"Jackson l'abbracciò da dietro, e sentì il tepore del suo corpo avvolgerla. Se questo voleva dire morire, allora l'avrebbe fatto volentieri."
L'aeroporto non era lontano, eppure ora che ce l'avevano davanti non potevano credere ai loro occhi. Avevano fatto di tutto per arrivarci, salendo su un treno e cercando di schivare la polizia. E soprattutto avevano perso Rose. In genere partire non è così complicato, ma stavolta era una lotta continua verso la sopravvivenza. Come se ogni passo equivalesse ad un'onda da cavalcare.
- Il nostro volo è tra una mezz'oretta - disse Tobias varcando l'entrata dell'aeroporto - e siamo in ritardo - aggiunse sbuffando e correndo verso un tabellone. Brigitte scrutò curiosa il posto. Non aveva mai visto un aeroporto, almeno non da grande. L'unico viaggio che aveva fatto in tutta la sua vita era quello da New York a Palermo. E anche questa volta la destinazione era la stessa. - Non hai mai visto un aeroporto? - gli domandò Jackson, vedendola un po' disorientata. In effetti, era piuttosto affollato, e una moltitudine di gente vi brulicava con valigie, mentre loro invece avevano soltanto un paio di zainetti.
- No, solo nei film - rispose lei, quasi imbambolata. - Sentitemi - li interruppe Tobias - stiamo per fare il check-in. Di regola non potremmo portare armi, quindi ci conviene scappare quando ci bloccheranno. Tutto chiaro? - si rivolse a loro proprio come durante gli allenamenti al Cave. Solo che quello che stavano vivendo non erano delle stupide esercitazioni, come quelle che avevano fatto nel bosco. Questa purtroppo era la losca realtà. Entrambi annuirono con la testa, e si diressero ai controlli. Brigitte cominciò di nuovo a essere tesa. Era riuscita a sciogliere la tensione per quei pochi minuti in cui erano entrati in aeroporto, ma adesso era di nuovo un groviglio di nervi. Cercò la mano di Jackson, proprio come faceva nei momenti in cui aveva bisogno di sostegno. Tobias e Jackson sembravano essere abituati a vivere un'avventura pericolosa dopo l'altra. Lei invece, ne aveva già abbastanza. Chissà se sarebbe stata la prossima Rose. Nel frattempo arrivarono a una specie di nastro trasportatore. C'erano almeno una decina di persone davanti a loro che, una alla volta, disponevano i propri bagagli in dei contenitori appositi. - Okay, ci siamo. Io sarò il primo. Correte quando mi fermeranno - li sollecitò un'altra volta Tobias, il che la mise ancora di più in ansia. Jackson la guardò per rassicurarla. E ci era anche riuscito, se non fosse per un secondo soltanto. In quell'istante le parvero in mente tutte le cose che aveva fatto fino a quel momento. Erano tante, e soprattutto non legali. Tuttavia, lo stava facendo per una giusta causa. E forse fu questo a risollevarla. Intanto le persone scorrevano quasi insieme al nastro, e poco dopo arrivò il turno di Tobias. Si sfilò dalla schiena lo zaino e lo posò in un contenitore giallo. Brigitte e Jackson seguirono ogni suo movimento con gli occhi. Aveva la mascella serrata e gli occhi neri inchiodati sul recipiente. Al centro d'addestramento diceva sempre che mantenere la calma era fondamentale per riuscire al meglio in qualcosa. E lo stava applicando anche adesso. Il contenitore attraversò l'intero nastro, mentre lui valicò una sorta di gabbiotto. In realtà Brigitte non sapeva bene a che cosa servisse, ma se non ricordava male doveva rilevare metalli o materiali sospetti. Tobias aveva detto loro di fuggire quando lo avrebbero fermato. Pochi istanti e l'allarme cominciò a suonare. Anche se ne era consapevole, sussultò per via della sirena. Come previsto, iniziarono a ispezionarlo. Anche ora che l'avevano colto in flagrante, fingeva di essere tranquillo. Ma loro no. Dovevano scappare adesso. Oltrepassarono il gabbiotto in fretta e furia, cercando di essere più veloci delle guardie. - Avvisate la sicurezza! - sentirono in lontananza, e un secondo dopo Tobias era già dietro di loro. - Pensavate di esservi sbarazzati di me? - li prese in giro lui, ed era strano che avesse scelto proprio questo momento per scherzare dato che non lo faceva mai. Ma in queste situazioni, l'adrenalina ti rimpolpa le vene ed è facile confonderla con il buon umore - Il gate è il G1 - disse, fermandosi un secondo - Dobbiamo salire un altro piano - aggiunse, una volta essersi guardato intorno e aver constatato che le lettere arrivassero fino alla F. Anche Jackson e Brigitte diedero un'occhiata in giro in cerca delle scale - Là ci sono le scale mobili! - fece lei, indicando due rampe di scale dall'altra parte del padiglione in cui si trovavano. L'aeroporto di Roma era gigantesco, e tutta quella confusione non li aiutava di certo. Si fiondarono subito verso gli scalini, e iniziarono a salirli ignorando il fatto che fossero mobili. Anche se stavano sconvolgendo almeno una ventina di persone, erano quasi arrivati all'altro piano. Era come se stessero scalando una montagna. Oramai riuscivano a vedere la cima. Ma a parte quella, c'erano cinque guardie che li stavano aspettando. Come facevano a sapere che erano lì? Il panico incombé sui loro volti. Dovevano trovare una soluzione alla svelta. O prendevano quell'aereo, o erano finiti. Non c'era molta scelta. - Ho un'idea - le venne in mente come un lampo di fulmine - Voi salite, io scendo - entrambi la guardarono straniti senza capire cosa volesse fare veramente. - Non c'è tempo per spiegare, fidatevi di me - addusse, e l'istante dopo era già lì che faceva i gradini al contrario spintonando le persone come se fossero le pedine di un gioco. - Sta' attenta a dove mette i piedi! - la rimproverò una signora, e Brigitte la guardò di scorcio notando che fosse incinta. Aveva ragione, ma non poteva fare altrimenti. Quella era l'unica via per il momento. Finalmente arrivò all'ultimo scalino e per poco non cadeva visto che si trovava sul verso opposto. Ma non era finita qui. Prese l'altra scala mobile che normalmente si usa per scendere, e cominciò a salirla al contrario. Non ce la faceva più. Ma per fortuna, l'adrenalina, la speranza, la voglia di fuggire via l'aiutavano a non mollare. Giunse finalmente sopra, e trovò perfettamente ciò che aveva già immaginato. Jackson e Tobias stavano tentando di difendersi dalle guardie. Tuttavia sapeva quello che stava per succedere: ancora una volta tirò fuori la pistola, la caricò e poi li sparò tutti e cinque. Il boato dei colpi riecheggiò nella struttura, e anche questa volta soccombè il caos più totale. I cinque uomini caddero a terra, anche se Brigitte non li aveva feriti in punti critici. Ora avevano finalmente il gate davanti che stava per chiudere. Anche Jackson e Tobias estrassero le pistole e le puntarono verso l'hostess che stava già chiamando i rinforzi. La donna impallidì facendo cadere il telefono sul pavimento, e nonostante tutto li fece passare senza dire nulla. Eppure urlò per lo spavento, quando ormai avevano già imboccato il tunnel per raggiungere l'aereo.
- Ehi, stai bene? - Brigitte fermò Jackson, non appena ebbe notato un taglio abbastanza profondo sulla guancia sinistra. Gliel'accarezzò nonostante si stesse sporcando di sangue. - Piccioncini, non c'è tempo per le smancerie - li richiamò Tobias, mentre lui era già avanti. Il tono con cui l'aveva detto la fece sorridere. Non aveva pronunciato quella frase con cattiveria o invidia, ma quasi con frivolezza. La fine del tunnel era già collegata all'aereo. Vi entrarono, e l'atmosfera era piuttosto turbata. I passeggeri si stavano agitando come se fosse successo qualcosa.
- Il volo è stato annullato per via di un attentato in aeroporto - annunciò la hostess, tentando di sovrastare le voci delle persone che si stavano ribellando. No, non poteva essere vero. Non potevano aver fatto tutta quella strada per niente. Rose era morta nel tentativo di partire per New York - Cinque guardie sono state ferite - continuò la hostess mentre si sgolava. Era evidente che stessero parlando di loro. - E ora lei sarà la prossima se non ci lascia partire - fece Brigitte, estraendo l'arma e rivolgendogliela contro. Anche lei, come d'altronde tutte le altre persone che avevano minacciato quel giorno, rimase inerte. In un attimo divenne paonazza, e le voci ribelli della gente si placarono per la paura. Senza dire nulla, Jackson aprì con uno scatto la porta della cabina del pilota. - Metta in moto l'aereo - gli ordinò aspramente, afferrandolo con prepotenza per una spalla mentre faceva scivolare la canna della pistola sulla nuca. Quel metallo gelido sulla sua pelle lo fece rabbrividire, ma non agì comunque. - C'è bisogno di ripeterlo? - gli bisbigliò Tobias, all'orecchio. Era entrato così inavvertitamente, che anche Jackson sussultò a sentire la sua voce. Aveva i nervi tesi a fior di pelle, malgrado fosse concentrato sulla sua vittima. Eppure, quell'ultimo richiamo manesco fu decisivo. Il pilota iniziò a spingere una serie di pulsanti e dopo qualche secondo si sentì il ronzio del motore. - Ora lei ci porterà a New York come previsto - gli impose Jackson - E non si azzardi a chiamare nessuno se non vuole morire su questo aereo. Ci siamo intesi? - proseguì amaramente, accantonando l'essere dolce che era spesso. L'uomo, che doveva essere coetaneo di Tobias, accennò un sì con il capo. Era troppo terrorizzato per parlare, e a vederlo non avrebbe mai avvisato le autorità. Jackson e Tobias si scambiarono un'occhiata complice. Ora sì, che potevano dire di avercela fatta a lasciare il paese. Tuttavia l'attesa era lunga. Ci sarebbero volute più o meno nove ore per arrivare a New York. Ma il peggio era ormai scampato.
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Non sei come le altre
Romansa"Non sorridi, non piangi e non mostri i tuoi sentimenti nonostante io riesca a leggerli. Eppure mi piaci, non sei come le altre" Brigitte Smith ha perso sua madre durante l'attentato alle Torri Gemelle del 2001. Da allora, ha passato il resto della...