Capitolo 46

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TW! Pensieri suicidi

I giorni scorrevano veloci nel piccolo quartiere di Londra.
La noia si impossessava delle mie giornate e il caos invadeva la mia mente.

Il vuoto
L'apatia
Il niente
Ero morta.
Volevo provare qualcosa

Aprii l'acqua per provare a riprendermi un po'.
Entrai nella doccia calda e piena di vapore, iniziando a massaggiarmi il corpo.
L'acqua man mano diventava bollente, ustionandomi la pelle.
Il vapore diventava così intenso che iniziava a soffocarmi.
Quel senso di adrenalina che si scatenò in me non mi fece minimamente pensare alla possibilità di chiudere il getto d'acqua o a spostarmi.
Iniziai a tossire e a sentire il petto bruciare per il calore troppo intenso, ma restai ancora lì.

La voce di mia madre però mi obbligó ad uscire.

Cosa stavo facendo?

...
"Va bene quello che ho preparato? Non ti piace?"
Mia madre dal giorno in cui tornai a casa dopo la guerra non mi lasciava un secondo da sola, e mi chiedeva sempre se stessi bene, e se lei si stesse comportando bene con me. Si preoccupava molto.

E faceva bene a preoccuparsi.

"Si mamma è buono."

"Oggi devo andare in ospedale, so che sono in vacanza ma mi hanno chiamata d'urgenza.
Chiamerò mia sorella così verrà a farti compagnia."

"Pensi che se starò qualche ora da sola mi uccideró?"

Si

"No, ma voglio tenerti al sicur-."

"Non cambierebbe nulla se stessi da sola o con una zia che vedo una volta all'anno."

Potrei andarmene e non se ne accorgerebbe

"Allora va bene, starò fuori solo un'ora."

...

"Allora io vado. A dopo." E chiuse la porta dietro di se.

Da quando mi trovavo qui mi era capitato rare volte di trovarmi da sola in casa.
E di trovarmi da sola e basta.

Il silenzio spaccava i timpani:
Non c'era un asse del pavimento che scricchiolava,
Nè una tenda che si muoveva un po' a causa del venticello caldo portato dall'estate.

Tutto era terribilmente ordinario da far diventare pazzi.
Ma tanto la mia testa aveva già raggiunto l'apice della follia.

Non capita tutti i giorni di tagliarsi con la carta, e dopo aver ritrovato l'angolo giusto sporco di sangue non credo che nessuno abbia continuato a tagliarsi il dito pur di provare quel minimo senso di bruciore.

Non capita quasi mai vedere una ragazza che a tavola fissa per troppo tempo il coltello per il secondo, pensando se nella realtà facesse davvero male infilzarselo nella pelle e lasciarlo scorrere lentamente lungo qualsiasi parte del corpo.

Non capita spesso di trovare una ragazza che cerca di soffocare con il vapore della doccia calda.

Tutto questo solo per un terribile senso di colpa e di vuoto.

E se quel giorno avessi fatto in tempo ad accorgermi di lui? Sarei riscita a spingerlo via? La maledizione avrebbe colpito me?

Perché infondo era così che doveva essere.
Io morta
Lui vivo.

E ora eravamo entrambi morti, in modi diversi.

Da piccola la mia ninna nanna era una stupida canzoncina che mio padre cantava seduto al bordo del mio letto.
Ora la mia ninna nanna era la sua lettera.

Come se fosse diventato un rito, ogni sera prima di dormire, rileggevo ossessivamente la sua lettera, come se potesse fare qualcosa.
Come se potesse riportarmelo indietro.

E dopo aver letto "Amore mio.." scoppiavo già in lacrime.
Appannandomi la vista, non riuscendo più a respirare.
Mordevo la parte finale del cuscino per attutire le grida che uscivano una dopo l'altra dalla mia gola, soffocandomi.

Era tutto così sbagliato e ingiusto.

Quel pomeriggio mi ricordai di tutte le avventure di Hogwarts, sia belle che brutte.
Fino ad ora avevo chiuso tutto nell'angolo più buio della mia mente, assieme ai ricordi con lui, ma quel giorno decisi di cacciarli fuori.

Tutte le avventure con Hermione, Harry e Ron.
I battibecchi con Astoria Greengrass.
Le risate con Pansy.
Le battute con Amèlie.
I baci, gli abbracci di lui.
Fare l'amore sempre restando senza fiato come se fosse la prima volta, ma con una passione indecifrabile come se fosse l'ultima.

Sul comodino alla destra del letto c'era una pila di lettere che arrivavano dalla Tana, da parte di Harry e Ron, e qualcuna anche da parte di Hermione, anche se spesso preferiva venirmi a fare visita per un po'.
Dei Serpeverde non avevo notizie: alcuni di loro erano figli di Mangiamorte, quindi riesco a capire la sofferenza di vedere un padre condannato per sempre ad Azkaban, e il voler stare un po' da soli con se stessi.
Con Amèlie era lo stesso: mi aveva mandato qualche lettera, a cui avevo risposto in modo cordiale in qualche riga senza scendere nei particolari dei miei sentimenti e di come stessi in quel periodo.
Il signor Clark, che ho sempre stimato e ammirato fin da piccola (prima di scoprire la verità sul suo conto), era ad Azkaban, assieme a tutti gli altri Mangiamorte.
Grazie alla sconfitta del Signore Oscuro era tutto finito, quindi Amèlie non doveva essere marchiata, e non era stata neanche riconosciuta dal Ministero come complice, anche se lo era stata eccome.
Stessa cosa Narcissa.

Di lei non avevo notizie: all'inizio chiesi qualche informazione a mia madre, ma mi rispose che anche lei non la vedeva e sentiva da mesi, quindi mi rassegnai.
Pensai a quanto possa essere brutto trovarsi al Manor senza un marito, e senza più suo figlio, completamente sola.

Ma bloccai lì il mio flusso di pensieri per non scavare più a fondo, e forse non riuscire più a risalire.

...
Il pomeriggio era volato, così anche come la sera.
Era arrivato il momemto come ogni notte di farsi del male, quindi aprii il cassetto e tirai fuori il foglio di pergamena, che ormai era pieno di pieghe a causa delle lacrime asciutte.

Quella sera però decisi di non farmi prendere delle emozioni, volendo leggere quel foglio di pergamena nel modo più razionale possibile, provando ad assaporare ogni parola piena di sentimento.

"Ti amo immensamente principessa

Il tuo Draco."

Un sorriso malinconico mi spuntó sul viso, e una piccola lacrima mi rigó la guancia, quando decisi di fare una cosa inaspettata.

Rispondere.
Rispondere a quella lettera.

Mi alzai di scatto, per prendere la pergamena e l'inchiostro.

Forse poteva aiutarmi per tirare fuori tutta la frustrazione e la tristezza, o al contrario poteva uccidermi definitivamente.
Era notte fonda quindi non pensai molto prima di lasciare che la mano iniziasse a scrivere da sola.

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