21- Fasi alterne

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Can

Mi siedo a quella che sembra essere stata la mia scrivania, giro lo sguardo verso la sedia e la postazione vicina alla mia, lavoravamo a stretto contatto, vivevamo praticamente insieme, viaggiavamo insieme dall'agenzia a casa e presto ci saremmo sposati per andare a vivere sotto lo stesso tetto.
Non è un eufemismo dire che Sanem è stata la mia vita, bisogna dire anzi che lo era stata nel senso letterale del termine.

Sospiro ed accendo il computer, mi richiede di inserire una password, mi sforzo di immaginare quale possa essere e me ne viene in mente solo una: SANEM.

Il pc si avvia all'istante, scuoto la testa pensando a quanto amassi quella ragazza che, mi rendo conto,  ancora una volta ho ferito, a quanto pare non faccio altro da questa mattina. Il telefono della scrivania che squilla mi fa tornare alla realtà.

Deren mi dice che i responsabili della Essensturkish chiedono un incontro nel pomeriggio, vuole sapere se io e Sanem siamo disponibili ad incontrarli, guardo la sedia vuota vicina alla mia e le dico di fissare un appuntamento per le 15.00  sperando che Sanem non abbia altri programmi. Non so se  in archivio ci sia un telefono, decido di andare direttamente ad informarla dell'impegno preso.

Scendo le scale ed entro cauto attraverso la porta a vetri dell'archivio indeciso se bussare o meno, guardo verso la scrivania e una strana sensazione mi assale, la vedo con la testa bassa,  lo sguardo assorto mentre scrive sul portatile e mi sembra di averla vista nella stessa posizione tantissime altre volte. La rivedo nella mia mente con i capelli più corti, una maglia rossa scollata  mentre mi accoglie con un sorriso e poi  ancora con uno sguardo guardingo, sfuggente.

Scuoto la testa confuso, devono essere per forza immagini del passato, mi ha detto che ha lavorato spesso lì ed io evidentemente sono andato a cercarla altrettanto spesso.

E' la prima volta che ricordo qualcosa, anche un piccolo fotogramma può essere importante per me in questo momento, può essere il segnale che posso riacquistare qualche ricordo, ma a questo punto penso sia meglio riacquistare tutto o niente perchè sarebbe lacerante ricordare di amarla solo a metà, non abbastanza da reprimere il mio  bisogno costante di libertà e la voglia di girare il mondo senza alcun legame.

Deve aver avvertito la mia presenza in qualche modo, alza lo sguardo su di me e mi sorride cauta, non sa neanche lei cosa aspettarsi da me evidentemente, decido di non dirle dei fotogrammi ricordati, non voglio illuderla.

Le dico dell'incontro fissato per le 15.00 e conferma che per lei va bene, sono imbarazzato, non so cosa dire quindi decido di tornarmene nel mio ufficio, la saluto e faccio per andarmene quando mi fermo sulla porta e torno indietro - Sanem, vorrei ringraziarti come si deve per i pasti che mi stai  preparando, mi posso sdebitare offrendoti il pranzo oggi? -

Mi sembra di vederla arrossire, annuisce sorridendo - Tamam, va bene ci vediamo verso le 13.00 allora -

- Tamam -

Torno nel mio ufficio felice di avere un modo per farmi perdonare dell'indelicatezza del mattino, ripensando alla macchina faccio una breve ricerca, trovo un autonoleggio nelle vicinanze e chiedo che mi consegnino una macchina per le 13.00. Non possiamo andare avanti e indietro con il taxi tutti i giorni, per ora questa è la soluzione migliore poi... poi vedremo cosa ne sarà di me e della mia vita penso sospirando -

Immergermi nel lavoro mi fa sentire bene, mi tranquillizza distogliere la mente dall'angoscia di non sapere più chi sono, le ore passano veloci, alle 13.00 in punto squilla il mio telefono. Dalla reception mi avvisano che è arrivata l'auto e mi chiedono di scendere a firmare il contratto di noleggio e ritirare le chiavi.

Spengo il pc  e mi affretto a scendere, passando per l'open space chiedo a Cey Cey se può avvisare Sanem che l'aspetto al piano terra del palazzo, alla reception.
Scendo di corsa le scale ed incontro l'incaricato inviato dall'autonoleggio, compilo il modulo e sto prendendo le chiavi quando sento chiamare il mio nome.
Mi giro solo per  trovarmi  davanti  il mio vecchio amico Kemal,  è un fotoreporter di guerra e  le nostre strade si sono incrociate spesso in passato, più di una volta ci siamo trovati nei campi profughi o ai limiti dei terreni di scontro nei luoghi di conflitto.
Chiacchieriamo un po' poi mi dice che deve andare, ha un appuntamento presso un'immobiliare che si trova al piano sopra quello della Fikri Harika, sta comprando una casa qui a Istanbul, vuole un posto che possa dire suo tra un viaggio  e l'altro. Ci  scambiano i numeri di telefono con l'intesa di sentirci presto per bere qualcosa insieme, Sanem mi raggiunge mentre lo sto salutando e ci guarda curiosa.

-Hai incontrato qualcuno dal tuo passato? Non lo conosco, chi è? -

- E' Kemal, un fotoreporter che ho incontrato spesso durante i miei viaggi in giro per il mondo, è uno in gamba, mi è sempre piaciuto. Pronta? Andiamo? -

Lancio le chiavi in aria e le riprendo al volo - Venga signorina Sanem, da questa parte, la carrozza la aspetta - Mi guarda divertita e incuriosita, la guido verso una berlina blu notte e le apro galantemente lo sportello, ride e mi chiede- Dove l'hai presa? -

- L'ho noleggiata, non possiamo andare avanti e indietro in taxi, haydi, dai andiamo non hai fame? -

Sorride - Sappi Can Divit che io ho sempre fame! -

Ridiamo insieme, in qualche modo sembra che l'atmosfera sia cambiata rispetto alla mattina, ne sono felice, spero di poter trovare il giusto equilibrio con lei,  non voglio ferirla ma non voglio neanche che si illuda che tutto possa tornare com'era.

Una domanda continua a ronzarmi in testa: "E se non fossi capace di amarla come l'amavo prima?"

Sempre e per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora