Cammino nervosamente per tutta casa, non riesco a darmi una calmata. Gus è uscito da più di tre ore e in sua assenza sono dovuta correre in bagno un paio di volte per rimettere, in parte a causa dell'ansia per tutta la situazione del cazzo che ho creato, in parte perché il mio corpo ha giustamente deciso di rifiutare tutta la merda che mi sono presa stasera. Non sono ovviamente riuscita a chiudere occhio, in verità nemmeno ci ho provato, nonostante siano quasi le cinque del mattino e sia in piedi da decisamente troppe ore.
Mentre sto bevendo una tisana per calmare sia i nervi che il mio stomaco sottosopra, Gus apre la porta di casa: sussulto e quasi mi rovescio la bevanda calda addosso, poi lo raggiungo con uno scatto, abbandonando distrattamente la tazza su una mensola.
Restiamo impalati senza dire niente, ci guardiamo negli occhi immobili per qualche secondo. Sono io a prendere coraggio: faccio un passo verso di lui e mi lancio praticamente addosso, abbracciandolo forte e affondando il viso nell'incavo della sua spalla. Tiro un involontario sospiro di sollievo quando sento le sue braccia ricambiare con altrettanta forza la stretta. Restiamo così per un po', finché non sono io a staccarmi leggermente: "Gus, mi dispiace".
Lui cerca di ribattere, ma lo interrompo prima che possa dire qualcosa, perché ci tengo a fare una precisazione: "Non mi sto scusando per il bacio: te l'ho detto, quello non è stato colpa mia e io ho fatto quello che dovevo mandandolo subito a fanculo. Sto dicendo che mi dispiace per come ho agito stasera, mi sono comportata da idiota perché continuavo ad insistere dicendo che fosse tutto apposto anche se non era così. Ho cercato di evitare l'argomento con quella stupida richiesta della coca e con la pillola, ma avrei fatto molto meno casino se l'avessi ammesso subito, evitando di fare tutto questo circo".
Gus si morde il labbro con uno sguardo serio: "Concordo", dice solo.
"Quindi non sei incazzato con me?"
Lui scuote piano il capo: "No, lo so che non è stata colpa tua. Ma non vale lo stesso per quella testa di cazzo: il tuo ex deve solo pregare di non trovarsi mai nella stesso posto con me. Vorrei spaccargli la faccia in questo momento".Lo guardo mentre si tormenta nervosamente le mani e decido di non dire niente per non fomentarlo in nessun modo, non so quanto seriamente dovrei prendere queste sue parole: so che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, ma quando si è incazzati questo mare può facilmente diventare una pozzanghera.
Immagino che non debba essere facile per lui accettare la presenza ingombrante di un ex che fatica ancora a rassegnarsi, credo che ciò lo faccia stare costantemente all'erta, non perché non si fidi di me, ma perché so che reputa Axel un emerito coglione. Ha avuto questa idea di lui fin dalla prima serata che avevamo trascorso insieme a Santa Monica, quando aveva scoperto della sua esistenza: non si capacitava di come un fidanzato non si preoccupasse affatto che la propria ragazza non tornasse a casa nemmeno per dormire, né si facesse sentire al telefono per ore. L'episodio dell'aggressione aveva peggiorato ulteriormente l'idea di Gus, che ora lo riteneva anche un violento, ragion per cui mi aveva pregato di non vederlo mai da sola.
Nonostante abbia evitato appositamente di dargli corda, Gus continua a parlare: "Prima si scusa per avermi preso a cazzotti e poi bacia la mia ragazza... cazzo, non mi faccio prendere per il culo da uno sfigato come lui". Cammina avanti e indietro davanti a me, borbottando frasi che non riesco a capire del tutto. Improvvisamente si blocca a guardarmi, senza dire nulla: resta a fissarmi immobile per qualche secondo, per poi annullare la piccola distanza che ci separa con una falcata in avanti.
Gus mi si butta addosso con foga, poggiandomi con un gesto repentino una mano dietro al collo per fare pressione e avvicinare il mio viso al suo. Mi sposta i capelli dal viso e inizia così a baciarmi con passione, preme il suo corpo contro al mio quasi con forza, tanto da sbilanciarmi e farmi arretrare di qualche passo: finisco con la schiena contro al muro, sono letteralmente incastrata tra la parete e il suo corpo. Sono un po' colta alla sprovvista, ma rispondo al bacio con altrettanta foga: non c'è modo migliore di sistemare le cose se non questo.
Sento la pelle in fiamme ad ogni suo tocco, mi stringe i fianchi e il sedere in maniera decisa e mi morde il collo. Percepisco un velo di rabbia in ogni suo gesto: è chiaro che si stia sfogando, ma in questo caso non mi dispiace affatto essere usata come un mezzo per sbollire la collera. Scopare e basta, nel modo più istintivo possibile, senza pensieri e senza la necessità di dover dimostrare qualcosa all'altra persona. Siamo talmente presi dal momento e dalla voglia, che nemmeno ci togliamo i vestiti, sarebbe solo un inutile spreco di tempo: io sollevo l'orlo della gonna in ecopelle che ho indossato per andare a quella stupida festa, mentre lui abbassa di poco i pantaloni grigi della tuta, quel tanto che basta perché non siano d'intralcio.
Mentre lui mi tiene sollevata spingendomi contro la parete e tenendomi per le cosce, io mi aggrappo alla sua schiena, conficcandogli le unghie nella carne e lasciando dei graffi rossi, avvolgendo le gambe attorno al suo bacino per avere maggiore stabilità. Mi morde il collo, poi risale con le labbra verso il mio orecchio e, con voce affannata, mi sussurra piano: "Lui ancora non ha capito che sei mia e che lo sei sempre stata".
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The last thing I wanna do - parte 2 // LIL PEEP
Teen FictionSono ormai passati anni dalla decisione di Gus di andarsene senza lasciare traccia di sé in modo da non poter essere rintracciato: nessuno sa più nulla di lui. La vita di Bianca va avanti finché, ad una festa, l'incontro con una vecchia conoscenza n...