Così perdoni amore il tardo indugio

del mio cavallo, quando mi congedo.

Perché affrettarsi via dal tuo rifugio?

finché non torno a te, glielo concedo.

Allora, sì, l’indugio è dannazione,

quando una corsa folle è troppo lenta:

persino all’ippogrifo darei sprone,

parrebbe ferma l’ala che si avventa.

Non c’è morello svelto da bastarne,

se desiderio astratto d’amor vero

infuria in corsa e va, vìvida carne.

Amore, tu perdona il mio destriero:

al tuo congedo andava al trotto, lasso –

ora corro da te: lui segna il passo.

Sonetti - William ShakespeareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora