Capitolo 2

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''Io e la mamma passeggiavamo per le grandi e affollate strade di New York. Le tenevo la mano stretta, ed ero felice. Respiravo aria di serenità. Tutto ciò era surreale. Non era possibile averla accanto dato che era morta. Eppure mi godevo quel momento come se fosse il primo e l'ultimo. Tra tutta la gente, lei riusciva a spiccare. Ammaliata da una luce splendente, e da un sorriso che le illuminava il viso, mia madre sembrava un angelo. Un angelo sceso in terra per darmi la mano. Non parlava, sorrideva soltanto. Io la miravo come Dante mirava Beatrice. Poi, entrammo in un negozio. Un uomo rossiccio con una cicatrice sul viso, ci procurò dei biglietti. Questo negozio doveva trovarsi su un ponte. Brooklyn Bridge se non ricordo male. E poi ci recammo ad una stazione. Subito arrivò il treno. Mia madre vi entrò. Feci per seguirla ma le porte si chiusero. E  dalla finestrella del treno, cominciò a salutarmi mandandomi dei baci. Io invece rimanevo lì impalata e impassibile, meravigliata da quel bagliore che andava via. ''

Quando le luci dell'alba si fecero più forti, Brigitte si svegliò come di consuetudine  alle 6:00. Quella mattina però, fu diverso. A svegliarla non furono solo le luci dell'alba ma anche una luce che proveniva dal suo inconscio. Rimase per alcuni secondi a fissare il vuoto. Il sonno a volte è paragonabile ad un vero proprio coma. Quando ti svegli,  non sai chi sei. Non pensi, non  ragioni e non ti resta che fissare il vuoto. Poi a poco a poco, cominci a riformulare frasi di senso compiuto. Sai chi sei, da dove vieni, quanti anni hai ed infine riaffiorano i sogni della notte precedente. Allora incominci  a ricordare. Lentamente, colleghi i pezzi di quei puzzle. Finalmente le comparve la figura angelica di sua madre. Poi le venne in  mente la passeggiata a New York e il negozio su Brooklyn Bridge, anche se non l'aveva mai visto. Infine, sua madre che la lasciava per l'ennesima volta. In diciannove anni della sua vita, Brigitte non l'aveva mai sognata. Sembrava si trattasse di un segnale. Un sogno che avrebbe cambiato la sua vita e l'avrebbe indirizzata sulla strada giusta.

Nel frattempo, decise di alzarsi. Brigitte era una ragazza spinta da una smania febbrile di movimento. Non riusciva a rimanere ferma. Per questo, si svegliava presto la mattina e correva un po'. Ciò l'avrebbe aiutata ad affrontare al meglio il suo prima giorno di scuola. La corsa l'aiutava a schiarirsi le idee, ma delle volte, a scappare dai problemi. Per lei, era un modo per  fuggire dalle sue preoccupazioni e soprattutto dal mondo.  In realtà si trattava  di una finzione. Quando si  fermava, i suoi problemi irrisolti erano  ancora lì a fissarla. Ma era arrivato il momento di risolverli una volta per tutte.

Quindi incominciò da una lunga doccia. Poi si guardò allo specchio. I capelli scuri le ricadevano disinvolti sulle spalle. Il corpo tonico e l'addome scolpito, quasi come quello di un uomo, erano in contrasto con il suo viso così dolce. Indossò  una maglia a maniche corte nera  all'interno di un pantalone a  fantasia militare, e un paio di anfibi neri. Sembrava dovesse partire in guerra invece di iniziare un nuovo anno scolastico. In realtà, non aveva un bel rapporto con la scuola. Non che non le piacesse studiare, ma in tutti quegli anni non aveva legato con nessuno, dato il suo fare indifferente e distaccato. Il suo essere silenziosa e chiusa in se stessa, l'aveva portata ad essere dimenticata dal resto della sua classe e di conseguenza a rimanere sola. Come sin dalla nascita.

Ci risiamo, disse tra lei e lei Brigitte. Bentornata al liceo linguistico Ninni Cassarà. Che gioia, continuò a ripetere tra sé. Mentre percorreva  il lungo corridoio della sua scuola, come se fosse la passerella di una grande sfilata, si sentì ad un tratto degli occhi puntati addosso. In realtà il corridoio era abbastanza affollato, ma c'era qualcuno che la stava fissando. Guardandosi attorno, si accorse che in lontananza, un ragazzo dall'aria misteriosa, l'aveva puntata. I suoi occhi,  verde intenso, si incrociarono per pochi secondi con quelli di ghiaccio di Brigitte. Quei pochi secondi durarono quasi un'eternità. Subito, entrambi distolsero lo sguardo. La ragazza continuò per il suo cammino, giungendo alla sua vecchia aula. Prima di entrare si soffermò sul cartellino: VB. Dopo un lungo sospiro si fece avanti, constatando che tutti fossero seduti nonostante fossero le otto precise. Bene, era proprio quel che ci voleva, si ripeté Brigitte andando a sedersi a uno dei due banchi vuoti che trovò. Meglio soli che male accompagnati, pensó. Ormai quel proverbio l'aveva accompagnata durante gli ultimi quattro anni. Dopo tutto quel  tempo, non le importava più cosa pensasse la gente di lei. Perchè nessuno poteva conoscerla meglio di se stessa. Anzi, Brigitte era la sua migliore amica. D'altronde, non poteva fidarsi di nessuno.

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