A volte nella vita ci sono momenti in cui non capisci più il senso delle cose. Non capisci perché tutto questo stia succedendo a te. Non capisci perché, nonostante tu abbia sofferto sin da bambino, sia destinato a rivivere il dolore continuamente come se non l'avessi provato abbastanza. E vedi le persone che ami di più svanire in un secondo, con la paura di dimenticare per sempre i loro volti, i loro sorrisi, i loro sguardi. A che cosa serve vivere se poi sei costretto a soffrire?
- Tobias - lo richiamò la voce tremante di Brigitte - Non possiamo restare qui - aggiunse, toccandogli il braccio. E forse fu quel tocco a riportarlo nel presente. La guardò impassibile, e riprese a correre a pieni polmoni. Voleva fuggire dall'Italia, scappare da quel paese ormai cimitero dei suoi cari. Brigitte e Jackson gli andarono dietro, lasciandosi alle spalle quella baraonda infernale di urla e pianti. Ma quegli spari ricominciarono di nuovo, e senza tregua, proiettavano in loro la morte di Rose. Probabilmente si stavano comportando da egoisti e meritavano la stessa sorte degli altri. Ma a volte la vita è ingiusta, e ti chiedi perché proprio tu sia sopravvissuto. - Venite di qui! - urlò Tobias cercando di sovrastare tutto quel caos, prendendo un'entrata diversa dove c'era meno gente. Continuarono per un paio di metri, e poco più avanti si trovarono di fronte a una rampa di scale che scesero come se stessero attraversando le viscere dell'Inferno. Oltrepassarono il sottopassaggio in fretta e furia, non sapendo nemmeno più dove mettere i piedi. Raggiunsero il terzo binario, e le porte del treno erano già chiuse. Un altro secondo soltanto e sarebbe partito. Si fiondarono su di esso con una sveltezza inaudita, e premettero più volte il pulsante. - Ehi, voi! - li richiamò qualcuno, ma non ebbero il tempo di vedere chi fosse. Salirono in tempo sul veicolo, che partì non appena si sedettero. Ansimarono per qualche secondo, sentendo ancora il cuore in gola. Quasi non riuscivano a riprendere fiato per quanto avevano corso. Ce l'avevano fatta. Pezzi di città cominciarono a scorrere piano piano, e finalmente poterono ammettere di aver chiuso veramente i conti con Roma. - La nostra fermata è tra quaranta minuti - riferì loro Tobias, e nessuno fiatò più. Brigitte rimase imbambolata ad osservare il paesaggio fuori dal finestrino. E ogni ricordo di Rose le passava davanti, proprio come un treno in movimento. Non se ne rendeva conto, ma tremava tutta. Una miscela di adrenalina e tristezza le aveva pervaso il corpo. Una lacrima le scivolò fortuita, mentre guardava gli alberi allontanarsi da lei. Forse le cose erano più semplici prima quando non provava emozioni, e non si legava a nessuno. Perché questo succede quando ti affezioni troppo a una persona, la perdi e si porta con sé anche una parte di te. E allora pensi che forse è meglio rimanere freddi e distaccati, per soffrire di meno. Ma l'essere umano è complesso, e ha bisogno di amare per vivere anche se non viene amato. Perché non amare è peggio di soffrire. Eppure a volte vorresti spegnere le emozioni, come voleva fare Brigitte. Uccidere il vuoto che pensava di aver colmato e invece era tornato. Per tanti anni le era mancato l'amore di sua madre e anche se non lo aveva mai avuto, aveva capito che esistevano diverse forme di amore. Jackson le asciugò la guancia, e sentì un attimo di sollievo. Anche questa è una forma d'amore. Reggersi quando si sta per affondare lo è. Lo guardò negli occhi, e vide che riflettevano il suo stesso tedio. Brigitte appoggiò la testa nell'incavo del suo collo, e fissò un punto davanti a sé. Più precisamente verso una mini televisione che mostrava le varie fermate. Quella per Roma Fiumicino era la quarta. Dopo invece, comparvero le notizie. - Madrid: Attentato in Plaza Mayor. Cinquanta i feriti - e ora sentì come un coltello affilato avesse colpito ancora di più il vuoto che aveva dentro. Questa non poteva essere una casualità. Ieri a Roma, oggi a Madrid. Era quasi certa che il Capo potesse c'entrare in tutto questo. D'altronde, quella dannata missione aveva portato il caos. Era come se dopo anni fosse stato riaperto il vaso di Pandora. Decise di non leggere più niente, e osservò Tobias. Aveva gli occhi lucidi da quando erano entrati. Ogni tanto deglutiva, come se stesse cercando di inghiottire il dolore che stava provando. Ma questo non sempre funziona. A un certo punto serrò la mascella e tornò con quel suo sguardo serio. - Fate finta di dormire - mormorò subito dopo Tobias a Jackson e Brigitte, scorgendo due poliziotti aprire la porta del vagone. Dovevano essere gli stessi che li avevano ripresi cinque minuti prima. Brigitte posò la testa sul finestrino, coprendosi più che poteva il viso con il cappuccio mentre Jackson cercò di incastrare il capo nella sua spalla. Dall'esterno qualcuno avrebbe detto che fossero solamente due innamorati che dormivano innocentemente, e in parte era così. Tobias li guardò arrivare con la coda dell'occhio. Cercò di rimanere tranquillo, e li ignorò completamente sperando che non si fermassero proprio davanti a loro. - Buonasera - li salutò uno di loro, con sguardo indagatore. Era chiaro che andavano alla ricerca di qualcosa - Biglietti per favore - fece l'altro, un uomo già calvo nonostante avesse sulla quarantina. - Questo è il mio - glieli mostrò Tobias - e questi, quelli dei miei amici - continuò, sempre con calma. In queste situazioni la placidità è l'arma vincente. I due poliziotti li afferrarono con prepotenza e li lessero attentamente. Anche se fino ad ora era rimasto calmo, l'ansia stava già cominciando a crescere. - Allora, vedo che scendete a Roma Fiumicino. Dove vi dirigete dopo? - lo interrogò di nuovo quello calvo. - New York - rispose lui con sicurezza. - Fatemi vedere i passaporto - ordinò loro sempre lo stesso, mentre l'altro scrutava con sospetto Brigitte e Jackson. E se li avesse riconosciuti? Tobias gli consegnò i tre documenti. Le cose non stavano andando affatto bene. Li stavano analizzando come se fossero dei campioni di sangue, ma la loro analisi non andò a buon fine. - Può svegliarli per piacere? - domandò il poliziotto che non aveva parlato quasi per niente. Il suo tono era così perentorio, che non si sarebbe potuto opporre.
- Non penso sia necessario. Li guardi, si vede che sono stanchi - rispose Tobias, provando a rimanere blando anche se nelle sue parole c'era una punta di minaccia. - In effetti essere dei delinquenti a volte può risultare stancante. Non ho ragione? - li provocò, rivolgendosi soprattutto ai due addormentati. Era evidente che li avessero scoperti. - Dai, potete anche svegliarvi. La sceneggiata è finita - li derise il primo quasi con noncuranza - Mancini chiami i rinforzi e riferisca che li abbiamo trovati - impose a quello calvo. Brigitte e Jackson smisero di fingere, e iniziarono a guardarli in faccia con un odio negli occhi che non avevano visto in nessuno. Erano rimasti fregati. Dovevano farsi venire un'idea all'istante. Eppure sembravano essere sospesi, come bloccati in un limbo. L'avevano scampata bella tante altre volte e forse questa non era quella buona. Tutti e tre si scambiarono un'occhiata fugace, e poi fissarono i due poliziotti. Il rimedio c'era, ed era uno solo. - Posi subito quel telefono, o sparo - lo minacciò Tobias alzandosi ed estraendo al tempo stesso la pistola e caricandola. Dopo tanto tempo, era tornato lo sguardo nero del Tobias che conoscevano tutti: impenetrabile. L'uomo cercò di trattenere la paura, ma nonostante questo rimase impassibile. L'altro poliziotto con un guizzo ricambiò la mossa del ragazzo, sfidandosi a vicenda. Ma anche Brigitte e Jackson tesero le loro armi, ritrovandosi tutti e tre contro i due poliziotti. La situazione si era ribaltata in un attimo, e nessuno proseguì ancora con la mossa decisiva. Tutti i passeggeri cominciarono a spaventarsi e a muoversi. I tre complici potevano immaginare il terrore nei loro occhi. - Forse non ha capito - ringhiò Brigitte - o posa immediatamente quel telefono, o siete finiti - continuò con così tanta cattiveria che non sembrava più lei. Anche se loro effettivamente non c'entravano niente, la rabbia per la morte di Rose non era scomparsa. Jackson puntò la canna sulla spalla dell'uomo, e gliel'accarezzò piano. Inutile dire che i suoi occhi sgranarono dalla paura. - Sparatelo e io sparerò voi - li ricattò l'altro, ma nel frattempo il calvo fece cadere lo smartphone. Li scrutò con aria di sfida, e poi si avventò su Brigitte tentando di levarle la pistola. Non ci riuscì, e allora l'afferrò per i capelli facendole sbattere due volte ferocemente la testa contro il finestrino. Jackson gli sparò per fermarlo, e il frastuono della pistola zittì le voci dei passeggeri. Non si sentì più nulla, eccetto che il pianto di un bambino. Intanto Tobias attaccò l'altro e con una semplice mossa lo disarmò, tenendosi così la sua pistola e facendogli perdere i sensi con un colpo. - Restate tutti fermi! - sbraitò Tobias, puntando le due pistole ai passeggeri - Che nessuno si azzardi a chiamare le autorità - ordinò loro aspramente, così come rimproverava i suoi allievi al Cave - Ci siamo intesi? - puntualizzò, mentre camminava tra i sedili. La gente lo guardava con orrore, immobile. Nessuno aveva il coraggio di opporsi, tranne un anziano che stava provando a chiamare qualcuno. - Mi sa che lei non ha capito - fece Tobias, avvicinandosi spavaldo a lui - mi dia il telefono - gli ordinò, puntandogli la pistola sulla fronte. Il vecchio obbedì subito, e a Tobias venne quasi un colpo al cuore a vedere che avesse gli stessi lineamenti di Alexander. Se fosse stato lì non sarebbe stato orgoglioso di lui. Ma chi lo sarebbe stato? Il silenzio, camuffato dalla tensione, piombò sul treno. - Lasciatemi stare! - gridò a squarciagola il poliziotto che era stato ferito, mentre cercava di dimenarsi da Jackson che lo teneva bloccato. - La legge vale anche per lei - disse Tobias, raggiungendolo - O mi vedrà costretto a sparlarle. Un colpo solo non le è bastato? - ironizzò lui. L'uomo lo guardò torvo, ma si zittì subito. - Bene - il tono era più acido della frutta marcia - Quanto manca ancora? - chiese a Brigitte sedendosi e rimettendosi le pistole a posto. - Altre due fermate - contestò con la testa ancora dolorante. - Perfetto - rispose lui, e nemmeno il tempo di dire quest'ultima parola che il treno si fermò nel vuoto. - Perchè si è fermato? - si allarmò Jackson visto che non era arrivato ancora alla stazione successiva. Le persone iniziarono di nuovo a borbottare e la cosa stava diventando preoccupante. Erano passati già cinque minuti da quando si era bloccato. Ma non era una coincidenza. Una pattuglia di poliziotti irruppe sul veicolo e ormai non avevano altra scelta. Sembravano stessero parlando tra di loro, e avevano un waki taki tra le mani. - Scendiamo adesso - disse Tobias. Si catapultarono verso il pulsante, e le porte scorrevoli del vagone si aprirono. - Stanno scappando! - urlò uno della scorta, ma ormai erano già saltati dal treno. - Dove andiamo? - domandò Jackson, senza sapere dove si trovassero precisamente. - Seguitemi - Tobias scavalcò gli argini che separavano la ferrovia dalla strada. - Ti aiuto - si propose Jackson, vedendo che Brigitte non aveva quasi proferito parola fino a quel momento. Le mise le mani sui fianchi, e il suo tocco la risvegliò.
- Grazie - ribatté semplicemente. - L'unica cosa che possiamo fare è chiedere un passaggio - rivelò Tobias quasi con aria scocciata. - Avevate ragione. È stato uno sbaglio provare a partire - confessò Brigitte, con occhi lucidi. Da quando aveva perso Rose, aveva perso anche la motivazione. A che serviva lottare, se poi il Capo distruggeva qualunque cosa trovasse attorno? - Ora non possiamo farci più niente - intervenne Tobias - Non si lascia mai una partita in sospeso - continuò, mentre alzava il braccio per far bloccare una macchina. Questa si fermò, e per fortuna li lasciò entrare. - Può portarci all' aeroporto? - domandò lui alla donna dai capelli rossi. - Certamente - rispose lei, molto gentilmente senza fare domande. L'auto ripartì, e l'ultima cosa che vide Brigitte fu la strada. Poggiò la testa nell'incavo del collo di Jackson e si addormentò grazie al profumo della sua pelle. Ogni volta quell'odore sembrava riportarla ai tempi in cui era un' innocente ragazza frequentante l'ultimo anno delle superiori. Ma quella ragazza che non sapeva niente della vita vera ormai, non c'era più.
Si risvegliò poco dopo in seguito ad una brusca frenata. Si trovava ancora nell'auto di quella donna, e non sapeva ancora a che punto fossero. Guardò la signora mentre guidava, e con lo sguardo serio sulla strada sembrava tranquilla. Era strano che avesse accettato di accompagnarli senza fare domande. Chi deciderebbe di portarti dove vuoi senza nemmeno chiedere il perché? Insomma potevano essere dei criminali, e in fondo era così.
- La ringraziamo, è stata gentilissima - le disse Tobias veloce, una volta arrivati all'aeroporto. Con una mano aprì la portiera dell'auto che però era chiusa. E in quel momento stesso vide comparire un sorriso sul viso della donna e poi tre scorte della polizia. Brigitte lo sapeva che non c'era da fidarsi. Stava filando tutto troppo liscio per essere vero. Allora chiuse gli occhi con aria affranta, e un secondo dopo sentì il rumore del vetro infrangersi. Vide Jackson e Tobias che avevano rotto i finestrini della macchina e che cercavano malamente di uscirne fuori. Non fu facile a causa del poco spazio, ma ci riuscirono comunque. I poliziotti di quelle tre auto però li accerchiarono, ritrovandosi di nuovo con le pistole puntate contro. La fortuna non sembrava essere molto dalla loro parte. Brigitte ancora nella vettura, si lanciò sulla donna al volante mettendole le mani al collo. Il viso della signora divenne tutto rosso, e anche se provava a dimenarsi in realtà si muoveva come un pesce fuor d'acqua. Più passava il tempo, più il volto diventava bordeaux, quasi come se stesse per scoppiare. Iniziò a non agitarsi più, e solo allora Brigitte capì di star esagerando. Le tolse subito le mani, e le sue dita sembravano un tatuaggio sulla pelle della donna. Non si era nemmeno accorta di quanto le battesse forte il cuore. Approfittò del suo stato di debolezza, e si sedette su di lei mettendosi alla guida. Non aveva la patente, ma qualche volta suo padre l'aveva lasciata guidare. Girò la chiave, e mise il piede sul freno. Ci volle qualche secondo affinchè si accendesse, e quei pochi secondi furono i più stressanti della sua vita. Senza che nemmeno sapesse come, fece retromarcia e sperò con tutto il cuore di non aver investito nessuno. Al contrario, sentì un forte rumore. Aveva sbattuto contro una vettura che apparteneva alla polizia. Allora senza neanche guardarsi alle spalle, si fiondò fuori dalla macchina e vide Jackson e Tobias difendersi da una decina di poliziotti. Per un attimo aveva dimenticato quanto fossero abili. Si odiavano, ma insieme erano capaci di mettere il mondo sottosopra. Intanto vide due di loro a terra, quasi in direzione della macchina della donna. Non poteva crederci. Aveva davvero investito due persone. Eppure non sentì alcun senso di colpa. Il senso di colpa lo prova solo chi sa di non compiere lo stesso errore in futuro. Ma lei, ormai, aveva perseverato abbastanza. E lo stava rifacendo ancora. Uno dei due poliziotti che stava attaccando Jackson gli puntò la pistola alla fronte. Brigitte sbarrò gli occhi. No, non poteva permettersi di perdere la persona più importante della sua vita. Estrasse anche lei la pistola, e gli sparò alla schiena. Fece lo stesso con tutti gli altri, e uno dopo l'altro iniziarono a schiantarsi sull'asfalto bagnato ormai di sangue. Tobias e Jackson la fissarono per un attimo stupiti e ancora con il fiatone. Poi spostarono lo sguardo verso l'aeroporto. Era a qualche metro da loro. Forse la via d'uscita non era poi così lontana.Buonasera a tutti! Ecco qui il 45 capitolo! Scusatemi per l'inattività 😭
Comunque ne approfitto per farvi gli auguri di buon anno! Speriamo che il 2022 sia un anno migliore per tutti❤️ Un abbraccio!
Your Alicia
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Non sei come le altre
Roman d'amour"Non sorridi, non piangi e non mostri i tuoi sentimenti nonostante io riesca a leggerli. Eppure mi piaci, non sei come le altre" Brigitte Smith ha perso sua madre durante l'attentato alle Torri Gemelle del 2001. Da allora, ha passato il resto della...