Capitolo 24

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"Questo capita quando cresci immerso nella solitudine e non trovi più spazio per nessuno se non per te stesso. Per qualche motivo decidi di rimanere da solo o ti ritrovi ad esserlo, e allora, diventa sottile la soglia tra la solitudine e l'egoismo. A volte si fondono insieme senza che tu ci faccia neanche caso, e tenderai sempre e comunque, a mettere te al primo posto."

L'adrenalina cominciò a pervadere ogni singola parte del suo corpo, e come una scarica elettrica, cresceva sempre più a tal punto da far elettrizzare anche le estremità delle sue dita. Brigitte non aveva più il controllo di se stessa: correva come se non sapesse fare altro e sentiva che il suo petto sarebbe esploso da un momento all'altro. Ogni parte di lei bruciava, come la fiamma di un falò che arde in un bosco. Voleva raggiungere Rose ma era impossibile distinguerla in mezzo a quella folla. Spostava freneticamente lo sguardo da una parte all'altra ma di lei, nessuna traccia. Se si fosse fermata, avrebbe perso tempo e non poteva permetterselo, dato che anche un solo secondo sprecato poteva portarla alla rovina. La vista le si annebbiò a furia di girare la testa. A suo malincuore, decise di proseguire senza di Rose. Strinse a sé il fucile e andò avanti fino a quando perse di vista gli altri. Non voleva averli alle calcagna ed era per questo che si trovava da sola. Soltanto lei e l'ingenuo cinguettio degli uccellini. Prese fiato per un attimo e aspettò che il suo respiro tornasse regolare. Se continuava ad essere troppo agitata, sarebbe stato difficile per lei sparare. Intanto camminava, seppur piano, cercando di non fare rumore su quel tappeto di foglie. Si guardava attorno scrupolosamente, analizzando ogni parte della selva. Eppure non vedeva nulla. Come avrebbe fatto a trovare i bersagli? Probabilmente si era spinta troppo oltre e non ce n'erano in quel punto. Ma doveva essere impossibile visto che ne erano stati installati mille. Continuò a setacciare la zona, ma sembravano essere stati risucchiati da quella terra stessa. L'ansia si appropriò di nuovo di lei. Non faceva altro che pensare agli altri e se avessero avuto più fortuna nell'individuarli. Provò a non scoraggiarsi, e a proseguire. Non poteva arrendersi così facilmente, doveva essere paziente. Passò ancora un altro quarto d'ora e le cose non erano cambiate. Ormai camminava a vuoto, senza una vera meta. Inoltre, quel posto era così vasto, che aveva perso il senso dell'orientamento. A volte le sembrava di aver già percorso quella zona, altre invece, si sentiva totalmente smarrita. Eppure in mezzo a tutto questo caos, sapeva che di quegli obiettivi non ce n'era nemmeno l'ombra. La stanchezza si fece sentire, perciò si fermò per un istante, lasciando che un tiepido raggio di sole le penetrasse negli occhi. Inevitabilmente alzò lo sguardo e proprio allora, vide spuntare un bersaglio dal ramo di un albero illuminato. In realtà, aveva più le sembianze di una bomba. Era sferico proprio come una palla da bowling, ma in questo caso era marrone e assumeva lo stesso aspetto della corteccia dell'albero. Ora le era tutto chiaro: i bersagli si mimetizzavano in base al luogo in cui si trovavano e soprattutto erano visibili soltanto con la luce . In effetti nella zona che aveva perlustrato fino ad ora, non aveva visto alcun raggio di sole. Forse poteva essere questo il motivo. Intanto, decise di non farselo scappare e di puntare l'arma sul suo primo obiettivo. In verità, non era così facile come sembrava. Il bersaglio era posto abbastanza in alto e quello stesso spiraglio di luce le impediva di prendere bene la mira. Provò a indietreggiare, anche se così rischiava soltanto di allontanarsi troppo dall'obiettivo. Allora si diresse dalla parte opposta e da lì indirizzò il fucile. Inspirò e poi espirò buttando fuori tutta l'aria che aveva in corpo. Era tesa con quel braccio puntato verso il ramo, ma allo stesso tempo rilassata. Piegò leggermente le dita per poter premere sul grilletto, ma proprio mentre lo stava facendo, un grido la fece sussultare e scoccare rapidamente la freccia. Si voltò immediatamente, temendo che quell'urlo potesse essere di Rose. Non controllò nemmeno se era riuscita a colpire il bersaglio. Si volse e basta, trovando per terra una ragazza svenuta e avvolta da un gas bianco. Brigitte sgranò gli occhi per lo spavento, e quando si girò, si accorse che un fumo simile a quello che divorava la ragazza, stava venendo giù dal ramo a cui aveva sparato. Non esitò neanche un istante che incominciò a scappare verso l'unica direzione in cui non c'era il vapore. Si sentì schiacciata dalla paura e nonostante questo continuò a correre con il cuore in gola e le lacrime che le graffiavano il viso. Era consapevole che non c'era da fidarsi e che quella fottuta prova non sarebbe stata poi così semplice. Maledisse se stessa, perché quella ragazza poteva essere benissimo Rose e lei non era riuscita a saperlo a causa di quella nuvola. Le sembrava di star facendo un incubo, non un'esercitazione. E se quella giovane fosse morta e non svenuta? Lei non aveva fatto nulla per salvarla. La frustrazione la fece inciampare, e così cadde con le ginocchia a terra. Rimase qualche secondo piagnucolante con le mani sull'erba fresca. Non era più tanto sicura di voler proseguire se doveva vedere gli altri cadere dinanzi a lei . Tutto questo le pareva una chiara simulazione di guerra. Chi sarebbe riuscito davvero a sopravvivere a questa tortura? Non ne aveva la minima idea. Intanto, le parole di Jackson e Tobias le riaffiorarono alla mente come una mano pronta ad aiutarla. Era forte, poteva farcela. Durante quel percorso avrebbe incontrato tanti ostacoli, e tra questi ci sarebbe stata sicuramente la morte di qualcuno. Secondo gli altri il Cave rendeva le persone più forti. Secondo lei invece, solamente più dure. Forse spettava a loro decidere chi essere. E in quel momento, Brigitte aveva deciso di andare contro la sua volontà, e di adeguarsi al gioco. Allora si asciugò quelle lacrime indocili, e si levò con tutta la sua forza. D'ora in poi avrebbe dovuto prestare più attenzione a quei bersagli e mantenere una certa distanza . Era difficile scoprire quali fossero gli effetti indesiderati di quel gas ma, provarli sulla propria pelle, avrebbe peggiorato soltanto le cose. Per questo, raccolse il fucile che aveva fatto cadere un momento prima, e riprese il cammino seguendo solamente i punti di luce. Avendo capito le regole del gioco, era riuscita ad individuare numerosi bersagli che, stando lontani da lei, le impedivano di rimanere travolta da quel vapore. Infatti, la maggior parte di essi erano stati collocati sugli alberi e questo le aveva permesso di non rimanere intrappolata in quel gas. Aveva perso il conto di quanti ne aveva colpiti e ogni sparo la faceva sobbalzare per paura di non farcela. Eppure tiro dopo tiro, stava cominciando ad abituarsi all'idea del pericolo. Pertanto avanzò ancora, notando che il sole fosse già alto nel cielo e che iniziava a far caldo. Difatti se non fosse stato per la prova, sarebbe stata una giornata abbastanza tranquilla e soprattutto afosa, sebbene stessero quasi a dicembre. Specchiò per un attimo i suoi occhi in quell'infinito azzurro, e poi procedette con la ricerca. Con tutta questa luce, aveva più probabilità di far fuori altri bersagli. Oltrepassò una serie di abeti che la proteggevano dal sole, e continuò fino a quando avrebbe trovato una zona più aperta. Ma si immobilizzò, proprio nel momento in cui sentì delle voci provenire dalla sua direzione. Terrorizzata dall'idea di avere i suoi avversari davanti, si nascose dietro uno di quegli alberi che aveva appena superato e si sporse leggermente per osservarli. Erano circa una decina e per quanto provassero ad abbassare il tono di voce, stavano facendo soltanto un gran baccano. Brigitte pregò affinché nessuno si accorgesse di lei e per fortuna, nessuno la notò, continuando ad andare avanti. Da vicino, poté analizzarli uno ad uno, e si rese conto che molti avevano dei visi conosciuti. Ma le si raggelò il sangue quando tra questi riuscì a riconoscere quello di Rose. Se ne stava dietro, in disparte ma sempre sull'attenti. Ad un certo punto, il gruppo si fermò proprio qualche metro più avanti a Brigitte. Adesso aveva due possibilità: fuggire o rimanere. Le stringeva il cuore il fatto di dover vedere Rose con altri. Loro due erano una squadra, eppure Brigitte era stata così egoista da lasciarla lì, in preda a dei lupi. Questo capita quando cresci immerso nella solitudine e non trovi più spazio per nessuno se non per te stesso. Per qualche motivo decidi di rimanere da solo o ti ritrovi ad esserlo, e allora, diventa sottile la soglia tra la solitudine e l'egoismo. A volte si fondono insieme senza che tu ci faccia neanche caso, e tenderai sempre e comunque, a mettere te al primo posto. A Brigitte era successo proprio questo e la sua ambizione l'aveva accecata totalmente. Ora voleva catturare l'attenzione di Rose, e l'avrebbe fatto non appena il gruppo avesse ricominciato a camminare. Perciò rimase annidata dietro quell'albero senza mai perderli d'occhio. Ma si chiese per quale motivo si stessero fermando per così tanto tempo. Lei ci era passata da lì, ed era quasi sicura di non aver trovato nulla. E allora, perché ci stavano mettendo così tanto ? Vide che il gruppo si era sparso e che ognuno di loro, Rose compresa, si stava guardando attorno. Brigitte si girò immediatamente non appena qualcuno guardò nella sua direzione. Incrociò le dita sperando che non l'avesse vista ma questa volta non era riuscita a passare inosservata. Sentì dei passi avvicinarsi a lei e allora smise di respirare per un secondo, come se la mancanza di ossigeno avrebbe potuto farla scomparire. Inarcò le sopracciglia e si morse un labbro, consapevole di ciò a cui andava in contro. Era fatta, non poteva farci più nulla. Quei passi si facevano sempre più vicini e malgrado si fosse rassegnata, il suo cuore continuava a battere all'impazzata. Chiuse gli occhi, perché non voleva vedere colui che l'avrebbe scoperta. Sperava soltanto che non le facessero niente e soprattutto che fosse falso quello che aveva detto Tobias su di loro. Intanto quel qualcuno era ormai arrivato, riusciva quasi a sentire il suo fiato sul collo. Ad un certo punto però, non sentì più nulla se non l'urlo di uno che cercava di attirare l'attenzione degli altri. Brigitte tornò a respirare e rivolse gli occhi al cielo quasi ringraziandolo. C'era mancato poco affinché la trovassero. Si volse nuovamente e vide pian piano il gruppo ricomporsi. Ma, il ragazzo approfittò del momento per colpire un bersaglio posto a terra. Lui riuscì a scappare, mentre per molti di loro era già troppo tardi. Alcuni provarono ad allontanarsi, ma il gas li aveva acchiappati e lentamente cadevano a terra. L'unico pensiero di Brigitte fu quello di aiutare Rose e, questa volta, non l'avrebbe lasciata da sola. Si addentrò in quella baraonda, e per evitare di svenire, si portò il colletto della tuta fino al naso. Aguzzò la vista per scorgere Rose in tutta quella nebbia, e si accorse che anche lei era stesa sull'erba sebbene il gas non l'avesse ancora inondata. Senza perdere nemmeno un attimo si accostò a lei, l'agguantò da sotto le ascelle e la trascinò indietreggiando. Iniziò a girarle la testa ma, nonostante questo, cercò di alzare il passo più che poteva, anche se sembrava che quella nuvola le stesse solamente inseguendo. Non potevano averla vinta loro. Non voleva rinunciare né al premio e né a Rose. Presa dalla furia, afferrò il suo braccio e lo appoggiò sulla sua spalla, visto che Rose non era svenuta come gli altri ma era soltanto debole. Insieme si misero a correre, e Brigitte fece di tutto per sostenere il peso della sua amica. Più correva, e più sentiva i suoi muscoli bruciare e urlare di fermarsi. Per fortuna fu l'adrenalina a darle la forza di non arrendersi. Infatti, quando si accorsero di non avere più quel vapore alle calcagna, Brigitte si gettò sull'erba ormai esausta insieme a Rose. Anche se non era stata colpita dal gas, doveva aver respirato qualche residuo visto che si sentiva sfinita. Le scoppiava la testa e aveva la gola secchissima. Non aveva nemmeno la forza di alzarsi. Anche Rose doveva sentirsi così. Brigitte la guardò e si accorse che stava chiudendo gli occhi. Avevano bisogno di stare sveglie, non potevano addormentarsi ora.

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