𝐗𝐋𝐈

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Camminai verso la strada che mi separava da quella macchina, "Ei Ash" dissi mentre la mia amica abbassata il finestrino , "Elle!, dove stai andando?" chiese, "Stavo tornando a casa, fare qualche passo non fa mai male" feci una piccola risata, dal suo sguardo potevo capire che era già confusa, "Salta su, ti do un passaggio?" così feci.

Una volta arrivata dalla parte opposta salii e misi la cintura, "Come mai non è venuto Tom a prenderti?" evitando di rispondere cercai di cambiare discorso, "Sei tornata prima del previsto, andato tutto bene da tua zia?" dissi io, sperando di essere più convincente possibile.

"Non si risponde a una domanda con un'altra domanda" disse lei imitando la mia voce, perché si sono solita a dire questo.
"Io non faccio così!?" iniziammo entrambe a ridere e per un momento mi era sembrato strano.

"È successo qualcosa vero?" dopo qualche minuto di silenzio, mise una mano sulla mia gamba e io non risposi, "A mia zia le serviva una mano con la ristrutturazione della casa e la posizione degli arredi, sa che sono molto brava in questo" si voltò verso di me e le sorrisi.

Il piccolo tragitto dalla pasticceria a casa era molto silenzioso, dato che non parlavo per niente lei si limitava a guidare.
Iniziai però a pensare a come avrei potuto dirglielo, in che modo, da cosa sarei partita e tutto il resto.

Lasciai perdere quando mi risvegliai dai miei pensieri dopo essere entrate nel garage con la macchina.
Scesi e lei prese la sua valigia dal baule, entrammo e andai direttamente in camera.

Mi buttai sul letto senza badare alla stanza tutta in disordine, strano per me.
Infilai la testa nel cuscino quasi senza respirare e chiudendo gli occhi, forse sarei riuscita a dormire qualche ora.

Mi giravo e rigiravo come nella notte precedente, era inutile, mi alzai sedendomi sul letto e successivamente presi il computer e il mio diario, non sono solita a scrivere pagine della mia vita ma credo che nei momenti più difficili sia un elemento indispensabile, non per tutti è lo stesso.

In tutti questi anni, sono sempre stata sola, è vero che avevo Ashley ma era comunque a distanza e le emozioni non potevano passare attraverso uno schermo perciò cercavo di scrivere e di liberarmene.

Essendo una persona molto timida era difficile parlarne con i miei genitori, perciò questo era l'unico rimedio.
Iniziai a scrivere e scrivere, annotare tutti i problemi, gettare fuori dal mio corpo le negatività e lasciare solo i momenti felici.

Ogni volta che scrivevo una pagina brutta ne scrivevo una bella, così da non riempirmi di sensi di colpa.
Ho parlato dell'incidente e della litigata, più sua che mia con Tom.
E poi ho scritto delle stupende giornate che ho passato con lui, dormire inisieme, preparare la colazione, sporcarci con la farina e passeggiare per le strade di Londra mano nella mano.

Sensazioni uniche, speciali, indimenticabili.
Quei ricordi che quando ti tornano in mente, senza neanche accorgertene sorridi, questo è l'effetto, questo è ciò che l'effetto che mi fa lui.

Non so se avrò mai il coraggio di parlarci, di presentarmi sotto casa sua e dirgli tutta la verità, dirgli che non ne sapevo nulla, che non ero come tutte le altre, che non mi sono mai approfittata in lui, che non l'ho preso in giro ma l'ho semplicemente amato per ciò che era.

Vorrei urlargli in faccia che lo amo e poi andarmene per fargli capire ciò che ha perso ma non posso, non ho il coraggio di farlo.

Dopo aver strappato fogli con scritte incomprensibili e accortocciandoli per poi gettarli contro al muro mi lasciai andare nel letto, chiudendo il diario e mettendolo nel cassetto, spensi poi la luce e rimasi al buio, da sola con me stessa.

Riuscii ad addormentarmi ma gli incubi non mi lasciarono in pace, infatti a svegliarmi era Ash che mi stava accarezzando la guancia, "Elle, è tutto ok, ci sono io qui con te" mi alzai di scatto, sentendo i miei battiti accellerati, feci qualche respiro per regolarizzarli e poi mi calmai.

"Grazie" dissi abbassando la testa verso le mie mani che non la smettevano di tremare, "E di cosa?" domandò, "Per avermi tirata fuori da quell'incubo" risposi, "Non puoi immaginare quanto era brutto" continuai lasciando uscire una piccola lacrima che subito mi asciugò con un dito.

"Guardami Elle" disse e ripetendolo finché non lo facevo, "Non so cosa sia successo con mio fratello ma non ti permetterò di far succedere ciò che era accaduto" continuò, "Ci siamo capiti?" annuii senza dire altro.

A quel punto si alzò da terra, "Non ho mai visto la tua stanza così..." non la lasciai terminare, alzai una mano come per zittirla, "Lo so, lo so" e uscì da camera mia chiudendosi la porta alle spalle.

Amavo tenere in ordine qualsiasi cosa, tutto in modo preciso e impeccabile ma in questo momento non mi importava nulla.
A distrarmi era il telefono che suonava in interrottamente, alzai la testa dal cuscino e guardai, era mia mamma.

"Ciao mamma" risposi, "Tesoro mio è dal giorno da qualche giorno che non ti sento, come stai?" disse con tono allegro, "Bene, molto bene, in questa settimana non ho fatto altro che divertirmi, voi?" domandai cercando di nascondere la tristezza che avevo.

"Bene apparte il fatto che tuo padre è uno stupido!" disse ridendo, poi venne ripresa dal marito, "Ei bambina mia, non ascoltare tua madre non sa quello che dice" prese lui il telefono.

"Ma perché che cosa è successo?" chiesi e lui aspettò qualche secondo prima di rispondere, "Sono caduto dalla scala mentre mettevo apposto la luce e mi sono rotto il ginocchio" alzai gli occhi al cielo anche se non poteva vedermi, "Sei sempre il solito sbadato papà" continuai, "E tu lo sai tanto quanto me" iniziammo a ridere e in quel momento la mia risata non era una di quelle false ma vera.

"Ti passo la mam..." non finí nemmeno di parlare che subito si aggiunse, "Amore della mamma manca una settimana poi ci vediamo, non vedo l'ora" era così emozionata, "Anche io non vedo l'ora di tornare ad abbracciarvi, mi mancate tanto" no Elle, non devi piangere o salterà tutta la copertura, capirà che c'è qualcosa che non va e non potrai più mentirle.

"Anche a noi tesoro, adesso preparo la cena ti devo lasciare, un bacio anche ad Ashley" la salutai e finalmente mi gettai di nuovo nel letto.
Ad assimilare tutto l'accaduto in quei giorni.
Speravo di svegliarmi dopo un sogno e ridere su tutto ciò che mi era successo.

Potevo sperarci quanto volevo ma non era così.
Controllai l'ora ed erano quasi le 19:00 così mi alzai e andai in bagno per controllare lo stato della mia faccia, ovviamente distrutta.

Non osai nemmeno guardare le condizioni della camera perché mi avrebbe solo dato fastidio e scesi le scale, trovandomi Ash sul divano a dormire.

Mi decisi a preparare la cena, dovevo mangiare qualcosa o sarei svenuta da lì a qualche ora, scaldai il pranzo che aveva preparato Sharon e poi feci un piatto di pasta al pesto.

Sistemai la tavola con i piatti, le posate e i bicchieri e andai a chiamare Ashley, "Buongiorno dormigliona" dissi accarezzandole il braccio per svegliarla, "Senti chi parla" iniziò a ridere strofinandosi gli occhi.

A tavola la situazione era molto silenziosa, tranne per la televisione che faceva da sottofondo, "Quando vorrai parlarmene io sono qui" iniziò rompendo il ghiaccio e mise una mano sopra la mia.

"Magari più tardi, davanti ad una tazza di tè" annuii e finimmo di mangiare, sistemai la cucina e preparai due tazze di tè e andai verso il salotto, non ci trovai Ash perciò decisi di aspettarla nel mentre accesi la tv e scorrendo nei canali mi fermai su un programma.

Dopo una decina di minuti rientrò in casa, era uscita dalla porta sul retro, "Scusa, dovevo rispondere ad una chiamata" le feci segno con la testa di non preoccuparsi e poi spostai la coperta per farle spazio accanto a me e lei mi guardò aspettando che iniziassi il discorso.

Non sapevo da cosa iniziare, non volevo crearle problemi ma allo stesso tempo avevo bisogno di sfogarmi, lei era l'unica in grado di capirmi in quel momento.

"Ti Basta Sapere Che Ti Amo" ᴇᴍ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora