𝐗𝐗𝐈𝐈𝐈

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Nella strada per il ritorno eravamo abbastanza silenziosi, iniziai ad aprire la conversazione, "Io dovrei andare a lavorare, ti porto a casa di Ash?" chiesi senza staccare gli occhi dalla strada.
"Perché vuoi andare a lavorare, non è meglio che vai a casa a riposarti?" disse lui sorridendomi, "No a me piace stare in pasticceria a fare dolci, non lo sento come un peso" dissi seria, era davvero la verità, "Se lo dici tu!" rispose lui alzando le mani in segno di resa, io lo guardai ridendo.

"Vengo anche io, passo a fare colazione" rispose lui, "Dovresti mangiare qualcosa anche tu" mi stuzzicó la pancia con le dita.
"Smettila Tom, sto guidando" dissi io ridendo.
"Non vorrei fare un incidente" continuai beccandomi un'occhiataccia da lui.
"Mi devo fidare di te signorina Eleonora o farai la fine di mia sorella Ash?" alzò un sopracciglio e lo guardai alla veloce.
"Mi offendi così però" misi il broncio e incrociai le braccia, sempre tenendo conto della strada.

"Guarda dove vai Elle!" mi prese le mani e me le rimise sul volante, in quel momento lasciai andare i pedali, lui aveva ancora le mani sulle mie.
Sbagliandomi schiacciai il freno al posto dell'acceleratore, facendoci quasi sobbalzare, fortunatamente le nostre cinture di sicurezza erano allacciate e Willow era rimasta lì, "Mia povera cagnolina, tesoro scusami" dissi accarezzandole il musetto. "Ah si ti preoccupi di lei e non di me? Adesso sono io l'offeso qui" fece gli stessi movimenti miei, incrociano le braccia e mettendo una faccia triste. Senza pensarci due volte avevo la mia mano sulla sua guancia in segno di carezza, lui si girò di scatto.

Eravamo di nuovo lì a guardarci negli occhi, non mi ero mossa di un centimetro, forse non era più una battaglia persa, dovevo solo arrivare fino alla fine, il traguardo è il suo cuore e non è poi così lontano.

Dopo qualche secondo non accorgendomi che eravamo ancora in mezzo alla strada, bloccando il traffico, le macchine iniziarono a suonare in continuo il clacson, facendomi andare in confusione la testa.
Ero nel panico, o peggio ero nel bel mezzo di un attacco di panico, per cosa?
Perché Tom mi aveva preso le mie mani nelle sue? Perché sbagliai a frenare?
Perché forse c'era una possibilità in quel 'noi' che tanto speravo?
O forse è per colpa di quel contatto visivo che ogni volta mi manda in tilt il cervello? Che cosa stupida Elle.
Muoviti stanno tutti aspettando te!

Finalmente mi concentrai e riuscii a ripartire, dopo qualche minuto, quando le acque si furono calmate, Tom mi mise una mano sulla spalla "Elle tutto ok?" mi disse, era così evidente, forse avevo paura, e se avessi fatto davvero un incidente? Per colpa mia? Tom ne sarebbe stato coinvolto e anche Willow, non me lo sarei mai perdonata.
Arrivammo e parcheggiai, mi decisi a rispondergli ora che eravamo completamente fermi, con la macchina spenta.

"Sì, sto bene è stato solo..." mi bloccai per un momento guardando verso il basso, mi stavo marturiando le mani, l'idea di causare un incidente, mettere a rischio la mia vita ma in primo la sua e quella della piccola Willow, tutto per colpa dell'amore, del piacere che provo verso quella persona, proprio quella che ora stava aspettando che io finissi la frase.
Non sapevo nemmeno io che cosa mi era successo, "Solo?" continuó lui non avendo più ricevuto risposta da me, "Solo distrazione, tutto qui" dissi sorridendo, "Scendiamo?" continuai io e lui accennò un sì con la testa.

Erano quasi le 10:40 ma avrei comunque dato una mano a Sharon preparando i dolci.
Tom mi aprì la porta "Prego signorina" facendomi segno con la mano di entrare, "grazie" gli rivolsi un sorriso che subito dopo fece anche lui.
Il tempo di girarmi per togliere lo sguardo dal suo e mi ritrovai tra le braccia della madre, "Oh tesoro, fatti abbracciare, hai fatto colazione? Vuoi qualcosa da mangiare, sei tutta magra, devi metterti in forza!" guardai Tom che era pieno di imbarazzo e si stava grattando la testa.

"No grazie lo stes..." non feci in tempo a rispondere completamente, "Non abbiamo fatto colazione perché siamo andati ad accompagnare i genitori di Elle in aeroporto e poi siamo venuti direttamente qui" disse Tom che era accanto a me.
"Ha insistito di voler venire a lavorare, gli ho detto che poteva stare a casa ma nulla da fare" sbuffó girandosi verso di me e io alzai gli occhi al cielo.
"Hai ragione ma se Elle vuole venire qui a me fa più che piacere!" rispose al figlio e lo vidi fare spallucce mentre sospirava "Eh le donne" dicendo sottovoce ma non troppo perché lo sentimmo entrambe.

"Che cosa intendi con 'eh le donne' Tom" mimai le virgolette e alzai le sopracciglia, facendo poi parlare anche Sharon, "Caro mio Thomas ti sei messo in un bel guaio" gli disse ridendo e dandogli una pacca sulla spalla.
"Non ho detto nulla di male" disse cercando di andare a sedersi a uno dei tavolini.
Stranamente non c'era quasi nessuno apparte una ragazza che probabilmente stava studiando, visto il computer e dei quaderni.

Andai verso Tom con un taqquino e una matita, "Che cosa le porto?" dissi con le spalle alte, non dovevo ridere.
"Un caffè con tanto zucchero e quello che vuoi tu, basta che sia al cioccolato" chiusi un occhio e tirai fuori la lingua, non per fare una faccia strana ma per rendere visibile il fatto che non mi piacesse il cioccolato.

"Perché fai quella faccia?" chiese lui, non risposi, me ne stavo andando dietro al bancone, "Aspetta non dirmi che non ti piace il cioccolato!?" disse lui alzando leggermente il tono di voce, visto che eravamo abbastanza lontani e oltre al fatto che non c'era quasi nessuno.
Gli sorrisi e iniziai a preparare il caffè, avevo intenzione di fargli un bello scherzo.
Una volta che la bevanda era pronta al posto dello zucchero aggiunsi 2 cucchiaini di sale, avrei sicuramente riso.

Prima di portarlo, dissi a Sharon di venire a vedere, lei già aveva capito dalla mia espressione ma non disse nulla.
Presi un muffin con delle gocce di cioccolato e lo misi in un piattino, poggiando poi il tutto su un vassoio.
Lo portai a Tom, "Ecco a lei, spero le possa piacere" dissi facendo un sorriso e trattenendo le risate che stavano già salendo.
Prima che potessi tornare mi fermò il polso.
Avevo già mandato a rotoli il mio piano?
Che pessima che sono!?
"Perché non ti siedi qui con me?" attendendo una mia risposta.
Perfetto non lo aveva capito, però che stronza che sono, lui non mi aveva fatto nulla.

"Non credo che tra 5 minuti lo vorrai ancora" dissi a bassavoce senza farmi sentire, "Che cosa?" e infatti non aveva proprio capito, "Ho da fare" risposi ridendo silenziosamente.
Lo vidi sbuffare e tirare fuori il telefono che credo stesse suonando. Tornai dietro al bancone dei dolci e presi un bicchiere di spremuta d'arancia, "Secondo me si metterà a ridere pure lui, conoscendolo non si arrabbierebbe mai con te" disse Sharon che era appoggiata alla porta aspettando la scena.
Iniziai a bere per dissetarmi e proprio in quel momento, entrò in atto il mio scherzo, prese la tazzina, appoggiò le labbra e iniziando a bere.

"Ma che cosa hai messo nel caffè Elle!?" disse lui abbastanza schifato voltandosi e vedendo me e la madre ridere.
"Bel lavoro cara" attirò la mia attenzione la madre che era più che divertita, ci battemmo il cinque e io risposi con un "Grazie" senza smettere di ridere.
"Si, Elle bello scherzo" rispose Tom.
Preparai un'altro caffè, questa volta senza nessun problema. Glielo portai vedendo la sua faccia dubbiosa sul fatto se berlo o meno.

"Ora non ti fidi più di me?" dissi io vedendo la sua espressione. "Non lo so, ci devo pensare" rispose lui, "Dai Tom era uno scherzo" mi ero offesa, non pensavo se la potesse prendere. "Vieni qui piccola Elle" mi abbracciò dandomi un bacio sulla fronte, tutte le volte che lo faceva, era come se mi sentivo protetta.

Ero tra le braccia di Tom, quando vidi la ragazza particolarmente interessata, stava guardando nella nostra direzione ma quando si accorse che l'avevo notato, distolse lo sguardo continuando a fare ciò che stava facendo.

"Ti Basta Sapere Che Ti Amo" ᴇᴍ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora