53 Epilogo: Ambreen

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Qualche anno dopo...




Sveva voltò le spalle agli operai e andò alla finestra. Aveva sperato ardentemente che quei due andassero via al più presto per restare sola con il marito e, quando lo vide entrare nella stanza, trattenne il respiro ed ebbe un sussulto al cuore. L'eccitazione era tanta e anche la gioia. Ma questi sentimenti l'avevano resa talmente nervosa da avere la sensazione di potersi spezzare in due da un momento all'altro.

«Sto bene?» chiese abbracciando Marco.

«Sei bellissima e non potrei desiderare altro», rispose amorevole.

L'aiutò ad agganciare la collanina di perle e rimase con lei a guardare fuori dalla finestra. Due colombi si posarono sul ramo di un albero. La nebbia, fitta, incominciò a dissolversi, e un timido sole fece capolino dietro le nuvole.

«Sono atterrati? Cosa dici?»

«Sì, da due ore. È l'ennesima volta che lo chiedi.»

«Le piacerò?» domandò civettuola.

«Ti adorerà», disse lui tirandola a sé.

«Sarei voluta andare tanto anche io, ma...»

«È inutile farti dei problemi. È andata così. Francesca stava male. Vedrai, è in ottime mani.»

Sveva cercò di mantenere sotto controllo tutta l'agitazione di cui era pervasa, ma quando sentì lo scricchiolare delle ruote dell'auto avvicinarsi alla casa non stette più nella pelle. Era tanto euforica. Si mise le mani sul viso. Socchiuse le palpebre e respirò profondamente.

Da quando aveva visto i suoi occhi nella foto non aveva fatto altro che pensare a lei e immaginare come sarebbe stato... e adesso quel giorno era arrivato. Francesca arrivò con irruenza davanti all'uscio della camera, andandoci a sbattere con la sedia a rotelle.

«Mamma, mamma è arrivata Suor Caterina! È arrivata!»

«Cos'ha la mamma, papi?» chiese la bambina, ormai una piccola donnina.

«È soltanto emozionata. Vedrai adesso si riprende. Dalle tempo... »

«Scendi giù da quella cosa», disse Sveva irritata.

«Perché si ostina a usare la sedia a rotelle, mentre potrebbe camminare benissimo con le sue gambe?» concluse per cambiare argomento, per non cedere alla commozione.

«Vedrai, è una questione di sicurezza, sii più paziente con lei. L'ha accompagnata per tanto tempo... Si muoveva grazie al sostegno di quell'attrezzo, è normale che adesso sia difficile separarsene. Vedrai, piano piano e senza accorgersene, avverrà il distacco. Adesso però tu non indugiare...»

«Sono...»

«Lo so. Sono stordito anch'io, dalla gioia, è normale... ma niente lacrime, ti prego!»

La prese per mano ed entrambi si recarono ad accogliere Suor Caterina.

«È pronta la sua stanzetta?» le chiese Marco guardandola contento mentre scendevano dalle scale.

«Sì», disse felice Sveva con il cuore in tumulto.

Ed eccola lì, Suor Caterina, mentre scendeva dal taxi. Aveva gli occhi scintillanti e le gote più rosse del solito. Ed eccola lì, la piccina, avvolta in un panno. Giunse anche Benedetto, silenzioso, curioso. Marco fece un lungo respiro e scoprì il lenzuolino, ancora caldo. Due occhi grandi guardavano intorno. Sembrava pacifica. La pelle, color caffè latte, brillava. Le piccole dita si muovevano incessantemente.

«Ma ha gli occhi celesti?» disse Francesca.

Tutti gli sguardi erano rivolti a lei, la bambina dagli occhi chiari.

«Vuoi prenderla in braccio tu, Benedetto?» avanzò la suora.
Il ragazzo, preso alla sprovvista, fece un cenno col capo.

L'accolse con delicatezza, come fosse di cristallo. Le toccava le manine.

«È mia sorella», disse fiero.

«Sì», sibilò Marco, toccandosi il naso e premendosi gli occhi.

Poi il ragazzo iniziò, suo malgrado, a lacrimare.

La suora gli scompigliò i capelli.

«Anima mia!»

Allora lasciò la bimba in braccio a Sveva e fuggì all'interno della casa.

Marco guardò il figlio scomparire lungo il viottolino.

Sveva, preoccupata, con uno sguardo al marito e uno alla bimba, fece un cenno per capire.

«Non preoccuparti di lui, è un ragazzo tanto sensibile», disse la religiosa confortandola.

Anche Francesca fece la sua parte prendendo in braccio quella creatura meravigliosa. Lana correva elettrizzata, agitando felice la coda.

«Come si chiama?» chiese Francesca, che fino a qualche giorno prima aveva fatto fatica anche soltanto a parlare di quella bambina.

«Ambreen, che in africano significa cielo.»

«Allora la chiameremo Celeste?» avanzò Francesca seriosa.

«Sì», confermò la mamma compiaciuta. La chiameremo Celeste.

«Ma quando verranno tutti gli altri per festeggiare l'arrivo della piccolina?»

«Tra qualche ora», rispose la mamma.
«Avremo tutto il tempo di spupazzarcela, vedrai!», aggiunse tranquillizzandola.

Intanto, mentre parlavano, un canto celestiale si levò dall'abitazione.

«Mamma, andiamo! Cos'è?»

Salirono per le scale, in silenzio.

La bimba, tra le braccia di Sveva, che non smetteva di guardarla, sembrava gradire quella melodia.

Arrivarono Rashad e Betta.

«Scusami, la porta era aperta e abbiamo pensato di arrivare prima. Non vedevo l'ora di conoscerla. Tesoro della zia, vieni in braccio», disse a bassa voce. Lorenzo, insieme a Francesca, si appoggiò al piano, mentre Benedetto, per omaggiare la sorellina, cantava accompagnandosi con lo strumento.

"e al mio amore buongiorno per dirle

che è lei,

che per prima al mattino veder'io vorrei

È un giorno nuovo e spero che sia buono

anche per te.

Buongiorno voce, vita mia, buongiorno Fantasia,

Buongiorno Musica che sei l'oblio dei giorni miei...

... e a coloro che aiutan chi non ce la fa,

per donar loro un giorno che migliorerà...

È un giorno nuovo, e poi chissà, se il mondo

cambierà e ballerà..."

E così, in attesa degli altri ospiti, si godettero quella musica. C'era amore nell'aria, Quella voce divina, propagandosi per tutta la casa, diffondeva pace e serenità, uno stato profondamente cercato da Sveva, Marco, Betta e probabilmente anche da Rashad.

Betta lasciò la bimba tra le braccia di Sveva e iniziò a ballare con Rashad.

«Mi sposa, mi sposa», urlò felice mostrando l'anello al dito.

Sveva, radiosa, lanciò un bacio all'amica.

Anche Suor Caterina danzava timidamente con Marco.

Un'allegria dirompente invase tutta la casa, come non mai.

L'arrivo di quella bimba aveva significato l'inizio di un nuovo inizio.

L'incertezza di Sveva.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora