29 - Decisioni per il futuro

2.5K 151 28
                                    

Can

Sono proprio felice di rivedere il mio vecchio amico Kemal, mi farà bene staccarmi dalla realtà, per me incomprensibile, che ho trovato al mio risveglio dal coma. E' bello essere padrone dei ricordi dei bei tempi andati, ridiamo insieme agli aneddoti divertenti condivisi nelle svariate volte in cui ci siamo incontrati in giro per il mondo. Finalmente qualcosa di cui ho la piena padronanza, qualcosa che ricordo e che non mi sconvolge.

Ad un certo punto della serata Kemal mi fa una proposta che non mi aspettavo, è stato contattato da un'agenzia per un servizio sulla fuga dei rifugiati venezuelani attraverso le Ande per raggiungere la Colombia, purtroppo lui aveva già firmato da tempo un contratto per un reportage sulla fuga di milioni di rifugiati dal centro Africa verso il nord Africa e poi attraverso il Mediterraneo, mi chiede se per caso sono interessato ad andare al suo posto.

La richiesta mi prende alla sprovvista, nella situazione in cui mi trovo non so più chi sono e cosa voglio dalla vita e questa possibilità in qualche modo mi chiama a capire che cosa sento di desiderare veramente.

Si tratta di un lavoro di circa tre mesi muovendosi con i rifugiati che partendo dal Venezuela, cioè dal livello del mare, percorrono a piedi i passi montani delle Ande fino a 3.000 metri di altitudine per attraversare poi il Puente Internacional Simón Bolívar, il ponte divenuto simbolo dell'esodo venezuelano verso la Colombia.

Gli chiedo quanto tempo ho per decidere e mi dice che deve dare una risposta all'editore entro massimo due giorni, cioè prima di partire, visto che poi non sa se riuscirà ad avere copertura di rete per chiamare o ricevere chiamate. Non è molto tempo a disposizione per decidere mi dico.

Una volta arrivato a casa mi sento inquieto, non riesco a stare fermo perciò decido di fare una passeggiata.
Passo davanti casa di Sanem ma le luci sono spente, probabilmente sta già dormendo, raggiungo il molo e mi metto seduto a lungo a guardare il mare.
Da sempre il rumore ritmico delle onde mi ha aiutato a mettere ordine nella mente, ma questa sera l'impresa sembra decisamente ardua.
Respiro profondamente l'aria salmastra e cerco di interrogarmi:

Come mi fa sentire l'idea di ricominciare a viaggiare, di vivere ancora una volta un'avventura unica?

Mi rendo conto che mi entusiasma l'idea di tornare sul campo, vivere alla giornata, attraversare le Ande, essere testimone della storia e allo stesso tempo renderne consapevoli milioni di lettori che se ne stanno comodamente seduti su un divano ignorando quanta sofferenza e quanta disperazione ci sia nel mondo.

L'avventuriero che è in me non può che esultare all'idea di partire, lasciarsi alle spalle l'angoscia di questi ultimi giorni e vivere libero da ogni vincolo o costrizione.

Come ti fa sentire l'idea di lasciare Istanbul, soprattutto Sanem che era diventata tanta parte della tua vita precedente?

In colpa.
Non posso non rendermi conto che da quando ho riaperto gli occhi su quel letto di ospedale non faccio altro che sentirmi in colpa per aver deluso quella ragazza dolcissima, di non poter schioccare le dita e ricordare chi è stata per me, di non riuscire ad amarla come merita e come evidentemente era arrivato ad amarla il Can che ero prima.

Ma non posso vivere una menzogna, non posso forzarmi ad essere chi non sono, non posso impormi di provare un sentimento che sento di non riuscire a vivere con quell'intensità che ho visto nei suoi occhi scintillanti ogni volta che si posano su di me.

Mi rendo conto che ho bisogno di allontanarmi da tutto questo per guardare con obiettività alla situazione e ai miei sentimenti, questa è la verità.

Prendo il telefono con risolutezza e mando subito un messaggio a Kemal: ACCETTO.

Sempre e per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora