Continuarono il loro viaggio, Sveva e Rashad, viaggio che ormai sembrava giungere al termine. Finalmente Sveva si sarebbe liberata di quell'uomo e la sua vita sarebbe potuta proseguire senza intoppi... Almeno così si augurava. Guardava il fiume, l'Arno, fuori dal finestrino. Un vento fresco sferzava la superficie dell'acqua; il sole, in alcuni punti, creava riflessi di luce stupendi. Un pensiero andò alla sua piccola bambina...
Considerò che se ci fosse stata Francesca, insieme, avrebbero potuto far volare un aquilone e senz'altro con loro ci sarebbe stato anche Marco. Avrebbero potuto fare una passeggiata con Lana, avrebbero potuto godere di quei momenti magnifici.
Quante occasioni perse, quanta vita sciupata!
Il tempo, adesso, sembrava cambiare e con lui anche il suo umore. Incupita, ammirava il cielo constatando che negli ultimi periodi aveva a malapena percepito i mutamenti del clima, finanche il cambiare delle stagioni. Era stata molto distratta negli ultimi mesi, è vero - non poteva negarlo - ma nonostante i momenti di intensa angoscia in cui si era trovata a dover fronteggiare i suoi fantasmi, le sue paure e persino a superare momenti di panico, adesso si sentiva più forte, più sicura, sebbene lo psicologo avesse voluto farle credere il contrario.Betta, che per una manciata di minuti aveva dato tregua alle sue corde vocali, cominciò a canticchiare... come se nulla fosse, incurante della loro presenza, ma lei era così e in fondo non avrebbe mai voluto cambiarla: un'amica sincera, una donna generosa.
«Dove vuole che l'accompagni, dott. Rashad?»
«Dovremmo prima recuperare le valigie», disse Sveva.
Era vero, dovevano passare dagli uffici amministrativi della società di trasporto per capire come poter riavere indietro i loro oggetti personali. Betta per un attimo lo aveva dimenticato.
Ritornarono indietro e quando arrivarono a destinazione, purtroppo, fu detto loro che le uniche cose che erano state trovate erano uno zainetto e una piccola valigia. Sveva fu contentissima: si affrettò subito a controllare che non mancassero i suoi amati disegni. Stessa cosa non si potè dire per Rashad che, sebbene mantenesse un atteggiamento equilibrato, appariva comunque preoccupato.
Dove erano finiti i suoi bagagli?«Abbiamo controllato, ma per errore sono stati portati nel "magazzino degli oggetti perduti", adiacente alla rimessa degli autobus».
«Bene», disse con compostezza, «recuperiamoli!»
«Temo che questo non sia possibile, almeno nell'immediato. Essendo fine settimana, il custode è irrintracciabile. Venga lunedì! Vedrà che l'aiuteremo senza problemi.»
Ma lunedì sarebbe stato troppo tardi, non solo perché sarebbe dovuto partire ma anche perché necessitava di abiti puliti per presentarsi all'appuntamento. Oltretutto non aveva con sé del denaro per pagare un taxi, per saldare il conto in albergo. Cercò di mantenere un certo contegno, anzi, fu ammirevole nel riuscirci: altri si sarebbero comportati diversamente e probabilmente avrebbero dato in escandescenza; dopotutto, se era vero che lui e Sveva erano stati imprudenti ad allontanarsi senza avvisare nessuno, il conducente avrebbe dovuto comunque accertarsi, prima di avviarsi alla volta di Pisa, della presenza di tutti i passeggeri.
Cosa fare? Come comportarsi?
Sveva e Betta si guardarono negli occhi... smarrite.
Poi Betta, che aveva sempre una risoluzione per tutto, disse: «Datemi il tempo di fare una chiamata e sarò lì da voi! Ho capito come fare».
Fatto quello che doveva fare, ritornò subito indietro.
«Scusate l'assenza, ma temevo di non riuscire a prendere in orario il piccolo da scuola e per questo mi sono organizzata. Tornando a noi... per quanto riguarda il problema dei bagagli, possiamo fare così: accompagnerò prima Sveva dai genitori e poi vedremo di risolvere le varie questioni in banca, così che Rashad possa essere coperto fino a lunedì.»
Sveva non era tanto tranquilla a lasciare l'amica con Rashad e per un attimo, approfittando della distrazione di quello, le aveva chiesto se si sentisse davvero sicura ad andare in giro sola con un estraneo; dopotutto non lo conosceva affatto e poteva essere azzardato mettersi in una simile situazione. Nel profondo del suo cuore anche lei, Sveva, sentiva che c'era da fidarsi di Rashad... e nonostante la sua capacità di rendersi odioso, sapeva che alla fin fine si trattava di un tipo a posto...
Ciononostante volle ugualmente mettere in guardia Betta, avendola lei stessa cacciata in quella disavventura.
La risposta che ne ebbe la tranquillizzò. Non doveva preoccuparsi.
Avrebbero risolto tutto prima dell'ora di pranzo. Betta non doveva temer nulla, non dopo i suoi moniti... e anche lei poteva finalmente godersi in tutta serenità il breve soggiorno con i suoi.
Arrivarono sotto il portone di casa dei genitori: Sveva salutò il Dottore; poteva dirsi concluso anche quel capitolo. Lui ricambiò il gesto, ma non prima di essere sceso dalla macchina. E così, guardandola intensamente negli occhi, disse:«Quando si fa un dono, le proprie energie diventano positive e sono le stesse che poi ci torneranno indietro. Questo recita la 12° legge del Karma. Lei è stata molto generosa con me... non avrei saputo come uscire da questa situazione e non mi resta che ringraziarla.»
L'amica, chissà perché, la guardava divertita, godendosi tutta la cerimonia dei saluti. Sveva rimase sbalordita da quel cambiamento. Che avesse sbagliato a giudicarlo? Non aveva importanza: non l'avrebbe più visto. Ma che aveva voluto dire con quelle parole? Che il bene che aveva fatto sarebbe ritornato indietro o che lui stesso avrebbe avuto modo di sdebitarsi? Non vedeva come ciò sarebbe stato possibile, essendo difficile un altro incontro.
Perplessa, dopo aver baciato l'amica, che di rimando le aveva fatto l'occhiolino, si affrettò a salire le scale.
Era rimasto tutto come prima: persino lo stesso odore all'interno del portone.Da principio abbracciò il papà, che le aveva aperto la porta di casa, e subito dopo l'anziana mamma. Raccontò tutto quello che le era successo durante il viaggio, come era solita fare, e, infine, sistemò quelle poche cose che si era portata appresso nella sua vecchia stanza. Era bello essere ritornata...
Perlustrò l'ambiente alla ricerca di qualcosa di cui nemmeno lei sapeva dare una spiegazione.
Forse che si era persa qualche novità in quei mesi?
Il papà le mostrò il libro dei ricordi a cui aveva preso a lavorare di recente, con tanto di fotografie e pensieri, riflessioni e poesie: una bellissima idea. Era eccitata, come una bambina, e per poche ore dimenticò Francesca, Marco, tutta la sua vita. Uscì fuori al balconcino, quel balcone dal quale aveva udito, quasi spiato senza volerlo, giorno dopo giorno, la vita del paese, i progressi e i cambiamenti della gente, percepiti nelle voci delle persone, nei commenti dei bambini, nei vagiti dei neonati che, cresciuti, avevano imparato a farfugliare qualcosa. E da quella postazione privilegiata, come spettatore in teatro, rivide scorrere, come su di un palcoscenico, l'avanzare del tempo e i suoi effetti, la vita vera: quella che ti fa piangere, quella che ti dà emozioni. Chissà se c'era ancora il misterioso ciclista?
Quanto fantasticare su di lui!Notò anche, con piacere, certi miglioramenti nella mamma, come il suo essere più presente.
«Sai, è merito tuo se è così vigile e attiva! Ha fatto persino la crostata che ti piace tanto e per stasera il Cacciucco alla livornese, proprio come lo desideri tu.»
Serena come non mai, si distese sul suo vecchio letto. Udiva il canto dei merli, l'aria fresca che entrava le accarezzava la fronte, i rumori della sua città, le voci dei suoi concittadini: avvolta da un senso profondo di benessere, si addormentò.
STAI LEGGENDO
L'incertezza di Sveva.
RomanceA volte la vita ci mette a dura prova e le persone su cui contiamo, i fondamenti della nostra esistenza, possono venire meno inaspettatamente. È quello che è accaduto a Sveva. Questa è la storia di una coppia perfetta, Sveva e Marco, di una famiglia...