Sveva abitava nella prima periferia di Parma. La sua era una bellissima villa in stile liberty che Marco aveva fatto costruire con l'aiuto di un suo amico architetto, Attanasio, con il quale aveva condiviso un appartamento quando aveva studiato all'estero. Stabilì che si sarebbe recata al Parco Ducale; lì avrebbe fatto una sosta. Al rientro avrebbe potuto anche prendere un autobus.
Sveva amava fare sport, in qualche modo la rasserenava.
Dopo un'oretta di corsa, libera da ogni turbamento, avvertì finalmente sciogliersi ogni tensione, e poté concedersi di osservare ogni cosa che la circondava, nei minimi dettagli, come se la sua mente si fosse completamente aperta: la gente camminava indifferente; le coppiette, sedute sulle panchine, le facevano tenerezza; i bambini, spensierati, gareggiavano con i grilli, pedalando furiosamente.
Anche Francesca adorava andare al parco, mirando sempre a noleggiare quegli strani aggeggi. Tutte le volte finiva col cadere e sbucciarsi le ginocchia.
Ansimando, Sveva, si fermò esausta a una delle panchine e, mentre si accingeva a raccogliere frettolosamente i capelli in una coda di cavallo, sentì scivolare tra le dita uno dei due orecchini di perle. Stupidamente non aveva pensato di toglierseli; era il regalo che Marco le aveva fatto in occasione del terzo anniversario di nozze.
Fu allora che sentì una voce vagamente familiare. Si accorse che, seduta ad una panchina, c'era una sua vecchia conoscenza, famosa ai più per il pettegolezzo e la malignità. Era Virginia. Cosa ci facesse lì, alle 09.00 del mattino, con sua mamma, vestita di tutto punto, con i tacchi a spillo e una piccola pochette nera dal manico dorato, era a dir poco un mistero, ma quella donna non aveva mai finito di stupirla, se non altro per l'arroganza e la cattiveria gratuita.
Virginia era stata una delle ex fidanzate di Marco. Era la sorella di Attanasio. Quest'ultimo e Marco si erano conosciuti a Durham, durante i sei mesi trascorsi presso la Duke University. Entrambi avevano partecipato con successo al bando di concorso per l'assegnazione di una borsa di studio messa a disposizione dai loro rispettivi atenei e avevano finito col frequentarsi, pur provenendo da diverse formazioni.
L'uno, Attanasio, dalla facoltà di ingegneria e architettura, l'altro dalla facoltà di medicina di Parma. Marco da sempre aveva voluto studiare medicina e, durante il suo soggiorno a Durham, si era molto avvicinato alla "integrative medicine", "un approccio terapeutico, - per seguire la definizione della Duke University - che pone il paziente al centro di tutto e affronta l'intera gamma di dinamiche fisiche, emotive, mentali, sociali, spirituali e ambientali che influiscono sulla salute di ogni persona, impiegando una strategia personalizzata che considera le condizioni, i bisogni e le circostanze del paziente".
Da sempre Marco era affascinato dallo studio delle malattie croniche e dal fatto che molto spesso alcune di esse non derivassero da un vero danno anatomico, come le cefalee e la sindrome dell'intestino irritabile, ma che si potesse andare alla radice delle stesse per risolverle, senza aspettare che si verificasse un vero danno organico.
Spesso invece la medicina convenzionale trattava tali malattie solo in modo sintomatico e non risolutivo e a Marco questo era sempre sembrato un approccio incompleto. Virginia ebbe spesso modo di andare a trovare il fratello durante il suo soggiorno a Durham, ma le sue visite si erano intensificate notevolmente da quando aveva avuto l'occasione di incontrare Marco per la prima volta.
Dal canto suo Sveva non aveva mai nutrito della gelosia nei suoi confronti, anzi per un breve periodo si erano anche frequentate. Sapeva che quella giovane donna non aveva mai significato nulla per Marco, se non una piccola irrilevante parentesi della sua vita, tuttavia, in quel momento, l'idea di farsi trovare impreparata su cosa dire di lei e Marco la colse all'improvviso. Per un attimo dimenticò l'orecchino, prese tempo stando ferma e immobile accovacciata vicino alla panchina, sperando di passare inosservata agli occhi dell'amica, ma ormai era troppo tardi.
«Oh mamma, ma guarda un po' chi abbiamo il piacere d'incontrare?» disse Virginia lanciando un'occhiata d'intesa alla sua interlocutrice. Purtroppo la madre la guardò smarrita non ricordando nulla; da tempo la signora Vanessa soffriva d'Alzheimer e aveva spesso piccoli vuoti di memoria. La figlia prese la palla al balzo per sottolineare:
«Come mamma non ricordi? La... - fece una pausa - insomma Marco, l'amico di Attanasio, rammenti? Lei era la fidanzata...»
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L'incertezza di Sveva.
Storie d'amoreA volte la vita ci mette a dura prova e le persone su cui contiamo, i fondamenti della nostra esistenza, possono venire meno inaspettatamente. È quello che è accaduto a Sveva. Questa è la storia di una coppia perfetta, Sveva e Marco, di una famiglia...