Capitolo 63

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Da giorni la pioggia non riusciva a fermarsi, sembrava come se anche il calore del letto non riuscisse a scaldarmi.
Mi alzai pigramente e scesi le scale, incontrando mia madre.

"Sto facendo tardi a lavoro, puoi prepararti la colazione da sola?"Chiese mentre infilava ancora qualcosa nella borsa.
"S-si certo.." risposi ancora un po' assonnata.

"A dopo" urlò vicino alla porta.

La mattinata scorreva noiosa e tranquilla, fin quando tre colpi alla porta mi obbligarono ad alzarmi dal divano.

"Emma sei in casa?" Disse questa voce.

Aprí, e restai un po' colpita.

"Ciao James, c-cosa ci fai qui?"

Quando pensavo a lui un senso di colpa mi annodava la gola.
Il modo in cui mi ha sempre fatta ridere, o come mi ha abbracciata gentilmente.
Io con cosa l'ho ripagato? Urlandogli contro.

"Scusami, entra pure" dissi, uscendo dal mio stato di trance.

"Senti non voglio essere scortese ma, come stai? S-se sei impegnata lo capisco e.." disse un po' imbarazzato.

"No tranquillo anzi. Io sto bene.
Mi dispiace davvero James, ci conosciamo da poco, e sono partita con il piede sbagliato." Risposi abbassando un po' la testa.

"Tranquilla l'ho già dimenticato." Rispose sorridendo.

Senza pensarci troppo lo abbracciai.
La sua presenza mi faceva bene, e mi faceva sentire al sicuro.
Era una persona fantastica.

"Se ti va un giorno possiamo fare un giro insieme, certo sempre se non sei impegnata con... lui." Era visibilmente un po' rosso dall'imbarazzo.
Era così puro.

"Certo che no! Possiamo vederci quando ti va, mi farebbe piacere." Risposi sicura.
Di certo Draco non si sarebbe arrabbiato per una sciocchezza simile.

"Allora io vado, fammi sapere." Disse con un timido sorriso.

"Vabene, ci vediamo." Risposi guardandolo mentre si allontanava verso casa sua.

Richiusi la porta un po' più spensierata, finalmente sembrava tutto al posto giusto.

Neanche il tempo di allontanarmi di qualche passo, che qualcun'altro bussò alla porta, di nuovo.

"Draco?"
"Si apri." Disse.

"Che ci fai qui così presto?"
"Niente, volevo solo... ehm..." rispose un po' confuso.
"Vabene entra." Dissi alzando gli occhi al cielo e ridendo.

"Ho visto Clark qui fuori pochi minuti fa."
Intanto si stava togliendo la giacca, e la stava posando sull''appendiabiti.
"Si è venuto qui, abbiamo parlato un po'.
Non ci vedevamo da una settimana, mi ha chiesto di fare un giro qualche volta."

"Mh." Disse sedendosi sul divano.

"E ho detto di sì." Risposi trattenendo una risata aspettando la sua reazione.

Alzò le sopracciglia e distolse lo sguardo da me.

"Dai Draco.." dissi facendo il muso, avvicinandomi lentamente.

"Cosa." Rispose guardando la finestra.
Aveva la mascella serrata, i pugni chiusi.

Senza dire una parola iniziai ad accarezzargli i capelli, e mi sedetti su di lui.
"Sai che quando sei arrabbiato mi fai impazzire, vero?" Sussurrai vicino all'orecchio, mordendo un po' il lobo.

Si fece scappare un sospiro di piacere, probabilmente contro la sua volontà.

"Andiamo lasciati andare." Implorai, iniziando a muovermi un po' su di lui, per stuzzicarlo.

"S-sono ancora a-arrabbiato." Rispose.
"Non mi interessa."
Mi spinsi ancora di più, per catturare le sue labbra con le mie.
Lentamente passai la lingua sulle sue labbra, e sentí il suo bacino spingere più forte contro di me.

In un momento scambiò le posizioni, prendendomi per la vita e facendomi stendere sul divano, sotto di lui.
Iniziò a baciarmi il collo, il petto, la pancia, scendendo sempre più giù.
"Draco.." ansimai.

Restammo ore in quel modo, tra urla, baci, unghie sulla schiena.
Mi faceva sentire tra le nuvole, come se niente intorno fosse importante, quando ero con lui.

Eravamo in una bolla, e tutto il mondo intorno diventava sfocato.
Una bolla pronta a scoppiare da un momento all'altro.

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