Non fu semplice per Betta digerire una realtà così complicata. Era quella che le aveva raccontato Marco, una storia ancora incomprensibile, non almeno del tutto, che richiedeva un grandissimo sforzo da parte sua per non esplodere, e che l'aveva resa quasi fragile, barcollante. Si sentiva sola, Betta, abbandonata, grigia, sporca, pronta a essere catapultata in un vortice di bugie e menzogne, delle quali, forse, avrebbe fatto a meno. Eppure questo era il prezzo che avrebbe pagato a fronte di una verità talmente scomoda: mentire alla sua amica, recitare una vita che non era più vera.
«Benedetto quindi è figlio tuo e...» indugiò un attimo, poi riprese, «figlio tuo e di Marta?»
«Sì», disse Marco, annuendo.
«Capisco», riuscì a dire Betta.
«E come hai potuto tenerti dentro, per tutti questi anni, un fatto del genere? Come hai potuto abbandonare quella creatura lì, in un convento? Perché è quello che hai fatto! Te ne rendi conto?»
A quelle parole Marta fu colta da un fremito incontenibile. Ogni tentativo di ragionevole autocontrollo fu annullato dall'ansia, dalla paura. Si alzò d'un tratto, pronta ad essere lapidata, smantellata, fino a vedere i suoi resti gettati in un ossario. Perché era quello che meritava, lo sapeva. Si guardò i piedi, stringendosi in un abbraccio, per proteggersi da se stessa e dal giudizio di Betta. Ma non le importava più: aveva espiato i suoi peccati in tutti quegli anni di rimorsi, di rimpianti...
Il dolore l'aveva lacerata, consumata e fuggire da Parma, da Marco, abbandonando Benedetto, non era servito a nulla. Avrebbe continuato a soffrire e a essere non compresa, ma quello che adesso le stava più a cuore era la salute e il benessere di Benedetto e la felicità di Marco. Ci era arrivata in ritardo, ma lo aveva capito.«Marco è estraneo a tutta questa vicenda, lui non ha colpe: è solo una vittima delle mie insicurezze. Sono io la responsabile di tutto, l'unica colpevole di questo crimine. Ho lasciato io Benedetto da solo, esattamente quel giorno in cui è stato concepito... lui era già solo, anche se cresceva dentro di me, anche se era parte di me.»
«E tu Marco perché glielo hai permesso? Ma soprattutto cosa c'entra Sveva con tutta questa storia?»
«Vedi», disse Marta gettandosi su un divano, sconfitta, delusa ancora una volta da se stessa, «lui non ha potuto nulla perché non sapeva nulla», disse piangendo
«Perché non vai a casa?» le disse Marco preoccupato.
«Finirò io qui.»Betta osservava di nuovo, in religioso silenzio, ma proprio non riusciva a capire come quell'uomo, Marco, potesse essere così tanto comprensivo e premuroso con una donna così tanto spregevole. Perché non poteva non essere definita tale una che aveva avuto il coraggio di abbandonare il figlio appena nato, rifiutandolo ancor prima che mettesse piede nel mondo. Non c'erano motivi che avrebbero potuto giustificare un gesto così disumano, così spietato: rinunciare al proprio bambino, condannandolo a una vita di solitudine, di interrogativi, d'incertezze.
Ora capiva cosa vedeva Sveva in quegli occhi: il suo Marco.
«È giusto che io paghi anche con questo», disse Marta, «l'odio, l'incomprensione da parte degli altri.»
«Marco non sapeva nulla, della nascita di Benedetto, della gravidanza portata a termine, fino a quando, per via delle condizioni mediche di nostro figlio, non sono stata costretta, qualche mese fa, a rivelargli questa triste realtà. Non avevo più abortito, il bambino era nato, ma non lo avevo tenuto con me. Ma l'avrei fatto, prima o poi... io.»
«Certo, in fondo sono passati solo dieci anni o poco più», disse Betta pungente.
«E così, dopo aver fatto i tuoi sporchi comodi, sei spuntata dal nulla a rovinare la vita degli altri e te ne stai lì a piangere, versando qualche lacrimuccia e implorando pietà. Ma se credi di averla da me, ti sbagli. Non avrai la mia comprensione, mai!» continuò inferocita.
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L'incertezza di Sveva.
RomanceA volte la vita ci mette a dura prova e le persone su cui contiamo, i fondamenti della nostra esistenza, possono venire meno inaspettatamente. È quello che è accaduto a Sveva. Questa è la storia di una coppia perfetta, Sveva e Marco, di una famiglia...