24 - Padrona di me

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Sanem

Esco dalla sala riunioni e dico a  Cey Cey che mi allontanerò per un po'  ma tornerò presto.
Lascio l'agenzia con la sensazione di   soffocare, avevo pensato   di andare nel parco pubblico lì vicino ma, vedendo arrivare un taxi, istintivamente alzo un braccio per  fermarlo dandogli indicazioni  di andare sulla costa.

Ho bisogno di tempo per pensare, ho bisogno di distaccarmi da tutto.
Prendo il telefono dalla borsa,  mando un messaggio a Cey Cey per avvisare che non tornerò in agenzia per oggi,  poi lo spengo e appoggio la testa al finestrino guardando fuori assorta.
Mi rendo conto che praticamente, dal ritorno di Can, ho vissuto in una sorta di centrifuga emotiva: prima la rabbia per il suo abbandono, poi  i timidi segnali di riavvicinamento, la paura che potesse andarsene di nuovo e ancora la paura di sperare, di crederci di nuovo, quindi la gioia sconfinata per averlo di nuovo con me, di essere tra le sue braccia, di  sentirmi finalmente completa.

Mesi di gioia incredula, la vendita delle creme, la riapertura dell'agenzia, la proposta di matrimonio, i preparativi e poi... l'incidente, il coma, l'amnesia e quindi un Can estraneo, come neanche quando l'ho conosciuto è mai stato.

La mia mente, con la sua partenza , era diventata terribilemente fragile,  aveva rifiutato tanta sofferenza e con estrema fatica, solo mesi dopo, ero riuscita a  riemergere da una spirale di disperazione che mi aveva risucchiato in un mondo ovattato dove mi ero rifugiata  nel tentativo di sedare il dolore.

In questo momento mi sembra che l'equilibrio tanto faticosamente ritrovato stia di nuovo vacillando, l'idea che lui possa decidere di non volermi nella sua vita mi riporta alle sensazioni provate quei primi giorni dopo l'abbandono e non posso permettere che la mia mente si perda di nuovo.
Devo difendermi anche da me stessa se necessario.

Pago il taxi e scendo, sono voluta tornare dove tutto era cominciato, in un luogo che da sempre mi è stato di conforto e che poi era diventato lo scenario di tanti nostri momenti insieme. Attraverso i viali del lungomare e mi muovo saltellando qua e là con la consumata agilità acquistata in tanti anni di frequentazione di quegli scogli tanto cari.
Arrivo a quello che preferisco, quello piatto e squadrato dove tante volte sono venuta anche con lui.

Mi siedo e mi stringo le braccia intorno al busto per proteggermi dal vento freddo che in questo fine marzo soffia forte dal mare, guardo la Torre di Leandro come fosse una vecchia amica, una confidente.  Ed ecco che,  come se si sentisse tradita o trascurata, fa sentire la sua presenza ostinata.

- Cosa pensi di fare Sanem? -

Questa volta decido di non combattere la mia voce interiore, decido anzi  di avere un confronto onesto con lei.

- Sinceramente  non lo so, ma sto iniziando a capire una cosa, devo stare ben attenta a non perdere me stessa nel tentativo di ritrovare lui.
Sono tanto stanca sai? Quello  passato è stato un mese tremendo fisicamente e psicologicamente, non ho la forza di combattere contro le donne che gli ronzano intorno come facevo con Polen o Ceyda, semplicemente non ce la faccio.
Non che rinunci a lui, ma ora siamo più maturi e a questo punto dico che sarà lui a scegliere cosa vuole per sè in questo momento.
Io ho solo bisogno di un po' di pace -

- Hai ragione te la meriti , quindi io chiudo le trasmissioni. Goditi la pace e il silenzio del mare Sanem, cura la tua anima tormentata-

Sorrido al pensiero che la mia voce sia diventata improvvisamente gentile e mansueta, incredibile!

Poggio le mani dietro di me e alzo il viso verso il sole tiepido, chiudo gli occhi e respiro profondamente, mi concentro sul rumore del vento nelle orecchie e il richiamo lontano dei gabbiani. Cerco di svuotare la mente per concentrarmi sul respiro e sul rumore delle onde che si infrangono sugli scogli, inspira ed espira Sanem.
Rimango a lungo in questa sorta di autoterapia, ne ho bisogno per ritrovare un minimo  di stabilità emotiva, devo solo respirare, solo questo, per tanto, tanto tempo.

Riapro gli occhi con la sensazione di un freddo pungente, il sole è sceso parecchio verso l'altra sponda del Bosforo, non ho idea di quanto tempo sia passato ma non ha importanza,  quel che conta è che sento la mente libera, i pensieri che l'affollavano e la pressavano insistentemente sono spariti.
Come mi hanno insegnato durante la terapia devo concentrarmi e mettere ordine nei pensieri partendo dalle mie priorità.

Qual'è la cosa più importante per te in questo momento?
La risposta è semplice: Can.

Come stai rispetto ad essa?
Risposta ancora più semplice: male.

Come puoi cambiare questo stato di cose?
Rispondo istintivamente: lasciando andare.

Sì è così che farò, lascerò andare le cose da sole, sarò me stessa senza piani nè forzature, lascerò che lui faccia e dica quello che sente in questo momento di fare o dire senza giudizi e senza cercare di influenzare le sue scelte.
E' questo che farò, lascerò che agisca come meglio sente di dover fare, non lo abbandonerò, questo mai, sarò al suo fianco qualsiasi cosa abbia bisogno ma non cercherò di guidare il suo percorso di ritorno alla vita.
Deve essere lui a scegliere ed io posso solo supportarlo e stare a guardare cosa succede.

Mi alzo indolenzita per il tanto tempo trascorso nella stessa posizione sulla pietra dura e fredda, il sole sta ormai per sparire dietro l'orizzonte ed è ora di tornare alla tenuta, prendo un taxi e riaccendo il telefono, una notifica.
E' lui che mi dice che Aziz e Mihriban ci hanno invitato a cena, sono felice di rivedere Mihriban mi è stata tanto vicina durante i giorni in ospedale e mi è mancata durante il suo viaggio ad Ankara. Ci siamo sentite  e le ho spiegato la situazione di Can, mi ha raccomandato di avere pazienza ed ora finalmente ho capito che ha ragione, come anche Layla, devo avere pazienza e vedere cosa succede.

Rispondo al suo messaggio dicendo che per me va bene, gli do appuntamento sul vialetto alle 20.30 per accompagnarlo visto che non ha idea di dove debba andare. Invio il messaggio e torno a guardare fuori dal finestrino le mille luci di Istanbul sospirando, mi sono calmata, mi sento finalmente di nuovo padrona di me stessa.

Così deve continuare ad essere, non posso farmi trascinare  in un abisso di angoscia dall'emotività, devo rimanere padrona di me, non posso perdermi di nuovo, ho promesso di non farlo mai più, neanche per lui.





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