37 L'occasione favorevole

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L'odore del legno nella sauna finlandese saturò di nuove inebrianti sensazioni Sveva. Aveva su di lei effetti a dir poco sorprendenti. Le ricordava la natura e, calmandola, l'aiutava a liberare la mente. Si trattava di una sauna molto secca, con una stufa a legna a riscaldare le pietre, pietre che Betta bagnava spesso con acqua e oli eterici per aumentare ulteriormente l'umidità della stessa.

Bella iniziativa quella di Elisabetta.

L'unica cosa che aveva fatto fatica ad accettare era l'idea di dovervi entrare con indosso soltanto un accappatoio.

«Stai serena cara, nessuno baderà a te, ci sono io. Goditi questo viaggio», le aveva detto la Betta.

E lei quel viaggio se l'era proprio goduto.

Finita la seduta, dopo il bagno turco, le innumerevoli docce e il massaggio con gli oli essenziali, si era scrollata di dosso così tanta tensione che più che camminare le sembrava di volare.

«Smettila di molleggiare, chérie, non sei elegante. Se continui così, mi toccherà farti persino lezione di postura. Piuttosto cerca di tenere la testa alta, senza guardare per terra.»

«Sì cara, sei diventata peggio di mia madre. Peccato che lei mi dicesse queste cose quando avevo soltanto quindici anni.»

«Ricordati, tesoro, la classe è tutto nella vita. Se non vuoi restare sola per sempre, ti converrà cambiare atteggiamento e stile.»

Ma Sveva non faceva più caso a quel suo modo di fare: ognuno aveva i suoi difetti e, con gli anni, quelli di Betta erano peggiorati. Almeno così pensava. In compenso aveva tanti pregi che facevano di lei una bella persona e una donna solare.

Passarono il pomeriggio a camminare presso il Parco Ducale. Il sole catturava le foglie degli alberi, illuminandole. Il piccolo laghetto scintillava. Un cigno, maestoso e solitario, nuotava fiero nell'acqua. La gente passeggiava all'ombra degli alberi, mentre gli anziani discutevano seduti sulle panchine.

«Hai già un piano? A ripensarci mi sembra un'idea folle.»

«Ci verrà in mente, non preoccuparti!»

«Potremmo sempre cambiare idea e magari parlare direttamente con la suora.»

«Certo, come no? Così si scuserà svelandoci il mistero - sempre che ci sia e non sia frutto della tua fervida immaginazione - e magari vorrà ringraziarci per esserci tanto scomododate a venire fin qui da Parma soltanto per chiederle come mai fosse così misteriosa e contraddittoria circa quel ragazzo.»

«Perfetto, farò in modo di non parlare più», replicò Sveva, alquanto accigliata.

«Direi che questa è la decisione più saggia che tu possa prendere. Piuttosto, cara, fossi in te, anziché arrovellarti il cervello cambiando idea ogni momento, cercherei di fare in fretta con quel gelato. Dobbiamo passare dal fioraio.»

«Dal fioraio?» chiese Sveva.

«Adesso mi è chiara ogni cosa», aggiunse, «vuoi comprarti la suora con dei fiori, ma non credo che questo possa bastare», disse la donna, perplessa e giù di corda.

«Niente di tutto questo, cara mia», replicò Betta.

«Ah no?» disse quella sempre più curiosa.

«Servirà per tenere a bada il giardiniere, così che tu possa intrufolarti nel convento e cercare quel portafoto.»

«Ma sarà come cercare un ago nel pagliaio! Il convento è immenso.»

«Devi avere più fiducia in te stessa, darling. Vedrai che avrai l'illuminazione.»

L'incertezza di Sveva.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora