Capitolo 32

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 "Si sentiva come se fosse tornata a vivere di nuovo. A respirare dopo esser stata sott'acqua per troppo tempo."

Se non si sbrigava a levarle quel braccio dalla spalla, gliel'avrebbe staccato. Rose pensò solamente questo, una volta che furono usciti dalla stanza di Tobias. Mentre lei camminava avanti, lui le stava dietro circondandole la spalla con il suo braccio possente. In altri contesti sarebbe stato soltanto un abbraccio, ma in questo caso voleva obbligarla a non scappare. Perché nessuno ti abbraccia in un modo così morboso. Non riusciva a capire il motivo per cui stesse scaricando la sua rabbia su di lei. Il suo contatto la irritava, anzi, le metteva così tanta pressione che ora le sue mani stavano tremando. Avrebbe potuto colpirlo per liberarsi di lui. In fondo il Cave le aveva insegnato a combattere e forse applicare ciò che aveva imparato le sarebbe servito in quel momento. 

 - Dove stiamo andando? - disse Rose, con tono accusatorio. Aspettò qualche secondo, ma la risposta tardò ad arrivare. Un attimo dopo lo sentì sospirare, e quel respiro giunse sul suo collo provocandole un brivido che provò a ignorare. 

 - Non lo dirò un'altra volta - proferì la giovane imitando il modo di fare di Tobias - Dove stiamo andando? - ripeté, mantenendo la voce ferma. Non aveva più paura di rivolgersi a lui in quel modo, anzi, avrebbe fatto di peggio. Le stava facendo letteralmente saltare i nervi. Non rispondeva alle domande che faceva lei, ma a alle sue invece, era costretta a replicare. Non ci vide più, e di scatto gli tirò una forte gomitata un po' più sotto al ventre. Tobias le mollò la spalla, e repentinamente lo afferrò per il collo. Ci sarebbe voluta più forza per soffocarlo, ma non era quello l'intento.

 - Se vuoi che ti segua - esordì Rose piano, ignorando l'espressione stupita di Tobias - primo, non devi toccarmi - continuò con voce rabbiosa ma traballante - secondo, devi dirmi dove stiamo andando - concluse, e aveva gli occhi lucidi. Lo liberò per farlo parlare, e vide che gli aveva lasciato segni sul collo per quanta pressione ci aveva messo. Tobias si ricompose, tornando ad essere il burbero che non era stato appena minacciato, e si massaggiò lievemente il punto dove la ragazza lo aveva toccato.

 - Andiamo in palestra. Dobbiamo parlare con i tuoi amici - rispose acidamente, e fissandola con disprezzo. Un attimo dopo distolse lo sguardo e riprese a camminare. Come promesso, Rose lo seguì e ormai non si sentiva più la stessa. In tutti questi anni non le era mai capitato di essere così aggressiva, neanche quando avrebbe dovuto esserlo. Non ci avrebbe provato nemmeno un'ora prima quando stava cercando di liberarsi da quella guardia. Si guardò pensierosa le mani che avevano quasi strangolato il collo di Tobias. Le vennero i brividi solo a pensarci. Non si sarebbe dovuta comportare in quel modo, aveva esagerato. Eppure era stanca di essere trattata ogni volta come una stupida bambola. Non era un giocattolo da buttar via, nessuno aveva il diritto di toccarla a proprio piacimento e in questo caso, nemmeno Tobias. Sembrava che la stesse salvando da quell'uomo, ma in realtà si stava comportando esattamente come lui. Ogni volta che la strattonava o la trattava male, sentiva come la voglia di ribellarsi aumentava e non era in grado di ignorarla. Anche lui non se lo sarebbe mai aspettato. Per tutto il tragitto se ne stava in silenzio e ogni tanto si passava una mano tra i capelli. Adesso che aveva ottenuto quello che voleva, sembrava che la distanza che li separava, non fosse solo di un metro. Non sapeva se esserne orgogliosa o meno.





Un'ora è fatta solitamente da sessanta minuti, ma quando hai accanto la persona che ami sembra esser fatta soltanto da sessanta secondi. Brigitte si accorse che era tardi e se non si fossero alzati in quel preciso istante, sarebbero arrivati in ritardo e, con Tobias in quello stato, non avrebbero potuto permetterselo. Si levò piano, facendo attenzione a spostare il braccio di Jackson che le circondava premurosamente la vita. Voleva vederlo dormire ancora per qualche minuto. Era curioso vedere come quei capelli castani che gli scendevano frivolamente sulla fronte, e quelle labbra schiuse, lo facessero sembrare un bambino. Ad un tratto le venne voglia di toccarglieli e con la mano glieli arruffò delicatamente. Erano morbidi e lisci. Chissà se erano così anche quando era piccolo. Per un momento, provò ad immaginare un bambino socievole e pieno di vita, sempre pronto a giocare e a scherzare. Praticamente un ragazzino così diverso da lei, che era stata una bambina chiusa e timida. Nel frattempo, Jackson iniziò a muoversi e a emettere qualche confuso grugnito. Aprì lievemente gli occhi, e sbatté più volte le palpebre fino a quando non si fossero aperti del tutto. A vederla sorrise, e non ci volle molto affinché Brigitte ricambiasse quello stesso sorriso. Ormai si erano persi l'uno nell'altro.

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