus si limita ad annuire: "Te lo prometto". Poi fa un sospiro e si mette a ridere nervosamente: "Non voglio che adesso sia tutto strano, possiamo comportarci come se non avessimo mai parlato di certe cose?".
Annuisco facendo un sorriso forzato, poi lui si alza dal letto e io faccio lo stesso, seguendolo in cucina."Sto morendo di fame, ti va una tazza di latte e cereali?".
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SPAZIO AUTRICE:
sono stata molto indecisa se pubblicare o meno questo capitolo per via del tema, ma ci tenevo ad affrontare questo argomento visto che è decisamente ricorrente nelle canzoni di peep. Ho cercato comunque di prenderla moooolto alla larga, senza soffermarmi su dettagli che potrebbero risultare un po' troppo delicati per alcuni e che avrebbero reso complicato anche a me scriverlo - per questo motivo la parte è decisamente breve, sorry, cercherò di rifarmi nella prossima.
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The last thing I wanna do - parte 2 // LIL PEEP
Teen FictionSono ormai passati anni dalla decisione di Gus di andarsene senza lasciare traccia di sé in modo da non poter essere rintracciato: nessuno sa più nulla di lui. La vita di Bianca va avanti finché, ad una festa, l'incontro con una vecchia conoscenza n...