Un'ambizione troppo elevata non ha mai favorito nessun essere umano. Alcuni la considerano una giusta motivazione per raggiungere i propri obiettivi e vivono quasi in funzione di essi. Diventano un'ossessione e tu non sei più tu. Diventi qualcosa che non sei, fai qualcosa che non dovresti. E poi, cadi nel nulla. Non ti ha ucciso nessuno. Ma lo hai fatto tu da solo.
11 settembre 2022
Le cose vanno sempre così velocemente che a volte è difficile riuscire a seguire il flusso degli eventi. Un secondo non è mai come quello prima, e anche le persone non sono più come quelle di un tempo.
- Vedi Kelly, questa è tua nonna - disse Brigitte, con quella vocina acuta che si usa di solito con i bambini. Guardò in faccia sua figlia mentre la teneva in braccio. Aveva i capelli neri come i suoi, però molto folti per una bambina di un anno. E poi gli occhi erano la cosa più bella. Identici a quelli del padre, erano di un verde particolare che al sole apparivano come due smeraldi. E adesso ce li aveva un po' chiusi, trattenendo quasi uno sguardo interrogativo. Evidentemente si stava chiedendo cosa pretendesse sua madre da lei. Brigitte scoppiò in una breve risata. Era troppo bella, che incominciò a spupazzarla di baci.
- Ehi, qui c'è qualcuno che viola le regole - la rimproverò in modo scherzoso Jackson, sorprendendola da dietro - Che avevamo deciso? Niente baci se non ci sono io - disse, circondandole i fianchi e dandole poi un bacio sulla guancia. Sentì un brivido attraversarle la schiena. Nonostante si conoscessero da tre anni, riusciva a suscitarle ancora lo stesso effetto.
- Kelly, dillo anche tu a papà che non deve fare il geloso - lo prese in giro Brigitte.
- Io, geloso? Sei tu che sei ribelle - rispose lui, alzando un po' i toni.
- E non penso che non ti sia piaciuto - lo sfidò lei, girando la testa nella sua direzione. Ora potevano finalmente guardarsi negli occhi e notare che c'era un po' di malizia in quelli di Brigitte. Jackson colse la provocazione e gli schioccò un profondo bacio. Era strano sentire ancora le farfalle nello stomaco dopo tanto tempo?
- In effetti, l'ho sempre apprezzato - le sussurrò all'orecchio quando ormai aveva già voltato il capo. Brigitte sorrise d'impulso, anche se Jackson non poteva vederla. Poi tornò seria e rimase in silenzio.
- Sono sicuro che tua madre sia felice per te ora - commentò lui, osservando insieme a lei la tomba di Kelly Masel. Sulla lapide c'era una sua foto in bianco e nero. Ma anche così si notava perfettamente la somiglianza tra le due. Tra l'altro aveva un sorriso smagliante e due occhi radiosi. Come poteva un angelo essere finito tra le braccia del diavolo?
- Puoi tenere un attimo Kelly? - gli chiese Brigitte, con voce flebile. Ogni 11 settembre per lei era così. Non era capace di non piangere. Era più forte di lei. Diede la bambina al padre, e si inginocchiò davanti alla lastra di pietra. Prese la busta che aveva appoggiato prima a terra, ed estrasse una rosa rossa. Suo nonno le aveva detto che era il suo fiore preferito. Da quando era tornata a New York e suo padre era morto, sembrava regnare la pace nel mondo. In soli due anni era riuscita a rifarsi una famiglia, trovato quei nonni che l'avrebbero accudita come una figlia se solo non fosse cresciuta tra le grinfie di William Smith. Ma ora finalmente non era più sola, circondata da persone che l'amavano e che lei amava.
Collocò il fiore, che era anche il suo preferito, sotto la scritta Your smile will be alive in our hearts, cioè il tuo sorriso rimarrà vivo nei nostri cuori. Ed era vero, non avrebbe mai dimenticato il suo sorriso. Da quando aveva una figlia, non faceva altro che immaginare come sua madre l'avesse trattata in quell'anno di vita. Anche lei doveva averla guardata come se fosse la cosa più preziosa che aveva al mondo. Intanto accarezzò la foto, sentendo come fosse liscia e fredda allo stesso tempo. Poi sempre dalla busta, prese una candela bianca alla vaniglia. L'accese con l'accendino che aveva in tasca, e un buon profumo iniziò a diffondersi. Aveva saputo che amava le candele. I suoi nonni le avevano addirittura mostrato la collezione di candele che aveva nella sua stanza. E anche se non conosceva sua madre, quel profumo lo associava a lei. Era dolce e delicato, proprio come doveva esserlo Kelly.
- Ciao mamma. Finalmente sono venuta a trovarti - cominciò a parlare con la foto sulla lapide. La sua voce era un misto di tristezza e felicità. Questo era il terzo anno consecutivo che andava a visitarla - Sono successe tante cose dall'ultima volta che ci siamo viste. Ma la più bella è lei - disse, indicando la piccola Kelly. Allora Jackson si abbassò per farle compagnia.
- Vedi mamma, si chiama proprio come te. É splendida. Forse un po' troppo piagnucolona, ma è dolcissima - le raccontò, tirando su col naso e lasciando che le lacrime le bagnassero il viso.
- A volte penso a come sarebbe stata la mia vita se ci fossi stata anche tu. Forse avremmo passato i nostri pomeriggi a guardare la televisione, o a preparare torte. O semplicemente a parlare. Io sarei cresciuta come una normale adolescente che scappa da una finestra per uscire con il ragazzo che la madre ha detto di non frequentare. Ma se c'è una cosa che non si può cambiare, quella è il passato - continuò a dirle con la voce spezzata. Probabilmente era meglio se rimaneva in silenzio. Ma non voleva starsene zitta. Era l'unico momento che aveva per parlare con sua madre.
- Però si può sempre rimediare. So che non ti avrò mai indietro. Ma almeno adesso potrò essere quella madre che avevi sempre sognato di essere - aggiunse, e Jackson le strinse la mano per sostenerla. Ormai erano una famiglia. Ci sarebbero stati gli uni per gli altri.
- Forse è meglio cambiare argomento - disse lei, dopo qualche minuto di silenzio - Sai, i nonni si sono trasferiti da noi a Long Island. Jackson è stato preso in un'azienda come perito informatico e io sto per fare il concorso per entrare nella polizia. Non sai quanto sono contenta - affermò, asciugandosi gli occhi e le guance con le maniche della camicia. Non riusciva a non sorridere mentre ne parlava. Gli occhi le si erano illuminati. Dopo tanti anni era davvero felice. E non solo perché si era realizzata. Molti pensano che la felicità arriva soltanto quando riesci a mettere su famiglia, trovare un lavoro che ti appaga e comprare una casa. Tutti ci hanno insegnato a pensarla così. Ma Brigitte era felice perché finalmente aveva distrutto quel mostro interiore che si portava dietro da anni, imparando così ad amare. Si dice che per queste cose non c'è una scuola, è qualcosa di innato, di spontaneo che viene dritto dal cuore. Ma come si fa ad amare, se non conosci nemmeno l'ombra dell'amore? L'amore si trasmette, fa immensi e lunghi giri, e poi ritorna sempre. Non c'è altro verso.
- Possiamo andare - fece a Jackson, dopo che ebbe fissato a lungo la lapide. Entrambi si alzarono, ma si bloccarono quando si resero conto di chi avevano davanti. Soprattutto Jackson.
- Congratulazioni, figlio mio. Sono soddisfatta di te - disse Jane Johnson avvicinandosi a lui e accarezzandogli la guancia. Jackson non reagì nemmeno al tocco della madre. Rimase impalato con i muscoli del volto irrigiditi e la mascella serrata. Non sembrava essere arrabbiata. Anzi, era più che altro dispiaciuta. - Che bella bambina - disse, riferendosi a Kelly.
- Non toccarla - le ordinò Jackson, proprio mentre stava per sfiorarle il viso. La donna avvilita si ritrasse subito.
- Senti, Jackson, lo so che ho sbagliato. Sin dall'inizio. Ma io ero innamorata di lui. Sai cosa si può arrivare a fare per amore - cercò di scusarsi lei, supplicandolo. Erano passati solo due anni, ma era decisamente invecchiata. I capelli non erano più così neri come l'ultima volta e le rughe incise attorno alla bocca e agli occhi sembravano essere state scolpite con uno scalpello.
- Perdonarti non cambierà tutto ciò che è successo - le riferì distaccato anche se i suoi occhi erano visibilmente lucidi.
- Va bene, non posso costringerti - si rassegnò lei - È ora che mi assuma le mie responsabilità. Anzi, ho intenzione di consegnarmi alla polizia - addusse, con lo sguardo rivolto verso il pavimento. Era ovvio che fosse ricercata dopo tutto ciò che aveva fatto. Era stata per vent'anni complice del Capo, e alla fine lo aveva ucciso. Forse ha ragione quel detto che dice ciò che ami di più ti uccide. Ma era alquanto improbabile che il Capo amasse qualcuno per davvero.
- É la scelta giusta - rispose Jackson, senza far trasparire con la voce quello stupore che invece si leggeva negli occhi. Nonostante tutto, voleva bene a sua madre e saperla in prigione gli faceva male. Eppure non poteva fare altrimenti.
- Già - replicò Jane - Comunque come sta Tobias? - domandò, dopo qualche attimo di esitazione.
- Sta bene. Ora sta facendo il militare - ribatté Jackson. Da quando avevano saputo che erano fratelli, andavano d'accordo. Non che fosse stato facile all'inizio, ma non potevano continuare a odiarsi a morte.
- Mi fa piacere - disse, accennando un sorriso. Che altro poteva rispondere? Non conosceva Tobias e di lui sapeva solo che fosse suo figlio.
- Ah, dimenticavo! - esclamò qualche secondo più tardi rivolgendosi stavolta a Brigitte.
- Questa è per te - le diede una catenina in argento con un ciondolo a forma di luna - É di tua madre. Tuo padre se la portava sempre con sé dopo la sua morte - le svelò la donna. Il ricordo di quell'energumeno le lasciò un brutto sapore in bocca - Girati, che te la metto - era strano quanto fosse così disponibile. Malgrado i suoi precedenti, non sembrava malvagia. Tuttavia era difficile dimenticare che lei e suo padre erano stati i responsabili della rovina di migliaia di vite.
- Ti sta benissimo - la complimentò e Brigitte non fece altro che annuire. La sua presenza la destabilizzava. Ogni volta che la guardava negli occhi non riusciva a non vederla mentre puntava la pistola al Capo.
- Kelly era una gran bella donna; dolce, gentile. Tutte la invidiavano, io compresa. A volte desideravo essere come lei. E in parte, rubarle il marito mi ha permesso di esserlo - confessò quasi con vergogna. Ma le sue rivelazioni non commossero nessuno.
- Tu non sarai mai come lei - l'attaccò Brigitte, avendo la sensazione che la stesse prendendo in giro.
- L'ho capito un po' troppo tardi, ma l'ho capito - contestò semplicemente, ignorando il tono provocatorio della ragazza - Comunque è meglio che me ne vada. Non voglio più essere d'intralcio nelle vostre vite - aggiunse subito dopo Jane. Aveva capito che la conversazione con i due amanti non sarebbe andata a buon fine se avessero continuato a parlare. Entrambi avevano un certo risentimento nei suoi confronti - Brigitte, ti ringrazio per aver reso felice mio figlio. Abbi cura di lui - le riferì, prendendole le mani. Brigitte sentì come fossero ruvide e gelide nonostante stessero solo a settembre. La guardò negli occhi, forse per la prima volta. Erano scuri come quelli di Tobias, ma pieni di dispiacere. Il volto invece era affranto, provato dall'età , dalla cattiveria che aveva coltivato fino a due anni prima.
- Spero che un giorno tu possa perdonarmi - disse stavolta a Jackson, toccandogli leggermente il braccio - A presto piccolina - si chinò un po' per salutare la bambina che la guardava dubbiosa. Né Brigitte né Jackson dissero qualcosa. Per il secondo era come se fosse morta già da tempo. Non aveva una madre e nemmeno un padre. Jane si voltò per andare via. Fece giusto qualche passo ma Brigitte la richiamò:
- Perché l'hai ucciso? - sbottò dal nulla. Nella sua domanda non c'era alcun tratto di rabbia o tristezza. E né tantomeno di dolore. Voleva solo capire il perché lo avesse fatto visto che ne era innamorata.
- Perché quella era l'unica cosa giusta da fare - rivelò, girandosi di nuovo verso di lei. Il suo sguardo era neutro, privo di qualsiasi emozione. Brigitte la fissò interdetta, senza capire a pieno la sua risposta. Ma ormai era troppo tardi per chiedere delucidazioni: Jane era andata via, e questa volta nessuno poté fermarla. E da quel giorno infatti, non si seppe più niente di lei. Non era finita in prigione, e né tantomeno per le strade di New York o di Palermo. Sembrava che la terra l'avesse risucchiata e Brigitte non faceva altro che pensare a quella frase, quasi esente da ogni significato. Col tempo però, sembrò trovare una spiegazione: per lei quella era l'unica cosa da fare perché sapeva che suo padre non sarebbe mai cambiato. Grazie alla sua furbizia, sarebbe uscito presto dalla prigione e ricominciato il suo giro. William Smith era come uno di quei parassiti che si divorano le foglie degli alberi e l'unico modo per salvare la pianta é sbarazzarsi di loro. Ed era questo che aveva fatto Jane: sacrificato se stessa, il suo amore pur di dare un futuro a quell'albero. Forse meritava una seconda opportunità o qualcuno che perdonasse i suoi errori. Eppure a volte siamo troppo accecati dal senso di giustizia per poter perdonare una persona. È vero, ci sono errori più o meno gravi di altri. Alcuni addirittura inaccettabili. Ma non possiamo portare rancore per sempre. Dobbiamo imparare anche a saper lasciare andare. Ed è per questo che Brigitte si pentì di tutto quello che aveva provato: il rancore, il desiderio di vendetta non le avrebbero portato indietro sua madre. Era come se per tutto questo tempo avesse corso sulla ruota di un criceto senza un vero motivo. Ora invece aveva capito che era stata lei a creare quei sentimenti, come meccanismo di difesa per un passato di cui non aveva colpe. Anzi, non ne aveva mai avute. Adesso però lo aveva capito bene. Non possiamo tenere tutto sotto controllo.
E ciò che fai, prima o poi ti torna indietro.
Nel bene, e nel male.Per fortuna per alcuni, per sfortuna per altri, questa storia è giunta al termine. Insomma tutto ciò che avevo da dirvi ve l'ho già detto nel capitolo precedente. Ma colgo comunque l'occasione per ringraziarvi di nuovo ❤️ e chiedervi se vi è piaciuta la storia (ora che è terminata veramente). Nonostante tutto, sono soddisfatta del mio lavoro. Non è facile scrivere un libro e io sono partita con una trama piuttosto complicata, ma mi va bene così.
Mi dispiace dirvi però, che non ci sarà un sequel ( Essendo una lettrice accanita, so bene come i sequel non abbiano mai quel brio dei primo libri. E poi in realtà questa storia è già conclusa) Comunque rimanete sintonizzati, perché potrebbe arrivare qualcosa di nuovo e di più frizzante.
Grazie ancora❤️
A presto 🥰Your Alicia
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Non sei come le altre
Romance"Non sorridi, non piangi e non mostri i tuoi sentimenti nonostante io riesca a leggerli. Eppure mi piaci, non sei come le altre" Brigitte Smith ha perso sua madre durante l'attentato alle Torri Gemelle del 2001. Da allora, ha passato il resto della...