Capitolo 18

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"Due anime, in costante lotta con i propri sentimenti, si stavano arrendendo alle proprie debolezze. "

- Alzati - disse una voce vaga, ma allo stesso tempo familiare, che cercava di svegliare Brigitte. - Alzati ti ho detto - continuò, questa volta più forte senza però ottenere risultati. Nonostante fossero così severi, i suoi ordini non riuscivano a svegliarla. Sembrava essersi intrappolata nel suo stesso sonno, come un povero insetto finito in una ragnatela. Un braccio la strattonò con forza facendola alzare bruscamente e, in un attimo, si trovò a pochi centimetri dalla bocca di Tobias.

-Devi obbedirmi ogni volta che ti chiamo - disse duramente. Brigitte poteva percepire il suono tagliente delle sue parole mentre gli scalfiva il viso. I suoi occhi azzurri lo fissavano inquieti, timorosi di quell'uomo che continuava a stringerle il braccio senza tregua. Eppure lei rimase così, in balia di quello sguardo cupo e di quella mascella serrata che sembrava immobile. Poi, successe tutto rapidamente: le sue labbra carnose premettero sulle sue impetuosamente, come le onde di un mare agitato che si scontrano con gli scogli. Non era un bacio dolce, anzi quasi violento. Questo le fece ricordare di quella sera nell'hotel e del motivo per cui si trovasse lì. Lo respinse con tutta la forza che aveva in corpo e gli tirò uno schiaffo. Quella sberla fu talmente innocente che Tobias l' attirò di nuovo a sé, intrappolandola con tenacia tra le sue braccia. Iniziò ad accarezzare le spalle nude prima piano e poi sempre più velocemente. Poi le abbassò le bretelle del vestito con violenza, quasi strappandogliele. La giovane iniziò a piangere permettendo alle lacrime di attraversarle il viso senza pietà. Gli urlava di lasciarla stare, di non farle del male ma lui continuava a toccarla incessantemente. Alle sue urla, si sostituirono poi i singhiozzi ininterrotti che riecheggiavano senza sosta. Avrebbe voluto scappare, ma quella stretta che la stava soffocando non voleva liberarla.

- Brigitte! - qualcuno la stava chiamando, ma nessuno poteva salvarla - Brigitte, svegliati! - queste ultime parole fecero svanire l'immagine di Tobias dalla sua mente e potè risvegliarsi da quell'incubo. Quando finalmente aprì gli occhi, si accorse di star tremando. Aveva le guance rigorosamente bagnate, come se le avessero gettato un bicchiere d'acqua sul viso. Invece erano solo lacrime. Non aveva la più pallida idea di quanto avesse pianto fino a quel momento. Si guardò le braccia per rassicurarsi di non avere segni e invece erano perfettamente integre. Tuttavia, poteva sentire ancora la mano di Tobias che la stringeva bruscamente. Si portò una mano al petto, sentendo il suo cuore battere a mille. Cercò di calmarsi anche grazie all'aiuto di Rose che l'abbracciava e accarezzava, passandole una mano sui capelli. Il respiro affannoso iniziò a tornare regolare anche se sentiva le labbra secchissime. Non aveva mai sognato qualcosa di tanto brutto. Non aveva mai pianto a causa di un incubo. Tutto ciò che aveva provato la sera precedente aveva influenzato i suoi sogni. Eppure si chiese come fosse stato possibile, dato che fino a quel momento non era riuscita a chiudere occhio. Brigitte e Rose avevano trascorso tutta la notte in quella stanza, sedute sul parquet color ciliegio. Avevano il corpo a pezzi, come se un carro armato le avesse investite. Nonostante la stanchezza dovevano andare avanti.

- Non ti preoccupare, Brigitte. É stato solo un incubo - la rassicurò Rose, mentre l'aiutava ad alzarsi. - Sì, hai ragione. É stato solo un brutto sogno - disse asciugandosi le guance ancora inumidite - Dovremmo andarcene ora. Non possiamo rimanere tutto il giorno qui - le riferì Brigitte, quasi riacquistando la voce che fino ad un momento prima era stata spezzata dai singhiozzi. Rose sgranò gli occhi e divenne pallida, ricominciando a tremare spaventata. - La pagheranno cara, vedrai. Adesso vieni con me - rispose con tenacia la giovane, allungando la mano verso quella della sua amica - Non ti faranno più niente, te lo prometto - concluse Brigitte e insieme, si avviarono verso l'uscita della camera. Era arrivato il momento di scendere nell'arena.

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