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Vergogna nega che tu senta amore,

amica così improvvida a te stessa;

da mille amata, la mia dèa non cessa

nutrire ai pretendenti il suo livore.

Temperie tua possiede odio rapace

che contro te non perita tramare:

rovinerà il prezioso lacunare,

la reggia onde dovresti avere pace.

Muta pensiero, sì che muti anch’io;

a che albergare un sentimento ostile? Come nel volto, in cuore sii gentile,

àbbiti cura, per l’amor di dio.

Fàtti per l’amor mio doppia e diversa:

che o l’una o l’altra dèa non mi sia persa.

Sonetti - William ShakespeareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora