𝐗𝐋𝐕𝐈𝐈

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Girai strade che nemmeno conoscevo, sentivo la suoneria del telefono ma non volevo rispondere, non era questo ciò che mi aspettavo, da lui, dall'unica persona che credevo di amare.
Sono venuta qui per un altro motivo, di certo non per innamorarmi.

Senza il minimo accorgimento mi ritrovai nel cuore di Londra, le vetrine dei negozi, la gente che passeggia e poi Starbucks, guardai l'insegna sorridendo, era l'unica cosa che in quel momento mi poteva rendere "felice" nel suo piccolo.

Parcheggiai la macchina, scesi e entrai, era lo stesso in cui sono venuta con Tom.
No Elle, il primo passo per dimenticare è non pensare e non parlarne.

Prendo il mio cappuccino e senza sedermi al tavolo esco, cammino e guardandomi intorno capisco di essere vicino alla pasticceria e di conseguenza qualche kilometro più avanti, la piazza in cui c'era la festa, ricordo Sharon mi avesse detto che durava fino a lunedì.

Guardai all'interno ma era tutto spento, ovviamente essendo domenica, la pasticceria era chiusa e sinceramente pensandoci non avevo voglia di parlare di ciò che era successo, è fin troppo complicata la mia vita, evito di mettere in mezzo altre persone.

Metto le mie cuffiette e faccio partire la musica, mentre bevo il mio cappuccino e continuo a seguire la strada.

Arrivo e senza pensarci troppo mi dirigo da Selena, quando mi vide, alzò la mano, rivolgendomi un sorriso e poi continuò a suonare la chitarra e cantare perciò decisi di aspettare la fine prima di intromettermi.

Tra applausi e fischi, mi avvicinai, "Ei Elle, come mai da queste parti?" mi chiede abbracciandomi, "Avevo voglia di stare un po' da sola ma mi sei venuta in mente tu così ho pensato che magari potevamo cantare insieme come ieri" le sorrisi, "Ma certo, speravo tu venissi" mi passò il microfono e cantammo varie canzoni.

Dopo una pausa, guardai il telefono, erano quasi le 6:00 di pomeriggio, "Rimani ancora qui molto, sennò potremmo andare a mangiare qualcosa insieme, se ti va?" le chiesi, "Si però dovrei mettere apposto qui e portare tutto in macchina, ci metterò un po' e non voglio farti aspet..." disse ma la interruppi subito.

"Tranquilla ti posso dare una mano e poi andiamo, non ho in programma nulla per la serata" mi rivolse un sorriso e la aiutai, mettemmo tutto nel baule, "Grazie davvero tanto" rispose una volta finito.

Iniziammo a camminare e arrivati davanti ad un locale non distante da lì, entrammo e dopo aver ordinato ci arrivarò il cibo da mangiare, "Sei davvero molto dolce, hai fatto tutto questo per me e non mi conosci nemmeno, cioè voglio dire, non fraintendermi, sono una brava persona, però hai un animo buono e gentile, perciò ecco, grazie" la vidi in imbarazzo.

"Tranquilla, è stato un piacere, non mi sembri una pazza o altro, poi mi serviva distrarmi un po' e cantare era la soluzione migliore" mi sorrise e decise di raccontarmi della sua vita.

"Sono nata in Argentina ma sono cresciuta insieme a mia sorella e mia nonna in America, finché un giorno ci ha lasciato, è stata lei a consigliarmi di proseguire il mio sogno, diventare una cantante o almeno creare musica" fece una pausa.

"Avevo solo 16 anni e mia mamma non riusciva a portarci avanti con un solo lavoro perciò mi davo da fare anche io, Ester, mia sorella era troppo piccola, quando poi sono diventata maggiorenne, mia mamma è scappata, aspettava solo il momento giusto per farlo, così ho trovato qualche lavoretto per mantenerci" si vedeva la tristezza nei suoi occhi.

"Non vorrei essere invasiva ma ora tua sorella come sta?" domandai, "Bene, ora che ci sono io, tra qualche mese compirà 18 anni e ha detto che vuole andare in Italia, le è sempre piaciuto, là troverà lavoro, sto decidendo se partire con lei, tu invece cosa mi racconti, odio essere logorroica ho parlato fin troppo, scusami" disse ridendo.

"Ti Basta Sapere Che Ti Amo" ᴇᴍ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora